Jungkook's pov
Da quando le cose tra me e Ririn iniziarono ad andare male, iniziai a fare cose completamente prive di senso, che neppure io riuscivo a spiegarmi, come guardare insistentemente lo scorrere del tempo, come se con quel gesto, le lancette potessero scorrere più in fretta, e nella mia testa mi dava l'impressione che ogni secondo passato, fosse un secondo in meno in sua assenza.
Pensai addirittura di stare impazzendo, cosa che mai mi domandai in venticinque anni di vita, forse perché troppo fiducioso in me stesso, nonostante agli occhi altrui ne avessi tutti i requisiti.
Giusto in quel momento, stavo passando il tempo giusto così, mentre ripensavo a ciò che accadde il giorno prima nel capannone: mi ero ripromesso di non mostrarmi così agli occhi di Ririn, e non perché non mi conoscesse, bensì perché in quel momento avrei solamente voluto darle dimostrazioni di quanto fossi perfetto per lei.
Davvero stupido da parte mia tentare di fingermi un'altra persona, quando lei mi conosceva in tutto e per tutto da anni ed anni, meglio di come mi conoscevo io stesso.
Era sera, in quel momento: le ventitré in punto.
Chissà – ancora, dopo anni, continuai a domandarmelo – cosa mi fece venire in mente che quello fosse l'esatto orario per alzarmi ed andarla a cercare, sorridendo addirittura nel trovarla in cucina, seduta al tavolo, mentre leggeva quello che mi sembrò un romanzo, del quale non riuscii comunque a leggere neppure una parola, nonostante avessi addosso gli occhiali. Quella era pura distrazione.
Infatti, a distrarmi, fu la sua figura di spalle, talmente bella ed elegante da togliermi il fiato, nonostante non stesse facendo nulla di che.
E forse fu proprio quella quotidianità, quella – apparente – calma, che mi fece prudere le mani al pensiero di sfiorare le sue spalle, che la camicia le lasciava lievemente scoperte.
Oh, avanti – pensai –, il momento giusto dovrà pur arrivare.
Così, con questo pensiero ben fisso in testa, mi avvicinai a lei, poggiando entrambe le mani sulle sue braccia, che accarezzai dolcemente, e quasi me ne pentii quando la vidi sussultare evidentemente, invece di rilassarsi come accadeva solitamente.
Decisi però di non demordere, ugualmente, perché infondo non se ne lamentò.
Sperai con tutto il mio cuore che quel tocco le stesse piacendo, che le riportasse alla mente delle belle sensazioni, che si lasciasse accarezzare proprio come un tempo, come piaceva ad entrambi.
Continuai pertanto a far scorrere le mani lungo le sue braccia, amando il modo in cui la sua pelle risultava liscia, sotto le mie mani screpolate, a causa del freddo, oltre che dei colori con cui perennemente le sporcavo mentre dipingevo.
Risalii fino alle spalle, sfiorandole per alcuni secondi, prima di fare pressione con i pollici e fare dei piccoli movimenti circolari per aiutarla a rilassarsi, ed andai avanti per un bel po', cullato dal suo respiro che si fece un po' più pesante, che vidi come una cosa positiva, un punto a mio favore.
Mi permisi pertanto di far scivolare le mani sul suo collo, spostandole indietro i capelli con delicatezza e sfiorandole la cute, mentre fremevo al pensiero di stringerli con un po' più di forza, di sentirla, finalmente, dopo tutto quel tempo.
Le mie dita continuarono a passare a mo di pettine tra le sue ciocche morbide, e mentre continuavo a sfiorare l'epidermide del suo collo, le mie labbra si avvicinarono al suo orecchio. Sospirai con le labbra schiuse, con le quali sfiorai appositamente la cartilagine di esso, sfiorando il piercing che portava ormai da anni.
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𝘏𝘖𝘛𝘌𝘓 𝘉𝘓𝘈𝘊𝘒 𝘔𝘖𝘛𝘏 // 𝔧𝔢𝔬𝔫 𝔧𝔲𝔫𝔤𝔨𝔬𝔬𝔨 ✔️
FanfictionSeoul, 1962 {STORIA COMPLETA} "Correva l'anno millenovecentocinquantotto, quando un piccolo gruppo di anime decise di rendere il proprio presente un po' meno incerto, rifugiandosi tra le braccia di coloro che inconsapevolmente crearono un covo per...