64. Sette anni

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3th person's pov

Settembre era appena arrivato, ma per nessuno di loro l'estate era finita, anzi, per molti era appena iniziata, perché quello era il periodo in cui la gente iniziava ad abbandonare l'hotel – per ritornare alla propria vita quotidiana – che, comunque, non sarebbe mai rimasto realmente spoglio.

Settembre per loro significava tante cose, significava l'inizio delle vacanze, le feste fino a tardi e le sbronze esagerate, ma soprattutto, significava il compleanno di Jungkook e dei bambini, peccato che il primo non aveva mai intenzione di festeggiarlo, mentre i più piccoli naturalmente sì, che insieme a Ririn lo costringevano forzatamente – per così dire, perché infondo tutti loro erano certi del fatto che non gli dispiacesse affatto – a spegnere anche lui delle candeline, seppur con alcuni giorni di ritardo.

E quel giorno la tradizione non cambiò di certo: Ririn e Soohyo – con il prezioso aiuto di Yoongi e Minhyuk, che secondo il parere delle prime due, non sarebbero serviti realmente – prepararono tre torte a tema, e quella che riscosse più successo, quell'anno, fu quella di Raekyung, con il volto di una tigre dipinto sopra con la massima attenzione, che lo fece sussultare dalla gioia.

Era speciale il modo in cui vedeva la vita, quel delizioso pargoletto, ché si emozionava facilmente e diventava felice davvero con poco, riuscendo di volta in volta a contagiare tutti coloro che gli stavano intorno, e molti di loro crebbero, addirittura, grazie a lui, che gli insegnò a vedere la vita con gli occhi di un bambino, che gli insegnò ad apprezzare le piccole cose e ad esserne grato, con una maturità davvero rara per la sua tenera età.

Ninel, invece, fu contenta di trovare una torta molto simile a quella che l'anno scorso andò al suo papà, con una base nera e delle falene in pasta di zucchero oscenamente simili a quelle reali, che la rese fiera per il semplice fatto di somigliare all'uomo di fianco a lei, che, quell'anno, ricevette un'inedita torta interamente decorata da Minhyuk, con sopra quella che avrebbe dovuto essere la sua faccia, ma che lo differenziava da un qualsiasi altro volto al mondo, semplicemente per i capelli arancioni ed il broncio sul volto, eppure, anche Jungkook sembrò apprezzare, nonostante si finse indignato quando il creatore di quella singolare opera d'arte gli fece sapere che quello fosse il suo regalo da parte sua, esclamando poi un rancoroso “tanto tu non volevi festeggiare, no?” che fece immediatamente zittire il moro, che borbottò un tenero “no, infatti non mi importa” ma che sorrise a trentadue denti quando in realtà vide che il regalo c'era, ed era – oltre ad un vasetto di acqua santa, che di santo aveva solamente la benedizione dell'arancione, per purificarsi, a detta sua, dai suoi peccati carnali – un anello dallo stile alquanto singolare, che lasciò tutti un po' perplessi, ma del quale il festeggiato parve innamorarsi, tanto da mandare al demone un bacio volante, specificando però che sarebbe stato il primo e l'ultimo fino alla fine dei suoi giorni, consigliandogli così di non sprecarlo e di conservarlo bene, in caso in futuro avesse sentito il bisogno di poggiarselo sulla fronte.

In futuro... ogni volta in cui qualcuno tra di loro pronunciava quella tanto agognata parola, in tutti loro – nonostante nessuno lo dicesse mai – crescevano mille domande, ed in quel caso, quella di Minhyuk, fu un preoccupato “perché mai dovrei conservarlo, dato che passeremo insieme il resto dei nostri giorni?” che si ripeté in testa semplicemente per autoconvincersi del fatto che la vita – specialmente con dei miseri mortali accanto, come loro li definivano – non era altro che un'incerta foglia secca su un albero autunnale in una giornata ventosa: ma questo, per loro, non significava di certo che sarebbe per forza caduta, ma tutti per fortuna – o forse no – sapevano che ci fosse questo rischio. Tentarono così come al solito di ignorare i battiti accelerati del loro cuore, i loro pensieri sul modo in cui sarebbero stati in grado di affrontarlo, questo tanto agognato futuro, limitandosi a riprendere a donare i loro pacchetti ben incartati ai tre festeggiati, che sembrarono star compiendo tutti la stessa età.

Ririn era felice, quella sera: Ririn era sempre felice quando sapeva di aver reso felice chi amava. Era tutto una catena, un circolo vizioso, per così dire, al quale lei era al capo: la forza di Ririn era data proprio da loro, che, di rimando, si appigliavano a lei come se fosse la loro unica ancora di salvezza, ed era per questo motivo che, quando lei crollava, crollava insieme tutto ciò che aveva intorno, come un domino colpito dal dito di un bambino.

E a proposito di domino, quello fu il gioco principale della loro movimentata serata, in cui piccoli e grandi si sfidarono all'ultimo sangue, creando percorsi intricati probabilmente ispirati al labirinto di Cnosso tanta la difficoltà, perché se c'era una cosa che in quell'amorevole famiglia avevano tutti in comune, era un'esagerata competitività nei giochi, e l'esempio lampante, ne fu Jooheon che tramite i suoi infernali poteri congelò metà dei mattoncini per non permettere a Jimin di superarlo.

Il clue della serata, però, arrivò quando i due piccoli festeggiati vennero messi a letto, così da permettere a quegli stupidi scellerati di ubriacarsi come dei ragazzini, immischiando alcolici di vari tipi come se non ne conoscessero le conseguenze, come se non sapessero che la mattina dopo, il bagno di casa Jeon sarebbe stato un covo di malaticci bianchi ed insonni con problemi di stomaco.

Eppure erano sempre esageratamente belli, uniti e speciali, e a me mancavano così tanto da sentire il petto fare male ogni qualvolta ci ripensavo, ovvero, più o meno, sempre, nonostante Jooheon avesse vinto in quella finale – che avrei dovuto, in realtà, vincere io – barando e anche palesemente.

Quel giorno però mi mancavano un po' di più degli altri.

Settembre era appena iniziato, ma questa volta per me l'estate era finita davvero: le giornate iniziavano già a diventare più scure e spesso piovose, e non potei non domandarmi come fosse possibile, e se questo fosse stato effettivamente a causa del nostro malumore.

Chissà se in quel momento anche Nineul e Raekyung staranno guardando il cielo come me, pensai, quando scattò la mezzanotte del giorno del loro compleanno, perché ero solito fargli gli auguri a quell'ora, che stessero dormendo o fossero svegli, poi, questo non mi importava affatto... e chissà se se ne stanno ricordando.

La mia lettera era già stata spedita da giorni, ed io mi domandai se gli fosse arrivata – e lo sperai davvero con tutto il mio cuore, ma per scoprirlo avrei dovuto aspettare qualche giorno, perché in caso fosse stato così, avrei sicuramente ricevuto una lettera di ringraziamenti – e se l'avessero già aperta.

Magari, pensai – mentre una lacrima solcava la mia guancia, sporta verso l'esterno a causa di un piccolo triste sorriso che mi imposi di fare – la stanno leggendo in questo stesso istante, allo scoccare della mezzanotte.

Proprio come facevano con me, proprio come i vecchi tempi.

 𝘏𝘖𝘛𝘌𝘓 𝘉𝘓𝘈𝘊𝘒 𝘔𝘖𝘛𝘏 // 𝔧𝔢𝔬𝔫 𝔧𝔲𝔫𝔤𝔨𝔬𝔬𝔨 ✔️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora