Parte 41 GIOIA E DOLORE

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"Anche se il dolore avrà sempre più argomenti, tu scegli la speranza."

(Lucio Anneo Seneca)


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Si era svegliata con uno strano malessere. Bianca come un cencio, dolori diffusi all'addome e al basso ventre. Si sentiva mancare e, conati di vomito sembravano volerla soffocare. Corse in bagno e vomitò. Can era appena uscito per andare a girare una scena alle prime luci dell'alba. Si ritrovò da sola. Il dolore non l'abbandonava. Tornò a letto e rimase ferma, in attesa che il malessere si alleggerisse. Le ci volle una buona mezzora. Riuscì ad alzarsi, fece una doccia, si diresse in cucina per fare colazione. Il senso di nausea non era ancora scomparso. E subito dopo, dovette correre di nuovo in bagno. La spossatezza non le consentì di camminare e di arrivare di nuovo al letto. Era molto strano. Decise. Chiamò il suo dottore e spiegò quello che le era successo. Il medico le disse che sarebbe passato da lei a visitarla in mattinata. Non voleva preoccupare Can e non lo chiamò. Preferì aspettare sul divano del soggiorno. Dopo averla visitata, il dottore le fece un prelievo di sangue, le fece raccogliere una piccola quantità di urina e  mandò tutto al  laboratorio di analisi dell'ospedale. Dopo due giorni, avrebbe potuto ritirare gli esiti. Le prescrisse riposo e una dieta leggera. Al ritorno di suo marito, preferì non dirgli nulla per non allarmarlo. Anzi, per distrarsi si recò allo studio legale, per inviare degli allegati con una mail, ad un collega in Italia. I due giorni successivi i disturbi  si affievolirono, solo la nausea persisteva. Specialmente dopo aver lavato i denti, dava immediatamente di stomaco. Pensò che fosse la nuova marca di dentifricio che aveva acquistato ultimamente. Quella mattina si preparò per uscire. Can le chiese dove fosse diretta e lei rispose che doveva fare delle commissioni e voleva acquistare un nuovo dentifricio, perché quello che stavano usando era disgustoso. Lui la guardò stranito. Lo trovava normalissimo. Si recò dopo aver fatto i suoi acquisti al laboratorio dell'ospedale, per ritirare gli esiti degli esami. Natalia si mise a sfogliare una rivista nella sala d'attesa, mentre aspettava che la chiamassero per i risultati delle analisi. Quando la chiamarono, cercò di immaginare cosa potesse contenere quella busta chiusa. Probabilmente qualcosa di brutto. L'ansia la stava divorando, ma non voleva rischiare di leggere lì un possibile terribile responso, non avrebbe avuto la forza di muoversi e così decise di aprirla a casa con calma. Appena varcò la soglia del loro appartamento, fece appena in tempo a gettare la borsa sul divano e volò in bagno. Un altro conato di vomito l'aveva assalita, più violento dei precedenti. Lui le corse dietro e le mise una mano sulla fronte. Era ghiacciata. La fece sedere e le disse di stare ferma, che sarebbe tornato immediatamente. Nel giro di qualche minuto tornò. Calmo, pratico, aveva teso a Natalia il test di gravidanza appena comprato nella farmacia sotto casa.        -" Cos'è?" chiese lei. I sintomi erano inconfondibili e oggigiorno i test di gravidanza sono accurati al novantotto per cento.  -" Un test di gravidanza. Dai, Nat, vai in bagno e facciamolo." Sulla porta del bagno, lei aveva esitato.  -"Tu non comprendi...Sto malissimo! Chissà che cosa ho!" Lo chiamò.  Can non rispose. Incrociò le braccia, guardando l'orologio sulla parete.  -" Kral, ask, prendi per favore quella busta dalla mia borsa. Aprila e leggi cosa c'è scritto. Volevo aprirla con te, ma non ho fatto in tempo." gli disse.                                                                                 -"Mio Dio, Nat, baby, sei incinta! Sarò padre! Un figlio nostro!....Quando hai fatto queste analisi?" Lei uscì dal bagno con il test istantaneo. Era anch'esso positivo. Gli raccontò ciò che era successo due giorni prima, che aveva chiamato il dottore e che non gli aveva detto nulla per non farlo preoccupare.                                                                                                                                                         Portava in grembo il figlio di Can. Ripensando ad alcune delle cose che avevano fatto, in effetti poteva capire come fosse successo... ma sarebbe stato veramente felice lui all'idea di diventare padre?                                                                                                                                                                                    Aveva aspettato il risultato, nervoso. Natalia non prendeva la pillola e non sempre avevano usato precauzioni. Poteva essere incinta. E lo era. I singhiozzi di lei lo avevano confermato. Infatti singhiozzava in maniera strana, proprio col suono di un pianto liberatorio. Abbracciandola, felice, Can aveva cercato di incoraggiarla, dicendole che tutto sarebbe andato bene, e che era il coronamento naturale del loro amore.                                                                                Più tardi, durante la notte, comprese che la preoccupazione principale di Natalia non era la carriera, il suo futuro, o il timore che l'attesa di un figlio potesse influire sulla loro relazione. Era letteralmente terrorizzata dal dolore persistente. Si attivò immediatamente per cercare il migliore ginecologo e prenotò una visita.                                                                                                                  La gravidanza le aveva ammorbidito la linea, i capelli folti e più lucenti che mai. Perfino le frequenti nausee le sembravano sopportabili. Si sentiva serena vicino a Can. Una vita perfetta. Tutto bene, tranne quei dolori continui, finché la prima visita di controllo non evidenziò una gravidanza extra uterina.                                                                                                                                                    Il dottore sembrò preoccupato.   -"Qualcosa non va?" Chiese lei. -"L'utero non ha le dimensioni giuste." Il dottore le sorrise, rassicurante. -"Tra poco ne sapremo di più."                                          Natalia era rimasta sul lettino, cercando di convincersi che era tutto a posto, anche se non ne era sicura.  Il ginecologo, ormai taciturno, sedette alla scrivania e riempì dei moduli. Richiese un'ecografia immediata e annunciò -"Faremo un prelievo di sangue, poi l'ecografia." Can parlava col medico e lei lo chiamò. La raggiunse subito, mentre aspettava di entrare, bevendo l'acqua per sollevare l'utero. Sembrava preoccupato, anche se cercava di nasconderlo. -"Sono incinta, lo so" aveva replicato lei, decisa e a disagio. In quel momento doveva andare in bagno, molto irritata con il dottore che metteva in dubbio il suo stato. -"Ho la nausea, al mattino."                             Il radiologo l'aveva chiamata. Can le stringeva la mano, mentre lo scanner scivolava sull'addome cosparso di gel. Con sollievo, Natalia udì chiaramente il battito del cuoricino. Ma suo marito non aveva sorriso, come neanche il radiologo. -"Che succede?" gli chiese. -"Non saprei..."rispose. Mentiva. Era chiaro da come le stringeva la mano, senza guardarla. -"Dimmelo, per favore, c'è qualcosa che non va, l'ho capito!" disse lei. -"Ecco... Davvero non è sicuro, ma pare che il bambino non sia nella posizione giusta." le rispose. Erano rientrati in tre. Radiologo, ginecologo e specialista. Natalia, ammutolita, sperava solo di udire buone notizie. Il cuore batteva, dunque andava tutto bene, no? .-"Mi dispiace, ma devo dirle che il suo utero è vuoto, signora. Il feto si è sviluppato in una tuba di Falloppio. "  No... Non era possibile, non voleva crederlo. E perché chiamavano feto, ciò che fino a un attimo prima era il suo bambino?  -"E quindi il feto non è in grado di vivere."  -"Il bambino..."aveva mormorato lei.  Dicevano che la tuba poteva lacerarsi da un momento all'altro, che l'unica strada da seguire era un intervento per rimuovere la gravidanza extra uterina. Natalia non aveva voluto ascoltare più niente. Era toccato a Can fronteggiare la situazione e assistere a nuovi controlli. Ciò che si muoveva sullo schermo, con un cuore che batteva, non era più il suo bambino, ma semplicemente qualcosa da togliere, da eliminare. -"Potreste annullare il suono del battito, per favore?" chiese con un fil di voce. Nello studio era caduto un silenzio improvviso. Un tecnico aveva pigiato un interruttore, poi non si sentì più nulla. Il dottore aveva cominciato a riempire moduli. Ma lei si rifiutava di andare in sala operatoria, asserendo che si sentiva bene.  -"È necessario, Nat" aveva detto suo marito, sconvolto quanto lei. -"Ragiona, la tuba si romperà, è sicuro. Non voglio perdere anche te, amore mio." -"Non possiamo andare a casa, intanto?" aveva detto lei, tentando di alzarsi. Il ginecologo le prese una mano, gentilmente le spiegò la situazione. Intanto, le infermiere le inserivano una flebo, prelevavano un campione di sangue, nel caso occorresse. Aveva capito. Le mostrarono il modulo per il consenso all'operazione. Non le restava che firmare. Il mondo le era crollato addosso. Poche ore prima lei e Can avevano scherzato sugli argomenti consueti per ogni coppia in attesa del primo figlio, il sesso, sui nomi da scegliere, sui colori per la stanza....                          -"Cercheremo di salvare la tuba" promise il dottore.  -"No...»"protestò ancora Natalia. Ma nessuno le dava ascolto, neanche Can...                                                                                                                    Le tolsero gli abiti. -"Ma non c'è proprio niente da fare?" insistette. - "Nat!" scattò suo marito, severo.  -"La gravidanza non può continuare!" L'attacco di nausea, inaspettato, l'aveva colta di sorpresa. Can, ansioso, guardò il medico, che aumentò il flusso della flebo e chiamò subito lo specialista. -"Firma, Nat" le ordinò.  Aveva preso la penna, scritto il suo nome. Poi, stordita, era stata condotta rapidamente in sala operatoria.                                                                                               Natalia si era risvegliata tardi, nel pomeriggio. Aveva aperto gli occhi confusa, cercando Can. Inquieta, capiva di essere bloccata in un letto, senza ricordare cosa fosse accaduto. Ma dov'era suo marito, come mai non le era accanto? Perché non le diceva cosa ne era stato del loro bambino? Can era già vicino a lei, le stringeva la mano. -"Ti sei svegliata amore mio... Ero andato a telefonare ai miei." In quel momento un'infermiera armeggiò con la flebo, chiedendole se sentiva dolore. -"Sì" mormorò lei. "Ma non aumenti l'antidolorifico" aggiunse. L'infermiera la guardò stupita. "Posso sopportare il dolore, adesso", aveva sussurrato Natalia. Ma non voleva pensare a ciò che era appena accaduto. E neanche al futuro. Secondo il chirurgo, poteva ritenersi fortunata. La tuba di Falloppio era sul punto di lacerarsi, proprio mentre entrava in sala operatoria. -"L'intervento non è stato facile" le spiegò, regolando la flebo con l'analgesico. Un lungo silenzio. -"Appena in tempo.." .   Ma c'era stato un piccolo cuore, lo aveva visto e sentito palpitare, sul monitor durante l'ecografia. Quel bambino era tutto, per lei e anche per Can. Era le essenze di loro due insieme, in un piccolo essere. Lui si chinò su di lei, l'abbracciò, poggiò la  fronte sulla sua e le loro lacrime si mescolarono. Uniti piansero il loro bimbo mai nato.

CAN:

" Quanto dolore, quanta sofferenza. Amore mio, cosa dobbiamo sopportare. Cosa devi superare. Ma io sono con te, sarò con te sempre. Spero nelle nostre anime unite, spero in noi. Guardo al nostro patire e guardo soprattutto al tuo, alle tue ferite nel corpo e nello spirito. E piango, con gli occhi e col cuore. Vedo il nostro cielo ormai nero e le belle e luminose stelle non più tali, che si sono trasformate in lividi delle nostre anime.  Allah, aiutaci."

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NATALIA E CANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora