Ririn's pov
Sembrò un ritorno ai vecchi tempi, quella giornata passata totalmente da soli, dato che – come promettemmo a Raekyung non molto tempo prima – i bambini la notte precedente rimasero a dormire da Changkyun e Jimin, perché i suoi progressi erano ormai evidenti, e noi ci rendemmo conto del fatto che il primo passo per ritornare alla normalità, era quello di dargliela effettivamente, facendolo mangiare o camminare da solo, e lasciando che passasse del tempo senza di noi come seppe fare da sempre. E se inizialmente ne eravamo preoccupati, talmente tanto da essere quasi tentati di andarlo a prendere, riuscimmo comunque ad addormentarci, rendendoci conto con due enormi sorrisi del fatto che quel giorno nessuno dei due fosse costretto ad uscire di casa, così da poter dedicarci totalmente l'una all'altro, e viceversa.
Iniziò portandomi la colazione a letto, che finimmo solamente per metà, perché mentre sorseggiavo del cappuccino decise di interrompermi per baciarmi, e da lì continuammo per abbastanza tempo da trovare più saggio poggiare il vassoio sul comodino, visti i bruschi movimenti che continuavamo a fare.
Tutto procedette nel modo più cauto possibile, e mi resi conto del fatto che quello era esattamente ciò di cui avevamo bisogno: calma, tranquillità, abbandonare per un istante le preoccupazioni e le responsabilità che avremmo dovuto riprendere il giorno dopo, eppure in quel momento nessuno dei due ci pensò, perché eravamo fin troppo calmi per permettere ai pensieri di rovinare quella nostra inaspettata condizione.
Facemmo la doccia insieme, dopo aver fatto colazione, una lunga doccia con l'acqua fin troppo fredda, che ci costrinse a passare più tempo premuti contro le piastrelle tra le risate, che effettivamente sotto il getto d'acqua, al quale ci avvicinavamo solamente quando uno dei due si prendeva di coraggio e tirava l'altro di rimando.
Cucinammo insieme, e decidemmo tranquillamente di non fare nulla, godendoci semplicemente quella calma pomeridiana di un caldo giorno di fine estate, distesi sul letto senza alcuna coperta, mentre leggevo ad alta voce le pagine di un libro come eravamo soliti fare da quando eravamo ragazzini, sorridendo quando si appisolò con la guancia sopra il mio petto e le labbra schiuse, prendendo così ad accarezzare le sue ciocche nere finché non crollai anch'io tra le braccia di Morfeo. E sarebbe anche andata bene così, se solo non avessimo deciso, infine, di concludere quella bella giornata con una lunga passeggiata nel bosco, approfittando del fatto che in quei giorni facesse buio abbastanza tardi da non rischiare, constatando però che questo non lo avrebbe saputo nessuno, perché infondo stavamo rischiando e non poco, ma di nuovo, la nostra tranquillità fu tale da convincerci con un semplice ed incerto “andrà tutto bene” al quale però in quel momento credemmo davvero.
“Avevi ragione:” borbottai, stringendomi le mani nelle tasche “qui fa freddo sul serio” ridacchiò, sfilandosi il giubbotto a jeans sotto il mio sguardo incerto, prima di sistemarlo sulle mie spalle “Non te l'ho detto per farmi da cavaliere, Jungkook!” mi difesi immediatamente, e lui sistemò le mani sulle mie spalle, come per vietarmi di togliermi la giacca per porgergliela indietro.
“Guarda caso, però, io me la sono portata perché sapevo che mi avresti detto questo, altrimenti ne avrei fatto volentieri a meno” soffiò nel mio orecchio, prima di lasciarmi un rapido bacio su una guancia, che mi fece sorridere istintivamente.
“Sei sempre stato così premuroso?” la buttai sull'ironia, constatando nel mentre che, ancora, dopo anni, era in grado di stupirmi con semplici gesti come quello.
“No” rise, avvolgendo con più comodità le braccia intorno alle mie spalle, camminando dietro di me, seppur a fatica “Infatti mi aspetto una retribuzione”
“Ti darò un aumento” scherzai, perché legalmente, essendo lui il mio socio, era come se lo pagassi come un dipendente – la cosa che turbava tanto mio padre – e non il contrario.
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𝘏𝘖𝘛𝘌𝘓 𝘉𝘓𝘈𝘊𝘒 𝘔𝘖𝘛𝘏 // 𝔧𝔢𝔬𝔫 𝔧𝔲𝔫𝔤𝔨𝔬𝔬𝔨 ✔️
FanfictionSeoul, 1962 {STORIA COMPLETA} "Correva l'anno millenovecentocinquantotto, quando un piccolo gruppo di anime decise di rendere il proprio presente un po' meno incerto, rifugiandosi tra le braccia di coloro che inconsapevolmente crearono un covo per...