"La vita è un arcobaleno di persone le cui azioni si intrecciano per tessere la catena di eventi che determinano il nostro destino."
(MEG)
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Si diressero verso un localino dove pranzarono con Hunkar begendi, piatto a base di melanzane affumicate e speziate e Doner kebab, sfoglia di pane arabo ripiena di carne cotta sul girarrosto, accompagnati da acqua e nar suyu, succo di melograno appena preparato. Lo sguardo di Natalia era già diverso, Can la osservava e se ne compiaceva. Parlarono sorridendo della piega che avevano preso gli eventi e lei non tralasciò di ringraziarlo almeno dieci volte, prima di aver consumato il cibo che aveva davanti. Una strana euforia l'aveva avvolta, parlava e parlava, raccontò della sua infanzia, prima che i suoi genitori si separassero, di suo padre, brava persona, ma sempre assente o per lavoro o di suo, non sapeva spiegarselo. Con sua madre il discorso era diverso, lei troppo presente, ma proprio troppo, si rendeva quasi insopportabile e quante volte ci aveva litigato! Il culmine della loro ultima discussione fu , appunto, la sua partenza per Istanbul. Ma dopo le prime settimane, tornò a vedere la non convivenza con suo padre, lo riscoprì nella sua reale essenza, quella della completa assenza sia fisica che affettiva. A malapena si vedevano a casa, a causa dei suoi orari di lavoro. Era ingegnere in un cantiere navale e quando rientrava, mangiava qualcosa e subito si rintanava nel suo studio. Il loro comunicare si limitava ad un "ciao" e a un " tutto bene?" Effettivamente non aveva senso vivere insieme, si sentiva come colei che invadeva uno spazio, molto privato e per niente suo. Lo avrebbe chiamato al telefono e gli avrebbe comunicato di aver trovato lavoro e un alloggio lì vicino e che al suo ritorno non l'avrebbe trovata a casa. Can sorrideva divertito a questo monologo ininterrotto di Natalia, anche se avesse voluto, non sarebbe riuscito ad inserirsi in una conversazione con lei, in quel suo bisogno di raccontare, non avrebbe dato spazio a nessuno, si capiva bene. Attese pazientemente il respiro conclusivo e la invitò ad alzarsi per andare a prendere i suoi vestiti e gli effetti personali, per portarli nella sua nuova abitazione. Mentre si avvicinavano alla Jeep, lei chiamò suo padre e l'informò che aveva trovato lavoro presso uno studio legale e della sua decisione di trasferirsi in un appartamento nello stesso stabile. L'unica risposta che ricevette fu " Bene. Ti auguro un buon lavoro." Non la stupì quella risposta e non la deluse più di quanto non lo avesse fatto già da tempo. Questo era suo padre, distaccato, disinteressato, anaffettivo. Si recarono a prendere le sue cose e Can l'aspettò in auto. Poco dopo Natalia riapparve, trascinando due grandi valigie e uno zaino sulle spalle.-" Tutto qui?" le chiese, "ho l'impressione che dovremo fare un salto al Gran Bazar, dopo che avremo lasciato i tuoi bagagli a Bebek e controllato quello che può servire e che magari non c'è, per acquistarlo". - "Va bene, ma prima andiamo a vedere." rispose lei. Appena entrarono, Can le consegnò le chiavi e subito dopo aver posato le valigie, la abbracciò e le disse -"Benvenuta a casa tua." Lei lo baciò sulla guancia e, per l'ennesima volta, mormorò "Grazie." Aprirono cassetti, armadi, ante in cucina per vedere cosa potesse servire. C'era tutto, dalle lenzuola agli asciugamano, biancheria da tavola, stoviglie varie ed era anche pulita. Mancavano solo detersivi e cibo. Lo guardò con uno sguardo interrogativo ed esclamò " Ma c'è tutto!" -"Ho fatto pulire e portare tutto il necessario mentre eravamo a pranzo. Al Gran Bazar possiamo acquistare qualcosa a cui non ho pensato, che ne dici? "disse Can. Lo guardò quasi allibita, -" Ma come fai a pensare a tutto? Sei incredibile!" gli rispose. Riprese lui-" Non possiamo perdere tempo, perché.... Vedi, tra due giorni dovrò partire per un servizio fotografico che verrà pubblicato su una nota rivista e per partecipare come ospite ad una trasmissione televisiva molto seguita. Andrò in Italia per una settimana, e tu potrai cominciare a lavorare allo studio e a familiarizzare col tuo nuovo lavoro. Nazli ti aiuterà e ci sarà anche Burak che parla benissimo l'italiano. Non ti devi preoccupare di nulla, durante la settimana in cui io sarò assente potrai rivolgerti a loro per qualsiasi bisogno. Prometti? Andiamo al Gran Bazar adesso?"-"Andiamo" rispose lei e si lasciò trascinare per mano verso la sua Jeep.
Can.
Tutto di lei mi fa sorridere, la vedo diversa, grata e appagata. Sono contento di averla alleggerita da pensieri che la rendevano triste e confusa. Quanti grazie ho ricevuto. Non riesco a non guardarla e a non compiacermi. Mi ha pure baciato due volte. Il suo odore, quando l'ho abbracciata, mi ha quasi stordito, non so come ho resistito alla gran voglia che mi è venuta di stringerla e dirle che non l'avrei lasciata andare mai più. Ma è stato solo un attimo, per fortuna mi sono subito ripreso e controllato. E' ancora troppo presto per lei, non voglio spaventarla, voglio capire bene come si sente con me, che cosa prova quando è con me, cosa mi dicono i suoi occhi neri bellissimi e profondi.
Natalia.
Una sorpresa dietro l'altra! Pensiero e conseguente azione immediata. Mi ha stupito per l'ennesima volta. Ma che cos'è quest'uomo? Nessuno mai ha fatto tanto per me. Mi sta dimostrando molto, ma a dire il vero non capisco bene cosa, va bene, penso di aver capito qualcosa, forse..., ma non voglio illudermi, quando mi ha abbracciata avrei voluto stamparglielo sulle labbra quel bacio, non sulla guancia. Meno male che ho resistito, altrimenti cosa avrebbe potuto pensare? Già due baci oggi sono stati abbastanza.... Non voglio aver fretta, mi trasmetterà di sicuro qualcosa in più e capirò di più. Comunque sto molto bene in sua compagnia.
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NATALIA E CAN
RomancePuò succedere che un grande attore, cercato e richiesto da tutti rimanga coinvolto da uno sguardo casuale, dalla mano affusolata di una sconosciuta? Dalla percezione delle sensazioni di una semplice ragazza, incontrata per caso? Così ho immaginato l...