"Una spugna per cancellare il passato, una rosa per addolcire il presente e un bacio per salutare il futuro."
(Guy de Maupassant)§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
NATALIA:
Lui era il mio primo, l'unico, vero amore...quello reale...quello dei film...quello che sconvolge la vita e ne diventa la ragione... in modo naturale, spontaneo, sincero...Lui, il mio primo bacio vero...splendido....Il mio primo pensiero del mattino e l'ultimo della sera. Il mio tutto. Mi svegliavo ogni giorno con il cuore che batteva all'impazzata solo al pensiero delle nuove foto che avrei visto sui social network del suo soggiorno americano maledetto, sempre in compagnia di quella sua amica, così 'gentile', disponibile, per non fargli pesare la solitudine e la lontananza. Vipera! E maledetta me che l'avevo incoraggiato e fatto partire da solo. Gli occhi di quella Defne avevano sempre un'espressione di trionfo, lo vedevo e capivo. Sì, perché certi segnali da donne, solo una donna li può cogliere. Non avevo ancora visto immagini con pose allarmanti, ma solo la sua presenza assidua accanto a lui. Tranne l'ultima, quella che li ritraeva così vicini a parlare, come se fossero pronti ad unire le loro labbra. Una tempesta di sensi mi assalì. Quelle labbra appartenevano a me, solo a me e a nessun'altra. Quella donna era insidiosa, sapeva cosa fare e lui non lo capiva. Perché io di di lui mi fidavo ciecamente, ma di lei no. Avevo colto che era innamorata di Can, che lo voleva. Rappresentava una minaccia reale, dovevo fare qualcosa. In un attimo tutto mi apparve chiaro. Io dovevo partire, lo decisi in quel momento. Dovevo riprendermi ciò che era mio. Dovevo difendere il mio amore, il nostro grande amore. Dovevo riappropriarmi del perdermi nei suoi occhi, della gioia di buttarmi tra le sue braccia... Era bastato quel "mi manchi" nell'ultima video chiamata a fare esplodere in me la rabbia, il rancore. Mi stava prendendo in giro? Mi sono ricordata della prossima partenza di Asli, l'avrebbe raggiunto dopo un paio di giorni al massimo. L'ho chiamata immediatamente, gliene ho parlato, a cuore aperto, sapendola dalla mia parte, e le ho chiesto di prendermi un biglietto per New York. Sarei partita con lei. Durante tutto il volo mi sentivo agitata, ansiosa, non osando immaginare ciò che avrei potuto trovare. Finalmente negli States, prendemmo un taxi al volo. Nel giro di qualche minuto ci siamo ritrovate alla reception dell'hotel dove alloggiava. Asli aveva già la camera prenotata, ma io no. Ci avevo provato e mi era andata bene. Avevo detto che mio marito mi stava spettando nella suite, di non avvertirlo per non svegliarlo. Avevo mostrato il mio passaporto, dove si leggeva che ero sua moglie. Mi hanno accompagnata al piano, dopo avermi dato un'altra scheda. Ad un tratto mi invase il terrore. Sicuramente erano a letto insieme. Cosa avrei dovuto fare a quel punto? Tremante, cominciai a pensare che sarebbe stato meglio scappare, fuggire via da una realtà impossibile da sopportare. Ma respirai, mi feci forza ed entrai. Appena varcata la soglia, si accese una luce soffusa, che non mi permise subito di vedere. Arrivai nella camera da letto e lo vidi. Dormiva. Il suo sonno era agitato, si muoveva e alzava le braccia con movimenti quasi circolari. Di sicuro era un incubo, con la differenza che lui stava sognando e io lo stavo vivendo. Lo svegliai, con un po' di cattiveria. Mi bastarono pochi attimi. Vidi il suo sguardo stordito nel mio, il suo stupore. Riuscì a dire: - "Quanto mi sei mancata. Finalmente, eccoti davanti a me, Nat, ask". Si alzò, mi venne incontro. Mi allontanai, -" Non toccarmi! Stai lontano da me. Tu mi sporchi! Non c'é più ask. Sono venuta per dirti che non ti voglio più, guardandoti negli occhi, e tu fissa bene i miei e leggi quanto ti disprezzo." Ho continuato a sbattergli in faccia il mio dolore e la mia delusione, finché, stanca, tacqui. Mi fece finire di parlare, di urlare...Era raggelato dalla mia sofferenza. Mi cinse con le sue braccia. Mi divincolai. Mi riprese e mi fece sedere sul letto accanto a lui. Rotolai su me stessa per allontanarmi, ma mi trattenne per un braccio e tutti e due finimmo sul pavimento. Mi abbracciò e mi cullava, come si fa per calmare un neonato. -"Mi dispiace, sono stato un idiota, un idiota, non me ne rendevo conto...", continuava a ridire. I suoi sussurri erano come pugnalate nel mio cuore. Mi chiedeva di perdonarlo per non aver capito la piega che potevano prendere gli eventi. -"Scusa, mille e mille volte scusa, anima mia..", mi ripeteva. Che io ero la sua vita, il suo tutto. Finché le sue labbra non toccarono di nuovo le mie, e allora tutto il mondo girò di nuovo, ma per il verso giusto.. Mi strinse a lui disperato, bisognoso di quel contatto. Chissà se io gli ero mancata quanto lui era mancato a me.... Non potevo saperlo, ma dal modo in cui mi toccava, mi baciava, pensai di non essere stata l'unica ad aver sofferto. Sentire di nuovo il sapore della sua lingua, il calore delle sue labbra mi stava facendo impazzire. Stavo male, ma nonostante tutto, volevo accogliere di buon grado la follia di quel momento d'amore, perché sapevo che era un dono ereditato dalla vita. Dalla mia vita, lui.
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NATALIA E CAN
RomancePuò succedere che un grande attore, cercato e richiesto da tutti rimanga coinvolto da uno sguardo casuale, dalla mano affusolata di una sconosciuta? Dalla percezione delle sensazioni di una semplice ragazza, incontrata per caso? Così ho immaginato l...