Parte 45 LADY YAMAN

3.4K 169 6
                                    



"Ogni inizio contiene una magia che ci protegge e  ci aiuta a vivere." 

(Hermann Hesse)

§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§

Can la osservava compiaciuto. Era rifiorita tutta la sua immagine e aveva nello sguardo una luce diversa, più intensa e luminosa allo stesso tempo. Quelle rotondità un po' più accentuate, miglioravano la sua figura, le creavano un alone di dolcezza estrema che lui si riscoprì ad amare all'inverosimile. Era femmina e donna bellissima. Ed era sua. La pancia aveva cominciato appena a vedersi, ma ancora non sapevano il sesso. - "E' sicuramente un maschio". sorrise lui. Lei girò la testa per baciarlo. - "Hai paura di restare in minoranza, ammettilo." Can rise. Quando Natalia si era resa conto di essere incinta, aveva capito che avrebbe avuto bisogno di qualcosa che la distraesse dalla paura che quel bimbo non ce l' avrebbe fatta a vivere dentro di lei. Aveva cambiato la sua vita in maniera così radicale, da farle perdere completamente di vista se stessa. L'ansia la divorava, si rasserenava solo quando c'era lui con lei. Era diventato parte integrante di tutto il suo essere, al punto da percepire, anche fisicamente, malessere quando non le era vicino. Sentiva freddo, non riusciva a scaldarsi neanche se si si copriva, mentre bastava un solo tocco della mano di Can per riportarle tutto alla normalità. La spaventava l'idea che le potesse succedere qualcosa di brutto mentre era sola. Per uno strano destino, lontana da lui aveva vissuto le sue esperienze peggiori. Di questo ne era convinta.                                                                      Era uscita con Nazli a fare delle commissioni. Erano solite stare insieme quando suo marito era impegnato. Andavano a fare delle passeggiate o semplicemente chiacchieravano del più e del meno. Cercava di fare tutto con cautela. Non aveva dimenticato quello che aveva vissuto. Si salutarono davanti al portone d'ingresso e lei si diresse verso l'ascensore.                                                 Era arrivato un invito a partecipare alla prima sfilata di una maison di moda con cui Can collaborava, per la selezione degli abiti di scena e del look di ogni suo personaggio. Dando il suo volto alla pubblicità di quel marchio di abbigliamento, la società aveva aumentato le vendite in maniera esponenziale. Quindi sarebbe stato a quella presentazione, l'ospite d'onore.  Ci sarebbero andati e a lei serviva un vestito per l'occasione. Quelli che aveva non andavano bene,  bisognava acquistarne uno adatto alle sue forme più morbide. Ogni giorno che passava la pancia si vedeva un po' di più.                                                              


Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.


Dopo aver salutato Nazli, Natalia, ormai incinta di quattro mesi conclusi, si aiutava con un ginocchio per tenere aperta la porta del suo appartamento, mentre teneva in equilibrio su un braccio due buste della spesa e, nello stesso tempo, cercava di tirar fuori la chiave dalla serratura. Non si muoveva. Diede uno strattone e barcollò. Si spaventò. Lo chiamò: -" Kral, vieni ad aiutarmi", implorò: -"Can, ask". Lui non c'era.... Alla fine posò a terra le due borse e, con tutte e due le mani, riuscì a liberare la chiave. Dopodiché si buttò sul letto e scoppiò a piangere. Anche quando i singhiozzi si placarono non riuscì a sentirsi meglio. Stare distesa sulla pancia le faceva salire l'acidità e le bruciava la parte posteriore della gola. Distesa supina, le lacrime le salivano agli occhi e il muco scendeva lungo la gola. La soffocava. Stare su un fianco, le schiacciava i tendini, mentre stare sull'altro fianco le faceva intorpidire le caviglie. Alla fine si mise seduta al tavolo in cucina, su una sedia con lo schienale dritto. Si prese la testa tra le mani e continuò a piangere. Finalmente la fame e la curiosità asciugarono le sue lacrime. Perché Can non c'era?  Prese il suo cellulare che aveva lasciato a casa e vide  che c'erano quindici messaggi di suo marito. -" Non sarò a casa stasera, ask. Lavoro fino a tardi. Non aspettarmi alzata. Riguardati. I love you." Natalia si scostò i capelli dagli occhi e si strinse le braccia sul seno, trasformatosi improvvisamente in una quarta abbondante. Non era solo la pancia a crescere. Anche i capelli crescevano velocemente, rovesciandole cascate di riccioli sugli occhi già poche settimane dopo averli tagliati. E poi c'era quel seno. Era stata contenta quando il suo reggiseno, taglia prima coppa A, era diventato stretto. Era sempre stata magra e, in un certo senso, era bello avere un seno coppa B. Poi un mattino, allo studio legale, aveva pensato di essere in preda a una specie di attacco d'asma. Era seduta alla scrivania, intenta a riesaminare un contratto, quando all'improvviso si accorse che semplicemente non riusciva a respirare. Era come se avesse avuto una fascia elastica intorno al torace che la soffocava. Aveva temuto per la vita del bambino ed era scappata via, con Nazli, per vedere un medico. Sul volto del tassista era calata un'espressione terrorizzata quando lei aveva sussurrato le parole "pronto soccorso". L'uomo aveva guidato il più velocemente possibile. L'infermiera l'aveva portata d'urgenza in sala visita. Natalia si era tolta la camicetta e il medico aveva notato subito i segni profondi sulla schiena e sulle spalle. Non appena tagliò il reggiseno, taglia seconda coppa B, lei aveva ripreso di nuovo fiato, riempiendosi i polmoni al massimo, per la prima volta quel giorno. Aveva poi dato un'occhiata al capo di lingerie di pizzo che aveva in mano, ormai rovinato. -"È il primo figlio?" chiese il dottore. - "Sì", rispose. Ma non la prima gravidanza. C'era stato un aborto spontaneo. E l'interruzione di gravidanza. Come dimenticarlo? Sospirò e se ne tornò allo studio, con Nazli, più tranquilla.                                                                                                                                                                              La sensazione di essere artefici insieme del dono di una vita, conferì a loro due un'intensa forza che li legò ancor più di qualsiasi altra cosa.  Can non concepiva nessuna uscita pubblica senza Natalia accanto a sé, così si rivolse alla sua personal stylist per l'acquisto dell'abito che sua moglie avrebbe dovuto indossare alla prima della sfilata. Asli, molto affezionata alla coppia, si dette da fare immediatamente e nel giro di poche ore, una grande scatola quadrata e grande arrivò a casa loro. Conteneva un vestito di seta, azzurro cangiante. La tonalità era di una madreperla, la lunghezza arrivava appena sotto il ginocchio e la linea leggermente morbida,  scendeva a pieghe sciolte, quasi fluttuanti, avvolgente come una carezza. Il corpetto era tempestato di swarovski bianchi e azzurri, così come le finte spalline, da cui partivano le larghe ed impalpabili maniche. Le scarpe e la pochette erano proprio come il corpetto. Quando Natalia lo indossò e suo marito la vide, rimase ammutolito di fronte a tanta bellezza. Delicata e semplice, era una figura regale, ma anche eterea quella che gli si presentò davanti. Tenendola per mano, le fece fare due volte un giro su se stessa. Un bacio suggellò la conferma della sua ammirazione. -" Sei la mia fata di seta, ask." le disse e insieme si diressero alla sfilata. I flash li abbagliarono per alcuni minuti. Can non le lasciò la mano neanche un secondo. Aspettarono che la calca intorno a loro si diradasse un po' prima di muoversi e raggiungere l'interno della location. Temevano qualche spinta o qualche involontario urto. Si accomodarono in prima fila, dove avevano i posti riservati e assistettero alla presentazione della nuova linea. I modelli si mossero sulla passerella, indossando capi maschili molto originali e particolari e a seguire le modelle con mises femminili che piacquero molto al raffinato pubblico. Tutti gli occhi erano puntati su Natalia. Le sue forme più morbide lasciavano intendere il suo stato. Sguardi invidiosi si alternavano a sguardi stupiti. Una modella quasi anoressica, dagli occhi di cerbiatta non faceva altro che fissarla. Lei se ne accorse e si sentì gelare, specie quando vide il disappunto nello sguardo di Can. Pensò che tra loro doveva esserci stato qualcosa. Al termine della sfilata, come gli era stato richiesto, lui si alzò e ringraziò tutti gli intervenuti a nome della maison di cui era il testimonial. A sorpresa, allungò la mano, la fece alzare, le cinse la vita ed esordì: -"La linea femminile è stata molto apprezzata anche da lei, Natalia Yaman. Mia moglie. Vi presento Lady Yaman."Le sorrise e le circondò le spalle. Un sottofondo di suoni di qualche minuto lasciò il posto ad un silenzio assordante. Subito dopo esplose un lungo applauso. La coppia, in fondo,  era veramente bellissima.                                                                                                                                             La modella dallo sguardo languido, con voce orchestrata e il passo vellutato si avvicinò a loro. Sembrava più una statua di cera che una persona reale. Alta quasi quanto Can, magra fino allo spasimo, ma inespressiva, usava le movenze acquisite dalle numerose pose da indossatrice, anche nella realtà. Asli se ne accorse e si avvicinò, pronta a proteggere Natalia. La conosceva bene e sapeva che non aveva mandato giù il fatto che lui l'avesse lasciata, per non essere stata sincera nel confessargli una scappatella mentre stavano insieme. Volle avvicinarsi alla nuova compagna di Can, per metterlo in difficoltà nel dover fare inevitabilmente un paragone tra loro due.                                                                                                                                                                                        Un tarlo si insinuò nella mente di Natalia. Lo sentì. Atmosfera umida, calda, elettrica di foresta tropicale. Oceano della  passione che si accaniva a trafiggere la sua anima, trapassandola da parte a parte. Perché pretendere l'impossibile assurdo monopolio della luce universale dei suoi occhi? Un pugno al cuore e allo stomaco. Non aveva mai provato una simile sensazione. Era lì per Can quella. Fu quasi certa che tra loro doveva esserci stato qualcosa, era sicuramente una sua ex. Lo interrogò con lo sguardo. Le loro mani sempre unite. Lesse un senso di fastidio negli occhi di suo marito, quando la modella, con la sua voce melliflua -" Can, caro! Ti trovo bene. Non mi presenti a lei?", disse con aria di sufficienza, indicandola con la testa. Con un mezzo sorriso tirato, ma con lo sguardo pieno d'orgoglio che lanciava saette, lui le rispose:-" Certo, Orzu carissima! Lei è Natalia, la donna che amo, di cui sono innamorato, che ho sposato. Lady Yaman, lei è Orzu, una vecchia amica che non vedo da  qualche anno". Salutò con un cenno della testa e si allontanò con sua moglie, cingendole la vita. Non c'era stata nessuna possibilità di far paragoni. Loro due erano desideri che si erano cercati e si erano riconosciuti. Per lui esisteva solo la sua Nat. La sua Lady Yaman. Si diressero verso un divanetto e la fece accomodare. Non voleva che si stancasse troppo sui tacchi. Si allontanò un momento per parlare con qualcuno, pregandola di aspettarlo. Natalia accavallò le gambe, tentando di sembrare a proprio agio. Una trovata per mascherare il fastidio di aspettarlo lì da sola, ma almeno le permise di scaricare la tensione accumulata dall'incontro con quella statua di cera dagli occhi di cerbiatta, inespressivi e freddi. Perché li aveva tenuti su Can? Lo voleva ancora? O non voleva lei accanto a suo marito? In realtà il disagio e il fastidio derivavano proprio  da quei quesiti. Ma Asli, che non l'aveva persa neanche un attimo di vista, si frappose fra loro due prima che Orzu che si stava dirigendo verso Natalia la raggiungesse. La guardò con un lampo di sfida. Le sue labbra si tesero in una linea sottile. -"Immagino che tu stia cercando un espediente per parlare con lei riguardo la sua nuova posizione nel cuore di Can. Ma questi trucchi non sono necessari. Sappiamo entrambe che non sei contenta di vederla al posto tuo, vicino a lui. Ma tu non sei Natalia, rassegnati. Non puoi fare più nulla. Ti prego di starle lontana e non osare pensare di metterti fra loro. Adesso vai, prima che torni lui, non gradirebbe certo vederti accanto a sua moglie, alla donna che ama."  -"Questo non è vero", replicò lei, ferita, ma l'altra non le diede neanche il tempo di continuare.  -"Puoi dirlo a qualcuno che non ti conosce bene come me, quindi non aspettarti che io ti creda." Scosse il capo. Aveva voluto proteggere i suoi amici e il loro amore.  Orzu, presa alla sprovvista e mortificata da Asli, non potè fare a meno di girare i tacchi e tornare da dove era venuta. Natalia si trovò la mano stretta dalla personal stylist che, con un cenno del capo, manifestò tutta la sua soddisfazione. In quel momento Can le raggiunse e fece una carezza a sua moglie. Quando lei si girò verso di lui, vide che i suoi occhi erano spenti, e un brivido gelido lo attraversò. -"Se non ti dispiace, ti rubo Nat per qualche minuto, Asli" -"Nessun problema, Can. Stavo andando via." E lanciò un ultimo sguardo di disapprovazione a Orzu. Una volta soli, lui le prese il mento e le girò il viso. -"Imma­gino che tu abbia qualcosa da chiedermi. Vieni, andiamo a casa." Si avviarono verso l'auto in silenzio, mentre il piazzale si svuotava. Natalia non avrebbe mai pensato che a quell'ora ci fossero giornalisti appostati per riprenderla, ma all'improvviso la luce di un flash la illuminò, e poi anche altri scattarono, mentre qualcuno le chiedeva: -" Lady Yaman, rilasci una dichiarazione." Con grazia regale, lei li ignorò, come se non esistessero. Salì in auto e aspettò che lui partisse. Can sapeva quanto odiasse i paparazzi. In passato, lui aveva sempre fatto in modo che potesse essere al sicuro da loro. Ma dopo questa notte, non avrebbe potuto farlo più. Guardando nello specchietto, vide che i giornalisti li seguivano. Accelerò, lanciandosi a tutta velocità, dirigendosi sulla strada che risaliva la collina, invece che a Bebek. Lanciò un'occhiata a Natalia, per vedere se fosse spaventata. Si accertò che lei non avesse  paura mentre le teneva la mano. I reporter non mollavano, ma una volta all'interno della proprietà Yaman, sarebbero stati al sicuro. Col telecomando aprì immediatamente il cancello e lo richiuse subito dietro di loro. Per qualche giorno sarebbero rimasti alla villa.

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

NATALIA E CANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora