A piccoli passi (50)

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Ho riaccompagnato Emma a casa perché la macchina si è fermata sotto casa mia. Domani chiamerò un carro attrezzi per farla portare a casa sua. Avrebbe dovuto rimanere a casa a dormire, ma ha insistito per riportarla da suo padre. Non so le sue condizioni come siano è da troppo tempo che sono fuori dalla sua vita.
Mia sorella attraversa il corridoio mentre mi trova entrando in camera.
“ come è andata con Emma? Mamma mi ha detto che è passata qui”
“ mamma un cecio in bocca non lo sa tenere. È finita che ci stiamo riavvicinando- mi sorride - ma non riesco a perdonarla del tutto. Ho bisogno di tempo Sara”
“ hai anche tu le tue ragioni. Spero che lei lo capisca”
“ sembra non voler mollare. Ma se lo facesse da una parte la capirei, non lotterei mai per qualcosa che va a senso unico”
“ non sarà a senso unico questo amore. Sono sicura che avrai il coraggio per dimenticare quello che è successo. Dopotutto sei innamorato di lei”
“ la amo è vero. Ma non sono fesso. Lei avrebbe dovuto credermi fin dall'inizio, alla fine parlando con la madre ha capito che non mi stavo inventando niente”
“ ha parlato con Rosanna?”Sara sapeva ogni dettaglio di ciò che era successo tra me ed emma, ed era l'unica, i miei sapevano solo che discutendo avevamo deciso di lasciarci.
“ si. Ma solo perché Rosanna le ha imposto di ascoltarla.”
“santa donna”
“ non è santa, forse ha solo compreso gli errori che ha commesso. ”
“ Simo..” mi richiama. Alzo lo sguardo.
“ Sara lo sai come la penso. Non doveva abbandonarla, non sono nessuno per giudicarla, ma non doveva confondere i sentimenti. Una figlia o la metti al mondo e la ami o non ci pensi nemmeno. Se proprio non ci si riesce a tenerla si dà in donazione”
“ ma lei aveva suo padre Simo. Non l'ha abbandonata del tutto da sola”
“ la privata dell'amore che prova una madre verso una figlia. Per quanto io abbia degli screzi con la mamma per il mio possibile matrimonio ecc, io la amo e c'è sempre stata per me anche quando ero piccolo. ”
“ non puoi farne una colpa ad Emma però se tu sei stato fortunato in questo. ”
“ infatti non è colpa sua, ma di Rosanna avrebbe dovuto dirglielo da subito senza ignorarla per tutto questo tempo” le confesso. “ capisco però che a volte certe cose sono proprio complicate da compiere.” mi sorride. Accarezza la mia guancia abbracciandomi.
“ sono fortunata ad averti come mio fratello”
“ anche io ad averti come sorella ” si stacca, sorride ed entra nella stanza che sarebbe degli ospiti ma ormai è diventata sua. Sta sempre qui, dice che anche se sono grande per vivere da solo non vuole farlo. Entro nella mia stanza, chiudo la porta alle mie spalle, infilo il pigiama e mi metto a letto. Recupero il telefono, è mi accorgo di un messaggio di Emma: « sono sul letto di casa mia. Mio padre oggi non è stato benissimo, grazie per essermi stato vicino. Ti chiedo ancora scusa per i miei comportamenti. Ti amo » sorrido al messaggio.
«Ti amo anche io. Saluta tuo padre» rispondo inviando il messaggio su WhatsApp. Non volevo continuare ad infierire su quell'argomento perché sarebbe stato inutile ferirla ancora. Dovevamo cercare di andare avanti.

Il giorno dopo..

“Simoneeeeeee. Simoneeeee” la voce di mia sorella nelle orecchie mi faceva alterare visto che ero addormentato così bene.
“ sei esaurita! Ma che cazzo mi svegli così?”
“ ha chiamato la tua ragazza, ha chiesto se potevi accompagnarla a lavoro stanotte hanno ricoverato Cornad. ” mi alzo di fretta scioccato. Non mi aspettavo questo peggioramento di mio suocero. “ chiamala dille che tra due minuti esatti sono da lei. Di stare tranquilla" mia sorella annuisce. Prende il mio telefono, lo sbocca con la password e chiama ad Emma. Entro in bagno per darmi una lavata veloce, mi infilo le mutande che avevo preso al volo ed esco definitivamente. Raggiungo di nuovo la camera per cambiarmi prendo le chiavi al volo e tutto ciò che mi serve. Il cuore lo avevo in gola. Mia sorella mi raccomanda di andare piano con la macchina, annuisco mi metto il giubbotto ed esco di casa. Salgo in macchina e mi dirigo da Emma.

Una volta sotto casa sua, suono, la vedo scendere e mi abbraccia. La stringo.
“credevo che non venissi”
“ perché avrei dovuto farlo?”
“ sei arrabbiato con me" le sposto una ciocca di capelli.
“ non sono arrabbiato con te. Ti ho chiesto solo un pochino di tempo. ” annuisce. “ come sta tuo padre?”
“ faticava a respirare stanotte. Ho chiamato l'ambulanza che l'ha portato all'ospedale. ”
“ non sai niente da ieri?”
“ no. Mi ha solo scritto un messaggio che lo avevano portato in reparto e che dovevano farli credo la chemio perché il tumore ha iniziato ad espandersi”
“ quindi le sedute che ha fatto fino ad ora sono servite ben poco ?” annuisce. Ha gli occhi lucidi. Se continuava così sarebbe potuta finire male. Respiro tenendola ancora un po' stretta a me.
“adesso vado a lavoro poi,quando ho staccato il turno chiamo un taxi e mi faccio portare da lui. ”
“no ora tu vai a lavoro. Io faccio qualche chiamata per avere novità e poi mi chiami che vengo a prenderti. Da sola non ci vai” mi sorride e non dice più nulla. Si siede in macchina così la porto in ospedale.
Una volta li parcheggio al mio solito posto, scendiamo e mi saluta con la mano,la raggiungo e le lascio un bacio sull'angolo della bocca. “ vai ora ci vediamo dopo”
“Ti amo”
“anche io”

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