Parte 18 RITROVARSI A MILANO

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"Ripenso alla prima volta che ho sfiorato la tua mano, era quella di una sconosciuta

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"Ripenso alla prima volta che ho sfiorato la tua mano, era quella di una sconosciuta... e già allora qualcosa ci univa, ci spingeva l'uno verso l'altra."

(MIO)

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Non ebbe alcun dubbio riguardo alle proposte di lavoro ricevute Can. Decise di accettare quelle in Italia. Capì che Natalia, di stare a Roma, ne avrebbe avuto per un bel po', almeno finché sua madre non avesse completato i cicli di riabilitazione e si fosse ripresa. Non riusciva a pensarla così distante geograficamente da lui, aveva bisogno di sentirla vicina, aveva bisogno del suo sostegno. Aveva bisogno di lei. Si ritrovava a vivere, per la prima volta nella sua esistenza, un'affinità elettiva unica con quella ragazza. E di donne e di relazioni ne aveva avute, donne bellissime, talvolta famose, sexy e sofisticate. Solo con lei, però, era riuscito a mettersi a nudo, rivelandole tutte le sue fragilità, i suoi complessi e complicati sentimenti.  Sincero e genuino. Non era mai stato così scoperto con una donna, vivo e inquieto, mostrandole le sue verità, una fetta assai importante del sottobosco dei sentimenti, con i suoi impulsi di vita, le sue incertezze, i suoi smarrimenti esistenziali. Can Yaman aveva  portato la sua confessione su un terreno che fino a qualche tempo prima aveva reputato pericoloso e pieno di insidie. Ma adesso lo percepiva come porto sicuro. Lui che non amava parlare della sua vita privata e che la teneva attentamente fuori dalla sua immagine pubblica, se in quel momento glielo avessero chiesto, avrebbe parlato tanto , ma tanto di Natalia. Il suo ossigeno, la sua serenità, la sua forza.                                                  Nel giro di qualche mese si sarebbe recato a Milano, per un'ospitata televisiva per partecipare ad un evento di moda e per firmare dei contratti. Per tutto il periodo che precedette la sua partenza, limitò molto le sue apparizioni in pubblico. Pochi incontri con fans, occasionalmente incrociati, rare foto sui social, niente bagni di folla, come solitamente succedeva. Qualche notizia, circa la sua partenza per Milano, trapelò un giorno prima. I fans (che lo adorano) si recarono all'aeroporto di Malpensa, già dal mattino ad attenderlo e lo hanno accolto con grande affetto, manifestato in tutti i modi. Questo calore gli fece bene. Il suo sorriso tornò pian piano, meno tirato. I suoi occhi tornarono a splendere e a sorridere. Si avvicinò, come aveva sempre fatto, alla folla che lo acclamava, fece selfie, accettò doni, condivise cioccolato. Parlò con loro in italiano, facendoli felici. Scambiò battute simpatiche e scherzò. Era tornato quello di prima. Quelle persone lo avevano fatto sentire amato e, questo, lo aiutò molto a superare il momento buio che aveva vissuto. Da lì Can iniziò ad essere di nuovo attivo sui social, postando sue foto, commentando e, aggiornando i suoi vari "stati." La sua Italia gli era venuta incontro, ricambiando l'amore che sin da adolescente, lui provava per questa Nazione. Ha sempre affermato di sentirla nelle vene.                                                                                                                                      La mamma di Natalia migliorava di giorno in giorno. Già riusciva a muovere il braccio, trascinava meno la gamba e parlava in maniera un po' più comprensibile. La fisioterapia doveva continuare a farla, anche se non con la frequenza del primo periodo. Bastavano due giorni a settimana, nella prima metà del mese e una volta nella seconda metà.                                                                                                      La chiamò appena atterrato e le disse che non vedeva l'ora di vederla. Erano trascorsi più di due mesi dalla partenza di lei. Si accordarono per incontrarsi. Natalia non volle che lui venisse a Roma, sarebbe andata lei a Milano. Prese contatto con un'assistente sanitaria affinché si prendesse cura di sua madre per due giorni, dicendo che doveva assentarsi per motivi di lavoro. Il pomeriggio successivo prese un volo per Milano Linate. Can le aveva mandato l'indirizzo dell'hotel dove alloggiava e lei lo raggiunse lì. Una gran folla fu ciò che vide lì davanti. Donne, uomini, ragazzi erano accalcati davanti l'ingresso in attesa che lui uscisse. Provò a chiamarlo, ma il telefono suonava a vuoto. Si rese conto che non poteva sentirlo. Quindi aspettò anche lei, con gli altri, che sgusciasse fuori da quelle porte a vetri. Non tardò molto, e lo vide. Un colpo allo stomaco per l'emozione, la fece sussultare. Si appoggiò ad una transenna e attese che lui volgesse lo sguardo dalla sua parte, per potergli fare un cenno. Non voleva che nessuno condividesse il loro incontro. Attratto dal suo sguardo, si girò e la vide, disse qualcosa all'orecchio di un addetto alla sicurezza che, subito dopo, si avvicinò a Natalia, pregandola di seguirlo. Insieme entrarono nella hall. Attese più di un'ora, seduta su un divano in un privée, dove l'avevano fatta accomodare, quando finalmente Can entrò e la raggiunse. Lo vide stanco in viso, ma il suo sguardo era più acceso e se ne compiacque. Lui aprì le sue braccia, proprio come due grandi ali e lei vi si tuffò, sentendosi, quando le richiuse attorno alle sue spalle, avvolta e protetta. Nessuno di loro due sentì l'esigenza di parlare. Bastava stare abbracciati, fusi l'uno con l'altra, uniti in un modo totalitario che andava oltre, ma molto oltre. Fu lungo quell'abbraccio e saziante. E placò la fame del contatto fisico e della connessione di sensazioni e sentimenti, per loro vitale e necessaria. I loro sguardi esprimevano tutto ciò che con le parole non avrebbero mai potuto  dirsi. Sapevano quanto il tempo fosse un elemento fondamentale e non lo volevano vivere passivamente,  ne avrebbero goduto con pienezza ogni istante, assaporando completamente quegli  attimi intimi e unici. Così, sempre uniti, si spostarono verso la camera di Can. Dormirono avvinti, colmandosi di baci e carezze profonde e delicate, così pieni di pura tenerezza, che andavano aldilà di ogni amplesso. Ogni qualvolta che qualcuno di loro apriva gli occhi, continuavano le loro effusioni, in quei casti contatti fisici, ma indispensabili, perché avevano bisogno di sentirsi vivi e realmente insieme. Erano stati troppo provati e Can con Natalia doveva fare amore, non sesso. Ne era convinto. In quel momento, per esigenze fisiologiche, il sesso avrebbe prevalso sull'amore. E lui non voleva assolutamente questo.


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NATALIA E CANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora