Minhyuk's pov
Mi svegliai di soprassalto, quella notte, in seguito ad un sogno riguardante l'inferno che mi fece affannare il respiro, felice di aver aperto gli occhi nella mia solita camera d'hotel, sul mio solito letto, e con affianco Yoongi, peccato che, quando con una mano cominciai a toccare il materasso alla mia destra, con ancora gli occhi stropicciati a causa del sonno dal quale mi svegliai, non sentii nessuno.
“Yoon?” chiesi con voce roca, passando la mano avanti e indietro sul lenzuolo, accigliandomi nel sentire una semplice superficie piana “Yoongi?” quando aprii un occhio, come previsto, non trovai nessuno al mio lato, e dovetti ammettere che la cosa mi fece immediatamente preoccupare, perché feci presto a pensare al peggio, visto che ormai non ricevevamo attacchi da tempo.
Scattai seduto, beccandomi anche un giramento di testa, ma il mio respiro si fece un tantino più regolare nel vedere la luce del bagno accesa, e la porta socchiusa. Forse fu proprio a causa dell'euforia che decisi di non rispettare la sua privacy, avvicinandomi a lui per constatare con i miei occhi il fatto che fosse tutto okay, chiedendogli anche, magari, di ritornare accanto a me, altrimenti non sarei riuscito a riprendere sonno, ma la scena che vidi quando mi sporsi oltre lo spiraglio della porta fu raccapricciante, tanto da bloccarmi le parole in gola.
Yoongi era seduto sulla tavoletta del water, con i pantaloni del pigiama abbassati fino alle ginocchia e con la mano sul cazzo, mentre con il viso incassato nel collo ed il labbro incastrato tra i denti – probabilmente per non fare troppo rumore – respirava affannosamente.
Non capii perché, ma per pochi secondi continuai a guardare il movimento rapido della sua mano, forse perché ancora semi addormentato, forse perché comunque felice di saperlo vivo e nella mia stessa stanza, ma fu quando mi resi conto dell'atto che realmente stava compiendo, che scattai come una molla, sentendo una sensazione di nausea risalirmi dallo stomaco fino alla gola, e forse, fu proprio per questo motivo che la mia già vacillante delicatezza mi convinse a spalancare la porta – piuttosto che andar via e fingere di dormire nella speranza che finisse al più presto possibile – con così tanta forza da farla sbattere sul muro, noncurante del fatto che fosse notte fonda, e che in quel momento i clienti dormivano.
“Ma che cazzo fai?” che domanda scontata, pensai dopo averlo urlato con le guance scottanti ed i pugni stretti, mentre lui sussultò visibilmente nel vedervi, ma non si ricompose.
“Oh cazzo, Hyuk, scusami, pensavo di aver chiu-”
“Non me ne frega un cazzo di quello che pensavi!” esclamai con la voce stridula, lottando con me stesso per fissarlo dritto negli occhi, con così tanta intensità da sentir bruciare i miei “Che schifo! Rimettitelo nei pantaloni e facciamo finta che non sia mai successo niente di tutto questo!” borbottai con le labbra rivolte verso il basso e le sopracciglia aggrottate, prima di sparire da lì, ma non prima di aver risbattuto la porta nel senso opposto, in modo da chiuderla alle mie spalle, pronto per correre a letto ed impormi di dimenticare ciò che vidi e che mai avrei voluto vedere, ma purtroppo – come già avrei dovuto immaginare – la mia mente fece tutto il contrario, perché quelle immagini continuarono ad invadere il mio cervello, costringendomi a schiaffarmi le mani in faccia e a muovere freneticamente i piedi che sbattei sul letto, imprecando a bassa voce, perché sapevo già che dietro il suo faccino puro si rivelasse un vero e proprio demone a tutti gli effetti, ma non pensavo neppure di doverne avere la prova.
Passò una quantità indefinita di tempo in cui mi feci abbastanza viaggi mentali da dimenticare per pochi minuti la macabra scena con cui mi interfacciai, ma mi ritornarono in mente nel preciso momento in cui il mio coinquilino si parò davanti a me, che mi costrinsi a togliermi il cuscino dalla faccia nel sentire i suoi passi.
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𝘏𝘖𝘛𝘌𝘓 𝘉𝘓𝘈𝘊𝘒 𝘔𝘖𝘛𝘏 // 𝔧𝔢𝔬𝔫 𝔧𝔲𝔫𝔤𝔨𝔬𝔬𝔨 ✔️
FanfictionSeoul, 1962 {STORIA COMPLETA} "Correva l'anno millenovecentocinquantotto, quando un piccolo gruppo di anime decise di rendere il proprio presente un po' meno incerto, rifugiandosi tra le braccia di coloro che inconsapevolmente crearono un covo per...