Parte 35 SUL SET

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"Non sapevo cosa fosse la tenerezza,  finché non ho sentito la tua mano sulla mia. Credevo che si potesse fare  l'amore solo con la forza, ma poi sono stato con te. Non potevo immaginare che una carezza potesse abbattere tutte le mie paure , ma tu le hai cancellate con un solo tocco. Ero convinto che l'amore non esistesse. Sei arrivata tu a dimostrarmi il contrario. Ti ho amato da subito,anche se non lo sapevo, ma ho sempre avuto bisogno di te. Ti amo ora, e senza di te non so vivere ."

(Daniela Volontè)

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Il set era stato allestito con una precisione estrema e, se tutto questo per il cast e la troupe era ordinaria amministrazione, per Natalia si rivelò una interessante novità. Certo, per rendere una scena più veritiera possibile, era necessario rendere tutto il più verosimile possibile.. Subito si scostò dalla sua realtà e si concentrò su quella che avevano costruita, in attesa delle azioni dei protagonisti. Lei, Burak e Nazli avevano trovato un posto perfetto, potevano godere della completa visuale, anche piuttosto ravvicinata, senza nulla intralciare nel processo di registrazione. Tutto fu così nuovo per lei. Guardava concentrata e aspettava il procedere, quasi immobile. In quei momenti non pensava neanche che si trovava lì per vedere all'opera sua marito, nel pieno delle sue funzioni lavorative. Qualche istante dopo, al tre del regista, la scena cominciò a riempirsi. Comparse in movimento davano il senso di una vera realtà, dove pezzi di vita vissuta scorrevano con la naturale ordinarietà dell'esistenza umana. Entravano, uscivano, si fermavano a salutarsi, proprio come solitamente accade, introdotti da un aiuto regista. Venne montata un'altra scena, un moderno appartamento arredato con grande gusto. Un locale aperto, in cui erano raccolti salotto, studio, un piccolo angolo-bar. Vi era anche uno schermo cinematografico e, di fronte divani con schienali rivolti al pubblico. L'ingresso degli attori sul set, fu preceduto da un microfonista con il microfono posizionato in cima ad una canna, per direzionarlo verso chi, di volta in volta doveva parlare, accertandosi che non venisse inquadrato dalla telecamera e che non  proiettasse ombre nelle zone d'azione. Due macchine da presa vennero spostate, secondo le indicazioni del regista, su un cavalletto o su carrelli, per potersi avvicinare o allontanare durante le riprese  degli attori. Can entrò, si pose al centro della stanza, si guardò intorno come in attesa di qualcuno che non tardò ad arrivare. Il gioco sapiente di luci esaltava la sua già splendida figura, rendendolo un Dio greco dominatore di quella scena. I suoi indumenti, sapientemente scelti dalla sua personal stylist, mettevano in risalto i suoi pettorali scolpiti e le sue larghe spalle in maniera perfetta. Natalia si rese conto forse solo adesso, di averlo visto con occhi diversi. La sua bellezza era qualcosa di strabiliante, un valore aggiunto a tutte le altre sue doti che già conosceva bene. Ne era innamorata profondamente, ma da quel momento lo amò anche dal punto di vista estetico. E, senza volerlo, cominciò a guardarsi attorno, per scrutare gli sguardi che si posavano su di lui. La protagonista femminile era arrivata e gli sorrideva, per accendere quella sintonia necessaria a creare il feeling comunicativo tra loro, indispensabile anche per l'eloquenza degli sguardi, durante i dialoghi. Era una elegante giovane signora che, dopo aver fatto un lungo monologo, fece tre passi verso di lui e gli tese le braccia. Lui intrecciò le mani alle sue, la attirò a sé , si baciarono a lungo, poi lei si staccò e si accese una sigaretta. -"Stop!" si sentì, al regista non era piaciuta.-" Mr Yaman, cosa succede? Appare frenato, non disinvolto come al solito. Tutto ok? Sospendiamo per quindici minuti e ripartiamo." Era vero. Can era molto preso emotivamente dal pensiero della reazione di Natalia, al punto da non riuscire ad essere sciolto e rilassato nell'interpretazione di quel bacio. Gli girava la testa e avvertiva un senso di vuoto sotto di sé. Temeva di ferirla, di farla star male. Si avvicinò a lei e le chiese, in un sussurro, di seguirlo nel suo camerino.-"Burak, andate con Nazli a prendere i caffè, mentre io mostro il camerino a Nat."disse, rivolgendosi all'amico. Chiuse alle loro spalle la porta e l'abbracciò quasi in modo disperato.-"Ask, kral, che ti succede?" chiese lei.-"Amore mio, non mi sento a posto. Non riesco a stare tranquillo. Tu lo sai che è tutta una finzione scenica, vero? Non so se ti sta facendo male, non so come ti senti e questo mi distrugge. Tu lo sai che per me ci sei solo tu e nessun'altra, vero? Sto impazzendo con questo dubbio. Dimmi qualcosa." E la baciò con tutta l'anima. Senza volerlo lei ripensò a quelle labbra che si erano posate su quelle dell'attrice pochi minuti prima e cercò di concentrarsi sull'interno della sua bocca, sulla sua lingua fra le sue. In verità non era riuscita a sostenere quella visione e aveva distolto lo sguardo, ma non glielo disse per non dispiacerlo. Capiva e sapeva bene che era solo una recita e che questa era la prima volta per lei. Decise che se ne sarebbe fatta una ragione. Mai avrebbe permesso che Can stesse male per questo. Così lo rassicurò -" E' tutto a posto, amore mio, sei bellissimo e bravissimo. Vai e dà il meglio di te. Se ti può aiutare, immagina di baciare me." Lo baciò con un sorriso e pretese un sorriso, respirarono profondamente insieme e uscirono dal camerino. La scena venne ripetuta e risultò perfetta. I loro sguardi si incrociavano, un lieve cenno con la testa e un impercettibile ammiccamento, lo incoraggiavano e lui ne trasse tutta l'energia. Ma Natalia aveva deglutito e, per un attimo, chiuso gli occhi. Si scoprì gelosa. E ora doveva abituarsi a questo. Doveva superare questa prova per il suo amore.

CAN:

"Mi sentivo soffocare, non riuscivo a respirare liberamente, pensandola lì a guardare me che baciavo un'altra. Non potevo sopportare io quell'idea, figuriamoci lei. Mi sentivo l'inquinatore dell'aria pulita che lei per me aveva sempre rappresentato, colui che andava ad infrangere la più bella delle verità, la nostra. Io, che l'amavo più della mia stessa vita, in quel momento diventavo il più crudele dei carnefici, facendola soffrire e uccidendola piano piano. Stavo impazzendo. Non ero in grado nemmeno di seguire il copione che conoscevo così bene, che avevo tanto studiato....e non mi importava, in quel momento mi interessava solo lei. Dovevo avere la certezza che non ne avrebbe sofferto. Mai l'avrei fatta soffrire. Ogni suo dolore sarebbe stato il mio. Avevo bisogno di sentirla mia fisicamente, totalmente, la volevo tra le braccia. Dovevo sentire il suo cuore battere sul mio. Avevo necessità di stringerla a me e confermarle ancora quanto l'amassi. Lei era la mia forza, la mia ragione di vita. Il mio ossigeno. La volli con me nel camerino. Io e lei da soli. Solo quando l'abbracciai e le parlai, condividendo le mie ansie e le mie paure e lei mi tranquillizzò, dimostrandomi di aver capito, il mio cuore si calmò, il mio respiro tornò normale, la mia mente diventò più lucida." 

NATALIA:

"Lo vedevo guardarmi, quasi distratto. Una strana insicurezza rendeva i suoi movimenti poco sciolti. Era sudato e un po' pallido. Cosa gli stava succedendo? Stava male? Tutti gli occhi erano incollati su di lui. Un silenzio pesante sotto quelle luci che lo mettevano tutto in risalto. Dio, com'era bello. Non l'avevo mai guardato così, l'ho sempre visto nel suo essere totale, in un unicum che non mi aveva mai fatto focalizzare il suo lato estetico, per di più da favola. Ma quale tesoro inestimabile possedevo? Le donne presenti lo divoravano con gli occhi, ma lui era mio! Non riuscii a guardare fino in fondo quella scena del bacio, ho dovuto girare lo sguardo. Un dolore sordo mi attanagliava la bocca dello stomaco. Non ce la facevo. Sembrò finita, finalmente. Ma fu necessario ripeterla. Ecco, sembrava fatto apposta! Venne vicino a noi, quando il regista annunciò la pausa prima della ripresa successiva e volle che lo seguissi in camerino. Capii che 'era qualcosa che non andava. Era terrorizzato dall'idea di ferirmi, di farmi stare male, per quel bacio scenico. Non riusciva a darsi pace, fino a sentirsi male. Sudava, gli tremavano le mani, respirava a fatica. Mi strinsi a lui, lo calmai, lo tranquillizzai. Gli dissi di stare sereno, che capivo bene tutto e che ero tranquilla. In realtà avevo avuto un attimo di fastidio quando mi ha baciata, ho rivisto quel finto bacio scenico, e.....Ma non importava. Lui aveva bisogno di essere rassicurato e io ero lì per questo. Solo così poteva rasserenarsi. Aveva bisogno del mio contatto fisico, di quell'abbraccio cuore a cuore, come salvavita, in quel momento di estrema tensione che stava vivendo, mio malgrado, a causa mia. La sua delicata sensibilità venne fuori anche in questo frangente. Amore mio, prezioso, infinitamente e tutto prezioso."


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NATALIA E CANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora