40. Luna di miele

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Changkyun's pov

Giorno uno.

Io e i ragazzi avevamo già precedentemente deciso di creare una sorta di diario di viaggio per accompagnare Jungkook durante i giorni in cui Ririn sarebbe stata assente.

Pensavo che il primo giorno toccasse solamente a Minhyuk, se solo questi non avesse mandato una chiamata in hotel per chiedere a qualcuno di meno impegnato di tenergli compagnia quel giorno, perché affermava con sicurezza di non avere le forze sufficienti per badare a Jungkook quel giorno, ed in suoi soccorso andai io, che insieme a mio fratello avevo proclamato l'appellativo di tata dei due ragazzini, che quel giorno, come sempre, furono felici di vedermi, ma non quando Minhyuk.

“Grazie al cie- oh no, devo smetterla di usare queste espressioni terrene” si corresse lui stesso, mentre io posavo il mio cappotto color lime sull'appendiabiti di casa Jeon “Per fortuna sei arrivato!”

“Che ti ha fatto?” risi, già divertito dall'espressione traumatizzata dell'arancione davanti a me.

“Non ho neanche voglia di ripeterlo” borbottò, facendomi spazio in casa in cui non sentii alcun tipo di rumore che non fosse la voce di Minhyuk.

“Quello schifoso pervertito sta facendo il bagnetto a Raekyung che abbiamo scoperto Ninel avesse portato sulle spalle fino in giardino, che è l'esatto motivo per cui nessuno di quei due maligni marmocchi ha detto di essere lì in modo da salvarmi dall'entrare nel capanno” parlò a raffica, con le sopracciglia aggrottate e lo sguardo fisso davanti a se, mentre io proprio non riuscii a non ridacchiare già all'inizio della sua frase, quando sentii l'aggettivo con cui definì Jungkook, ma a colpirmi principalmente fu la sua ultima parola.

“Capanno?” azzardai infatti, con un sopracciglio inarcato, così come un angolo delle labbra “Che cosa è successo nel capanno?”

“Non- non penso di potertelo dire...” mugugnò incerto, ed io capii immediatamente che avrebbe voluto farlo con tutto il suo cuore.

“Riguarda Jungkook?” domandai, decidendo che se fosse stato il caso avrei continuato a fargli domande finché non si fosse deciso a confessare. Come previsto, annuì. “E Ririn?” annuì una seconda volta, massaggiandosi il retro del collo “E' qualcosa che hanno fatto?”

“Smettila di parlare in codice, Changkyun, non sono scemo!” esclamò imbronciato “Te la faccio io una domanda, così vediamo se non sei scemo neanche tu: che fa Jungkook nel capanno, che tu sappia?”

“Dipinge” dissi con abbastanza sicurezza, perché infondo fu quello che fece da sempre “Ma me l'immaginavo che lo usassero per scoparci: prima dovevano nascondersi dai genitori e adesso dai figli. Non avranno mai pace, quei due” ridacchiai “Scommetto che quando i loro figli andranno via di casa, rivivranno la stessa cosa con i nipoti, rivivendo questo circolo un'altra volta”

“Già...” disse l'arancione poco convinto, sviando lo sguardo altrove, ed io aggrottai le sopracciglia.

“C'è altro?”

“No, no...” borbottò, sbuffando poi dal naso “Vai a salutare Jungkook e Raekyung, dai”

Avrei voluto continuare ad insistere, cosa che naturalmente avrei fatto dopo, ma in quel momento pensai che in effetti fosse giusto andare a salutare i padroni di casa, riservando le mie torture rivolte a Minhyuk a dopo.

Il suono del phon per capelli si sentì da dietro la porta, perciò non mi premurai neppure di bussare perché certo del fatto che non mi avrebbe sentito nessuno.

La visione che mi si parò davanti fu ciò che di più bello ebbi mai la possibilità di vedere in vita mia: Raekyung – con le guance rosse per il calore ed i capelli umidi arruffati – era seduto sul marmetto di fianco al lavandino, mentre suo padre era in piedi davanti a lui, intento ad asciugarci i capelli, scuotendoli piano in modo da far asciugare ogni parte.

 𝘏𝘖𝘛𝘌𝘓 𝘉𝘓𝘈𝘊𝘒 𝘔𝘖𝘛𝘏 // 𝔧𝔢𝔬𝔫 𝔧𝔲𝔫𝔤𝔨𝔬𝔬𝔨 ✔️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora