Parte 23 LORO UNA COSA SOLA

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"L'amore non si pensa, o si sente o non si sente".

da "Dolce come il cioccolato" di (Laura Esquivel)


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Quei giorni ad Istanbul volarono. Li trascorsero insieme, gustandosi l'uno e l'altro e, giunti all'ultimo giorno di convivenza, non avevano compiuto ancora quell'atto, così agognato da ambedue, che avesse sancito la loro reciproca appartenenza, anche fisicamente. Natalia si scoprì curiosa del suo corpo unito a quello di Can. Forse con un po' di paura, giacché sarebbe stata la prima volta per lei. Stupita di se stessa, fu certa di essere giunta alla fine del viaggio dei preliminari, insiti nella natura umana. Non gli bastavano più. Si sentì pronta ad unirsi a lui. Gli si avvicinò e cominciò a baciarlo con delicatezza sulle labbra, poi spostò la sua bocca al suo orecchio, ne mordicchiò lievemente il lobo e tornò di nuovo alle sue labbra. Can accolse con grande gioia quell'invito e rispose con tutta la sua passione a quel bacio, insinuando la sua lingua in quella bocca già socchiusa e invitante. Cominciò ad accarezzarla con sensuale profondità, mentre i loro indumenti, non si sa come, finirono sul pavimento. Andava assaporando, con la sua lingua, baciandola, tutta lei. Le sue mani esplorarono ogni parte del suo corpo, mentre si muovevano, senza staccarsi verso la camera da letto. Sempre uniti, si ritrovarono distesi a continuare, più comodamente, ciò che stavano facendo. Avvertendo il suo respiro sul viso, lei sollevò la testa e assaporò le sue labbra tumide. Lentamente lo costrinse a socchiuderle, cercandogli la lingua con tocchi leggeri, a cui lui rispose avviluppandosi a lei, in una danza erotica e vecchia quanto il mondo. Le carezze di Can divennero più audaci e capì che era pronta. Pronta per lui. Le sue mani scivolarono, tracciando il contorno del corpo di Natalia, dal seno alla vita, e poi più giù.....Insieme sospirarono di quel particolare piacere, che diventava sempre più intenso e  incontrollabile. Stretti l'uno sull'altra, diventarono una cosa sola. La penetrò con dolcezza, delicatamente. Non voleva farle molto male. E lo fece così bene! Si ritrovò dentro di lei, avvolto nelle sue calde, strette e umide pareti e lei lo risucchiò nelle sue calde profondità, con un sospiro di pura felicità. Era quello che stavano facendo, l'amore, mentre la tenue luce lunare, rischiarava leggermente i loro corpi, impegnati in quel muoversi, sempre uguale, ma ogni volta unico. Si girò, gli sollevò leggermente la testa per guardarlo negli occhi. Sensazioni impetuose e travolgenti, si rovesciarono sul suo corpo come una cascata, togliendole la ragione. Le mani di lui si strusciarono sui seni. Accostò le sue labbra alla sua bocca e tra baci profondi e infiniti, riuscì a dirgli, in quel momento che non avrebbe mai più dimenticato.  -"Vai così, Can, voglio sentirti vivere dentro il mio corpo". Lui non riuscì più a frenarsi, per un attimo dimenticò che non voleva farle troppo male e aumentò l'intensità  delle spinte, che divennero sempre più potenti, sempre più vigorose, sempre più vicine. Lei gemeva di piacere e lui ne fu felice. Non smise di mugolare neanche nel momento in cui la stava facendo sua e questo lo eccitò ancora di più. Le sue labbra, dal collo si spostarono sul lobo del suo orecchio. Le sussurrò di  guardarlo negli occhi, sentendo che stavano arrivando al culmine del piacere. E i loro sguardi si fissarono nel momento in cui entrambi esplosero, fondendosi completamente, unendo con i loro piaceri, anche le loro vite. Il gemito di lui e la sensazione del forte pulsare dentro di lei, le provocò una sensazione così forte, da farla sprofondare nell'oblio e lui la seguì. Appagati, ma stremati, rimasero l'uno sull'altra, finché i loro respiri non tornarono ai normali ritmi. -"Can, è stato bellissimo...l'amore. Ora sei completamente in me. Da oggi risiedi dentro tutta me stessa, non solo nella mia mente e nel mio cuore", gli sussurrò, spossata, ma felice, portando la mano, intrecciata a quella di lui, prima alla fronte e poi al proprio petto, esattamente sul cuore. Si abbracciarono con le labbra unite e lei si abbandonò fra le braccia dell'uomo che le aveva aperto le porte dell'amore. Si addormentò proprio così. Can era distrutto al pensiero di quella felicità, pronta ad essere interrotta dall'imminente partenza di lei. Lei che era ormai completamente in lui, parte integrante di tutto il suo essere. Aveva bisogno d'aria, quindi si staccò da quelle morbide e calde labbra, con cautela, per non disturbarla, si alzò e si spostò verso la finestra. La aprì e respirò l'aria della notte, di quella notte, nella sua Istanbul, così magica per lui. Il pensiero di quella separazione, sofferta, ora più che mai, non lo abbandonava. Si sentì un po' meglio, dopo quella boccata fresca di aria notturna. Chiuse la finestra, per non far raffreddare la camera, era la loro camera, ormai. Si avvicinò di nuovo al letto, si abbassò e la osservò mentre dormiva. Le accarezzò delicatamente  i capelli e baciò con lo sguardo quelle labbra che adorava, per non svegliarla. "Nat, baby, ti amo così tanto..." sussurrò. Lei nel sonno, forse credendo di sognare, rispose -"Ti amo da morire, amore ..." e lui, -"Non saremo mai lontani. Non sei sola e non sono solo. Mai, mai...", pronunciò in un respiro. 
Si avviò in cucina a prendere un bicchiere di çai, pensava che l'avrebbe aiutato a scaldarsi un po'.  Fra qualche ora Natalia doveva prendere l'aereo e tornare a Roma. Sentiva freddo, cosa alquanto insolita per lui. Freddo stava diventando tutto intorno a sé. Cominciava a pensare di sentire il letto non più tiepido del calore di lei, le sue braccia a cercare a vuoto quel corpo capace di scaldargli carne, anima e sensi. Ecco, fu questo pensiero impazzito, fra i suoi sempre tanto controllati, a scatenargli la paura della sofferenza, scaturita dalla sua prossima partenza. Avrebbe voluto trovare un modo, uno solo per porre fine a questi strazi, che lasciavano dolorose cicatrici nel suo animo, ogni qualvolta dovevano separarsi, perché, in un modo o nell'altro, erano sempre periodi a tempo indeterminato. Ebbe paura, forse, di ammattire, questa volta, senza di lei. Si girò e guardò verso l'ingresso dove la sua valigia era già pronta. Tutto era pronto, solo lui non lo era. A testa bassa, pensieroso, tornò a letto. Strinse Natalia tra le braccia e,  inebriandosi del suo odore unico, pregò che il tempo, in quel momento, si fermasse.   

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NATALIA E CANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora