Wonho's pov
Non ebbi mai una giusta concezione del tempo, e questo mi portò spesso a non rendermi conto di quale fosse il momento giusto per compiere una determinata azione, portandomi a domandarmi perennemente se fosse troppo presto o troppo tardi, risultando così rude e indelicato, ma mi impegnai per non crearmi problemi di questo tipo con Jungkook, consapevole del fatto che lui, con me, non se ne sarebbe creato più di uno, concludendo poi con un'alzata di spalle e due colpi di nocchie alla porta, esattamente come feci io, anche se da due diventarono quattro, da quattro diventarono nove, finché, quando mi domandai se non fosse il caso di sfondare la porta con una spallata, non mi si parò davanti la figura di Jungkook, con un'improbabile camicia a maniche corte di un imbarazzante blu sbiadito ed i capelli legati da uno dei suoi codini che a parer mio facevano perdere tutto il suo tipico sex appeal da bello e dannato.
“Hey, Kook- come-?”
“Per favore, risparmiati le domande di circostanze, ed entra se ne hai voglia” sbuffò rudemente, con la voce roca e bassa come se fosse appena uscito dall'oltretomba “Stavo giusto per farmi un caffè”
“Allora ne accetto uno di buon grado” dissi senza troppi complimenti, infilandomi in casa ed attaccando la giacca all'appendi abiti, mentre con l'altra mano mi sbottonai il primo bottone della camicia, infilando poi il dito dentro di essa per prendere un po' d'aria “Comunque non era una domanda di circostanza, Jungkook. Volevo saperlo davvero”
“Ah,” borbottò, dandomi la schiena, mentre aspettava che il caffè uscisse dalla caffettiera “bene, allora”
“La tua è una risposta di circostanza” puntualizzai, inarcando un sopracciglio.
“Non so come altro risponderti” fece spallucce, ed una spallina della camicia scivolò dalla sua spalla, facendogliela rialzare l'istante dopo “Prediligi una risposta in particolare?” ironizzò, e per un attimo sorrisi, perché mi sembrava di parlare proprio con il solito Jungkook di sempre, ma sapevo che fosse tutta una facciata.
“Prediligo una risposta sincera” risposi di getto, prima di uscire un sigaro dalla tasca posteriore del mio pantalone, e mostrarglielo “Posso?”
Annuì distrattamente, mentre versava il liquido bollente nelle tazzine, ed io scrutai il suo viso, solcato da due profonde occhiaie, ringraziandolo quando mi porse la tazzina.
“Non sto bene,” ammise poi, quando si sedette, con il volto talmente serio da somigliare quasi ad un automa, mandandosi poi i capelli indietro con un gesto istintivo della mano, nonostante sulla fronte avesse solamente pochi ciuffetti scappati dall'elastico “ma infondo neanche male”
“Capisco cosa intendi...” borbottai, annuendo tra me e me, perché era una sensazione a me nota, ma non per questo mi sentivo in grado di poterlo aiutare, perciò decisi di non uscirmene con stupide frasi insensate che diresti ad un conoscente o ad un lontano zio, perciò rimasi in silenzio, e lo ascoltammo insieme, sorseggiando i nostri caffè ed inspirando la stessa aria impregnata di fumo, finché lui stesso non decise di parlare, ed io, naturalmente, di ascoltarlo.
“Ho preferito tenermi distante dall'hotel per non rovinare tutto” si leccò le labbra, secche più del solito, ed io mi domandai se mangiasse o bevesse, o se si limitasse a schizzare inquietanti mostri come quelli gettati per terra nel salotto che intravidi solo di sfuggita “Anche se sto rovinando anche Ririn, con il mio comportamento...”
“Avete litigato?” chiesi titubante, perché risultare indiscreto era l'ultima delle mie intenzioni, eppure per tentare anche solo di aiutarlo, dovevo capire che cosa stesse succedendo nella sua vita.
“No... non credo” borbottò, grattandosi il retro della nuca, con lo sguardo fisso davanti a se, mentre un elegante cucchiaino in argento girava quello che era ormai il fondo del caffè “Ma è solo grazie a lei se non è successo. Sono una pila elettrica, Wonho, ma non vorrei scaricare tutto su di voi, ma soprattutto su di lei, che non avrebbe potuto starmi più vicina di così... non se lo merita” si passò una mano sul viso, ed io poggiai l'altra sulla sua, in uno sporadico gesto d'affetto che sembrò non accettare di buon grado, il primo istante, ma si limitò a lanciarmi un'occhiataccia, probabilmente intento a decidere se fuggire dal mio tocco o meno, ma alla fine scelse la seconda.
STAI LEGGENDO
𝘏𝘖𝘛𝘌𝘓 𝘉𝘓𝘈𝘊𝘒 𝘔𝘖𝘛𝘏 // 𝔧𝔢𝔬𝔫 𝔧𝔲𝔫𝔤𝔨𝔬𝔬𝔨 ✔️
FanfictionSeoul, 1962 {STORIA COMPLETA} "Correva l'anno millenovecentocinquantotto, quando un piccolo gruppo di anime decise di rendere il proprio presente un po' meno incerto, rifugiandosi tra le braccia di coloro che inconsapevolmente crearono un covo per...