27. Fuoco

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Soohyo's pov


“Vedi qualcuno?” mi domandò Ririn senza girarsi verso di me, ed io diedi un rapido sguardo in giro, prima di scuotere la testa in maniera quasi impercettibile.

Avevamo le idee più che chiare su ciò che dovevamo fare quella sera, era tutto perfettamente deciso nei minimi dettagli, ed avevamo la certezza che quello fosse il posto giusto.

Niente poteva fermarci, adesso.

Pertanto, avvolte nei nostri striminziti vestiti, e con dei sorrisi fieri sulle labbra, ci addentrammo nella mischia di quel locale, stando ben attente a non perderci di vista, vista la pericolosità di quell'azione, motivo per cui non ne parlammo con nessuno all'infuori di noi, perché era ovvio il fatto che chiunque ci avrebbe animatamente consigliato – se non vietato – di non mettere piede in un posto del genere.

Le lanciai uno sguardo rapido, pensando che stesse davvero bene in quella mise, e che fosse alquanto da lei, pur essendo diversa dallo stile che utilizzava giornalmente, caratterizzato da strette gonne e camicie pastello, probabilmente per apparire seria ad affidabile agli occhi dei clienti, perché vestita in quel modo, poteva essere tranquillamente motivo di divorzio di miliardi di coppie, senza avere bisogno di fare nulla, se non semplicemente lanciare uno sguardo con i suoi occhi che avvolti dalla matita nera apparirono alquanto profondi e provocanti.
Indossava uno stretto pantalone a vita alta ed una camicetta a scacchi che copriva il bordo del suo reggiseno solamente di un paio di centimetri. Mi disse che gliel'aveva regalata Seokjin per i suoi diciassette anni, facendomi sorridere.

Io ero al settimo cielo, avvolta invece in un paio di pantaloni di pelle e con una maglia trasparente sopra di essi, mi sentivo perfettamente a mio agio nello sfilare tra quei viscidi uomini semi-ubriachi che non vedevano l'ora di attaccare bottone con due ragazze con la metà dei loro anni, o almeno, nel mio caso, così credevano.

“Beviamo qualcosa?” quella era la nostra frase in codice, che stava ad indicare il fatto che la nostra preda – così lo denominò Ririn, ed a me piacque esageratamente – fosse al bancone degli alcolici, ed io non potei che annuire allegramente, seguendola a ruota quando iniziò a camminare con fierezza verso il punto deciso.

“Sai essere più troia di quanto potessi immaginare, signora Jeon” sussurrai al suo orecchio, enfatizzando il cognome di suo marito, stringendo in un pugno la stoffa della sua camicia per avvicinarla a me il più possibile, quando notai il modo in cui ancheggiava guardandosi intorno come se quel luogo le appartenesse, così come tutti coloro che disgraziatamente passavano di lì.

Ridacchiò in risposta e schiacciò mellifluamente un occhio, prima di girarsi verso il ragazzo in questione, che al contrario di ciò che avevamo valutato, non era da solo, bensì in compagnia di alcuni ragazzi, che immaginai fossero appartenenti alla sua stessa banda.

Lee Seokmin, soprannominato DK. Ventitré anni di bellezza, dovevo ammetterlo, ma l'idea che avesse fatto del male a Doyoung, mettendo a serio rischio la vita di Raekyung, lo rese semplicemente un bersaglio da colpire, ai miei occhi.

“E' occupato?” iniziò Ririn a rivolgergli la parola, catturando non solo la sua attenzione, ma anche quella dei due ragazzi insieme a lui, ormai evidentemente ubriachi, mentre io mi tenni solamente un passo indietro, per non rischiare di rovinare ciò che aveva in mente.

“Liberissimo...” biascicò uno di loro, con un raccapricciante sorriso sulle labbra.

“Bene, allora” prese posto sullo sgabello e sistemò i gomiti sul bancone in legno, lasciando penzolare le braccia oltre esso ed accavallando una gamba sull'altra, prima di puntare il suo sguardo su di me, ed invitarmi a prendere posto di fianco a lei, dopo aver fatto passare lo sguardo sul mio corpo, facendomi ridacchiare mellifluamente.

 𝘏𝘖𝘛𝘌𝘓 𝘉𝘓𝘈𝘊𝘒 𝘔𝘖𝘛𝘏 // 𝔧𝔢𝔬𝔫 𝔧𝔲𝔫𝔤𝔨𝔬𝔬𝔨 ✔️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora