Piccoli sconforti(89)

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La giornata a Roma era iniziata piuttosto bene. Emma era di la con sua madre che stavano lavorando con un signore di cinquant'anni che aveva la gamba bloccata e non riusciva a muoverla. Io, invece, avevo appena finito con un paziente e sarebbe arrivato l'altro a breve. Mia sorella oggi non c'era perché aveva un esame, al suo posto c'è Claudia.
Sento però delle urla provenire dalla stanza di lavoro dove c'era Emma. Preoccupato mi precipito. Il signore urla mentre Rosanna gli piega il ginocchio.
" basta basta" dice. Rosanna molla subito per non creare ulteriore danno.
" signore lei dovrebbe collaborare!" esclama Emma esasperata dalla situazione. Mi avvicino.
" che succede?" mi mostra il referto. Non ha niente di preoccupante, una piccola infiammazione e dovrebbe però fare ginnastica e fisioterapia per rincomiciare a muoverla.
" non so proprio come fare! Neanche vuole essere toccato. Ho mandato via Claudia prima"
" fallo sdraiare un attimo" le dico.
"Simo non ha niente di rotto!"
"lo vedo dalle lastre! Ma potrebbe esserci qualcosa che comprime nella rotula che lì non si vede. Vorrei solo dare un'occhiata, posso?"
"ok. Rosanna - la chiamava così davanti ai pazienti. - fallo sdraiare"
" no, no, io me ne vado adesso. "
" lei non va da nessuna parte. Non credo voglia vivere sempre con questo dolore e soprattutto stare con le stampelle. Sono un ortopedico, vorrei solo vedere delle cose. Si sdrai"
" pensavo che la dottoressa fosse competente per questo lavoro. " esclama stizzito
" la dottoressa è in grado di svolgere la sua fisioterapia. Vorrei solamente dare un occhiata io. " si sdraia senza obbiettare. Prendo dei guanti, mi sistemo accanto al suo ginocchio gliel'ho faccio piegare un altra volta dove urla.
" la prego mi sta uccidendo!" urla.
" se sta zitto un pochino starei controllando"
"ma come si permette?" alza il busto ma con una mano lo appoggio così si  sdraia di nuovo. Prendo una di quelle lampade che usa Emma per vedere meglio da vicino. Il ginocchio sta benissimo. La rotula, invece, si alternava tra un movimento verticale. Sembrava quasi che l'osso uscisse fuori dalla pelle - non era rotto ovviamente- ma quello procurava il dolore cessante.
"Emma" la chiamo per farle vedere. Si avvicina, con il dito le faccio notare cosa succede quando piega il ginocchio e sbarra gli occhi.
" non mi ero accorta. Quasi esce fuori! Deve assolutamente iniziare le scariche per snodare a questo punto i legami" annuisco.
" le scariche?" domanda
" non sono niente di preoccupante! Dobbiamo solo mettere del gel e muovere uno strumento sulla suo rotula in modo che non gli causi più dolore" risponde Emma esperta nel suo lavoro. Le lascio un bacio sulla fronte, allontanandomi definitivamente, ora poteva tranquillamente dare le informazioni giuste. Ero sicuro che non avrebbe sbagliato un colpo.
A volte un parare di un ortopedico può servire a controllare al meglio le ossa al punto da dare una diagnosi più accurata.
" hai risolto?" mi chiede Claudia.
" si. Non è colpa tua tranquilla. Urla perché c'è un problema di fondo e purtroppo bisogna incidere su esso. " rispondo sorridendo le.
" menomale pensavo di.."
" ma no! È che lui ha un dolore al livello osseo e anche con i legami avendo cinquant'anni ed è giovane sarà meglio provare con delle scariche che con un intervento che potrebbe compromettere ancora di più il danno. "
" Emma era disperata. Lui non si spiegava e più le diceva che doveva collaborare meno aiutava. "
" lo capisco benissimo. Essendo poi incinta perdi anche la pazienza quasi subito. È tanto quello che sta facendo. " vediamo il signore uscire dalla stanza, salutare entrambe e anche noi. Emma viene ad abbracciarmi.
"Ehi, non ti abbattere. Capitano queste cose. Prima avevi più strumenti per essere aiutata adesso devi rivolgerti a quello che vedi su delle lastre o fogli scritti. Ci sta che tu non te ne sia accorta!" affermò cercando di tranquillizzarla. Sapevo quanto tenesse al suo lavoro.
" se non ci fossi tu!"
" ci saresti arrivata tranquillamente. Io ti ho solamente dato una mano in più" mi sorride e la abbraccio ancora. C'era bisogno di conforto in questo momento ed io c'ero sempre per lei. Anche quando si sentiva nulla, invece, era veramente tutto soprattutto nel suo lavoro e nella vita di tutti giorni.

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