Changkyun's pov
"Jin non c'è?" mi rivolsi sia a Namjoon che a Ririn, quando presi posto insieme a loro nel giardino dell'hotel, ed entrambi scossero la testa.
"Dice che finché non se ne andranno quei «trita coglioni» - parole sue - dei loro genitori," rispose Namjoon, anzando un dito come per rendere ancor più veritiere le sue parole "lui non metterà più piede in hotel"
"Geniale o egoista?" chiesi senza peli sulla lingua, cercando veramente una risposta da uno dei due, che arrivò, pungente, da mio fratello.
"Geniale" sputò rapidamente, probabilmente senza averci pensato per più di mezzo secondo.
"Lo dici solo perché è il tuo migliore amico e troveresti geniale ogni sua trovata" alzai un sopracciglio, sapendo perfettamente di aver detto una cosa più che reale, impossibile da negare, invece riuscì - o almeno tentò di farlo - a fare anche questo.
"Tu sei mio fratello e penso che tu abbia appena detto una cagata, quindi non basarti su queste assurdità" andai per rispondergli, ma Ririn mi precedette dicendo esattamente le stesse parole che avrei detto io.
"Nam..." ridacchiò lei, sbuffando il fumo dalla sua sigaretta, mentre sistemava una gamba sopra l'altra, facendo scivolare così per sbaglio il tacco della scarpa dentro la terra "Quando si parla di Seokjin tu sei di parte"
"Solo perché penso che non sia scemo? Beh, scusatemi tanto!" si scaldò come ogni volta in cui qualcuno osava tentare di dire che la sua dolce metà non fosse poi così dolce come lui pensava, ma ormai c'ero talmente abituato da non importarmi più.
In realtà ero abituato alla sua presenza e al loro rapporto morboso da davvero tanti anni: sin da quando eravamo piccoli, infatti, eravamo come divisi in due "coppie", la prima formata da loro due, e la seconda da me e Jimin, altrettanto complici e pronti a difendere sempre l'altro a spada tratta esattamente come loro due. Non si poteva parlare di mancanza di affetto, lì, bensì di feeling: io e Jimin ci completammo da sempre, ma amavamo Namjoon con tutto il nostro cuore, e Namjoon a sua volta si completava con Seokjin, mettendo pezze dove lui creava baratri a causa del suo carattere da stronzo impulsivo che soltanto mio fratello poteva accettare.
Infondo gli volevamo bene anche noi... Seokjin era un po' come il nostro quarto fratello, e Ririn fece presto a seguirlo a ruota, perché - da piccola, principalmente, dato che quando crebbe trovò il suo rifugio in quello che poi divenne suo marito - non voleva lasciarla da sola con i suoi genitori, perciò non erano affatto rare le volte in cui passava da casa nostra con sua sorella sulla schiena, senza neppure chiederci se potesse rimanere, perché era un po' come la nostra piccola mascotte, e tuttora lo rimase. Infatti, pur togliendoci un solo anno, io mi sentivo ancora come in dovere di doverla tenere al sicuro, ma lei sin da piccola non amò mai questo nostro istinto di protezione, trasmettendo questa sua stessa spavalderia e tenacia a Nineul: «posso difendermi anche da sola», infatti, era il motto di entrambe.
"Non ho detto che è scemo, ho detto che alle volte è egoista" borbottai comunque, perché dare l'ultima parola a qualcun altro era comunque un affronto per me, qualunque fosse il mio interlocutore.
"Finge..." Ririn soffiò il fumo dalla sigaretta, e mio fratello colse quella sua parola per annuire con foga, felice di avere qualcuno al suo fianco con cui condividere il suo pensiero per fingere, per una volta, di non essere l'unica persona al mondo che avrebbe potuto difendere Seokjin con la stessa efficacia di un soldato. Jin era proprio fortunato ad avere un amico come lui, pensavo però ogni volta, ritrovandomi a sorridere intenerito dal cuore d'oro di mio fratello "Non lo è davvero: se sapesse che la sua presenza mi farebbe affrontare meglio la situazione stai certo che adesso sarebbe qui con noi, ma è abbastanza intelligente da capire che io sto meglio sapendolo a casa con il respiro regolare, che sapendolo qui a corrodersi" sorrise "Io reagisco a loro molto meglio di lui"
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𝘏𝘖𝘛𝘌𝘓 𝘉𝘓𝘈𝘊𝘒 𝘔𝘖𝘛𝘏 // 𝔧𝔢𝔬𝔫 𝔧𝔲𝔫𝔤𝔨𝔬𝔬𝔨 ✔️
FanfictionSeoul, 1962 {STORIA COMPLETA} "Correva l'anno millenovecentocinquantotto, quando un piccolo gruppo di anime decise di rendere il proprio presente un po' meno incerto, rifugiandosi tra le braccia di coloro che inconsapevolmente crearono un covo per...