Yoongi's pov
Erano stati – e continuavano ad essere – dei giorni strani, quelli. C'era una strana atmosfera in Hotel, e tutti eravamo in allerta, tutti eravamo sul punto di scattare. Ririn, principalmente, che in quel momento aveva la testa poggiata sulle mie cosce, mentre io continuavo ad accarezzare delicatamente la sua testa, scoprendole la fronte dai capelli che ricaddero su di essa a causa del leggero venticello che continuava a soffiare su di noi.
Era strano tutto quello: non che ci fosse nulla di nuovo, perché ci prendemmo spesso questi momenti unicamente per noi, e così come ci furono volte in cui non smettemmo di parlare ininterrottamente, scherzando e blaterando senza un filo logico, fino a ritrovarci con i crampi allo stomaco; altrettante furono le volte in cui restammo in silenzio, con dei lievi sorrisi rilassati sulle labbra, a goderci il piacevole suono della natura, sottofondo perfetto per momenti come quelli.
No, in quello non c'era nulla di strano. Invece, ciò che mi stupì, fu il tacito consenso che mi diede Ririn di sfiorarla, consenso che invece in quei giorni non diede a nessuno, tranne ai suoi figli, dai quali invece sembrava desiderare sempre un bacio o un abbraccio in più.
Non mi sfuggì mai niente, di lei. Non ne capii mai il motivo, ma da quando la conobbi imparai presto a riconoscere le più svariate sfaccettature del suo carattere.
Avevo imparato a capire quando qualcosa le desse fastidio ma non voleva darlo a vedere, quando fosse turbata o spaventata da qualcosa, quando fosse arrabbiata, o semplicemente stanca, quando aveva bisogno di passare del tempo da sola e quando invece – nonostante sembrasse l'esatto contrario – avesse bisogno di passare del tempo in compagnia, per staccare la mente per qualche minuto, o in alternativa condividere il suo dolore con un'altra persona, e quello era il momento esatto per farlo.
Non l'avrei mai forzata a fare niente: se avessi capito che avesse bisogno di allontanarsi da sola – nonostante io avessi sempre voglia di stare insieme a lei – naturalmente non mi sarei intromessa. Ma nel suo sguardo quel giorno vidi la necessità di condividere il proprio dolore con qualcuno, e proprio perché sapevo bene che non lo avrebbe mai chiesto, fui io stesso ad auto-invitarmi per quella piacevole passeggiata nel bosco, che ci portò poi a fermarci a pochi metri di distanza dal lago, seduti per terra come fossimo bambini, mentre ci godevamo quella piacevole brezza pomeridiana.
“Dobbiamo stare attenti” mormorò, mentre le mie dita passavano accuratamente tra le sue ciocche color miele, che al calar del sole risultarono quasi ramati: in quel momento pensai che sarebbe stata bene con qualsiasi colore addosso “Tra un po' fa buio, e restare qua è rischioso per noi”
“Non ancora...” non capii neanche se lo avessi detto ad alta voce o solo pensato, ma in quel momento ero completamente assorto tra i miei pensieri “Mi piace stare qua” ammisi, puntando lo sguardo sullo specchio d'acqua che si distendeva davanti a noi, anch'esso illuminati dalla luce del sole, che a quell'ora risultava quasi abbagliante.
“Anche a me...” sospirò, socchiudendo gli occhi e rilassando il volto “Qui mi sento distante dalla realtà. Certe volte non vorrei tornare più...”
Che cos'è stato a romperti in questo modo, Ririnie?
“Allontanarsi ogni tanto fa bene...” sfiorai la sua fronte con i polpastrelli, prima di avvicinarmi timidamente alla palpebra e poi alla guancia “Possiamo farlo quando vuoi”
“Il problema infatti è ritornare...” schiuse gli occhi, ed il modo in cui mi guardò da sotto le ciglia mi provocò una morsa all'altezza della bocca dello stomaco: il suo sguardo sembrava gridare aiuto “Quando sono con te mi sembra di dimenticarlo...” il suo naso prese una tenera tonalità di rosa, sperai che non stesse per piangere, eppure in quel momento sentii quella famosa sensazione, le farfalle allo stomaco, vengono definite così, anche se a me non sembrarono propriamente farfalle, ma piuttosto una mandria imbizzarrita di animali decisamente grandi e forti.

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𝘏𝘖𝘛𝘌𝘓 𝘉𝘓𝘈𝘊𝘒 𝘔𝘖𝘛𝘏 // 𝔧𝔢𝔬𝔫 𝔧𝔲𝔫𝔤𝔨𝔬𝔬𝔨 ✔️
FanfictionSeoul, 1962 {STORIA COMPLETA} "Correva l'anno millenovecentocinquantotto, quando un piccolo gruppo di anime decise di rendere il proprio presente un po' meno incerto, rifugiandosi tra le braccia di coloro che inconsapevolmente crearono un covo per...