Lettera (70)

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23:00

Simone sta in doccia, così decido di mettermi sul letto a leggere la lettera di mio padre. In assoluto silenzio.
Le mani tremano come tutto il mio corpo. Avevo paura di scoprire cose che non mi sarebbero piaciute. Avevo persino paura che avesse scritto cose che in realtà non voleva.
Apro il foglio :

« Ciao figlia mia,
Se stai leggendo questa lettera vuol dire che sono passati alcuni giorni dalla mia scomparsa. So benissimo che sarà difficile affrontare questo momento, ma sono certo e sicuro che avrai un uomo al tuo fianco pronto a tenerti la mano.
Tua madre, oggi, sì è presa cura di me come tutte le volte che viene a trovarmi. Ho rivisto la mia Rosanna. Ho rivisto la sua voglia di riparare le cose. Ho visto i suoi occhi diventare lucidi quando l'ho aggredita stasera. Voleva chiamarti per un po' di tosse. Molto probabilmente sarà grave ma non importa. Non questa volta. Sono sereno. Sono certo che domani, forse, in qualche modo non ci sarò più. Mi sento di scriverti quanto sei importante!
Quando la mamma se n'è andata di casa, ho pensato di non farcela. Ho pensato che prima o poi avrei dovuto fare qualche cazzate per doverti crescere. Ma ci sono riuscito senza. I tuoi occhioni mi davano tutti giorni la forza per vivere ancora. L'assenza ogni giorno c'era ma andavo avanti. Tua madre si è fatta odiare ma anche amare.
Sono sicuro che ti vorrà bene, che si prenderà tutte le responsabilità che avrebbe dovuto avere prima. Sono sicuro che sarà pronta a farsi perdonare.
Io l'ho già fatto. Lo sempre amata diglielo. Dille che: nonostante tutto, io sono sempre stato innamorato di lei e che i suoi occhi stasera urlavano la stessa cosa.
Voglio che in questo momento non ti sentirai in colpa perché non ti ho fatto chiamare. Ma non c'è ne bisogno. Riposerò meglio con la consapevolezza che tu non abbia visto in quello stato. Ti amo più della mia stessa vita.
Scaccia via il pensiero di Giacomo nella tua relazione con Simone, perché non c'è proprio paragone. Il primo è un coglione patentato che non avrebbe mai avuto le palle di sposarti realmente. È non era per la tua migliore amica ma perché di te non gli importava. Il secondo, invece, fin dal primo giorno sì è preoccupato più per come stessi tu che lui. Ha cercato di non far vedere che anche lui ha le sue fragilità e che potesse mandare avanti tutto senza doversi piegare troppo. Ti ama veramente tanto. Tienitelo stretto e un giorno sposalo. Sono certo che lui è l'uomo giusto per te. Ti guarderò da su. Veglierò su di te. E un giorno arriverà quel momento in cui darai alla luce tuo figlio è gli racconterai di quanto io fossi orgoglioso di avere una figlia come te.
Sei libera amore mio di volare nella vita.
Amati. Vivi. Sorridi.

Papà »

Singhiozzavo, la carta era completamente bagnata dalle mie lacrime e l'inchiostro fuori usciva dalle lettere. Aveva toccato il centro del mio cuore. Avevo sentito il suo respiro al mio fianco mentre leggevo ogni sua parola.
“Amore” lo vedo arrivare in accappatoio, mi abbraccia subito. “ come ti senti?” era ancora bagnato dalla doccia. Ma non si era minimamente preoccupato di questo. Ero più importante io.
“ sto bene. Mi fa un po' male solo che lui non sia qui per darmi l'abbraccio che mi dava tutti giorni, ma devo andare avanti senza dimenticarlo”
“ cosa c'è scritto?” mi chiede curioso.
“ che ti vuole bene. Che devo sposarti e che se dobbiamo mettere al mondo dei figli devo raccontagli di quanto lui fosse - respiro prima di riprendere a parlare. Mi muoiono in gola le parole - orgoglioso di me. Che ha perdonato la mamma. Sì è reso conto di amarla e che lei anche se aveva fatto degli errori lo amava ancora. ”
“ sarebbe stato un nonno stupendo”
“ lo sarà comunque” gli rispondo. Mi bacia, ho le labbra ancora umide dalle lacrime che anche adesso non smettevano di scendere.
“ adesso basta piangere però. Mi ha chiesto di essere felice, è voglio esserlo. La mia vita non è ancora finita”
“sei forte amore mio”
“ anche tu lo sei” ci teniamo stretti. Appoggio il foglio dentro il cassetto del comodino e Simone, poi, si mette il pigiama tornando nel letto per tenermi stretta. È ciò che avrei voluto tenere più spesso al mondo le sue braccia che mi facevano stare bene.

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