"Non camminare davanti a me, potrei non seguirti. Non camminare dietro di me, non saprei dove condurti. Cammina semplicemente al mio fianco a e abbi fiducia."
(Albert Camus)
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Passò a prenderla puntuale come un orologio svizzero. La salutò con un sorriso smagliante, si capiva che era contento. Contento per l'idea geniale che aveva avuto e per la voglia che aveva di far sorridere quegli occhi di ragazza già tanto belli. Non disse nulla durante il tragitto in automobile e, ogni qualvolta lei provava a chiedere della proposta di lavoro, accennata al telefono, lui , abilmente cambiava argomento, per non rovinare la sorpresa. Mai avrebbe voluto perdersi l'espressione di stupore sul suo viso. Natalia aveva lo stomaco in subbuglio, era eccitata per quel modo di fare così insolito e si rese conto che con lui tutto poteva accadere, ne stava avendo la prova. Finalmente arrivarono e lui indicò una grande targa, dove troneggiava il suo cognome. Scesi dall'automobile, entrarono in un portone di un grande edificio, con l'ascensore raggiunsero il primo piano e si trovarono di fronte una porta che subito Can aprì con un giro di chiave. L'ufficio era molto spazioso e luminoso, occupava l'angolo e metà facciata di un grande stabile a Bebek ed era ben arieggiato e, poco distante, c'era il LUCCA, il locale che Can era solito frequentare. All' interno dello studio, l'arredamento era semplice, ma di gran gusto, con tre scrivanie, due poste una difronte all'altra e la terza tra loro, lasciando un notevole spazio che permetteva la posizione di due poltrone davanti ad ognuna di esse. Sulla parete di fronte era sistemato un divano Chester a tre comodi posti, di pelle marrone, tra due grandi librerie. Grandi finestre, con larghe e lunghe vetrate, coperte da pesanti tende di canapa color cognac, erano all'altro lato della stanza. Vicino alla porta d'ingresso, c'era un'altra entrata, da cui molto probabilmente, pensava, si accedesse ad una stanza adiacente allo studio, forse un archivio. Can fece accomodare Natalia sul divano, ma mentre lei stava iniziando a parlare, per chiedere cosa c'era oltre quell'altra apertura, qualcuno da fuori entrò. Era Nazli, una dei suoi due colleghi con cui condivideva due studi legali. -"Can, che sorpresa, non mi aspettavo di trovarti già qua." In inglese, per non lasciare Natalia fuori dalla conversazione, gliela presentò, come una collega, amica italiana, che voleva fare esperienza in uno studio legale estero, perché specializzata in diritto internazionale e, nello stesso tempo, per prendere un po'di confidenza con la loro lingua. – "Parla bene l'inglese oltre l'italiano", concluse Can "e una mano in più non guasta certo nei nostri studi, anche perché io non posso garantire la mia presenza." – " Bene", rispose Nazli, con un sorriso aperto e solare, in un italiano molto meno fluido rispetto a quello di Can," Io adoro l'Italia e gli Italiani, capisco la vostra lingua, anche se non la parlo bene, comunque penso che non avremo nessun problema di comunicazione. Piacere, sono Nazli, ma adesso vi lascio parlare da soli perché ho delle pratiche urgenti da controllare"- "Piacere mio, sono Natalia", rispose con un timido sorriso e si strinsero la mano. Sfregandosi le mani, si sedette di fronte a Natalia e, con lo sguardo fisso nei suoi occhi, dietro a un paio di lenti rotonde azzurrate, disse in tono allegro – " Bene signorina Pinar, veniamo a noi. Tu dovrai occuparti del controllo di tutte le scartoffie che si trovano sulla mia scrivania e di tutte le questioni riguardanti le mie pratiche. Sono certo che non avrai difficoltà, anche perché sono tutte registrate sul pc e in un attimo le vedrai tradotte o in italiano o in inglese. Come avrai notato questo è un quartiere molto ben servito, qua sotto, oltre alla farmacia, ci sono un ristorante e parecchi negozi, penso che ti troverai bene, perché voglio proporti di trasferirti in questo stabile. Vieni con me."
La prese per mano e la condusse fuori dallo studio, attraversarono il piccolo corridoio e si trovarono di fronte a due porte di cui Can aveva le chiavi e che aprì. Erano due appartamenti deliziosi, completamente arredati con cura, ben esposti alla luce, molto comodi e accoglienti.-"Uno è per me, praticamente ci vivo, specie quando faccio tardi al Lucca e il giorno dopo devo trovarmi di mattina in ufficio. L'altro non è mai stato abitato da nessuno, se vuoi puoi trasferirti qua, se è di tuo gradimento. Non avrai spese, perché è mio ed è stato sempre chiuso. A me farebbe piacere. Che ne dici?" L'emozione non le permise di poter proferire parola, rimase a bocca aperta, mai avrebbe immaginato di poter ottenere contemporaneamente le cose che aveva desiderato di più. Si girò verso di lui e con i suoi occhi espressivi, riuscì a comunicargli tutta la sua gratitudine, mentre vi lesse tutta la bontà e la sincerità del suo animo. Gli prese la mano e gliela strinse, si sollevò sulla punta dei piedi e gli stampò un bacio sulla guancia, riuscendo a dire con un fil di voce solo -"grazie...". Ma i suoi occhi, anche se umidi per la commozione, già sorridevano. E Can ne fu felice. -" Benissimo! Quando ti trasferisci? Andiamo a prendere le tue cose adesso? O prima andiamo a pranzo? Andiamo a pranzo. Dopo andremo a prendere tutto." Le sorrise, le fece una carezza sulla guancia e, tenendosi per mano, uscirono dallo stabile e si diressero verso la jeep di lui.
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NATALIA E CAN
RomancePuò succedere che un grande attore, cercato e richiesto da tutti rimanga coinvolto da uno sguardo casuale, dalla mano affusolata di una sconosciuta? Dalla percezione delle sensazioni di una semplice ragazza, incontrata per caso? Così ho immaginato l...