"Ogni coppia condivide un segreto, qualcosa di unico, di particolare. Se questo non c'è... allora non è una vera coppia."
(David Grossman)
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Il produttore americano che aveva conosciuto durante l'ultimo weekend del suo compleanno, lo aveva contattato per una proposta di lavoro negli States. Bisognava comunque incontrarsi, anche in presenza dei suoi manager, per definire l'eventuale contratto. Un lavoro oltre l'Oceano, avrebbe portato Can all'apice del successo mondiale. Si prospettava l'occasione della sua vita. Niente e nessuno avrebbe più fermato la sua ascesa, neanche se avesse deciso di non lavorare più. Sarebbe rimasto comunque nella storia. Dopo averne discusso a lungo, sia col produttore che con i suoi collaboratori, valutò la possibilità di partire per rendersi conto personalmente di questa nuova ipotesi di lavoro. Appena giunto a casa, Natalia gli andò incontro con i bambini in braccio. Guldem subito gli tese le braccine. Lui la prese e se la strinse, la riempì di baci e, immediatamente porse il braccio libero per prendere anche Guven, che già stava iniziando a reclamare l'attenzione del papà. I suoi figli erano il completamento della su vita e di quella disua moglie. Quei visetti che tanto avevano di loro due, erano la cosa più bella che mai avesse visto. Si stese sul tappeto con loro, ci giocò, li coccolò, ascoltò le loro risate, rise con loro. Li portò poi nella nursery per cambiarli e metterli a dormire. Quella sera sembrava che non volessero saperne di andare a letto e, sia lui che Natalia, dovettero faticare non poco per farli addormentare. Finalmente riuscirono ad allontanarsi dai gemellini che dormivano tranquilli nei loro lettini e si spostarono nel soggiorno. Adesso toccava a loro, non si erano nemmeno salutati dopo una giornata estenuante. Si abbracciarono e si baciarono con il loro solito trasporto. Can la mise al corrente della novità e le chiese cosa ne pensasse. -" E' magnifico, kral, certo che devi andare a vedere, valutare bene ed eventualmente accettare. Non sono occasioni da trascurare, sono talmente rare..." gli disse. -" Nat, baby, ask, l'America è lontana, io lo so bene, ci ho vissuto tanti anni fa. E senza te e i bambini non resisterei. Non ce la farei. Se no dobbiamo andare tutti." Lo guardò con stupore e commozione. Gli prese il viso tra le mani e, guardandolo dritto negli occhi gli disse -" Ma sei serio, kral? Cosa dici? Sai che non è possibile, amore mio. Devi andare tu con i tuoi manager, noi ti aspetteremo qua. Se la permanenza dovesse prolungarsi, in seguito decideremo cosa fare." Incoraggiato dalle sue parole, chiamò Cuneytsayil e Ilkerbilgi per confermare l'invito e predisporre la partenza. Qualche giorno dopo furono già in volo. Vennero accolti come alte autorità. Furono organizzati party, gala e cene. Il contratto era magnifico, prevedeva di non stabilirsi a NewYork per lunghi periodi, ma il tempo necessario per girare alcune scene. Solo il primo periodo sarebbe stato più lungo degli altri a seguire. Tutti i giorni si sentivano e si vedevano con le videochiamate. I gemellini riconoscevano il loro papà e interagivano con lui, anche attraverso lo schermo del laptop. Ma si mancavano tanto lo stesso. Una sua ex collega di università che molti anni prima era stata la sua ragazza, durante il suo soggiorno americano, appena lesse la notizia della sua presenza nella city, andò a trovarlo in hotel. Da sei anni non si vedevano e di lei Can non aveva più saputo nulla. Anche lei non aveva più avuto sue notizie, tranne che fosse diventato un attore famoso, come riportato dai social. Da vecchi amici si incontrarono più volte, parlarono delle loro vite che avevano preso strade diverse. Ma, siccome era difficile resistere al suo fascino, Defne si sentì ancora attratta da lui e cercava di dimostrarglielo in tutti i modi. Lui, ignorando volutamente questi atteggiamenti dubbi, continuava a trattarla da amica. Fecero lunghe passeggiate, andarono spesso a cena insieme e la invitava ai party e ai gala a cui partecipava. Natalia seguiva sui social la vita mondana newyorkese di suo marito, quando si accorse che quasi in tutte le foto, accanto a lui c'era la rossa Defne, definita "la vecchia fiamma ritrovata." Lui gliene aveva parlato, non le nascondeva mai nulla e poi, non c'era nulla da nascondere. Tranne che lei era ancora molto innamorata. Più di una volta i paparazzi li avevano immortalati uscire in coppia dai vari locali e lei non perdeva occasione di tenergli la mano o di prenderlo sotto braccio. Lui, dal suo canto, la vedeva come un supporto che gli faceva sentire meno la solitudine. Si era talmente abituato alla sua presenza, che se non si faceva viva lei, ogni giorno, era lui a cercarla. La goccia che fece traboccare il vaso fu una foto che li ritraeva molto vicini, con le labbra a pochi millimetri di distanza. Sembravano proprio pronti per un bacio. Natalia sentì un dolore acuto al petto e un profondo vuoto allo stomaco. La sera si sentirono e si videro come sempre e lui non le disse nulla di nuovo, a parte che sentiva tanto la loro mancanza e sognava di lei tutte le notti. I bambini avevano cominciato a dire "baba" e ne fu commosso fino alle lacrime. Quando si salutarono, forse a causa del pensiero fisso di quella foto, ebbe l'impressione di sentirlo più distante. Doveva fare qualcosa, altrimenti sarebbe impazzita. Non dormì tutta la notte con quel chiodo fisso nella mente che sentiva insinuarsi sempre più in profondità. Si ricordò che Asli doveva raggiungerlo a New York, per portargli i capi per l'outfit del personaggio, a breve. Natalia la chiamò e le disse di prendere un biglietto anche per lei, ma di non dire nulla a Can, perché voleva fargli una sorpresa. Preparò e predispose tutto per i gemelli, attivò nonne e babysitter, non diede nessuna data per il ritorno, perché non sapeva quanto fermarsi di preciso e pregò anche i genitori di Can di non fargli sapere della sua partenza. Arrivarono a notte fonda. Alla reception, dopo aver esibito il passaporto, dove risultava che era la moglie di Mr Yaman, chiese la chiave elettronica dell'alloggio di suo marito, pregando di non avvertirlo per non svegliarlo. La accompagnarono al piano, lei aprì la porta della lussuosa suite ed entrò in punta di piedi. La camera dove dormiva era appena illuminata da una luce molto soffusa e, non appena i suoi occhi si abituarono all'oscurità, riuscì a vederlo nel grande letto King size, che muoveva le mani e le braccia, come se scacciasse qualcosa e si lamentava. Stava sognando qualcosa di brutto, un incubo certamente. Così decise di svegliarlo. Lo toccò con due dita sul braccio, ma niente. Allora cominciò a scuoterlo, fino a quando non aprì gli occhi. Dopo qualche secondo lui accese la lampada sul comodino d'istinto e rimase strabiliato quando si trovò davanti Natalia. Non era del tutto sveglio e la fissava con lo sguardo assente, non riusciva a distinguere se fosse sogno o realtà. -" Ciao, kral, vedo che stai molto bene" gli disse lei. I suoi occhi erano brace ardente di furore. Manifestavano disgusto e collera. -" Congratulazioni per il ritorno della tua vecchia fiamma, ti ci trovi bene, vero? Sono contenta per te. Com'è facile trovare compagnia, vero? Hai dimenticato in fretta, molto in fretta famiglia, figli...., certo, la tua libertà ha un valore inestimabile. Ma non ti preoccupare, non sarai più disturbato, ho voluto dirtelo di persona, guardandoti. Cosa mi dovevo aspettare da un uomo? Solo questo! Corri da lei! Come mai dormi da solo stanotte? Vai!" Si alzò, le si avvicinò, ma lei si allontanò, -"Nat, Ask..." disse in un sussurro -" Non c'è più ask, per te. Non ti avvicinare a me. Mi sporchi." Gli urlò lei. E continuò -" Cosa hai fatto? Sei spaventato della mia rabbia? Fai bene! Sai...la distanza rende tutto più pesante, più triste, più chiaro... Cosa mi stai facendo? Cosa vuoi fare ancora? Pensavi che non sarei venuta, vero? Eri tranquillo! Dove vuoi andare a parare? Ma capisci quello che fai a me? Ai bambini? Hai dimenticato? Mi hai tolto il respiro. Adesso non so più chi sei...non so cosa credere...vorrei un perché, ma non c'è...ho perso la fiducia e il senso di tutto... Domattina me ne ritorno dai miei figli e tu resterai qua. E non osare rimettere piede a casa. Non ti voglio più. Resta con Defne, ma per sempre. Se torni tu vado via io, ti avverto. E sai perché sono venuta? Perché solo guardandoti negli occhi potrò mettere la parola fine a questa storia. Solo guardandoti negli occhi un'ultima volta potrò mettermi il cuore in pace e girare pagina." Una furia era più serena. Mentre parlava, i suoi occhi lanciavano saette. Lui non disse una sillaba. Natalia fece un respiro profondo e smise di parlare. E pensò a quando le diceva che era la sua linfa vitale, ma anche che era sempre lui ad essere il suo dio guerriero, ormai catturato, determinato a proteggere il suo presente, ma a non affrontare il suo passato. Le promesse che si erano scambiati e le esperienze vissute insieme, avrebbero dovuto legarli di più, invece il caso aveva riaperto vecchie porte, da tempo chiuse, che portavano freddi venti di dolore e di insicurezza. Si convinse che Can le stava sfuggendo e la sua più grande paura stava diventando realtà. Il suo amore era messo alla prova in un modo che non era sicura di riuscire a sopportare. Nel momento più alto della loro storia, una traccia del suo passato stava invadendo e compromettendo tutto. Si augurava, in fondo al cuore, che lui non si trovasse di fronte alla scelta terribile tra la sicurezza delle loro vite insieme o la lotta per un futuro che veniva dall'ombra del passato. Improvvisamente tutto le sembrò impossibile e senza speranza. Lui le ripeteva che aveva voglia di lei, di possederla, di continuare a viverla. Ma Natalia non ci credeva più, era anzi convinta che fosse solo una facciata. Solo per far tacere la voce, nella sua testa, che gli diceva che avrebbe fatto una sciocchezza e che non sarebbe stato perdonato. Quando lei finì di parlare, Can aprì le sue braccia pronte ad accoglierla, come sempre. Era quello il suo posto naturale. Era nata per stare lì di giorno, di notte, in cielo, in terra, sotto terra. Erano una cosa sola che niente e nessuno poteva separare, nemmeno la morte. Lei si allontanò, ma lui la prese per un braccio e la fermò. La strinse a sé e cominciò a cullarla. Si sedette sul letto, trascinandola, senza mollare la presa. -"Lasciami," sibilò a denti stretti. Si girò su se stessa, ma quando tentò di strisciare via, lui le circondò i fianchi con le braccia e la seguì sul pavimento. Le venne in mente una frase di Paulo Coelho nel libro 'UNDICI MINUTI' "Che cos'è più importante in questa vita? Vivere o fingere di aver vissuto? Essere grata perché mi ha ascoltato senza criticare e senza fare commenti? Oppure semplicemente indossare la corazza della donna pervasa da una grande forza di volontà, dotata di una 'luce speciale', e andarsene via senza dire una parola?" E pensò che , se avesse voluto, lui avrebbe potuto liberarsi di lei, semplicemente interrompendola con una frase del tipo..."Le nostre anime non esistono più insieme, non sono più vive". Non lo fece, anzi si raggelò al suono della sua voce, con quelle parole destinate a trasmettere il vortice di emozioni che la distruggeva. Fu nel pieno di quella tempesta che scattò qualcosa. Una violenta quiete esplose in lei, mettendo a tacere l'ansia che faceva vacillare la sua sicurezza. Rimase immobile per assorbire l'improvvisa assenza di quel malessere. Era passato molto tempo dall'ultima volta in cui aveva avvertito il forte passaggio dal panico al controllo. Solo lui riusciva a scuoterla così profondamente, rimandandola al tempo in cui era in balia della paura di tutto. -"Tu ora la smetterai di combattermi" le disse con calma "e io ti chiederò ancora scusa. Rilassati tra le mie braccia." La sollevò e la fece sedere sulle sue ginocchia. Can sapeva che lei aveva bisogno di percepire che lui avesse il controllo. Quando vacillava, Natalia andava nel panico, il che non faceva che peggiorare le cose. Era un circolo vizioso e lui doveva imparare a padroneggiarlo meglio. -"Scusami, perdonami..Sono stato un idiota. Non ho capito che stavo andando oltre, senza volerlo." Gli dispiaceva averla ferita e aver perso il controllo della situazione. Era nervoso a causa dell'incubo, cosa che lei aveva intuito, e l'essere messo di fronte al problema 'Defne' subito dopo, non gli aveva dato il tempo di recuperare la lucidità. Avrebbe fatto i conti con se stesso e avrebbe tenuto una presa salda su di lei. Punto. Non c'erano alternative. -"Ho bisogno del tuo sostegno, Nat, ask, che tu dimostri di credermi, di capire, di essere certa del mio amore per te e che io dipendo da te." In fondo lei sapeva che non l'aveva tradita, ma quelle immagini le fecero male, molto male. Le mandarono il sangue alla testa. -"E io ho bisogno che tu ricordi e le dica che sei sposato, sposato! Con due figli e una famiglia completa e compatta..." Can avvicinò la testa alla sua guancia. -"L'ho già fatto e lo rifarò, se vuoi, davanti a te. Le ho detto subito di essere felicemente sposato, con la donna più bella del mondo, con colei che riassume il mio amore più grande, con l'unica senza la quale non vivo." La mise seduta a cavalcioni sulle sue gambe, poi si appoggiò con la schiena alla parete e se la tirò più vicina. Le circondò il collo con le braccia e poggiò le labbra sulla sua fronte. Solo allora il loro mondo riprese a girare per il verso giusto. Lei fece scivolare una mano sul suo petto e il sangue gli bruciò nelle vene. Quel contatto gli fece scorrere lava in corpo, gli metteva il fuoco addosso come nient'altro. Le infilò una mano fra i capelli, afferrando le morbide ciocche corvine, stringendole nel pugno e osservò i suoi occhi di brace trasformati in velluto nero, socchiudersi alla sensazione di quel lieve strattone. Era prigioniera e alla sua mercé, e la cosa le faceva piacere. Ne aveva bisogno, proprio come ne aveva bisogno lui. Le prese la bocca. Poi prese lei.
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NATALIA E CAN
RomancePuò succedere che un grande attore, cercato e richiesto da tutti rimanga coinvolto da uno sguardo casuale, dalla mano affusolata di una sconosciuta? Dalla percezione delle sensazioni di una semplice ragazza, incontrata per caso? Così ho immaginato l...