Parte 67 CAN SOLO CAN

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"L'amore è l'anello di una catena che inizia da uno sguardo e sfocia nell'eterno".(Kahlil Gibran)


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 -" Nat, baby, vado a prendere la macchina, aspettami qua. Sei stanca." le disse suo marito davanti lo stabile del loro studio legale a Bebek.                                                                                                    Can non aveva ancora svoltato l'angolo, quando Natalia, in fondo alla strada vide una figura che le sembrò familiare. Immediatamente, lo riconobbe. Jacopo. La stava aspettando. Si avvicinò e le chiese come stesse. Lei non gli rispose se non dopo un paio di minuti,  domandandogli che cosa volesse da lei. Sembrava imbarazzato, ma continuò dicendole che voleva lei. Che tornasse con lui, che il suo posto non era ad Istanbul e che con 'quel Turco', riferito a Can, non aveva niente da spartire. Gli occhi di lei divennero di brace. Gli intimò di non azzardarsi a dire più nulla su suo marito, che era l'amore della sua vita e di tornarsene da dove era venuto al più presto, prima che il suo uomo arrivasse. Aggiunse che non voleva rivederlo mai più e che si doveva rassegnare. Lei era felicemente sposata con l'uomo della sua vita, con cui aveva due figli e un' esistenza ricca di amore. Gli disse tutto con una veemenza e con tanto calore, che Jacopo capì di non avere alcuna possibilità e si allontanò. Sospirò dopo che se ne fu andato e guardò in fondo alla strada, in attesa dell'arrivo di suo marito con la Jeep. Che idiota! Come aveva osato farle una proposta così assurda? Pensava di deformare la realtà e di poterla ricostruire a suo piacimento? E poi definire Can 'quel Turco'!  Qua non si trattava di definire l'attore o i vari personaggi da lui interpretati, bensì l'uomo Can Yaman. La persona.  Con i suoi veri sentimenti, col suo vero carattere, con i suoi comportamenti, con la sua idea dell'amore assoluto. I suoi principi e la sua lealtà. Una menzogna non l'avrebbe mai perdonata, nemmeno a lei. Gli avrebbe raccontato tutto. Can... era il suo amore, quello che la faceva sentire vestita come una principessa anche con la tuta di felpa e  nuda in mezzo alla gente, solo se la sfiorava con le sue calde mani. E quel calore non si limitava solo alla fisicità, era il calore della protezione, della casa, della famiglia....Col suo kral aveva raggiunto una maturità altissima, sia a livello di sensazioni che fisico. La faceva prendere fuoco con quelle dita affusolate e, con baci vogliosi, la catapultava nella voragine del piacere. Lei entrava in quel grande vortice e sentiva di esserne assorbita, proprio come l'acqua  viene asciugata dalla spugna. Quello era Can. Con lo sguardo che riusciva a dirle tutto. Le loro anime insieme danzavano e i loro odori si fondevano con i loro piaceri e i loro umori.    Era come salire su un missile, diretto in cielo, con un percorso simile a quello delle montagne russe, con vorticose curve e incredibili picchi. Sapeva entrare nella sua intimità con delicatezza e decisione, come un abile tiratore di scherma che maneggia bene una spada e, il loro duellare, era talmente dolce e unico, da farle toccare l'apice del piacere, ogni volta, sempre con stupore e brividi.Era stato un dono questo suo uomo, per farla sentire viva e vibrante in tutto il suo essere, fin nelle ossa, col suo suono di vita e di parole piene d'amore, dette e non dette. Un amore non detto, ma fatto e rifatto, continuamente. E nel suo suono c'era la certezza del dono, portato a mani aperte... La faceva sentire ogni volta rinata, sbocciata, nuova.  Un uomo pieno di albe, pittore d'orizzonti, con bagliori negli occhi e nelle mani amore... coerente negli errori, cancellava le paure, sapeva quel che pensava.... Lui prendeva e dava. Era come fare l'amore, a tutte le ore... la teneva per mano, ripetendole sempre quanto l'amasse. Era questo il suo Can.        Se c'era lui, Natalia riusciva a camminare tra la gente, immaginandosi vestita solo di primavera a lasciare fiori dietro i suoi passi.  La portava tra la folla e lei sapeva che per lui era un diamante.  Riusciva a sentire quel che diceva, anche quando non parlava, col linguaggio del corpo e con gli sguardi, con la voglia che la portava a volare come leggeri e delicati petali, o a fluttuare su se stessa come una piuma. Quando Can arrivò con la macchina, la guardò negli occhi, come sempre e, immediatamente, notò qualcosa di diverso nel suo sguardo. Anche le sue guance erano arrossate. -" Nat, baby, stai bene? C'è qualcosa che non va?"le chiese, continuando sempre a fissare i suoi occhi. Spense il motore e attese la risposta di sua moglie.-" Allora, Nat? Dimmi cos'è successo, ask. Sto aspettando." Le accarezzò una guancia e le labbra con un dito, le prese la mano, la strinse e se la portò alle labbra. -" Ho visto Jacopo, kral. Era qui e mi stava aspettando."disse lei, non distogliendo lo sguardo dal suo. -" E..? Quindi? Cosa voleva da te, Nat?"le chiese voce roca e pronto ad esplodere. -" Kral, amore mio, calmati. Tu pensi che non possa averlo gestito? Voleva capire cosa ci trovassi in un Turco e mi ha chiesto di tornare con lui, l'idiota. Tutto qui." Gli sorrise, lo baciò per non dargli il tempo di manifestare tutta la furia che stava per esplodere. Lui la strinse a sè, facendole sentire tutta la potenza e la sua forza nell'amarla. La tenne così per qualche minuto, con la bocca sulla sua. Quel modo di comunicare tra loro, andava ben oltre tutte le parole.

NATALIA E CANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora