Dolore interiore (45)

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Non facevo altro che leggere quel messaggio senza capacitarmi di ciò che era potuto succedere. Il telefono era caduto dentro il lavandino - per fortuna - senza bagnarsi. Mia sorella entra in bagno allarmata di ciò che era successo.
“Simo”
“ non può averlo fatto”
“ che cosa? Chi?” strusciavo la schiena sul muro della vasca mi tremavano le gambe.
“ Emma mi ha lasciato”
“ in che senso? Mi ha mandato un messaggio voleva venire oggi. Perché ha cambiato idea”
“ è convinta che io l'abbia tradita” mi guarda senza capire. “ Lorenza, un infermiera, ha deciso di minacciarci dal primo giorno che ha saputo di noi. Ha fatto la spia con il caposala e nel frattempo quello di ha detto che dovevamo lasciarci altrimenti uno dei due avrebbe perso il lavoro. Io non volevo rinunciare ad Emma così quando lei poi ha scoperto che la madre lavorava con noi - sbarra gli occhi- Lorenza ha deciso di minacciarmi di nuovo. Se io non fossi andato a letto con lei avrebbe detto: al capo di licenziare Emma”
“ è per questo che oggi non sei andato a lavoro? Ti sei licenziato tu!”
“ si. Ma pensavo che capisse il mio gesto. Invece, Lorenza ha esagerato di nuovo, si inventata una cazzata enorme. Io non sono andato a letto con lei. ”
“ glielo hai detto?” scuoto la testa.
“ il telefono è caduto li - gliel'ho indico - dopo aver letto il messaggio. Mi odia. Non vuole saperne di me. ”
“ hai il diritto di spiegarle la verità”
“ lo so. Ma conoscendola non lo farà. Mi ha allontanato dal momento che ha saputo di Rosanna, figurati se mi crederà mai al fatto che io non c'ho fatto nulla”
“ ma almeno ci devi provare. Simone non puoi perdere la tua ragazza per una pazzoide. ”
“ io l'ho già persa Emma, Sara!”
“ se non fai niente sarà sicuro cosi!”
“ che dovrei fare? È stata una settimana e tre giorni senza volermi sentire e vedere, secondo te cosa cambia se le dico che non è successo nulla. Non posso fare sempre tutto io. ” le rispondo arrabbiato. Non mi dice nulla più, esce lasciandomi modo di darmi una sistemata. Recupero il telefono, scrivo un messaggio ad Emma: « IO NON HO FATTO NULLA. SAPPI CHE NON HO MAI VOLUTO ESSERE COME IL TUO EX CHE TI STAVA PER SPOSARE. MI DISPIACE ESSERE ODIATO PER QUALCOSA CHE NON È MAI REALMENTE ACCADUTA. HO LASCIATO IL LAVORO SOLO ESCLUSIVAMENTE PER TE, HO ASPETTATO TUTTO QUESTO TEMPO PER FARTI CALMARE E STARE TRANQUILLI. INVECE, NON SAI NEPPURE ASCOLTARE I SILENZI.
TI AMO. » 
Glielo invio senza minimamente esitare. Stavo male. Sentivo il cuore in frantumi. Lo stomaco sottosopra con una gran voglia di vomitare. Il dolore interiore che stavo provando era lo stesso che avevo già provato. Stavolta ero colpevolizzato del nulla che viaggiava nella mente di una pazza. E quella che dovrebbe essere la mia ragazza le credeva persino. Respiro.
Il telefono si illumina, lo prendo con le mani tremanti leggo il messaggio : « Non mi cercare. Non ti voglio sentire. Mi fai schifo. Faresti bene a scoparti altre ragazze perché da me non la vedrai più. Preferisco essere sola, senza qualcuno che mi ferisca di nuovo. Siete veramente tutti uguali. Pessimi. Vomitevoli e viscidi. » Emma era arrabbiata ma queste parole mi ferivano. Prendo al volo le chiavi della macchina “Sara non aspettarmi per cena” le dico sbattendo la porta. Nemmeno avevo sentito quello che mi stava dicendo.
Doveva guardarmi in faccia e dirmi che non mi voleva più. Ero stanco dei suoi giochetti, mi aveva tenuto lontano per settimane per via della madre e adesso non aveva nemmeno il coraggio di dirmi le cose in faccia. Non voleva venire a casa bene ci sarei stato io da lei.

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