Parte 93 RICOMINCIAMO?

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Ci vuole un coraggio immenso per ricominciare...

Ci vuole una forza immensa per lasciare andare...

Ci vuole un amore immenso per restare... 

Ci vuole dignità per non dimenticarsi mai chi siamo... 

(Silvia Nelli)

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Quell'abbraccio aveva dato a tutti e due un momento di respiro, un fremito di vita. Timidamente, le chiese, -" Andiamo a casa nostra, Nat? ", lei lo guardò confusa e lui lesse in quello sguardo smarrimento.... tristezza e ne rimase sconvolto. Cosa le aveva fatto? Sarebbe voluto morire in quel momento. Attese comunque, perso in quegli occhi tanto amati, ma spenti, una sua risposta che non tardò ad arrivare. -"Non sono pronta, Can, ho bisogno di un po' di tempo. Non chiedermi perché ...io... io...non lo so, ma ho bisogno di tempo." e lui, con gli occhi lucidi che cercavano di penetrare quelli di lei, rispose, -" Però possiamo vederci? Ti prego Nat." Natalia girò lo sguardo già umido di lacrime e gli rispose, -" Certo Can. Possiamo vederci." Insieme si avviarono all'uscita del parco giochi e presero un taxi ciascuno. Lei per andare da Carmen a prendere i suoi figli, lui per dirigersi a casa loro. Non appena richiuse la porta alle sue spalle, Can avvertì una morsa allo stomaco. Era da solo in quella casa che sapeva tanto di loro, della sua famiglia, della sua vita che ora vedeva tagliata a metà. Gli caddero gli occhi sul mobile dell'ingresso e vide che c'erano poggiate le chiavi di Natalia. Non era possibile, le aveva lasciate lì perché non aveva alcuna intenzione di tornare? Si sedette sul divano del soggiorno e si prese la testa fra le mani. Pensava a quanto facesse piacere il solo sentire o leggere la parola amore, quel sentimento meraviglioso capace di far vivere sensazioni uniche e speciali, che abbraccia dal singolo all'universale... Ma era anche un sentimento figlio di tensioni, dispiaceri, delusioni, mortificazioni e sofferenze. Proprio quella sera si ritrovò a riflettere su questa affermazione che aveva letto e, con la sua mente, andò a ritroso per rivivere tutte le sue vicissitudini e i suoi travagli, convissuti nel suo rapporto con Natalia. Quante sofferenze, quante lotte col mondo e con se stesso, quanti bocconi amari aveva ingoiato, guardando sempre al suo amore. La sua donna rimaneva sempre allo stesso posto nella sua vita. Nella sua anima, occupava il gradino più alto e più sublime. Tutto di lui, adesso come non mai,  tendeva a lei, per tornare a stare ancora insieme e per sempre. L'aveva vista pallida, tremante, scossa e quasi schiacciata dal terrore di non ritrovare il loro bambino, mentre si portava le mani al petto, all'altezza del cuore per lo stupore di trovarsi lui davanti. Voleva rassicurarla, abbracciarla, per far sì che si rasserenasse e smettesse di tremare, cercava di riempire quel vuoto in lei che aveva proprio la sua forma e di colmare il buco che si era creato in lui, dopo la sua partenza da Istanbul. Lui l'aveva vista così, intirizzita dalla mancanza di quel calore che solo con la sua presenza riusciva a percepire. Era come un cigno dalle ali spiegate che non volava, perché non ci riusciva, in mezzo alla bruttura di un mondo a cui si era convinto di non poter appartenere più. Ognuno di loro era in un deserto di pietra, solo, con un'infinità di desolazione. Natalia era rimasta inerme tra le sue braccia, non aveva fatto alcun movimento. Aveva notato in lei solo un aumento della sua temperatura corporea e lo consolò il solo pensiero di averla scaldata un po'. Meritava la felicità con la sua donna e avrebbe lottato a costo della vita per ottenerla. Era deciso a tutto pur di rimettere in piedi il loro rapporto, non avrebbe mai smesso di tentare in tutti i modi di riavvicinarsi a lei. Non poteva e non sapeva farne a meno. Lei era sempre dentro di lui, in ogni cosa che gli stava attorno. Era nel suo corpo, il suo sangue e la sua linfa vitale. Rivoleva quello che insieme erano, il loro essere una cosa sola sotto tutti gli aspetti e la loro anima unica.  Era lei che gli aveva scaldato il cuore, che gli faceva ardere il sangue al solo pensarla ed era sempre lei quella che temeva di stare con lui. Com'era stato possibile? Non riusciva a darsi pace. E la colpa era solo sua. Era stato risucchiato dal vortice dell'ebbrezza della carriera e aveva trascurato quegli elementi, per lui scontati, che erano la sua sostanza di vita.                                                              Il giorno dopo, con la scusa di chiedere dei bambini e di poter vedere la piccolina, Can chiamò Natalia. -" Pronto, Nat, come stai? Come stanno i bambini? E Guven è tranquillo? Vorrei vedere Eraclea, posso venire se non ti disturbo?" Lei gli rispose immediata, -" Certo che puoi." -" Va bene, sto arrivando.", le rispose. In meno di mezzora suonò alla porta e, quando lei aprì se lo ritrovò davanti carico di pacchi per i loro figli. La piccolina gli corse incontro e lui la prese e la fece volteggiare tra le sue braccia, facendola ridere felice. Se la strinse al petto, le coprì il visetto di baci e tenne le sue labbra poggiate sulla sua testolina per qualche minuto. Quanto gli era mancata questa sensazione di viva paternità e il contatto con le sue creature. Il cuore gli faceva male, ne percepiva proprio un dolore fisico. Lasciò scendere dalle sue braccia la bambina, solo quando lei, incuriosita dai pacchi, fece l'atto di svincolarsi dall'abbraccio del padre. Le baby sitter si spostarono nella stanza dei giochi con la piccola e misero da parte i doni che il padre aveva portato anche per i gemelli, che avrebbero trovato non appena tornati dalla scuola. Can le propose di andare a fare insieme una passeggiata. Natalia si rese conto di non riuscire a trovare un modo di rifiutare, quindi accettò l'invito per andare a fare quattro passi insieme. Non appena furono fuori, lui le regalò uno di quei suoi ormai rari sorrisi che addolcivano i tratti del suo volto tirato e accendevano i suoi occhi neri come il cielo di una notte stellata. Le prese una mano e poggiò l'altra sulle sue spalle, attirandola a sé. Lei riusciva a percepire col suo braccio i duri muscoli del suo fianco e in un attimo si sentì avvolta dal suo calore. Era tutto così dolorosamente familiare, tanto che desiderò perdersi in quella sensazione, appoggiandosi a lui per assorbirne la forza. Come lo desiderava! Sbirciando i suoi occhi vi lesse un grande ardore pari proprio al suo. Si girò allora a guardarlo di fronte. Sarebbe bastato un piccolo movimento perché le loro bocche si sfiorassero. Certo baciarlo sarebbe stato meraviglioso, ma anche rischioso. Il suo respiro caldo le solleticava i capelli e lei avrebbe voluto, anche per un attimo, abbandonarsi a quelle sensazioni che solo lui riusciva a farle vivere. Per Can un'altra occasione di tenerla fra le braccia poteva non presentarsi molto presto e lui rifletté su questo, in quel contesto forse non era giusto lasciare riaffiorare i ricordi. Voleva assaporare quel momento come preludio di un nuovo inizio, però non riusciva a fare a meno di pensarci. Le dolci forme di lei si adattavano al suo abbraccio proprio come se Natalia fosse stata modellata apposta per lui. I suoi capelli e la sua pelle profumavano di femminilità delicata e, nei suoi occhi, aveva intuito il desiderio che ricordava molto bene. Fece scorrere un dito lungo la sua guancia e sul labbro inferiore e lei socchiuse gli occhi. Sorpreso, Can dovette compiere uno sforzo immane per non cedere alla tentazione di poggiare le sue labbra sulla sua bocca per poterla assaporare di nuovo. Si trattenne per paura di sembrare troppo invadente, col rischio di essere abbandonato di nuovo e questa volta sarebbe stato ancora più duro sopportare le conseguenze. C'erano dei tavolini con delle sedie all'esterno di un bar e le propose di sedersi. Natalia accettò con un cenno del capo e lui spostò per lei una sedia e la fece accomodare. Subito dopo arrivò un cameriere a chiedere cosa volessero ordinare. Consumarono stuzzichini abbondanti accompagnati da un aperitivo a base di prosecco. Rimasero a lungo a guardarsi e a sfiorarsi le mani. Parlarono poco, ma i loro occhi dicevano molto. Leggeva nello sguardo sempre così eloquente di Can un grande desiderio di riunirsi. Anche lei desiderava il loro prima, ma nello stesso tempo non riusciva a sorvolare su quello che era successo, su ciò che aveva dovuto affrontare e il dolore che aveva vissuto e che ancora attanagliava il suo cuore ferito. Ma lui era veramente disperato, cercava di non mostrarlo, ma dai suoi occhi traspariva tutto il dolore di un cuore affranto perché ferito da quell'amore che gli aveva dato tanto, ma che l'aveva devastato allo stesso tempo. Eh, si! L'amore gli aveva dato tutto, ma gli aveva portato via la pace, la serenità e la salute dell'anima. -" Nat...", le disse in un sussurro. -"Dimmi..." rispose lei. -"Ti prego. Riprendi le tue chiavi di casa nostra. Le ho trovate sul mobile dell'ingresso... Per favore Nat, non farmi questo." continuò. Lei lo guardò per un istante e immediatamente abbassò lo sguardo. Non gli rispose subito. Allora lui le prese la mano, gliela aprì, vi posò il mazzo di chiavi e gliela richiuse, tenendola stretta nella sua. Natalia fece un respiro profondo e gli disse, -" Can, se ti ha fatto male sapere che non ero più in possesso delle chiavi, mi dispiace. Ma volevo star fuori da quella casa dove tutto trasuda di noi, non potevo sopportarlo. La casa di mia madre andava benissimo per me e i bambini, c'era tutto lo spazio che ci serviva e anche le stanze per le baby-sitter, una volta che lei è andata a vivere con zia Clotilde. Sarebbe stato tutto più pesante per me vivere immersa continuamente nei ricordi ridestati da ogni oggetto. Non ce la potevo fare.", e lui rispose, -" E adesso Nat? Pensi di potercela fare? Torna con me, insieme nella nostra casa e con i nostri bambini. Ti prego. Abbiamo sofferto abbastanza e non ce lo meritiamo. Credimi." e lei, -"Can tu non sei più lo stesso, il tuo sguardo è diverso, i tuoi lineamenti sono tirati e credo di sapere il perché. Hai fatto qualcosa che non volevi fare, hai mandato all'aria la tua meravigliosa carriera. Io non posso permetterti di farlo. So che non lo vuoi, ma ti sei convinto che devi. Se te lo lasciassi fare, ti farei ancora più male e, credimi, io non ho mai voluto farti soffrire." La guardò stupito. Il suo sguardo tanto amato da lui, era tornato quello di velluto nero, carezzevole, dolce, ma nello stesso tempo più deciso. Mentre lei notò un bagliore nuovo negli occhi di lui, quando le rispose, -" No, no, Nat. Non pensarlo nemmeno. Io ho deciso. Sono stanco di questa vita che mi ha veramente dato molto, ma che mi ha messo davanti a prove troppo grandi per me e per le mie vere realtà. Non pensarlo. Voglio godere tutti gli attimi futuri insieme a te e alla nostra famiglia, senza se e senza ma. Senza nessuna nuvola o ombra su di noi. Continuerò a fare l'avvocato, ho fatto degli investimenti redditizi, di sicuro non avremo problemi finanziari e staremo insieme. È questo ciò che voglio. Nessun rimpianto, credimi. O sei tu che mi vuoi personaggio pubblico... con annessi e connessi?" Le sorrise la sua bocca insieme ai suoi occhi, evidenziando quelle meravigliose fossette sul suo viso. Natalia ne rimase affascinata come sempre e non poté fare a meno di sorridere anche lei. A quel punto ebbe la certezza che non si era sentito obbligato a fare quella scelta e che non se ne sarebbe pentito. Can aveva maturato la sua decisione dopo molte riflessioni e aveva scelto liberamente. Gli sorrise e gli prese la mano. Andarono insieme a prendere i gemelli a scuola e, quando arrivarono a casa, i bambini non vollero allontanarsi dal padre. Così Can fu costretto a salire con loro. L'invito a rimanere salì alle labbra di Natalia con spontaneità e lui fu felice di accettare. Trascorsero un pomeriggio sereno tutti insieme, dopo tanto tempo, fino all'ora di cena, quando Can si alzò per andarsene. Lei ancora una volta gli chiese di rimanere a mangiare con loro e lui si offrì di aiutarla. Prima di andarsene diede la buonanotte ai suoi bambini, rimboccò loro le coperte e cullò Eraclea fino a farla addormentare. Salutò Natalia e si avviò verso la sua automobile. Lei fu tentata di fermarlo, ma subito scacciò quell'idea, tuttavia gli scrisse un messaggio. -' Come siamo stati bene...Ci vediamo domani...Ti aspettiamo.' Lui lesse quel messaggio e il suo cuore gioì perché pieno di speranza. Can quella notte riuscì a dormire sereno, come non accadeva più da tanto tempo.

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NATALIA E CANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora