9. Fresia

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Yoongi's pov

Ririn quel giorno non era andata in Hotel, quindi perché avrei dovuto andarci io?

Le mie intenzioni erano quelle, almeno finché non arrivai, e mi venne comunicato dai ragazzi che non c'era ancora traccia di nessuno dei due proprietari. Non che venissero ogni giorno, certo, ma solitamente almeno Ririn era solita avvertire... avvertirmi.

Mi domandai il perché, in effetti, ma preferii chiederglielo di persona, piuttosto che passare un'intera giornata lavorativa a struggermi, domandandomi quali potessero essere stati i motivi della sua assenza. Per questo motivo, mi ritrovai presto davanti la porta di casa loro, con un piatto di Yakgwa ed un sorriso allegro sulle labbra.

“Chi è?” una vocina stridula – appartenente a Nineul – catturò la mia attenzione, facendomi sorridere d'istinto.

“Sono Yoongi!” alzai la voce per farmi sentire, scuotendo la testa per sistemare i capelli sulla fronte.

Sentii trafficare con la chiave e la maniglia, ed in seguito a  vari mugolii e lamentele della bambina, la porta si aprii.

“Dovremmo cambiare la serratura...” borbottò, prima di mettersi in punta di piedi e protendere le labbra, dicendomi tacitamente di abbassarmi alla sua altezza, per farmi stampare un bacio su una guancia, che accettai di buon grado.

“Oppure dovresti imparare ad aprire le porte...” la presi in giro, pensando che forse fosse il caso che fossi io a chiudere al posto suo, motivo per cui le passai il piatto di biscotti.

“Cos'è?” chiese allegramente, inspirando il profumo da sotto la carta “E' un dolce!”

“Yakgwa!” risposi fieramente, dopo aver richiuso la serratura alle mie spalle, ed essermi accovacciato davanti a lei “Prendine uno per te e uno per tuo fratello, così gli altri li porto alla mamma”

“Li hai fatti per lei?” non capii perché, ma quella domanda riuscii a mettermi in imbarazzo, nonostante tentai di camuffarlo con un colpetto di tosse, che immaginai, però, che non fosse passato inosservato, prima di annuire “Soohyo non c'è?”

“La vedi?” risi, alzandomi in piedi, poggiando poi una mano sulla sua testa, per scombinarle amorevolmente i capelli.

“Pensavo che stesse venendo...” si lamentò teneramente, sporgendo il labbro inferiore verso l'esterno.

“E' al lavoro” feci spallucce, non potendo fare nulla per aiutarla “Io non ti basto?” scherzai poi, ma la sua risposta mi spiazzò una seconda volta.

“Tu sei qui per la mamma” disse infatti, facendomi notare la sottile differenza, che separava il semplice andare a fare visita a casa loro, e l'andare a fare visita a Ririn “Grazie per i biscotti, Yoongi-oppa!” e corse via, lasciandomi in piedi nell'ingresso di casa, con le guance lievemente colorate di rosso.

Quella bambina riusciva sempre a farmi mettere in discussione.

Raggiunsi il salone, in cui trovai Jungkook, intento a leggere un giornale, con le gambe accavallate ed una vestaglia dall'aria costosa sulle spalle, che non alzò neppure lo sguardo nel sentire i miei passi.

“Ciao, Jungkook” sorrisi lievemente nella sua direzione, senza aspettarmi una risposta, che in effetti non arrivo “Ririn è in casa?”

I suoi occhi scorrevano velocemente sulle lettere del giornale che teneva tra le mani, sembrava non star leggendo attentamente, sembrava nervoso. Come mai non erano insieme? Che avessero litigato?

“In cucina” borbottò, con la voce talmente bassa da non sembrare neppure la sua, solita.

Io annuii semplicemente, non avendo alcuna voglia, in quel momento soprattutto, di interfacciarmi con i suoi frequenti sbalzi d'umore, perciò mi avvicinai alla stanza in cui si trovava Ririn.

 𝘏𝘖𝘛𝘌𝘓 𝘉𝘓𝘈𝘊𝘒 𝘔𝘖𝘛𝘏 // 𝔧𝔢𝔬𝔫 𝔧𝔲𝔫𝔤𝔨𝔬𝔬𝔨 ✔️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora