Parte 83 CAN RITROVA LA SUA DONNA

3.5K 145 37
                                    


"È necessario ricercare l'amore là dove si trova, anche se ciò potrebbe significare ore, giorni, settimane di delusione e di tristezza

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

"È necessario ricercare l'amore là dove si trova, anche se ciò potrebbe significare ore, giorni, settimane di delusione e di tristezza. Perché nel momento in cui partiamo in cerca dell'amore, anche l'amore muove per venirci incontro. E ci salva. "

(Paulo Coelho)


§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§

Uscirono dall'ospedale con la bambina nell'ovetto, il borsone e si avviarono verso l'automobile

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Uscirono dall'ospedale con la bambina nell'ovetto, il borsone e si avviarono verso l'automobile. Can appoggiò la piccolina sul sedile posteriore e l'assicurò con la cintura di sicurezza, mentre Natalia si sistemava accanto alla figlia. Si sedette al posto di guida e si girò, in silenzio, verso sua moglie. La guardò a lungo prima di mettere in moto. Lo sguardo di Can la percorse dai capelli, al vestito, alle mani. Era lo stesso sguardo che al loro primo incontro l'aveva ammaliata. Natalia, in quel momento, riuscì ad intrecciare con lui un complice colloquio intessuto di silenzio e di desideri. Nessuno dei due parlò. Così, messa in moto l'automobile partirono.                                      La luce del tardo pomeriggio, che già preparava alla sera, illuminava il panorama che si oscurava, di tanto in tanto, con le lunghe ombre degli alberi che costeggiavano la strada. Nella mente di lei i pensieri si accavallavano, quante cose erano successe... Non si sentiva la stessa, forse per lo stremo di quel parto dolorosissimo con cui aveva dato fondo a tutte le sua energie.... E cominciò a temere che il suo corpo non sarebbe più stato l'oggetto del desiderio passionale del suo uomo, che lui non l'avrebbe più vista come prima...Sollevò la testa che aveva tenuta abbassata e si guardò nello specchietto dell'auto. I suoi occhi erano cerchiati, se li vide quasi infossati e, quell'immagine di sé stessa, non le piacque neanche un po'. Abbassò di nuovo il capo, toccandosi col mento il petto. Can la osservava e di colpo le chiese -" Cosa c'è, Nat? Non ståi bene, ask?" Lei alzò appena lo sguardo e, senza parlare, scosse la testa. Arrivarono a casa e, già nell'ascensore, suo marito cominciò a baciarla, ma con molta delicatezza, sussurrandole che era stata grande, bravissima e a ringraziarla ancora. Non le bastò neanche questo slancio d'amore a rassicurarla. Can capì che c'era qualcosa che non andava, ma volle aspettare un po' prima di parlarne con Natalia. L'intensità delle sensazioni provate durante il parto era stata molto forte sia per lei che per lui. Sapevano ambedue che, oltre alla gioia della nascita della bambina, c'era stato un terribile dolore vissuto da una parte fisicamente e dall'altra psicologicamente, perché, vedere soffrire una persona cara e non poter intervenire in alcun modo, è devastante. Non poteva ignorare gli aspetti traumatici di quest'evento su loro due. In Natalia il disagio psicologico, originato dal trauma e dalle sofferenze del parto naturale, aveva lasciato delle ferite aperte che scaturirono in una sorta di fissazione di non piacere più a suo marito. In questa fase post-traumatica lei avvertiva anche la difficoltà a sviluppare un legame di attaccamento positivo con la propria bambina, mantenendo un atteggiamento quasi distaccato che le impediva la costruzione di quella naturale relazione serena tra madre e figlia. Tutto questo preoccupava Can. Era a conoscenza che, subito dopo aver partorito, una madre avrebbe potuto avere una tale reazione, una sorta di depressione post-parto per cinque o sei settimane dopo aver messo al mondo la propria creatura, ma il vedere Natalia in quello stato lo distruggeva. Decise di provare ad aiutarla lui, alleggerendo lei dagli impegni che la nascita di una neonata comportava e, solo se non ci fosse riuscito, l'avrebbe fatta aiutare con una terapia psicologica adeguata. Cominciò così a ritagliarsi dei ruoli precisi per la cura della bambina, poppate, ruttino, cambio, bagnetto....Voleva evitare alla sua donna, neo-mamma, un'ulteriore stanchezza, soprattutto quando la piccolina non dormiva o piangeva molto di notte. Così si premurava di tirarle il latte durante il giorno, e la notte si alzava lui per sfamare la bimba, lasciando riposare sua moglie. Ma nonostante tutti i suoi sforzi, le trepidazioni per il nuovo assetto familiare non mancavano. Tra i gemelli che reclamavano attenzioni e manifestavano euforia per l'arrivo della sorellina, tra Natalia che mostrava di volersi allontanare fisicamente da lui ogni qualvolta cercava di avvicinarla, Can fu costretto a tirare fuori tutta la sua determinazione e pazienza per superare quel periodo alquanto critico. Strinse i denti e continuò senza risparmiarsi per circa quattro settimane, determinato ad aiutare la sua Nat a tornare come prima. Amava sua moglie e amava la vita perché lei, per lui, era la vita. Viveva sotto una pioggia incessante della sua immagine, delle sue parole, dei suoi gesti, del suo essere. La sua donna per lui era il mondo, quella parte del mondo che poteva amare. Adorava starle accanto a guardarla mentre lei dormiva, le accarezzava la mano, il viso nell'illusione di trasmetterle qualcosa che la aiutasse, con la sua tenerezza e il calore del suo amore sempre più intenso, per farle superare quel momento particolare, seppur meraviglioso e misterioso della sua vita. Ce l'avrebbe fatta col suo amarla in maniera totalizzante, intensa e passionale. Loro che esistevano l'uno in virtù dell'altra dovevano superare quella fase buia e continuare da dove si erano fermati qualche ora prima della nascita della bambina.                                                                                                                                Natalia non riusciva a reggere lo sguardo di suo marito che trasudava amore e voglia continua di lei, aveva una sorta di paura a scoprirsi davanti a lui, per il timore di non piacergli più, di non essere più all'altezza delle sue aspettative. Ma lei, per Can, era l'essere più prezioso, più meraviglioso che avesse mai visto, toccato e respirato in tutta la sua vita. Ma, purtroppo, questa fase post-traumatica stava ostacolando la ripresa della continuazione della relazione d'amore tra lui e Natalia. Consapevole che solo le attenzioni, la vicinanza e tutto il suo amore avrebbero potuto curare le ferite nell'animo di sua moglie, anche le più profonde, con il suo trasporto, incurante della presenza di chiunque, la baciava, la accarezzava e le faceva i complimenti più belli, definendola la donna più bella, importante e desiderabile del mondo. Pian piano riuscì a farsi ascoltare, a farle capire che l'amava più di prima, che le piaceva più di prima e che la desiderava come non mai. In questo modo Natalia iniziò a superare le sue paure, a demolire i muri che aveva alzato nei confronti di Can per proteggersi dalla sofferenza insinuata dai suoi dubbi e dalle sue perplessità sulla sua figura fisica che, tra l'altro, non aveva risentito di nessun cambiamento dopo la gravidanza.  

NATALIA E CANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora