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4. Falene

Changkyun's pov

Era davvero una bella giornata, quella, nonostante fossimo nel bel mezzo dell'inverno. Quel giorno ero sorridente e spensierato, forse perché avrei avuto il turno pomeridiano, in Hotel, e potei permettermi di alzarmi dal letto con i comodi, sgranchendomi la schiena e permettendomi addirittura di meditare qualche secondo, seduto sulla terrazza della mia camera, che dava giusto sopra ad una radura, con il cinguettio degli uccellini che mi rendeva ancor più rilassato.

A rendere quella mattinata praticamente perfetta, fu l'incontro con i miei due piccoli amici, che stavano scorrazzando tranquillamente nel giardino dell'Hotel, rincorrendosi con quelle gambette snelle che li avrebbero portati ovunque.

Mi fermai per guardarli da lontano per qualche secondo, con un sorriso sincero stampato sulle labbra – che non notai finché non iniziò a dolermi la mascella – e le braccia incrociate al petto, mentre riflettevo tra me e me su quanto somigliassero ai loro genitori, sia fisicamente che caratterialmente: Nineul aveva i tratti di Ririn, la sua stessa forza e caparbietà, ma a primo impatto sembrava proprio la versione ridotta del suo inquietante padre, decisamente più sveglia ed intelligente del resto dei bambini della sua età, e probabilmente anche di altrettanti adulti; Raekyung, il mio docile gattino – mi piaceva chiamarlo così, a causa dei suoi grandi occhi innocenti, leggermente ricurvi verso il basso – somigliava esageratamente a Jungkook, con i suoi capelli ed i suoi occhi neri come il carbone, ma aveva la stessa gioia di vivere della sua mamma, la stessa affabilità: lui, proprio come lei, piaceva proprio a tutti.

Eppure era così puro ed indifeso, che mi domandai da chi avesse preso quelle qualità – perché di qualità si trattava – che purtroppo, nella vita, non lo avrebbero giovato.

Era per questo che lui e Nineul si completavano: lei rappresentava l'astuzia e lui l'ingenuità; lei rappresentava la forza, lui la fragilità; lei rappresentava la tenacia, lui la volubilità.

Secondo il mio pensiero, un mondo perfetto era caratterizzato da gente gentile e sensibile, empatica e pronta a porgere l'altra guancia, proprio come il piccolo Raekyung; ma in un mondo in cui vigono la forza e la malvagità, una persona come lui, era destinata ad essere sovrastata da chi, la malizia, l'aveva nel sangue, e ne faceva tesoro, rendendola con il passare del tempo una caratteristica ignobile, ma che permetteva di andare avanti.

Purtroppo, con gli anni e con le esperienze, si imparano tante cose, ed il modo in cui comportarsi è uno di quelle: anche io, che nacqui gentile ed educato, mi ritrovai ad avvelenare coloro che facevano soffrire mio fratello.

Il mondo è una catena alimentare, una piramide, una gerarchia: e noi, considerati diversi, venivamo visti come l'ultimo grado di quell'immaginaria scala sociale, e per questo motivo, anche loro, come me, i loro genitori, e tutti i pilastri di quell'Hotel, avrebbero dovuto imparare che la giustizia, se non la ottieni con le tue mani, non te la darà mai nessuno.

“Questo è la mia versione del cocktail preferito della tua mamma, ed è con ananas, limone e ciliegie” porsi il bicchiere di succo di frutta a Raekyung, che rispose con un piccolo “grazie”, prima di avvolgere le labbra intorno alla cannuccia, che scelsi accuratamente gialla, per abbinarla; “Per te, invece,” guardai Nineul, che con gongolava davanti a me con le manine giunte dietro la schiena ed un'espressione soddisfatta “l'ho scelto un po' più particolare, visto che-”

“Voglio indovinare gli ingredienti come fa la mamma!” esclamò lei, interrompendomi, sorridendo con fierezza, ed io non dovetti pensarci molto prima di annuire, ripassandomi in testa tutti gli ingredienti utilizzati, prima di alzare il pollice, come per invitarla a continuare.

La sua cannuccia era rosa – per lo stesso motivo per cui quella del succo di suo fratello era gialla – nonostante mi avesse ricordato spesso che quel colore non le piacesse e non la rispecchiasse.