"Quando non ti capisco.. COMPRENDIMI! quando non ti ascolto.. PERDONAMI! quando ti dico "no"... SCUSAMI! ora ti dico "ho bisogno di te".. CREDIMI!!!" ( La pasionaria)
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Di ritorno dai Fori, in automobile, Can guidava verso la casa della madre di Natalia, seguendo le indicazioni del navigatore satellitare. Lei, al suo fianco, lo guardava e pensava quanto fosse speciale, quanto fosse bello dentro, oltre ad essere il tipo di uomo che avrebbe fatto svenire qualunque donna incontrasse. Si voltò per sorriderle. "Mi stai fissando, baby?" disse. -"Ti disturba, kral?" rispose lei. -"Cosa, che la più bella donna, la mia, mi guardi? Poi ricordati che stiamo parlando del maschio turco! È ovvio che mi piaccia, anche se mi rende un po' difficile guidare." Le sorrise e portò la sua mano alle labbra. - "Ti disturba che la gente ti guardi mentre guidi?" continuò lei, stando al gioco. - "Il fatto che sia tu a guardarmi è una distrazione enorme per me. I tuoi occhi mi fanno pensare a cose che non hanno niente a che vedere con il traffico o la strada." Rise e le prese di nuovo la mano. -"Potremmo parlarne stasera, se vuoi, dopo la cena." -"Vuoi invitarmi a cena?" gli chiese. -"Certo, ask." rispose lui. La portò in quel ristorante di lusso proprio come aveva suggerito sua madre. Lei prese quell'uscita come scusa per indossare il vestito rosso, esageratamente costoso e scollato dietro, per il quale lui aveva insistito tanto. Una sciarpa leggerissima di voile, mitigava la profonda scopertura sulla sua schiena, ma non riusciva a sentirsi rilassata. Quasi quasi si stava pentendo della scelta, ma l'apprezzamento decisamente maschile nello sguardo di Can, quando la vide, la ricompensò per aver preferito l'audacia alla monotonia. Tuttavia, venti minuti più tardi, seduta a tavola si sentiva molto a disagio, pensando che il tessuto leggero e trasparente, la ricoprisse a malapena. Era tutto il giorno che lui si comportava così; scherzava e la provocava, ricordandole la sua femminilità. La faceva sorridere. Le ore trascorse ai Fori erano state incredibili. Non solo Can l'aveva accompagnata, le aveva anche fatto da guida, dimostrando di conoscere a fondo la storia romana. Questa inversione di ruoli, essendo lei di Roma e lui Istanbuliota, l'aveva sorpresa e affascinata. Lo guardò di nuovo. Lui sentì i suoi occhi su di sé e le disse -"Lo stai facendo di nuovo, Nat. Mi stai fissando, perché? C'è qualcosa che non va, baby?." - "È più forte di me" , gli confessò. Il sorriso smagliante di suo marito le aprì il cuore. Sorrise anche lei. Dopo mesi, per la prima volta i suoi occhi accompagnarono la sua bocca. -"Sei molto diretta, ask, e il tuo sorriso di stasera è stato davvero speciale, molto molto speciale". Una parte di quella serenità persa andava riemergendo in lei. Lei, donna ferita dal non poter portare a termine la sua maternità, madre addolorata per la perdita della sua creatura, femmina mortificata per non essere riuscita a dare un figlio al suo uomo. Non era stata in grado di adempiere al suo più nobile e sacro compito. Dopo mesi di dolore, di disperazione, di annullamento di se stessa, aveva visto il dolore nei suoi occhi, celato dai sorrisi e da toni scherzosi. Ma anche tanto grande e profondo amore. Le vennero in mente tutti gli sforzi per accontentarla, per farla star bene. Lui era unico, tutto il suo essere lo era. -" Amore mio. Mio kral, accosta, per favore fermati." gli disse improvvisamente. Can la guardò preoccupato e cercò subito un posto dove poter parcheggiare. -" Cosa c'è, baby?" le chiese con dolcezza. Gli gettò le braccia al collo, iniziò a baciargli gli occhi, il viso, la bocca. Gli carezzava i capelli con una mano, mentre con l'altra lo teneva stretto a sé. -" Amore mio...scusami...scusami se non ho capito subito quanto ti ho fatto soffrire. Dicono che l'amore superi qualsiasi ostacolo.....spero che sia vero, cosi forse potrai perdonarmi. Per quanto mi hai compresa. Per quanto ti ho fatto penare e reso triste. Per quanto mi sei stato vicino e di supporto. Per la forza con cui mi hai consolata. Per non avere confortato io te... Perdonami... Scusami... se ho bisogno sempre di te".. La guardò commosso, se la strinse al cuore e le disse: -" Cosa dici, Nat? Io ho sofferto con te, come te, per te. Ma non sei stata tu a farmi soffrire. Di cosa chiedi scusa? A me?....Perdonami tu, piuttosto se non son stato in grado farti superare il nostro dolore. Anima mia, io vivo per te. Lo sai che sei il mio tutto. Stai serena e continua sempre e solo a lasciarti amare e ad amarmi. Fa che l'intensità del tuo amore sia sempre la stessa che ci ha unito e che mi fa vivere." Le sorrise, la baciò e la sentì ancora più sua. A casa, prima di andare a cena, lui le cinse la vita con le mani, attirandola a sé, e -"Voglio solo te, dolcezza" le mormorò. Poi abbassò la testa fino a sfiorarle le labbra. Natalia gli appoggiò le mani sul petto scolpito e percepì i battiti del suo cuore. Il suo odore, il suo sapore, la sua stessa essenza, consapevole che le appartenessero. Can suo. Era sempre stato così, ancora prima che si conoscessero. Era fatto su misura per lei. Era sempre stato qualcosa di più. Molto di più. Senza esitare, si appoggiò a lui, anche fisicamente. Le loro essenze esistevano per fondersi, per stare insieme. Era perfetto. Nulla poteva essere più perfetto di così. -" Vedi, amore mio? Siamo fatti l'uno per l'altra." La strinse forte a sé e la tenne stretta per qualche minuto. Lei, per qualche attimo, perse il contatto con la realtà. Quando si riprese, lui le stava baciando il viso, sussurrandole parole dolci pelle contro pelle. -"Sì" mormorò lei, mentre si abbandonava. Appena arrivarono a casa, si impadronì di nuovo delle sue labbra e ricominciarono le carezze, il piacere, ma questa volta il ritmo fu più lento. Lui le fece di nuovo raggiungere le stelle. Ringraziò Dio per essere riuscita a sciogliersi, con l'aiuto di Can, da quel freddo torpore, come neve gelata sotto il sole. Con lui dovunque al mondo, non c'era un'altra via per Natalia. Già da domani sarebbe stato un altro giorno nuovo. Era sicura che non sarebbe tornata indietro. Avanti, doveva guardare avanti. Per lei, per lui, per loro.
CAN:
Mi guardava, non capivo perché. Insistentemente mi continuava a guardare. Provai a scherzarci su, ma non ne trassi nulla. Amore mio cosa c'è? Mi tornavano in mente le sue giuste inquietudini. Ripensai a quelle sue lacrime che tutte le volte lasciavano brividi sulla mia pelle e lividi nella sua anima. Di colpo mi chiese di fermarmi. Ebbi paura. La guardai nei suoi meravigliosi occhi neri. Cercavo di leggervi qualcosa e vidi dispiacere, amore....Finalmente parlò. Il suono della sua voce, in quel momento buio mi illuminò. La ascoltai stupito. Mi chiedeva perdono, si scusava per avermi fatto soffrire. Lei a a me! Lei, la padrona della mia vita, a cui avevo dato tutto di me, che possedeva la mia anima. Lei fonte inesauribile di tutto il mio amore, mi chiedeva scusa per non avermi sorretto nel mio soffrire. In quel momento, non ebbi più alcuna logica. La strinsi forte a me, la baciai, le dissi di stare serena che non doveva scusarsi di nulla, perché lei aveva solo subito come me. Io dovevo scusarmi per non essere stato capace di aiutarla a superare la sua sofferenza. Avevo un nodo in gola che non riuscivo a mandar giù. Se il mondo fosse stato pieno di gente e lei non ci fosse stata, non sarei vissuto, alla stessa maniera se l'unico essere vivente fosse stata lei, io ci sarei stato.
NATALIA:
Lo osservavo mentre guidava sicuro. Mi piaceva guardarlo. Pensai che avevo da dirgli molte cose ancora. Dovevo difendere il mio amore, proteggerlo da me. Scusarmi con lui, chiedergli perdono per non averlo sorretto nella sua sofferenza, uguale alla mia. Come avevo fatto a non capirlo prima? Non mi ero presa cura della sua anima sofferente. Di lui. Il mio faro, la mia luce, il mio unico grande amore. Gli chiesi di fermarsi. Doveva ascoltarmi e guardarmi negli occhi, mentre io avrei parlato. Mi scusai con lui, gli chiesi di perdonarmi.... per non aver capito prima... mi zittì subito. Era commosso, faceva fatica tirare fuori le parole...Mi tenne stretta a sé. -Sì, amore mio, sto bene così, potrei vivere del tuo calore, dei battiti del tuo cuore, del tuo odore. Ti ringrazio Dio, per riuscire ad iniziare a liberarmi, col suo aiuto, dal freddo torpore che mi ha avvolto l'anima, come neve gelata sotto il sole. Con lui dovunque al mondo, non ci sarà nessun'altra via per me. La mia alba si illumina con i suoi colori così come con i colori del tramonto. Già da domani sarà un altro giorno, nuovo. Non tornerò indietro. Avanti, guarderò avanti. Per me, per lui, per noi, con le nostre anime e i nostri cuori sempre fusi. Insieme.
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NATALIA E CAN
RomancePuò succedere che un grande attore, cercato e richiesto da tutti rimanga coinvolto da uno sguardo casuale, dalla mano affusolata di una sconosciuta? Dalla percezione delle sensazioni di una semplice ragazza, incontrata per caso? Così ho immaginato l...