"E ogni ora che par mortale,
di fronte al perder te, non parrà eguale ."(WILLIAM SHAKESPEARE)
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-" Sei proprio cotto a puntino." Lo aveva preso in giro uno dei suoi due manager e suo grande amico, la sera precedente davanti a un buon bicchiere di whisky. -"Non ti ho mai visto così distratto." aveva aggiunto ridendo. -"Hai sentito anche solo una parola di quello che ti ho detto?" Can aveva dovuto ammettere di essersi perso una buona parte del racconto. Gli stava raccontando di quando aveva rotto con il suo partner, un famoso stilista, un anno e mezzo prima. Erano comunque rimasti in ottimi rapporti, per fortuna. Era difficile trovare qualcuno più piacevole di Burt. Ma, come può succedere talvolta, non cercavano la stessa cosa. Erano ora buoni amici. Finalmente aveva trovato un partner che soddisfaceva del tutto le sue esigenze. Avevano appena festeggiato il loro primo anniversario ed era al settimo cielo per la felicità, oltre che in vena di confidenze. -"No, non ho sentito molto, lo confesso." Aveva risposto Can divertito, "Ma non credo che te ne importi. Si vede lontano un miglio che Burt soddisfa tutte le tue attese sentimentali." -"E gli piacciono anche i miei stessi film!" Aveva confermato ridendo l'amico. - "Senti, ma questa ragazza che ti ha rubato il cuore l'hai sentita in questi giorni?" continuò. Aveva riso impacciato prima di rispondergli. Aveva poggiato la fronte sulla mano aperta e aveva aggiunto: -"Sono un caso disperato, vero? Mi sto comportando da adolescente." -"Non dirlo nemmeno per scherzo!", riprese il suo amico, -" E, credimi, ci comportiamo tutti come adolescenti quando siamo veramente presi. È tutto diverso. Con Burt sento sempre un'energia forte scorrermi nelle vene, alterno momenti in cui mi sento sull'orlo del precipizio a momenti di straordinaria domesticità. E tutto questo sentendomi sempre al sicuro. Capisci ciò che voglio dire? Lo guardo e so che voglio passare il resto della mia vita con lui." Eccome se lo capiva! Ma si limitò a sorridere, pensando che la clamorosa esperienza del suo manager era ben poca cosa rispetto a quello che era arrivato a fare lui per Natalia, fino a sposarla e a mantenere segreto il loro matrimonio. Erano arrivati a Bodrum nel primo pomeriggio e lì si sarebbero trattenuti due giorni , col cast al completo, per registrare alcune puntate della nuova serie, nella bellissima location balneare. Can aveva pregato la sua Nat di seguirlo, ma lei rifiutò perché non si sentiva ancora pronta a conoscere tutti i suoi colleghi. Avrebbero capito certamente qualcosa di più rispetto a ciò che avevano deciso di far trapelare sulla loro relazione. E non era ancora il momento. Nessuno fino ad ora era a conoscenza del loro matrimonio. Natalia trascorse la serata con Nazli, uscirono a fare una passeggiata sul lungomare e si fermarono in un locale per cenare. -"Fammi capire," disse la sua amica a metà tra lo sconvolto e il deliziato. -"Sembri proprio cotta!" Lei sorrise sorniona e aggiunse -" Sono tornata adolescente. Solo a pensarlo sento le farfalle nello stomaco". Non aggiunse altro e continuò a mangiare. Aveva fame, ma si sentiva tutto l'addome in subbuglio, come se non avesse digerito nulla del pasto di mezzogiorno. Aveva un gran mal di testa e gli occhi pesanti. Quelle poche volte che aveva avuto la febbre ricordò di aver avvertito questi sintomi. Si scusò con Nazli ed espresse il bisogno di tornare a casa. Non vedeva l'ora di arrivare, prendere due aspirine e mettersi a letto. La mattina del giorno dopo non riuscì neanche a sollevare la testa dal cuscino. Scottava e aveva dolori dappertutto e non aveva neanche la forza di alzare un braccio. Rimase con gli occhi chiusi. Il suo cellulare continuava a suonare, ma non riusciva ad alzare la mano per prenderlo. Rimase così fino al pomeriggio, quando si alzò per andare in bagno. La testa le girava vorticosamente e per tornare a letto dovette cercare di appoggiarsi a qualcosa, altrimenti sarebbe caduta. Cercò di mettere la mano sulla spalliera della chaise-longue situata ai piedi del letto, ma non calcolò bene la distanza, perse l'equilibrio e cadde. Batté la testa contro il mobile a specchiera accanto al comodino e rimase svenuta sul pavimento. Can non volle attendere il mattino successivo per tornare ad Istanbul e, appena terminate le riprese, nel tardo pomeriggio, partì. Le aveva telefonato tante volte, ma non aveva ricevuto risposta e questo fatto lo aveva impensierito. A notte fonda, al suo rientro a Bebek fu così che la trovò. Era fredda, pallida sul pavimento, con un piccolo rivolo di sangue sul lato destro della fronte e non rispondeva né alle sue parole né ai suoi baci. Terrorizzato chiamò subito l'ambulanza che dopo qualche minuto arrivò. Seguita da Can, si diresse a sirene spiegate verso l'ospedale. Davanti al pronto soccorso -"Quando l'abbiamo trovata era svenuta, ma il cuore batteva. L'arresto cardiaco si è verificato adesso» spiegò il paramedico al medico di turno. -"Identificazione?" chiese l'infermiera, mentre trascinavano velocemente la barella. -"Natalia Pinar, ventiquattro anni, Italiana. È un avvocato, da quanto risulta dalla patente. Lavora e vive a Bebek." rispose il paramedico. Immediatamente si attivarono, l'anestesista, controllò le pupille della paziente, si occupò della respirazione e richiese altri farmaci. Il dottore, invece, continuava meccanicamente il massaggio cardiaco. Con una stretta al cuore Can assisteva stordito e impotente. Grosse lacrime gli rigavano il viso. D'istinto, sarebbe fuggito, ma rimase, assistendo all'inserimento del catetere, e voleva gridare di lasciarla in pace, sapendo quanto la sua Nat avrebbe detestato tutto questo. Avrebbe voluto prenderla tra le braccia e portarla via, ma d'altra parte era giusto che continuassero a prendersi cura di lei. Non si era mai sentito così inutile, paralizzato dall'ansia e molto emotivamente coinvolto. Lei era di un pallore impressionante. Perfino le labbra non avevano più colore. Solo i capelli, folti, lunghi, nerissimi, spiccavano in tutto quel bianco. Era la sua snella, fragile ragazza, estremamente riservata ed era certo che avrebbe respinto inorridita le intrusioni subite dal suo corpo in quei momenti per salvarle la vita. La coperta termica non era stata sufficiente a scaldarla e decisero per un lavaggio addominale, introducendo fluidi caldi per riportare lentamente nella norma la temperatura corporea. L'anestesista chiese di riscaldare anche l'esofago. Ma all'improvviso servì il defibrillatore. Alla prima scarica, il torace di Natalia si inarcò sopra il lettino come un fuscello. Can si sentì mancare. -"E se tutto fosse inutile...", pensò a voce alta. Solo allora si accorsero della sua presenza e lo invitarono ad uscire. Non voleva saperne, ma insistettero e lo accompagnarono fuori nella sala d'attesa. Dopo circa due ore, un'infermiera uscì e lo informò sulle reali condizioni della paziente. Il riscaldamento graduale aveva funzionato. Il cuore, in attesa di riprendere il battito autonomo, era ancora collegato a un pacemaker esterno. Una rapida risonanza magnetica aveva evidenziato una sottile frattura al capo, con gonfiore cerebrale e, che comunque, bisognava aspettare. -" Io lo sapevo che sarebbe successo qualcosa oggi, sentivo che qualcosa non andava, dopo tutte le mie chiamate senza risposta... No, non ha senso, non è possibile!" disse, scuotendo il capo e parlando a se stesso. -"Devo vederla, subito, per favore", la implorò con lo sguardo e la bocca.-"Chi è per lei Natalia Pinar?" chiese l'infermiera di fronte a tanto dolore. -"È tutta la mia vita." e in un sussurro aggiunse -"mia moglie." I pochi metri di corridoio dall'ascensore al reparto di Terapia Intensiva sembrarono a Can una distanza infinita. Natalia aveva superato la crisi. E adesso toccava a lui affrontarne un'altra, con se stesso e con lei, il suo amore, in quello stato. -"Stanno finendo di stabilizzarla" gli comunicò poco dopo la caposala, decisamente ottimista. "Ricordi di spegnere il cellulare, prima di entrare da lei." Spense il telefono ed entrò. Gli apparve meno pallida. Sembrava davvero addormentata, a parte la serie di tubi collocati dovunque. La coperta termica la ricopriva interamente, lasciando visibili solo la testa e le spalle. Le era accanto, finalmente. Era stato pronto a lottare, a imporsi e pretendere di vederla, se non glielo avessero permesso, ma ora che quel momento era giunto, sedette su una sedia accanto al letto. Portò alle labbra la sua mano e la baciò. Gli bastò quel lieve contatto, per scoppiare in un pianto dirotto. Si chinò su di lei e affondò il viso nei suoi capelli. E le parlò. A lungo. Disse alla sua Nat tutto ciò che avrebbe voluto dirle al suo rientro, ripetendole quanto l'amasse e del bisogno che aveva di lei, nella speranza che potesse udirlo. Solo lei era stata in grado di far uscire completamente il suo sentimento e l'amore che ogni momento condividevano. Averla accanto lo riempiva di gioia e felicità e si rendeva, ogni giorno, sempre più conto della fortuna che aveva di stare con una persona dolce e speciale come la sua Nat. Prima di conoscerla ignorava quanto potesse essere bello e meraviglioso vivere l'amore, quello vero. Gli aveva fatto riscoprire i sentimenti più belli con la sincerità del suo amarlo. Non poteva immaginare cosa sarebbe stata la sua vita senza averla accanto. Le sfiorò delicatamente le labbra con le proprie, nella speranza di infonderle la vitalità necessaria a farla riprendere subito con quel contatto.
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NATALIA E CAN
RomancePuò succedere che un grande attore, cercato e richiesto da tutti rimanga coinvolto da uno sguardo casuale, dalla mano affusolata di una sconosciuta? Dalla percezione delle sensazioni di una semplice ragazza, incontrata per caso? Così ho immaginato l...