25. Dovevo esserci io

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Jimin's pov

Il mio cervello continuava ad elaborare sempre la stessa situazione, rendendomi totalmente succube dei miei pensieri, nonostante quando misi piede in casa di Jungkook e Ririn per non lasciare la bambina da sola, mi imposi mentalmente di apparire il più tranquillo ai suoi occhi, in modo da farle mantenere la calma, e da far risultare la situazione il più normale possibile, ma mi resi conto di aver fallito quando iniziò a tempestarmi di domande su dove fossero suo fratello ed i suoi genitori.

Non era di certo stupida, Nineul, ed io avrei dovuto saperlo.

Naturalmente la avremmo detto tutto, ma volevo che insieme a me ci fossero i suoi genitori, perché nonostante credessi di conoscerla bene, sapevo che solamente loro potessero prendere l'argomento al meglio al cento percento, anche perché io sapevo davvero poco a riguardo, tanto quanto bastava per farmi vivere quelle ore con il cuore in mano ed una terribile sensazione all'altezza della bocca dello stomaco, che non mi permise di essere il solito di sempre.

Era inutile continuare a sviare il discorso, non quando la vedevo fremere terrorizzata per capire che cosa stesse succedendo alle sue spalle.

"Appena tornano mamma e papà te ne parlano loro" le dissi infatti, mentre le dita delle mie mani si arricciavano tra loro ed il mio sguardo si fissava sulla TV spenta di fronte al divano su cui eravamo seduti.

"Dimmelo tu, Jimin!" insistette: il suo piccolo volto era un concentrato di rabbia, il che mi avrebbe fatta sorridere se solo non ne avessi conosciuto la ragione "Quando tornano mamma e papà? Se passano la notte fuori dovrò aspettare che tornino chissà quando?" domandò con forza, mettendo in mostra il suo carattere autoritario ed ostinato "Io voglio sapere dov'è mio fratello!"

"E io ti ho detto che te lo diranno i tuoi, Ninuel, per favore non rendermi le cose più difficili di quanto non siano già, perché io so quanto te" quasi la implorai, girandomi verso di lei e prendendo le sue piccole mani fredde tra le mie "Ti prego..."

"Te lo hanno detto loro?" anche lei abbassò la voce, cominciando probabilmente a rendersi conto del fatto che io non potessi fare molto in quella situazione.

"No..." ammisi "Ma non voglio dirti niente finché non ne avrò la certezza. Le voci che girano non sono mai totalmente vere" le spiegai, accarezzando il dorso della sua mano con il pollice.

"Un'ora" alzò un dito e lo mise davanti al mio viso "Ti do un'ora, Jimin, e se papà e mamma non ritornano, mi spiegherai tutto quello che sai, e da quel poco che sai andremo a fondo insieme, perché questa cosa riguarda Raekyung, e tutto quello che riguarda lui riguarda anche me" era talmente seria da sembrare lei la più grande, in quel momento, e questo era quasi ironico, perché mi ritrovai ad annuire accondiscendente, con la testa bassa e lo sguardo perso.

E fortunatamente, la chiave girò nella toppa per l'esattezza dopo quarantasei minuti - attentamente cronometrati da Nineul - ed il mio cuore prese a battere tanto velocemente da bucarmi, quasi, il petto, o almeno tanto da darmi quell'impressione.

Sentii una terribile sensazione quando udii i passi dei due avvicinarsi al salotto, in cui io e Nineul li stavamo aspettando pazientemente - forse non tanto - che ci girammo immediatamente, quando fecero il loro ingresso.

I loro sguardi erano segnati dalla stanchezza e dall'orrore, i loro occhi erano gonfi. La coppia che solitamente emanava austerità, sicurezza, libidine alle volte, e che tanto ammiravo per questo motivo, quella sera sembrava aver appena subito la mazzata peggiore della propria vita, e probabilmente era davvero così, eppure li ammirai ancora, forse ancora di più, perché entrambi sorrisero alla bambina, e Jungkook fu il primo ad avvicinarsi a lei per baciarle la fronte, che invece rimase con un'espressione impassibile.

 𝘏𝘖𝘛𝘌𝘓 𝘉𝘓𝘈𝘊𝘒 𝘔𝘖𝘛𝘏 // 𝔧𝔢𝔬𝔫 𝔧𝔲𝔫𝔤𝔨𝔬𝔬𝔨 ✔️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora