Yoongi's pov
Stremato.
Ormai ero totalmente stremato, nel vero senso della parola, e non avrei saputo descrivere quelle sensazioni meglio di così.
Ero distrutto, stanco, abbandonato, ed ogni giorno che passava – in realtà ogni secondo, perché dei giorni avevo perso la cognizione dal primo momento in cui riaprii gli occhi – desideravo sparire, desideravo di non essere mai andato via, desideravo che si trattasse di un enorme incubo causato dalla mia stupida voglia di trasgredire, di vedere il mondo, convinto del fatto che fosse un bel posto. Che stupido.
Il mio corpo aveva ormai preso la forma della sedia su cui mi trovavo da una quantità indefinita di tempo, i miei polsi avevano smesso di bruciare, probabilmente ormai la corda con cui mi strinsero era arrivata a toccare la carne viva, ma ero così stanco di soffrire che spesso me ne dimenticavo, addormentandomi nelle mie stesse lacrime, con la testa a penzoloni, mentre speravo di non risvegliarmi più.
In quel momento, però, avevo appena riaperto gli occhi, chissà dopo quanto, perché era da un po' che sotto le loro torture iniziai a perdere i sensi, ma non scoprii mai se continuassero ad utilizzare il mio corpo come sacco da box, o i dolori che sentivo una volta sveglio fossero quelli precedenti amplificati dal mio stato cosciente.
Mi sgranchii il collo, i miei occhi facevano fatica ad aprirsi, credevo che fossero gonfi, il che era anche piuttosto probabile: probabilmente non c'era una singola parte del mio corpo che non era stata toccata.
“Buongiorno principino, come va?” quella voce mi era fin troppo conoscente. Per la prima volta pregai, pregai davvero di essermi sbagliato, e quando mi resi conto del fatto che non fosse stato un brutto scherzo della mia mente, pregai che un imprevisto lo facesse allontanare da lui.
Dire che avevo paura di lui era poco: ne ero letteralmente terrorizzato, tanto che il mio corpo prese a tremare convulsamente nel vederlo ancora lì, con quel sorriso pazzo e le mani incrociate dietro la testa.
“Non rispondi?” inclinò la testa di lato, sembrava tranquillo, quando non lo era dovevo avere ancora più paura “Sai quanto hai dormito?”
Scossi la testa, anche se facevo fatica anche nel fare quello, mentre come per prassi sentii i miei muscoli intorpiditi formicolare, ed era ironico il fatto che mi fossi abituato al dolore ma non a quello. Dovevo scuotere la testa o annuire, quello era il minimo, e già da lì si vedeva la mia psicosi al pensiero di venir toccato ancora, perché ero arrivato in una fase in cui anche il solo sfiorarmi mi faceva venir voglia di urlare dal dolore, tanto che non capivo più se soffrissi davvero fisicamente o non fosse un altro gioco della mia mente.
“Dormi da sei ore, dovresti saltare di gioia in questo momento!” esclamò, avvicinandosi pericolosamente a me ed io scattai istintivamente indietro, ma per la sua mano fu semplice arpionarsi ai miei capelli, facendomi immediatamente scoppiare la testa dal dolore, perché quel gesto lo avevano compiuto fin troppe volte “Smettila di tentare il suicidio, coglione, non puoi morire cadendo da una sedia”
“Una volta forse no” ringhiai, alzando lo sguardo iniettato di sangue sul suo, divertito come sempre “Ma due, tre, quattro, forse sì”
“Stupido da parte tua tentare di sfidarmi” soffiò sul mio viso, muovendomi a suo piacimento come avrebbe fatto un burattinaio “Credi che ti ucciderò se continuerai a provocarmi?” rise contro il mio viso, il suo alito puzzava di tabacco, il tabacco aveva smesso di ricordarmi Ririn, per colpa loro “Morirai quando lo decideremo noi, Yoongi. Le tue provocazioni non mi innervosiscono” mi sarei aspettato un pugno, uno schiaffo, mi sarei aspettato che continuasse a tirarmi i capelli, ma non che spingesse la sedia per farmi cadere lui stesso, facendomi sbattere la testa per terra, provocandomi un gemito di dolore, che non espresse neanche minimamente il dolore che provai in quel momento “Guarda, non ti esce neanche sangue... devi ascoltare più spesso quello che dico” la suola della sua scarpa si poggiò sul mio petto, premette leggermente, ma sentii già un dolore atroce irradiarsi senza che io potessi controllarlo “Allora principino, parliamo un po'?”
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𝘏𝘖𝘛𝘌𝘓 𝘉𝘓𝘈𝘊𝘒 𝘔𝘖𝘛𝘏 // 𝔧𝔢𝔬𝔫 𝔧𝔲𝔫𝔤𝔨𝔬𝔬𝔨 ✔️
FanfictionSeoul, 1962 {STORIA COMPLETA} "Correva l'anno millenovecentocinquantotto, quando un piccolo gruppo di anime decise di rendere il proprio presente un po' meno incerto, rifugiandosi tra le braccia di coloro che inconsapevolmente crearono un covo per...