Incontro familiare (14)

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Ho finito finalmente il mio turno di lavoro. Appoggio il mio camice, prendo le chiavi della macchina dalla tasca del giubbotto che mi ero messo addosso prima ed esco dalla mia stanza.
“a domani” dico salutando la mia infermiera. Ricambia facendo ciao con la mano. Percorro il corridoio arrivando all'ascensore, clicco sullo zero e aspetto che arrivi. Una volta fuori dall'ospedale raggiungo il mio parecchio, c'è un signore fuori dalla macchina che si guarda intorno.
“ sì è perso per caso?" Chiedo. Era nel parcheggio riservato ai lavoratori, ogni tanto i clienti cercando posto si introducevano qui.
“ no. Ho appena parcheggiato”
“ sa che non può? È solo per i lavoratori”
“ lo so, vengo qua molto spesso. Aspetto mia figlia che stacchi dal suo turno."
“ ah non lo sapevo! Mi scusi!” dico mentre apro la mia di macchina.
“ spero non faccia tardi! Perché oggi non mi sento molto bene ” lo guardo bene ed mi accorgo che assomiglia ad Emma.
“ è il papà di muscat giusto?”
“ si certo. Emma le ha parlato di me vero?” annuisco. Chiudo lo sportello che avevo aperto e mi avvicino a lui.
“ ieri era molto giù di morale. Mi ha confessato che avete discusso. ”
“ io non voglio assolutamente litigare con lei. Sono suo padre, è le voglio bene, ma in questo caso mi sento oppresso non riesce a capire che mi è caduto un mattone addosso. ”
“ me lo ha detto: che non vuole fare le cure.”
“ non mi sento in grado di affrontare questa situazione. Alla fine io la mia vita l'ho vissuta, è lei che deve viverla”
“ sono consapevole che dovrei farmi gli affari miei. Ma credo che sua figlia abbia ancora bisogno del suo papà. ”
“ ha 29 anni. Sa cavarsela da sola. ”
“Emma ha paura di un altro abbandono. Io non so cosa è successo nella sua vita e non credo sia giusto per raccontarmelo, ma sono sicuro che se lei decide di combattere questo male sua figlia si tranquillizzerebbe. Visto che non dorme la notte”
“ dovrei seguire i cicli di chemioterapia e radioterapia. Non so se sono in grado di farlo”
“ Emma è una donna fragile e anche altrettanto forte. Da qualcuno avrà preso!” volevo che capisse il mio punto di vista. Per quanto fossi arrabbiato con Emma in questo momento volevo solamente che stesse bene.
“ grazie per i complimenti. Emma ne ha passate tante nella sua vita..”
“appunto per questo credo che sia giusto affrontare questa cosa. Sua figlia sicuramente è pronta per stargli vicino. ” mi sorride.
“ sei un bravo ragazzo tu”
“ grazie”
“ se io decidessi di fare tutte le terapie, tu mi puoi promettere che: non la perderai mai di vista? ”
Mi chiedeva una cosa veramente grande. Emma, non ne voleva nemmeno sapere di me perché avrei dovuto promettere una cosa del genere?
“ te lo chiedo perché: quando inizieranno le cure spesso starò male e lei si sentirà fragile più di quanto lo sia ora. ” adesso capivo il suo punto di vista. Avrei chiesto anche io magari a qualcuno che conosceva mia figlia di starle vicino. Ma, io in questo caso ero un estraneo, e mi faceva strano il fatto che lui stesse riponendo  la fiducia in me.
“ d'accordo signor muscat! Io ora vado. Emma dovrebbe essere qui a momenti. È faccia guidare lei” gli dico in modo apprensivo.
“ grazie mille. Seguirò i suoi consigli in tutto" ero contento che avesse accettato di fare le cure. Emma non poteva più pensare che suo padre non fosse un combattente. Anzi, lo era è se fosse successo qualcosa poteva essere certa che non aveva mai mollato.
Salgo in macchina e torno a casa con delle emozioni strane. Un po' sconvolto da quella conversazione assurda. Aveva risposto fiducia a me che non ero nessuno, eppure forse, qualcosa lui l'aveva capita.
A me Emma piaceva, è questa ne era la prova.

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