Minhyuk's pov
Era passata più o meno una settimana, da quando Yoongi era ritornato a casa, ma ancora ero convinto di essermelo immaginato, ed avevo paura di svegliarmi un giorno e scoprire che si trattasse solamente di un macabro sogno, e che il mio migliore amico fosse ancora nelle loro mani.
Rancore e rabbia erano i sentimenti che prevalsero nel guardarlo dopo tutto quel tempo nel sapere ciò che aveva fatto, ma un istante dopo, un immenso ed insopportabile senso di tristezza si avvalse di me nel vederlo in quelle condizioni, completamente coperto da lividi e tagli – fortunatamente, almeno, puliti – ed il volto stanco e sopraffatto, gli occhi che sembravano domandare pietà, perdono, e chi ero io per non darglielo? Aveva tradito la mia fiducia, certo, ma infondo ciò che provavo non era altro che mera gelosia – oltre che un forte senso di giustizia nei confronti di Ririn e Jungkook – dettata dal fatto che, ancora, nonostante tutte le volte in cui ci provai, non ero riuscito a riempire i vuoti della sua vita, che invece ero convinto di poter colmare alla perfezione, quindi infondo era un po' anche colpa mia e della mia convinzione di riuscire in ciò che avevo intenzione di fare, quando in realtà non potevo imporre ad una persona di smettere di amarne un'altra, semplicemente perché c'ero io al suo fianco, e quella consapevolezza inaspettata mi fece fin troppo male.
Ma si trattava pur sempre di Yoongi, il mio Yoongi, la persona con cui condivisi le mie esperienze più belle, che nonostante i suoi errori era finalmente ritornato a casa, più o meno sano, ma fortunatamente vivo, e questo, già, era un motivo per cui essere grato allo stronzo che lo aveva riportato, perché la verità è che avevo quasi smesso di sperarci, crogiolandomi nella mia tristezza dettata dal fatto che l'ultima volta in cui lo avevo visto, ci eravamo urlati contro. Per questo, quando lo rividi, dovetti soffocare l'istinto – per la prima volta da quando misi piede sulla terra – di stringergli le braccia al collo ed urlargli di non lasciarmi mai più, di rimanere al mio fianco e di stare fottutamente attento, perché avevo scoperto di non essere in grado di vivere senza di lui. Mi limitai, invece, a salutarlo rapidamente, con il volto serio ed apatico, la schiena dritta e le mani giunte dietro la schiena, che giocavano nervosamente tra di loro, impacciate, proprio come me, che per poco non mi sciolsi nel vedere il suo sorriso quando incrociò lo sguardo con il mio, che parlò al posto suo, che invece non fu in grado di dire nessuna parola, forse per la stanchezza, o forse per la parola: con quel sorriso stanco si scusò, mi dimostrò la sua gratitudine e la sua gioia nel vedermi lì, ed io scoprii di essere diventato decisamente empatico da un po' di tempo a quella parte, perché fino a poco tempo prima trovavo difficile anche distinguere una bugia da una confessione. O forse ero così empatico solamente perché si trattava di Yoongi?
“Allora, come va oggi?” domandai quando entrai in casa, dandomi così il cambio con Ririn e Jungkook, che erano usciti per andare in hotel, insieme.
Ririn stava visibilmente meglio, aveva ripreso peso e colore, e questo non poté non rendermi felice, perché in quei giorni non ebbi solo paura di perdere Yoongi, in tutta sincerità.
“Va meglio” strozzò un gemito di dolore nel rispondermi, perché tentò di sedersi da solo, dandosi una spinta che mi fece rabbrividire immediatamente, e che mi costrinse ad avvicinarmi a lui per aiutarlo, nonostante sentii i miei arti di gelatina quando premetti la mano nella pelle del suo fianco, terrorizzato al pensiero di aver toccato una delle sue numerose ferite.
“Cazzo- porca troia, Yoongi, ti ho fatto male?” chiesi in preda al panico, con le mani in aria e lo sguardo intriso di paura, perché non mi sarei azzardato neanche a sfiorargli un ginocchio in quelle condizioni, ma lui in risposta ridacchiò tranquillamente, poggiando le mani sulle mie spalle.
“Mi hai fatto il solletico” sorrise, prima di portare la mano alla base della sua maglia ed alzarla, per farmi vedere il punto che avevo toccato, e mostrarmi che non avesse nessuna ferita, giusto lì, ma pochi centimetri più giù e più su, e mi si accapponò la pelle nel pensare che se solo avessi toccato poco più in alto, avrei preso una ferita ancora aperta, profonda e probabilmente molto dolorosa.

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𝘏𝘖𝘛𝘌𝘓 𝘉𝘓𝘈𝘊𝘒 𝘔𝘖𝘛𝘏 // 𝔧𝔢𝔬𝔫 𝔧𝔲𝔫𝔤𝔨𝔬𝔬𝔨 ✔️
FanfictionSeoul, 1962 {STORIA COMPLETA} "Correva l'anno millenovecentocinquantotto, quando un piccolo gruppo di anime decise di rendere il proprio presente un po' meno incerto, rifugiandosi tra le braccia di coloro che inconsapevolmente crearono un covo per...