"Le folle non hanno mai provato il desiderio della verità. Chiedono solo illusioni, delle quali non possono fare a meno."
(Sigmund Freud)
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Il sole morente creava un magico ponte d'oro prolungato, su un mare di luce e di silenzio verso un sogno di bellezza infinito, mentre tra quello scintillante tramonto del Bosforo, faticava a spegnersi. Can assisteva meravigliato all'intimo spettacolo in cui il cielo di Istanbul sposava l'autunno. I colori erano strabilianti. Dopo una giornata sul set, di ritorno a casa, si fermò vicino alla scogliera ad ammirare quel magnifico fenomeno cromatico. Era intento a gustarselo, dietro i suoi occhiali da sole, quando udì una voce chiamarlo per nome. Si girò e una ragazza dai lunghi capelli lisci e castani gli si avvicinò. -"Ti aspettavo" gli disse. La guardò, cercò di ricordare, ma non l'aveva mai vista prima. -" Dimmi pure..." rispose gentilmente. -" Tu mi hai salvata. Hai dato un senso alla mia vita con le tue interpretazioni. Ho scoperto che tra noi c'è un legame unico al mondo, il legame delle nostre anime, già da prima della nostra nascita. Siamo legati io e te e lo siamo stati. Non ti ricordi? Ci lega quell'amore totale e assoluto che solo le anime riescono a vivere. Le nostre anime si amano e noi ci amiamo. Io ti amo. E anche tu mi ami. Portami con te, voglio stare con te per sempre. Io non ti lascerò mai, amore. Il nostro è un amore puro, eletto che supera tutti i sentimenti e che li comprende tutti. Lo sai, vero? Certo che lo sai, tu lo vivi come me. Andiamo." Gli prese la mano e cercò farlo muovere verso di lei. In quel momento si sentì smarrito. Capì che c'era qualcosa che non andava in quella donna. Ma gli apparve chiaro che si trattasse di una fan. Aveva letto da qualche parte di parecchi casi del genere, di una sindrome detta di Clérambault, uno stato delirante in cui la paziente ha la convinzione ossessiva che un'altra persona provi dei sentimenti amorosi nei suoi confronti e si crea un mondo immaginario, del quale si convince dell'esistenza. Colpisce in maggioranza le donne e il Vip deve fare molta attenzione a non farsi coinvolgere, a non farsi intrigare dal gioco iniziale, gratificato dalle attenzioni e dall'interesse provocato, perché possono diventare pericolose se si sentono rifiutate e trattate in malo modo. Non gli era mai successa una cosa simile. Cercò di tenerla buona, lasciandola parlare e nello stesso tempo mandò un messaggio a Burak -"Vieni subito alla scogliera del Bosforo con la polizia. Subito". Se l'avesse contrariata, avrebbe potuto avere reazioni aggressive. Come intrappolati in un film catastrofico, gli eventi assunsero caratteristiche surreali e si snodò nel tempo un fotogramma alla volta. La ragazza continuava a tirarlo, lui opponeva resistenza. Improvvisamente gli lasciò la mano, corse verso gli scogli e si buttò in acqua. Can aprì la bocca per fermarla, ma già una massa di capelli scuri contrastava con il colore rossastro e aureo del mare. Tutto a un tratto, dal rallentatore il film accelerò bruscamente e l'azione divenne frenetica. Senza starci a pensare, si tuffò e la raggiunse, per scongiurarne una morte certa. Riuscì a trarla in salvo e quando la appoggiò sugli scogli, era ancora svenuta. Burak con due agenti di polizia erano appena arrivati. Gli occhi scuri del suo amico lo fissarono severi, cercando di cogliere il senso di quella scena. Passò qualche istante. Alla fine, lui scosse la testa come se avesse voluto scacciare le precedenti immagini dalla sua mente. Raccontò l'accaduto particolareggiato ai poliziotti, firmò la deposizione, diede le sue generalità e si diresse verso la sua Jeep, alla ricerca di qualcosa di asciutto da indossare. -"Andiamo in quel bar, Can. Lì potrai cambiarti e spiegarmi". disse l'amico. Seguì Burak, con in mano degli indumenti che usava sul set, per caso li aveva ancora in macchina. Appena rinvenuta, la giovane aveva dichiarato alla polizia che lui l'avrebbe picchiata e buttata in acqua, perché era arrabbiato, dato che era molto geloso di lei. Che erano molto innamorati, che vivevano insieme e che non si sarebbero dovuti lasciare mai. Perché lui voleva sposarla e lei no, per il momento. I poliziotti capirono che c'era qualcosa che non funzionava nella mente confusa della poverina e credettero a quanto dichiarato precedentemente da Can, che ribadì di non conoscere neanche il suo nome e di non averla mai vista prima. Evidentemente lo aveva pedinato, era stata parecchio tempo appostata a seguire i suoi movimenti e i suoi soliti itinerari. Ma fino a quel giorno si era mantenuta a distanza di sicurezza, non si era mai fatta vedere. Dapprima sembrò che poteva aver architettato tutto questo per trarne vantaggi di notorietà, ma poi si resero conto che purtroppo si trattava di una mente malata.
CAN:
Avevamo appena finito di girare l'ultimo episodio della serie ed ero veramente stanco. Non vedevo l'ora di tornare a casa dalla mia famiglia. Sentivo il bisogno di giocare con i miei meravigliosi bambini, stringerli a me e di abbracciare e sentire l'odore buono della mia Nat. Il colore di quel tramonto aveva colpito i miei occhi. Era qualcosa che non avevo mai visto. Mi fermai per godermi quello spettacolo meraviglioso che la natura stava offrendo. Appena sceso dalla macchina sentii qualcuno che chiamava il mio nome. Era una voce a me sconosciuta. Non sapevo chi fosse, non l'avevo mai sentita né vista. Insisteva nel dire che l'amavo, che sapevo quanto mi amasse, parlava di unione di anime predestinate, che doveva stare con me... Qualcosa non andava in quella donna. Era una fan in stato delirante. Ho sempre avuto ragione ad essere gentile e disponibile con loro, ma a non andare mai oltre quel limite, per non creare nessuna illusione, mai. Mai avrei accettato relazioni intime, nemmeno prima di conoscere Natalia. Già bastavano quelle inventate. Con chiunque avrei potuto avere delle storie, ma mai con le fans. Proprio per un mio principio imprescindibile. Le fan vanno trattate con gentilezza, garbo e disponibilità per fare selfie o rilasciare autografi, poi basta. Stentavo a credere che stesse succedendo a me. Sentirmi trascinare, lasciarmi la mano e, in un attimo, perché aveva capito la mia resistenza, buttarsi a mare. Non me l'aspettavo. Istintivamente mi sono tuffato e l'ho salvata. Non potevo lasciarla annegare. Mi fece tanta pena. Mi aveva pedinato, aveva seguito i miei movimenti e i miei soliti itinerari. Ma fino a quel giorno si era mantenuta a distanza di sicurezza, non si era mai fatta scoprire. Dapprima pensai che era solo a caccia di un po' notorietà, ma poi mi resi conto che purtroppo si trattava di una persona malata. Burak mi guardava inebetito, quando arrivò con la polizia. Non capiva cosa fosse accaduto. Mi trovò bagnato fradicio seduto accanto ad una donna svenuta sugli scogli. Comprese tutto solo quando gli narrai l'accaduto. Ma adesso mi viene da sorridere. Ho comunque salvato una vita umana. Lo raccontai a Natalia, appena mi venne incontro per il nostro solito bacio. Mi ha risposto che avevo fatto bene. Mi sorrise e io sorrisi per quanto avevo fatto. Dovevo, però, fare subito una doccia. Pensai -" Saprà sicuramente anche dove abitiamo e della nostra famiglia. Speriamo che non succeda più. Dovrò aumentare la video sorveglianza. Non vorrei che possa succedere qualcosa a Nat o ai bambini." Mia moglie e i miei figli devono essere sempre orgogliosi di me. Non dovranno mai vergognarsi. Ma io li devo proteggere.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
STAI LEGGENDO
NATALIA E CAN
RomancePuò succedere che un grande attore, cercato e richiesto da tutti rimanga coinvolto da uno sguardo casuale, dalla mano affusolata di una sconosciuta? Dalla percezione delle sensazioni di una semplice ragazza, incontrata per caso? Così ho immaginato l...