"Non dovremmo stancarci mai di esprimere il nostro amore, come per certo non ci saziamo mai di sentirlo espresso. "
(LEO BUSCAGLIA)
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Natalia chiacchierava allegramente con i suoi parenti italiani. I suoi cugini c'erano tutti con le rispettive famiglie. Si complimentavano per la splendida organizzazione e, mentre discutevano del più e del meno, vide avvicinarsi un giovane uomo che non riconobbe. Era alto, ben fatto, con i capelli lunghi e biondi. Senza esitazione si diresse verso i bambini, sorpassando il capannello in conversazione, fece loro una carezza ciascuno, infine si mise a parlare con sua madre. Notò che gli teneva le mani con affetto. Non riusciva a capire chi fosse. Il proprietario dello studio legale internazionale dove lei aveva lavorato a Roma, la fermò mentre si avviava verso di loro, perché voleva conoscere i suoi colleghi turchi, così lo presentò a Burak e Nasli. Can era immerso in una discussione con alcuni suoi amici e colleghi e, quando girò lo sguardo, vide che Natalia era concentrata ad osservare l'uomo che, continuando a fare carezze ai suoi bambini, interloquiva con sua madre. Qualcosa lo spinse ad avvicinarsi a sua moglie. Si scusò e si allontanò. La prese per la vita e le chiese chi fosse, indicandolo con gli occhi. Lei gli rispose "Non ho ancora capito chi possa essere, ma mia madre lo conosce certamente. Vieni, avviciniamoci." Un grido di stupore le sfuggì dalla gola. -"Jacopo..." Era più alto e più magro di come lo ricordava. Sapeva che prima o poi quel momento sarebbe arrivato, ma non pensava proprio in questa circostanza. D'altronde era suo cugino, era stato il suo compagno di giochi, il suo amico adolescenziale e anche il suo primo amore. Gli occhi scuri di lui, che una volta avevano avuto la capacità di guardarle attraverso l'anima, prima di stordirla con il primo bacio rubato, erano diventati più intensi e penetranti. Tuttavia non mostravano segni di calore o di affetto mentre la percorrevano. -"È passato tanto tempo, cherie" disse infine lui, con una calma e un distacco emotivo che le fecero male. Erano sette anni che non lo vedeva, e adesso gli sembrava fosse ieri che... Gli anni trascorsi...quelli intercorsi da quando lui l'aveva lasciata senza dirle nulla, dall'oggi al domani, ed era andato a Parigi, l'avevano cambiato. Sembrava essere diventato un uomo distante... irraggiungibile. Fisicamente, era più attraente rispetto a prima. Portava ancora i capelli un po' lunghi, e lei ricordò tutte le volte che lo aveva pregato di non tagliarli. Ma c'erano nuove linee intorno alla sua bocca e ai lati del naso, che gli conferivano una certa durezza. Quella decisa freddezza sembrava sfidarla a rompere la barriera, per svelare il ragazzo che le aveva fatto battere il cuore anni prima. Ed ora che se lo ritrovava di nuovo così vicino dopo tanto tempo, non le procurava nessuna emozione. Natalia ebbe l'ennesima conferma che per lei esisteva solo il suo kral, Can. Era innamorata solo di lui. -"Sei sempre uguale, cherie. Sei sempre la bella ragazza che mi regalava un po' del suo tempo quando non aveva niente di meglio da fare." Lei gettò indietro la testa, con immenso orgoglio e, con un eloquentissimo sguardo che lo incenerì, gli disse: -" Caro cugino Jacopo, ti presento mio marito, Can Yaman, l'uomo che amo più di me stessa, il padre dei miei bambini, l'altra metà della mia anima." Con un leggero inchino del capo, si strinsero la mano e, subito dopo, Natalia tirò suo marito per dirigersi insieme verso la pista da ballo. Quelle parole di Natalia ebbero un'eco particolare nella mente di lui, perché celavano molto di più rispetto a quanto avevano affermato. Lei sentiva l'esigenza di stare tra le sue braccia, al sicuro e, in quel momento, non era possibile in nessun altro modo se non ballando. Notò la sua mano contrarsi e stringersi a pugno. Le sue nocche erano già bianche. Capì che Can aveva compreso tutto. Un'ombra era scesa sulla luminosità di quella loro festa e questo le arrecava un gran fastidio e una cruda sofferenza, per la percezione del disappunto di suo marito che, per tutto il resto della serata, non aprì più bocca. Ballarono in silenzio, guardandosi negli occhi, cercando di leggervi l'uno qualcosa dell'altro, quel qualcosa che avrebbero voluto dire e chiedere, ma che lì e in quel contesto, non potevano assolutamente fare. Finito il ballo, si rese conto di aver riacquistato ancora più sicurezza dal contatto con Can, gli strinse un attimo la mano, lo fissò negli occhi e si diresse verso sua madre e zia Clotilde che continuavano a parlare con Jacopo. Non sapeva perché era venuto e che cosa voleva da lei, così decise di mettere fine una volta per tutte a quella situazione. Gli fece cenno con la testa di allontanarsi un po' e di seguirla affinchè nessuno potesse ascoltare. Lui ubbidì e si spostarono di qualche passo. Lo guardò dritto negli occhi, interrogandolo. -" Perché sei venuto?" Lui abbassò lo sguardo e iniziò: -"Dopo che me ne andai, sette anni fa, non feci più avere notizie di me. E ora sono ricomparso all'improvviso... Ti chiedi il perché giustamente....Non ti biasimo per non capire il mio comportamento, nessuno più di te ha ragione di voler sapere. Ed è giusto che io te lo dica." Lei ascoltava in silenzio. -"Quando vivevo a Roma, tu eri una tentazione per me, è vero, ma non eri l'unico significato della mia vita. Decisi così di trasferirmi in Francia a frequentare l'Università Internazionale, seguendo il consiglio del marito di zia Clotilde, che mi avrebbe iniziato alla carriera diplomatica. Ma non ho trovato il coraggio di dirtelo né di salutarti. Così sono partito in silenzio. Mi sono gettato anima e corpo negli studi. A Parigi ho incontrato altre donne che avevano lo stesso tuo effetto su di me. Poi, quando mi hanno offerto il posto all'Ambasciata, ci ho quasi ripensato e mi sono detto che ciò che volevo era tornare a casa. Ma mi sbagliavo. Parigi mi mancava più di quanto pensassi, così sono tornato indietro, ho accettato l'offerta e mi sono fermato lì in pianta stabile. Circa due settimane fa, poi, ho ricevuto l'invito alle tue nozze e ho pensato di parteciparvi, per rivedervi tutti e darti le giuste spiegazioni del mio gesto di allora." Lei gli rispose con molta serenità: -"Non ho bisogno delle tue spiegazioni, non mi interessano più da tanto tempo ormai. Non ti biasimo per aver accettato l'offerta. Hai raggiunto quello che non avevi mai pensato di poter avere. Comunque, io sono felice e appagata, ho una meravigliosa famiglia, un marito che mi adora e che amo con tutta me stessa. Spero che tu possa avere una bella e serena vita. Addio, Jacopo." Girò su se stessa e si allontanò. Nello stesso momento lui si accomiatò dalle zie e se ne andò. Can non l'aveva persa di vista neanche un istante. I suoi occhi la seguirono in tutti i suoi movimenti e, quando lo vide andar via, respirò di sollievo. Ma dovevano ancora parlare loro due. Quando gli invitati se ne furono andati e tutti si ritirarono nelle proprie abitazioni, rimasero finalmente soli, ma suo marito ancora non parlava. Si tolsero gli abiti della cerimonia, fecero la doccia, questa volta ognuno per proprio conto, indossarono dei morbidi bermuda e magliette a mezze maniche e si sedettero sul divano del soggiorno. Nessuno dei due aprì bocca, fin quando Natalia non gli andò vicino. Si lasciò cadere in ginocchio davanti a lui e gli prese le mani. -"Io ti amo, kral, ask. Ti amo con tutta la mia mente, il mio corpo e la mia anima. Ti ho amato da sempre, dacché ti ho conosciuto, non ricordo un momento in cui non l'abbia fatto." La penetrò con gli occhi, mentre a labbra strette le tuonò, -" Parla!" Lei , con molta tranquillità gli narrò ogni cosa, senza nulla tralasciare e, quando ebbe finito, gli prese la mano, aspettando di sentire la sua voce. -"Nat, amore! Non ho mai avuto alcun dubbio su di te, ma non capivo le sue intenzioni quali fossero...." mormorò, sollevandola contro di sé e portandola sul letto. -"Amore mio. Solo mio." Coprì il suo viso di baci. -"Io ti amo." Le baciò le labbra. -"Ti adoro." Le baciò gli occhi e il naso. -"Ti amo. Oh, mio Dio, quanto ti amo! Non posso pensare a te lontano da me. Io non ho mai voluto nessun'altra donna come moglie, come madre dei miei figli, come mia compagna e amante.... Ti amo, e ti amerò fino alla morte, e perché no? Anche dopo." Lei gli mise un dito sulle labbra. -"Non parlare di morte, adesso. Non quando abbiamo tutta la vita da vivere. Vivere davvero. Lo sai che ho sposato l'uomo più sexy del pianeta?" -"Questo è vero" affermò lui seriamente, per vedere la sua reazione, che non si fece attendere. -"Oh, sei orribile, kral!" lo accusò Natalia, poi scoppiarono a ridere entrambi. -"Promettimi che non cambierai mai, che sarai sempre il mio kral" lo pregò lei, prima che si perdessero l'uno nelle braccia dell'altro per un tempo infinito, assaporando una passione profonda. -"Sì, forse sono un uomo orribile" ammise lui dopo un po' tempo. -"Non permetterò a nessun altro di venirti vicino. Sono molto possessivo, con te mi sono scoperto così...." Era per questo motivo che non aveva più parlato con lei per il resto della serata, fino a quando la sua Nat non gli raccontò tutto. La gelosia lo faceva chiudere in se stesso e lo rendeva più triste che arrabbiato.
CAN:
"La luce speciale di quel pomeriggio attraversava tutta la nostra esistenza, non si limitava all'incontro fisico, ma rappresentava i nostri modi di comunicare, di esprimerci, entrando in contatto con gli sguardi, in uno spazio unico, per noi due, "creato" e "ricreato", giorno dopo giorno, per ravvivare lo scambio emotivo. La nostra fusione era circondata, protetta e custodita dall'unione della nostra emotività. Pensieri, idee, idealizzazioni e varie realtà che avevamo vissuto, ci spingevano verso un universo unico e irripetibile. La Passione, la simpatia, la reciprocità ci portavano a quella nostra sublime Intimità. Vivevo delle strane sensazioni, così alte da superare tutta la materialità e la fisicità. Solo anime affini e fuse potevano vivere quello che io e lei stavamo vivendo. Una sorta di magia ci avvolgeva e la serenità dominava tutta l'atmosfera che ci circondava. E' più forte di me, non riesco mai a distogliere gli occhi da lei, quando so che c'è, perché anche con un semplice incrocio volante di sguardi, sappiamo di esserci sempre, ci confermiamo di appartenerci. E' una nostra tacita intesa. Ero in conversazione con alcuni amici e, quando girai lo sguardo, vidi che la mia Nat era concentrata ad osservare un uomo che faceva carezze ai miei bambini e parlava con sua madre. Mi avvicinai a mia moglie. La presi per la vita e le chiesi chi fosse quello che era stato capace di farle spostare lo sguardo da me. Già questo mi irritava. Lei mi rispose che non lo sapeva. Ci avvicinammo insieme, chiunque fosse stato, doveva sapere che c'ero io accanto a lei. Solo quando fu di fronte a noi, lei riconobbe un suo cugino. Ma dalla sua espressione e dalle frasi che si scambiarono, capii subito che tra loro c'era stato qualcosa, di cui io ero all'oscuro. Una gelosia terribile mi assalì, come una nube nera improvvisa in una giornata di splendido sole. Lei mi trascinò sulla pista da ballo, lo capii che aveva bisogno di stare tra le mie braccia, proprio in quel momento. Ballammo, ma non dissi una parola. Non riuscivo a trattenermi e serrai la mia mano a pugno fino a farmi male il palmo con le unghie. Per tutta la sera non volli parlare con lei. Dovevamo farlo dopo, da soli. Il pensiero che fosse stata con qualche altro come era con me, mi stava facendo impazzire. Non vedevo l'ora che tutti andassero via, dovevo sapere, dovevo capire. Di lei mi fidavo ciecamente, ma lui non capivo con quali intenzioni fosse venuto. Ancora non riuscivo a parlarle. Lei comprese quello che stavo vivendo e mi venne vicino. Mi raccontò tutto. Era solo una ragazzina, frequentava ancora il liceo, quando visse la sua storia adolescenziale. Compresi quanto mi amasse e come l'avesse cacciato educatamente. Era venuto a portare una nuvola scura nel nostro immenso sole di quel giorno, ma il vento Natalia, l'aveva spinta lontana, da dove era venuta. La sollevai contro di me e la portai sul nostro letto. Lei era il mio Amore. Solo mio. Coprii il suo viso di baci. Le baciai le labbra e la tenni stretta a me, dopo averla amata fino allo sfinimento, fin quando non si addormentò. Solo allora riuscii a chiudere gli occhi, sereno e appagato... "
Lascia che ti parli anche con il tuo silenzio
Chiaro come una lampada,
semplice come un anello.
Sei come la notte silenziosa e stellata.
Il tuo silenzio è di stella, così lontano e semplice.
Mi piaci quando taci perché sei come assente.
Distante e dolorosa come se fossi morta.
Poi basta una parola, un sorriso.
E sono felice, felice che non sia vero.
[Versi tratti dalla poesia "Mi piaci quando taci" di Pablo Neruda]
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NATALIA E CAN
RomancePuò succedere che un grande attore, cercato e richiesto da tutti rimanga coinvolto da uno sguardo casuale, dalla mano affusolata di una sconosciuta? Dalla percezione delle sensazioni di una semplice ragazza, incontrata per caso? Così ho immaginato l...