Part 68 UN QUASI INCIDENTE DIPLOMATICO

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" CHI AMA PROTEGGE. PROTEGGERE E' LA PIU' BELLA VOCE DEL VERBO AMARE."

(B: FERRERO)

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Natalia ricevette una mail sulla PEC da parte dell'Ambasciata Italiana che le chiedeva un incontro con un proprio rappresentante, presso il suo studio legale, per un accertamento sui casi giuridici di alcuni Italiani residenti in Turchia

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Natalia ricevette una mail sulla PEC da parte dell'Ambasciata Italiana che le chiedeva un incontro con un proprio rappresentante, presso il suo studio legale, per un accertamento sui casi giuridici di alcuni Italiani residenti in Turchia. Fissò, così, l'appuntamento per il  mattino successivo. Can aveva un impegno con un ente di beneficenza e le diede lui uno strappo a Bebek. Sarebbe passato a prenderla per pranzare insieme. Burak e Nasli erano tutti e due impegnati al palazzo di giustizia. Era da sola. Fece in tempo a sedersi sulla sua poltrona, quando, la segretaria, dalla sala d'attesa esterna, annunciò che il funzionario dell'ambasciata chiedeva di essere ricevuto. -" Fallo passare." disse. La porta si aprì e sentì  - " Buongiorno avvocato Pinar, è un piacere conoscerla." Si avvicinò e le tese la mano. Natalia si sentì percorrere da un brivido gelido. Jacopo le si sedette di fronte, poggiò i gomiti sulla scrivania e unì i polpastrelli delle dita, fissandola come se volesse scannerizzare ogni parte di lei.  Le labbra di lui si curvarono all'insù in un mezzo sorriso, tra il divertito e il compiaciuto. Lei, in ogni caso ne fu infastidita. -" Dimmi cherie, a che gioco stai giocando? Lo capisci che il tuo posto non è questo? Se l'hai fatto per ripicca a me, non voglio avere rimorsi. Mai avrei voluto essere la causa di una tua scelta sbagliata. Vieni via con me, sarò un padre anche per i tuoi bimbi. Non è qua che devi stare e... poi, con un uomo di spettacolo, un personaggio pubblico che, quanto prima, ti mollerà. Per non parlare di culture diverse, religione, principi...... Non è un gioco che fa per te. Ma se proprio ti piace giocare, fallo con me, a modo mio. A modo nostro."  Il tono di Natalia si fece tagliente. I suoi occhi, se fossero stati proiettili, lo avrebbero ucciso. -" Tu stai farneticando! Bada bene a come parli. I tuoi giochi non mi interessano, non voglio avere nulla a che fare con te. Sono stata abbastanza chiara? E adesso, per favore, vai via e non farti più vedere. Non azzardarti più a cercarmi. E rassegnati, non turberai in nessun modo la mia esistenza, la mia vita con l'uomo che amo e che mi adora. Sappi che è lui il mio amore assoluto. Demordi una volta e per sempre. La 'nostra' parentesi adolescenziale si è definitivamente chiusa molti anni fa. E adesso vai, lascia Istanbul, lasciami in pace e sparisci. E non usare più mezzi subdoli e meschini per pararti di fronte a me. La tua presenza non mi è per niente gradita." -" Rifletti, cherie, io spero che tu lo faccia... Ah, dimenticavo..... ecco i documenti che dovrai completare, dopo i controlli su quella gente folle, che come te, si è trasferita in Turchia." Aprì la valigetta, le porse dei fogli e si alzò. Il fruscio della carta riempì il silenzio teso che si era creato tra loro. La salutò con un sorriso e le mandò un bacio sulla punta delle dita. Si alzò per chiudere la porta dietro di lui, ma con un braccio la bloccò, la richiuse e tornò indietro. Le fece un grande sorriso, più inquietante che amichevole. -"Senti cherie", disse sottovoce e alzando le mani in segno di resa, -"perché dobbiamo combattere quando potremmo amarci?". Natalia scosse la testa. -"Ma tu sei veramente impazzito, vero? Sei disgustoso. Non sono interessata ad ascoltare nulla che esca dalla tua bocca." disse. In quel momento voleva solo suo marito accanto a sé. Avrebbe voluto raggiungerlo, correre tra le sue braccia e stringersi forte a lui. Sarebbe arrivato da un momento all'altro e poi avrebbe... Non volle pensare a ciò che avrebbe potuto fare. Ebbe paura di tutte e due le situazioni. Si avvicinò alla porta, ma prima che potesse aprirla per buttarlo fuori, Jacopo la raggiunse e la fermò, prendendola per un braccio. Lo guardò come se fosse pazzo, perché sembrava evidente che avesse perso la ragione, ma lui aveva ancora quell'espressione malefica sul viso. Le  mise un braccio intorno alla vita e la tirò a sé. Poi si chinò e le sussurrò in un orecchio. -"Te l'ho già detto. Voglio te. Almeno saprai cosa significa avere accanto un uomo vero, non uno sdolcinato attore, che recita la sua parte romantica, fino a quando non si stancherà di te."  Il cuore le batteva furioso nel petto mentre cercava di escogitare un modo per uscire da quell'incubo. Can.... Voleva il suo kral. Lui aveva messo tutta la sua vita nelle sue mani. Per nessun motivo al mondo avrebbe distrutto un dono così prezioso. -"No", disse a Jacopo. -"Appartengo a Can Yaman e soltanto a Can Yaman. Sono sua".  Sentì che tutti i muscoli del corpo di lui si irrigidivano, mentre ascoltava le sue parole. Un verso gutturale gli salì dal petto e poi si allontanò per poterla guardare. -"Verrai con me. Che tu lo voglia o no". Prima che potesse reagire, le afferrò la camicetta e la strappò facendo volare i bottoni sul pavimento. -"No!", urlò Natalia. Poi raccolse fino all'ultimo grammo di forza che aveva e la rivolse contro di lui. Bastò per farlo retrocedere un po' e avere modo di liberarsi dalla sua presa. La riprese, la strattonò e la fece cadere a terra. Si abbassò su di lei. In quel momento, la porta si spalancò. -"Togliti, non osare toccarla!". Era la voce tonante di Can. Era furioso, come se fosse posseduto dal demonio in persona. Sulla pelle nuda lei avvertì un improvviso freddo. Poi si rese conto che Jacopo non era più sopra di lei, ma stava volando per aria, per andare a sbattere sulla scrivania di Nazli con un rumore sordo. Can le lanciò un rapido sguardo e poi si precipitò verso lui, con la rabbia che esplodeva dentro i suoi occhi scuri, che lampeggiavano, come a lambire un cielo di velluto nero. Le sue spalle si sollevavano e si abbassavano, seguendo i suoi respiri agitati, il corpo era teso e pronto a colpire. Non lo aveva mai visto assumere un aspetto così minaccioso. Prima che Jacopo riuscisse a rimettersi in piedi, lo aveva raggiunto. Lo afferrò per il colletto e gli tirò  un pugno in faccia, un colpo così sonoro che echeggiò nella stanza. Gli sanguinava un labbro e il volto era gonfio e rosso. Poi con un grido, lui si lanciò su Can e lo afferrò per il collo, cercando di soffocarlo. Natalia gridò, Jacopo si distrasse un momento e Can gli assestò un montante sul mento che lo mandò sul pavimento. Questo non gli impedì di continuare a colpirlo fino a quando non si ritenne soddisfatto.  Non gli aveva lasciato più un grammo di energia. Scosse la mano gonfia e si alzò, guardando il suo nemico a terra, disgustato. Si girò verso la sua Nat, il volto passò subito da un'espressione di rabbia a una tenera preoccupazione. Poi si inginocchiò accanto a lei. -"Stai bene, Ask?". Tutta la gravità della situazione finalmente le fu chiara e iniziò a singhiozzare senza controllo. Strinse tra le mani la camicia di suo marito e lo tirò a sè per appoggiare la testa sul suo petto. -"Voleva che io... E non potevo non volevo farti questo, e lui avrebbe...". -"Shh, shh, shhh", diceva Can, cullandola tra le sue braccia. -"Lo so, baby, ask. Va tutto bene. Sono qui adesso e non permetterò a nessuno di farti e di farci del male". Sentirono dei passi pesanti e strascicati che si dirigevano verso la porta. Era Jacopo, e stava scappando. Can lasciò andare Natalia e fece per rincorrerlo, ma lei lo trattenne. - "No, non farlo!", urlò, tenendolo fermo con tutte le sue forze. -"Sta scappando...", disse suo marito, cercando di liberarsi dalla stretta. Gli prese il viso tra le mani e lo costrinse a guardarla. -" No, kral, ask pensa a noi, ai nostri figli. Troveremo un'altra soluzione con lui. Informerò i suoi genitori e i suoi fratelli. Ci penseranno loro. Tu stai qua con me."                                                                                            L'Ambasciata Italiana, in accordo con con l'ufficio del Turismo di Istanbul, aveva proposto di nominare Can Ambasciatore straordinario per l'incremento del turismo, per la sua grande notorietà internazionale che portava ogni anno un gran numero di visitatori italiani, oltre ad altri stranieri a Istanbul, solo per vederlo o incontrarlo. Era tenuto anche in altissima considerazione per il suo continuo impegno nel sociale, supportando molti enti di beneficenza, associazioni per il rispetto degli animali e, in ultimo, per il sostegno alla lotta contro il femminicidio. Avevano organizzato una grand soirée, per rendere ufficiale il titolo conferito a Can, in presenza delle cariche diplomatiche di alcuni Paesi amici e dell'Italia. Un evento di tale portata non poteva non essere onorato e, Can, come ospite d'onore, vi partecipò con a fianco sua moglie. Lui in smoking e lei in uno splendido abito da sera color argento, erano al centro dell'attenzione, guardati con ammirazione da tutti i presenti. Si intrattennero a conversare in perfetto italiano con molte persone, elargendo sorrisi e strette di mano. Ma qualcosa, in un momento, oscurò quella gioia. Jacopo, in smoking si stava avvicinando a loro, con un flut di champagne in mano. Per evitare uno scandalo pubblico, si allontanarono, scusandosi, dal gruppo con cui stavano conversando e, proprio in quell'istante, Jacopo li fermò. -" Oh, bene! Gradirei sapere come hanno fatto a conferirti una simile nomina, Can Yaman. Evidentemente non sono a conoscenza dei tuoi istinti bestiali. Mi premurerò di informarli al più presto." -"Evidentemente non ti è bastato l'assaggio di qualche giorno fa, per provare ancora ad avvicinarti a noi. Ma se vuoi, posso continuare e lo farò con piacere, anche in questa sede." replicò Can. -" Dai, forza, esibisciti per quello che sei, qua davanti a tutti, tira fuori la bestia turca che è in te, vedremo come ti acclameranno, Turco." gli rispose con spavalderia. Senza destare sospetto, Can gli prese la mano, come per stringerla e gliela stritolò, facendolo gemere di dolore, mantenendo sempre il suo meraviglioso sorriso sulle labbra. Dopo di che, sempre sorridendo gli disse-" Se non ti basta ancora, spostiamoci in terrazza o nel bagno che ti distruggo definitivamente. Ti avverto, stai lontano da noi." e continuò a stringergli e storcergli quella mano, fino a quando sentì il rumore delle ossa scricchiolare. Jacopo si contorceva per il dolore e si lamentava. Ma Can non mollò la presa fino a quando non arrivò suo fratello, venuto appositamente da Roma, per portarselo via. Quella sera stessa partirono da Istanbul.                                                                                                                                                  Can fu decorato, elogiato, acclamato. Ringraziò in perfetto italiano, dedicando quella nomina a tutti i presenti, a tutti gli amici italiani e degli altri Paesi che lo stimavano e che credevano in lui. Sempre con lo sguardo fisso su sua moglie, accettò formalmente l'onorificenza ricevuta.                  Quella serata si concluse molto tardi, per tutti gli auguri e le congratulazioni presentati a Can. Avevano seriamente rischiato un incidente diplomatico, a causa di quel pazzo idiota di Jacopo, ma fortunatamente nessuno si era accorto di nulla. Decisero che avrebbero fatto reclamo all'Ambasciata, in modo da evitarne, in futuro la presenza ad Istanbul. E, siccome era molto tardi, pensarono di fermarsi a Bebek.                                                                                                                        -"Sei brillante, ask. Sei protettivo e affettuoso. Tu brilli, kral. Tutto quello che fai, quello che pensi, il modo in cui ti muovi  è... luminoso. Mi sento... fortunata ad averti, amore mio."disse Natalia.


CAN:

"Sono senza parole.
Se me lo avesse detto un'altra donna, sarei stato d'accordo con lei. Le avrei detto che era
fortunata a starmi vicino, perché io sono il migliore. Nessuno mi batte.... Ma sentirlo dalla mia Nat? Da  qualcuno di cui mi stupisce l'intelligenza, di cui ammiro l'animo e le opinioni? Non ho parole. Quindi lascio che siano le azioni a parlare.
Premo la bocca contro la sua, la stringo a me e la mia lingua implora il suo ingresso. Ma quando provo a girarmi per starle sopra, lei ha altre idee. Mi spinge le spalle per farmi sdraiare, poi muove le sue labbra sulla mia mascella e lungo il collo, incendiando la strada verso il mio petto. Mi manca il respiro. La  lascio andare sopra di me, dentro di me, mentre le sue parole mi entrano sotto la pelle e diventano parte di me. E' nel luogo al quale appartiene, adesso, tra le mie braccia, lei che mi ha conquistato il cuore per l'eternità. Passo il resto della notte in quella posizione. E lei dorme serena mentre le accarezzo i capelli di seta nera e la schiena, inspirando il suo profumo. Le darei tutto ciò che chiederebbe....  Quell'idiota pazzo di Jacopo, non l'ho ucciso per un pelo. Altro che buoni rapporti diplomatici... Un Turco che uccide un Italiano.... E io che adoro l'Italia e gli Italiani! E proprio in quella sede ha cercato di far scoppiare uno scandalo, l'idiota. Ma non aveva nessuna possibilità con mia moglie. Avrebbe potuto passare tutta la sua patetica vita a cercare affannosamente, ma non avrebbe mai provato nulla di simile a ciò che io e la mia Nat viviamo. La mia Nat. Con il suo sguardo di velluto che dice più di quanto mille parole possano mai dire. Quello sguardo che mi ripete continuamente che io sono il suo mondo, proprio come lei è il mio. Le labbra possono pronunciare qualsiasi parola, ma gli occhi non mentono mai. E ciò che io leggo nei suoi, è quello che sento in ogni cellula del mio corpo. Lei mi ama, è mia. Ama solo me. E anche se il mondo si capovolgesse, farei in modo che la nostra storia andasse avanti, al di sopra di tutto. Staccherei la luna dal cielo della notte e l'adagerei davanti a lei. Le procurerei sempre tutto ciò che vorrebbe. Perché lei merita persino di più, e io sacrificherei tutta la mia vita per fare in modo che lo abbia. Solo quando le prime macchie di rosa cominciano a farsi strada nel cielo mattutino, mi sfilo lentamente da sotto di lei. Le do un piccolo bacio sulla guancia, sussurrandole -" Amore mio..." e poi vado a farmi una doccia." 


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NATALIA E CANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora