Raekyung's pov
“Perché ti fai pregare?” mi chiese mia sorella ridacchiando, prendendomi in giro per il modo in cui sospirai prima di farmi dare un altro boccone della mia colazione da mamma, che aspettava pazientemente che aprissi la bocca per continuare a mangiare.
“Sono pieno!” risi anch'io, mentre lei fingeva di non credermi alzando le sopracciglia, mentre l'istante dopo poggiò le gambe sopra le mie con tanta delicatezza da farmi sorridere.
“Vuoi assaggiare questa qui?” mi avvicinò la fetta di torta che stava masticando, prima di voltarsi verso la mamma ed inclinare la testa di lato “Mamma, può?” chiese con tanta speranza sul volto da farmi sorridere, perché non ne avevo tanta voglia, ma il solo fatto che lei ci sperasse così tanto convinta che mi andasse, mi convinse a guardare la mamma con la stessa faccia con cui la stava guardando Nineul, che la convinse presto, mentre scuoteva la testa divertita.
“Siete terribili...” ridacchiò, poggiando la tazza con la mia pappetta di latte e biscotti sulle sue gambe “Va bene, ma un solo boccone, che devi masticare molto bene Rae, okay?” domandò sapendo già che avrei fatto così, mentre mia sorella allegra avvicinò la fetta di torta alla mia bocca, aprendo le labbra di riflesso come per invitarmi a farlo anch'io, ed io mi trovai costretto ad indietreggiare per fare un piccolo boccone proprio come mamma mi aveva detto.
Sgranai gli occhi, perché non masticavo qualcosa dal giorno dell'incidente, perciò nonostante il senso di sazietà che sentivo, mi sembrò un miracolo quello di poter finalmente mettere qualcosa sotto i denti che non fosse uno dei soliti brodini, o uno dei deliziosi succhi di Changkyun.
Stava andando bene, mi sentivo ogni giorno un po' meglio del giorno prima, e le mie gambe facevano dei progressi così come il mio stato mentale. Avevo smesso di piangere quasi ogni giorno ed avevo ripreso a dormire, ma ogni volta in cui chiudevo gli occhi, sognavo ancora quella tigre che iniziai a sognare in ospedale.Andai per riaprire la bocca e mia sorella, felice, ritentò di imboccarmi, ma mamma ci fermò portando la mano tra la mia bocca e la torta, facendo ridacchiare me ma facendo mugolare sconsolata Nineul, che le chiese se non potesse darmene almeno un altro pezzettino.
“No, amore mio, Rae deve stare attento a quello che mangia ancora per un po', ma piano piano ricomincerà a mangiare tutto proprio come prima” sorrise, accarezzandole i capelli, ma lei scosse la testa non convinta.
“Allora non mangio nemmeno io” disse con sicurezza, facendomi schiudere le labbra per lo stupore “Mangerò anch'io quello che mangia lui finché non starà bene”
La mamma sorrise, mentre io non sapevo come ringraziarla per l'altruismo di quel gesto, nonostante non ne fossi per nulla d'accordo, però il solo fatto che lo avesse pensato fu l'ennesima conferma di quanto tenesse a me. Le strinsi una mano sotto le coperte.
“No, non è possibile neanche questo” sorrise mamma con calma “Perché a lui fa bene mangiare in quel modo, ma a te potrebbe fare male, e nessuno vuole che tu stia male. Neanche Rae, giusto?” mi guardò, ed io scossi la testa freneticamente.
“A me va bene” dissi solamente, sorridendo a mia sorella, che ancora sembrava non voler ascoltare le parole di mamma “Mi piace quello che mangio,” bugia, ormai ero così stanco di mangiare sempre le stesse cose, che anche la pastina in brodo – prima uno dei miei piatti preferiti – mi faceva storcere il naso “però oggi non ho fame” conclusi, stringendole la mano con più forza, prima di poggiarvi sopra anche l'altra “Non preoccuparti”
Lei sporse il labbro inferiore, annuendo rassegnata, prima di infilarsi la restante fetta di torta in un solo boccone, che fece sgranare gli occhi della mamma, preoccupata, ma Nineul la fermò quando tentò di fargliela sputare, mettendo una mano avanti e masticando con gli occhi stretti e le guance piene come quelle di uno scoiattolo, prima di ingoiare in più bocconi e battersi una mano sul petto quando finì, sotto il nostro sguardo sconvolto.
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𝘏𝘖𝘛𝘌𝘓 𝘉𝘓𝘈𝘊𝘒 𝘔𝘖𝘛𝘏 // 𝔧𝔢𝔬𝔫 𝔧𝔲𝔫𝔤𝔨𝔬𝔬𝔨 ✔️
FanfictionSeoul, 1962 {STORIA COMPLETA} "Correva l'anno millenovecentocinquantotto, quando un piccolo gruppo di anime decise di rendere il proprio presente un po' meno incerto, rifugiandosi tra le braccia di coloro che inconsapevolmente crearono un covo per...