"Vivo a modo mio, ma vivo, vivo sperando continuamente, vivo..."
(Mirta Bertolodo)
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La pioggia batteva sui vetri e il cielo era carico di furiose nubi nere che non promettevano niente di buono. Era la loro seconda notte dopo la festa del matrimonio e una tempesta sembrava voler sconquassare Istanbul. Una semplice burrasca, niente di più, aveva assicurato il meteorologo. Niente di cui preoccuparsi. La mattina dopo tutto sarebbe tornato alla normalità. La pioggia cadde più forte. Il vento aumentò il suo ululato e Can ancora non tornava dalla sede della GOLD, dove era andato a ritirare il copione aggiornato dell'ultimo episodio della serie. Sapeva che quella sarebbe stata una puntata molto articolata, con parti girate in località diverse e parecchio distanti. Lui glielo aveva anticipato, per darle il tempo di prepararsi ad accompagnarlo tutte le volte. Erano rimasti d'accordo così. Dopo di che, si sarebbe preso una lunga pausa di riposo dalle scene, apparendo solo a qualche evento importante, ma sempre insieme a lei. Aveva progettato che avrebbe preso in affitto per un anno uno yacht con un equipaggio completo di medico, camerieri, cuoco....e partire con tutta la famiglia, comprese nonna Amelia, zia Clotilde e baby sitter. Una vacanza davvero unica e speciale, per godersi quella serenità e quella totale convivenza, senza pensieri. La tempesta era aumentata parecchio di intensità. Finora non ci aveva fatto caso, ma ora sembrava che ci fosse un tifone là fuori...Provò a chiamare Can, ma era irraggiungibile. Cominciò ad avere paura. Di colpo andò via la corrente elettrica. All'interno della casa si accesero luci di emergenza, ma fuori c'era buio pesto. Il tempo passava e di suo marito nessuna notizia. Era già notte fonda, non voleva chiamare suo padre per chiedergli di attivarsi in qualche modo. Tendeva l'orecchio ora verso l'esterno, sperando di sentire il rumore del motore dell'auto, ora verso la camera dei bambini, per paura che si svegliassero. Ma l'unico suono che riusciva a percepire era solo quello del forte scroscio del violento temporale. La proprietà Yaman era situata in una zona collinare e, dai pendii scendeva acqua e fango, inondando l'esterno dell'abitazione di un alto strato limaccioso. Nonostante l'interruzione dell'energia elettrica, le videocamere di sorveglianza erano attive e rilevavano le immagini anche al buio. Le venne in mente di guardare il monitor, con l'inquadratura fuori dal cancello. Ad un tratto vide il cancello aprirsi. La guardia di sicurezza, dalla sua cabina, aveva già visto Can. Entrò a piedi, bagnato fradicio. Natalia gli corse incontro, incurante della fitta e violenta pioggia, gli prese la mano e gli chiese cosa gli fosse successo. Non immaginava di trovarsi sotto i piedi un fiume di fango, viscido e in movimento e di dover resistere ad un vento fortissimo. Mentre abbracciati cercavano di raggiungere l'interno della loro abitazione, una delle loro automobili, spinta dal vento e trascinata dal fango, si spostò e, senza che se ne rendessero conto, li investì, scaraventandoli a terra e passando sopra i loro corpi, terminando la sua scivolata contro il recinto della piscina. Si chiedeva cosa fosse successo, ma non riusciva a muoversi. Si rese conto di essere stata colpita da qualcosa di molto pesante che poi le era passata addosso..... Ma era con Can, lui era appena tornato. Sentì nella sua mano quella di suo marito, provò a stringerla, ma non vi riuscì. Quella mano era ferma, immobile. Ma cosa stava succedendo? Il loro amore era forte e profondo. E così vero, come un guerriero che avrebbe dovuto difenderli, proteggerli e lottare con loro e per loro. Il loro amore era fatto per durare, per sopravvivere. Non poteva finire così la loro vita, non adesso, non in questo modo. Ma nessun suono usciva dalla sua bocca, per quanto provasse a chiedere aiuto. Lui era immobile accanto a lei e le loro mani unite, inermi. Si sentì precipitare in un vortice senza fine. Poi più niente. La guardia di sicurezza corse verso di loro con una torcia e, resosi subito conto delle condizioni di tutti e due, immediatamente chiamò i soccorsi. Tutti furono allertati, il pronto intervento, la polizia e le ambulanze che, a sirene spiegate, li portarono in ospedale. Molti nosocomi della città erano pronti ad accogliere i feriti, ma il soccorso immediato, reso ancora più difficoltoso dalle avverse condizioni atmosferiche, era partito da quello più vicino al luogo dell'incidente. Medici, ambulanze e infermieri furono inviati sul posto, convocati con urgenza. Alle cinque, tutto lo staff del Pronto Soccorso si accingeva a completare il lavoro residuo. Li portarono in rianimazione, dopo aver riscontrato in tutti e due, costole fratturate e commozione cerebrale. In più, Can era in ipotermia. La sua Jeep era stata rinvenuta a qualche chilometro dalla sua abitazione, per un grande albero divelto sulla strada. Perciò, impossibilitato a procedere, aveva proseguito a piedi. Bagnato fino alle ossa e con il vento gelido della notte, era quasi congelato. Li misero nella stessa stanza, l'uno accanto all'altra e lasciarono la tenda divisoria aperta. Sembravano davvero addormentati, a parte la serie di tubi collocati dovunque. Le coperte termiche li ricoprivano interamente, lasciando visibili solo la testa e le spalle. Ma erano insieme. Erano, anche se inconsciamente, pronti a lottare per vivere, per i loro figli, per il loro amore. Dietro la porta a vetri del reparto di Terapia Intensiva , in meno di un'ora, si ritrovarono i genitori di Can, i suoi manager, il suo produttore, Asli, Nazli e Burak. Zia Clotilde e la madre di Natalia, piangevano sommessamente. Si guardavano smarriti tra di loro, aspettando notizie. Un medico comunicò che tra i due, lo stato di salute di Can era il più compromesso a causa dell'ipotermia, rischiando un arresto cardiaco. Stranamente, notavano che le pulsazioni di ambedue aumentavano e diminuivano quasi contemporaneamente, come se stessero vivendo le stesse situazioni. Una sorta di sogno sincronico, come raramente può succedere tra persone che hanno un legame molto stretto. Fu la spiegazione che diedero agli astanti, quando terrorizzati vedevano accorrere il personale medico, per monitorare le pulsazioni anomale e quasi contemporanee di quei due.. dissero che tutto partiva dal cervello ed era anche prevedibile che due persone potessero trovarsi nel medesimo tempo, nello stesso stato mentale e, perciò, a vivere le stesse sensazioni. E non c'era da stupirsi, si trattava di Natalia e Can. Dopo qualche giorno, lei, riuscirono a staccarla dal respiratore. Lui non era ancora pronto, bisognava attendere ancora.
NATALIA:
Finalmente è arrivato, ma è a piedi!.. Sarà tutto bagnato, gli vado incontro. Kral.... amore.... lo abbraccio, mi tiene stretta, ma sta tremando... Ma cosa.....un grosso peso sul torace....giro la testa e lui è con me, a terra, in mezzo al fango....Immobile....siamo rimasti abbracciati, con le dita intrecciate... Perché non stringi la mia mano? Sei freddo, ti scalderai. Perché nessuno mi sente? AIUTO.......Prendi la mia mano, per favore, il mio amore ti aiuterà, sai è quello che si è abbattuto sulla mia anima, come l'acqua nel deserto, come i raggi del sole che fanno aprire i petali dei fiori. La mia mano non si muove, io stringo la tua.....ma non si muove. La ricchezza del mio cuore è immensa con te, come il mare,.....così è profondo il mio amore. Più te ne do, più ne ho, perché entrambi sono infiniti. Devi promettere che sopravvivrai, che non ti arrenderai qualunque cosa accada, per quanto grave sia...... Promettimelo kral, e non dimenticare mai, mai questa promessa. Se sopravvivi io sopravvivo...
CAN:
Non posso andare avanti. Quel grosso tronco mi sbarra la strada. Ho perso il mio telefono mentre saltavo in macchina, ora come l'avverto? Non manca molto, devo arrivare a casa. Andrò a piedi....Si può fare...Due ore...,pensavo di impiegarci meno.... Che freddo....Non c'è luce, speriamo che mi veda la guardia e mi apra.... Finalmente..., non vedo l'ora di mettermi al caldo... Ma quella è la mia Nat....Amore mio, mi sta venendo incontro.... devo fare in fretta si bagnerà anche lei.. Abbracciati, stiamo rientrando...Le nostre dita intrecciate... Quanto fango! Si scivola, attenta, baby.....Ma cosa mi ha spinto? Cosa mi è passato addosso? Mi fa male il torace....Oh...la mia testa....Non riesco a muovermi, cerco di stringere la sua mano, ma non riesco a muovere la mia, voglio rassicurarla, ma non emetto alcun suono...Ask, amore, non aver paura, sono con te... Sei la cosa più preziosa in questo mondo, per me....Mia Dea della vita, proteggi le nostre vite....vivi ed io vivrò.
Finalmente anche Can fu in grado di respirare autonomamente, ma, per molte ore, rimase ancora immerso nel sonno, interrotto da brevi momenti di veglia, senza chiedersi cosa avesse, e perché fosse ancora là. Docile, debole, riprendeva lentamente coscienza, in una specie di esistenza sospesa, lontana e diversa dalla realtà, dalla sua vita abituale. Solo quando vide Natalia e ascoltò la sua voce, riuscì a mettere a fuoco quanto fosse successo e perché si trovassero in ospedale. La degenza per tutti e due fu lunga. Dopo qualche settimana, finalmente, poterono fare ritorno a casa. Grandi striscioni con la scritta BENTORNATI li accolsero nel giardino della loro villa. Sotto il patio del soggiorno, una grande tavola imbandita, con le sedie attorno. Dovevano festeggiare. C'erano tutti ad attenderli e in prima fila i gemellini che applaudirono mamma e papà, seguiti dagli altri.
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NATALIA E CAN
RomancePuò succedere che un grande attore, cercato e richiesto da tutti rimanga coinvolto da uno sguardo casuale, dalla mano affusolata di una sconosciuta? Dalla percezione delle sensazioni di una semplice ragazza, incontrata per caso? Così ho immaginato l...