91. Quadro

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Jungkook's pov

“Una bell'idea quella di Hyungwon, no?” ridacchiai, seduto per terra, con la schiena premuta contro la parete ed un bicchiere di soju accanto – l'ennesimo di quella serata – e decisamente pochi vestiti addosso.

“C'è chi non ha riscattato il proprio regalo” Ririn, nella mia stessa posizione, ma con la schiena poggiata esattamente alla parete di fronte, sorrise divertita “Prendi me e Doyoung...”

“Te?” inarcai un sopracciglio, riprendendo la mia coppa da cocktail tra il medio e l'anulare, per portare il vetro tra le labbra, con lo sguardo lucido, fisso su di lei “A me sembra che a te sia finita benissimo”

“Non mi lamento” ridacchiò, scivolando leggermente per distendersi per terra, con una gamba incrociata sull'altra, non abbastanza chiuse, però, da non farmi intravedere il tessuto delle sue mutande, che tentai comunque di ignorare, per il momento almeno “Ma il mio regalo non è stato comunque riscattato”

“Beh, sarebbe impossibile, altrimenti con noi avrebbero dovuto esserci anche Hoseok, Seokjin, Namjoon e via dicendo... se ognuno avesse dovuto riscattare il proprio regalo, intendo” mi leccai le labbra, alzando il gomito per far scivolare l'alcolico lungo la mia gola, che ormai scendeva come un bicchiere d'acqua fresca, senza nessuna fatica, neppure un minimo bruciore di gola, solamente un sapore molto piacevole che accarezzava le mie papille gustative.

“Vorrei bere anch'io” mormorò lei, con una mano dietro la testa e l'altra, adesso, a reggere una sigaretta che neppure le sentii accendere, che aveva appena allontanato dalle sue labbra “Ma il mio bicchiere è troppo lontano...”

Sembravamo fatti, più che ubriachi, ma andava bene così: il mio corpo era bollente, il mio cervello sembrava essersi spento, per concentrarsi su Ririn e Ririn soltanto.

L'atmosfera, d'altra parte, giocava a nostro favore.

Finita la nostra serata in compagnia di tutti, infatti, invece di andare nella nostra camera come sarebbe stato giusto fare, dato che il giorno dopo, pur essendo il giorno di Natale, avremmo dovuto passarlo in Hotel, decidemmo di andare nel capanno e consumare insieme gli alcolici rimasti, che però risultarono davvero pochi, e che ci costrinsero così ad aprire una – forse un po' di più – bottiglia di soju, che andai a prendere dopo aver già aperto la camicia a causa delle vampate di calore causate dall'alcol, uscendo nel bel mezzo del freddo gelido di fine dicembre, per andare in cucina – in tombale silenzio, perché la nostra casa era simile ad un campo di profughi – e rubare ciò che ci serviva.

D'altra parte, il capannone, era il luogo – a parer mio – che non stimolava solamente la mia fantasia, ma anche i miei istinti primordiali: la luce soffusa, fatta solamente da fioche candele e da una vecchia lampada scarica, l'odore di pittura, i quadri dipinti da me, che ritraevano – per la maggior parte – la figura di mia moglie, spesso con pochi stracci addosso, se non nessuno. Quel posto rappresentava il connubio perfetto delle mie fantasie, ed in quel momento, con del soju vicino, e Ririn distesa per terra, con la camicia aperta ed una gonna fin troppo corta, in quel momento, mi sembrò la visione più erotica con cui mai potessi interfacciarmi.

“Te lo do io” soffiai, riempiendo il primo bicchiere che mi capitò sotto mano – probabilmente il mio – e quasi gattonai fino alla sua figura, il cui sguardo seguì attentamente ogni mia mossa, con un sorriso sghembo sulla labbra, adornate ancora da quella sigaretta. Lei ridacchiò complice quando gliela tolsi dalle labbra, prendendola tra indice e pollice e la sistemai tra le mie, senza aspirare, perché non mi piaceva affatto, e nel mentre poggiai il bordo del bicchiere sulle sue labbra, alzandolo leggermente, sentendo il basso ventre bruciare nel vederla con le labbra schiuse e lucide, mentre una goccia di soju scivolò dall'angolo di esse ed accarezzò il suo viso e la sua mascella.

 𝘏𝘖𝘛𝘌𝘓 𝘉𝘓𝘈𝘊𝘒 𝘔𝘖𝘛𝘏 // 𝔧𝔢𝔬𝔫 𝔧𝔲𝔫𝔤𝔨𝔬𝔬𝔨 ✔️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora