"La follia di fraintendere un errore per un paradosso, una metafora per una prova, un torrente verbale per una sorgente di verità capitali, e se stessi per un oracolo, è innata in noi."
(Paul Valéry)§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Il fine settimana trascorse senza particolari accadimenti. I bambini erano rimasti con le babysitter a casa della nonna, per visitare i magnifici parchi attrezzati per loro e divertirsi a giocare sulla terraferma. Sarebbero partiti con i loro genitori il venerdì successivo, salpando verso la Spagna, per poi fare ritorno ad Istanbul. Avevano deciso di non fermarsi in Francia, come avevano programmato. Mentre loro due in auto si dirigevano allo yacht per cambiarsi, in vista della cena a cui avrebbero partecipato la sera, con un famoso regista turco che aveva intenzione di lavorare con Can, Natalia propose a suo marito di prolungare il soggiorno a Roma, magari saltando la sosta in Spagna. Lui rallentò e si girò a guardarla, chiedendo -" Perché? Forse non ne hai ancora avuto abbastanza, baby? O vuoi, magari, continuare a frequentare i tuoi amici, per un bel periodo lungo...Incoraggiare certi sguardi...per poi sorriderne con te stessa soddisfatta e deliziata? Dimmi, Nat..." La perforò con lo sguardo, voleva leggerle dentro. Prima ancora che Can fermasse del tutto la sua corsa, Natalia apriva lo sportello e scendeva. Si abbracciarono e spazio e tempo si fusero, si condensarono in un morbido unico alone. Aveva dimenticato le brutte cose, le paure, le ansie di Roma, ora solo voleva godersela. -" Ne io senza te, ne tu senza me, amore mio ! " Così amava declamare la sua Nat, la sua donna, colei che gli avevo preso l'anima, il cuore e la mente, che aveva amato e ancora amava con tutto se stesso. Il discorso rimase così in sospeso. Nessuna risposta gli diede, se non quell'abbraccio che lei riteneva eloquente più di ogni parola. Belli come il sole, elegantissimi si recarono alla cena col regista che ebbe parole di ammirazione per la coppia e di elogio per Can, a cui formalizzò la proposta di fare parte del cast per il suo nuovo film. Sarebbe stato girato parte in Turchia e parte in Italia. La serata trascorse all'insegna del buonumore e in allegria. Quando si accomiatarono, manifestando il piacere di ripetere l'incontro, in maniera informale, il loro ospite si rivolse a Natalia, dicendole che era una donna fortunata ad avere al suo fianco un uomo come Can, definendolo prezioso, sottolineando, non solo come attore, ma come persona. Lei lo ringraziò per le belle parole spese nei confronti di suo marito e gli rispose - " Lo so bene, ne sono certa ", mentre la sua mano stringeva quella del suo uomo. Il mattino successivo si fece lasciare da Can, che aveva appuntamento col regista, a casa di sua madre per prendere i bambini e portarli in una nuova area giochi coperta, inaugurata da poco, che le aveva consigliato Carmen. Mentre le babysitter finivano di preparare Guven e Guldem, avvertì una sorta di strano malessere, le si offuscò la vista e cadde di botto. Chiamarono l'ambulanza che arrivò subito dopo. Immediatamente la madre di lei cercò di mettersi in contatto con Can, ma aveva il telefono silenzioso, perché era impegnato a discutere per firmare il contratto. Così chiamò Carmen e la mise a conoscenza di ciò che era accaduto a Natalia. La donna, a sua volta, telefonò a Mario per accompagnarla all'ospedale. Nel frattempo Can, avendo visto la chiamata persa della suocera, la richiamò. Corse al nosocomio e, prima di riuscire a raggiungerlo, trascorse una buona mezzora. Tutti gli altri erano già lì, quando lui arrivò. Appena vide Mario, il suo sguardo si scurì, non sopportava l'idea che lui fosse in corridoio ad attendere notizie su sua moglie e che fosse arrivato prima di lui. Aspettò che qualcuno uscisse per chiedere di Natalia, ma si mantenne a distanza dagli altri. Rimase in disparte, più lontano, ad attendere, con la testa fra le mani. Dopo un'ora circa le porte scorrevoli si aprirono e lei uscì, pallida e un po' malferma sulle gambe. -" Non è successo nulla, niente di cui preoccuparsi, ho solo avuto un calo di zuccheri", esordì. Mario si precipitò a sorreggerla, abbracciandola e lei, istintivamente, ricambiò l'abbraccio per appoggiarsi. Ma questo gesto fu interpretato in maniera errata da suo marito. Can di colpo si alzò, le si avvicinò e con uno sguardo furente, le disse: -" Io me ne vado, torno ad Istanbul." Era stato veramente troppo! Non aveva ancora superato del tutto l'increscioso fatto precedente che se ne riproponeva un altro di gran lunga più pesante per lui. Immediatamente si dileguò, tanto che lei dubitò di averlo visto realmente. La riportarono a casa di sua madre e, non appena si riprese, si diresse allo yacht per raggiungere il suo uomo. L'imbarcazione era già con i motori accesi. Il mare era di una calma piatta e di uno strano azzurro, ma lei lo vedeva bello come sempre. Salì a bordo e, appena lo vide, gli si avvicinò per narrargli cosa le era successo e, poi, doveva dirgli.... E non immaginava che lui fosse così furibondo. Ma lui le girò le spalle e le disse soltanto -" Cosa sei venuta a fare? Io sto tornando in Turchia. Scendi. Hai detto che volevi fermarti ancora. Resta! Torna da dove sei venuta. Per i bambini ti farò sapere come dobbiamo organizzarci. Vai." E, ad un tratto.... il mare si increspò, le onde finivano la loro corsa addosso agli scogli come fossero schiaffi in faccia. Il cuore le batteva forte, per pochi istanti si era dimenticata quella che era la sua vita attuale ed era tornata a essere una mamma, era tornata a guardare qualcuno con amore, anche se quel sentimento non era stato in grado di impedire quell'improvvisa rottura con l'uomo della sua vita. Era andata da lui per dirgli che si era sentita male e che aveva appena saputo di essere incinta. Non si aspettava certo quell'accoglienza glaciale dal suo kral, quel comportamento non gli apparteneva....Non riuscì a dire nulla. Cercò di mettere a fuoco tutta la situazione, se ne rese conto e se ne tornò, a testa bassa, da sola, dai suoi figli. Stavolta non vedeva nessuna possibilità di chiarimento. I fatti si erano talmente ingarbugliati da non riuscire a trovare il bandolo per poter districare tutti quei grovigli. Un accumulo di malintesi e parvenze false, avevano creato una situazione di tensione e di disistima in Can. Avrebbe fatto fatica a volerle credere. Quando scese dallo yacht, si girò e lo vide salpare, allora fu assalita dal panico, non era più sicura che scendere a terra fosse stata la scelta giusta. Ebbe la tentazione di salire di nuovo a bordo. Fece un lungo respiro, quasi a voler inalare quanta più aria fosse possibile e, vedendo l'imbarcazione allontanarsi, si avviò verso casa. Che strano, si sentiva quasi estranea nella sua Roma. Era la sua città ma quel giorno si sentiva come quelle donne che, arrivate in un luogo ostile, con una lingua sconosciuta, dovevano abitarci, accettando ogni tipo di discriminazione, solo per aver avuto voglia di continuare a vivere. Si ritrovò triste, sola come non mai e con la consapevolezza di quello che l'aspettava. Di Roma, mano mano che si ritrovava a percorrere le piazze, i viali assolati, riconosceva ogni cosa, i profumi e il suono delle voci dei Romani, con la loro espressività. Ricordò quanto quella città avesse l'abitudine di accogliere e accettare persone diverse che, da sempre, viveva non come un problema, ma come un'opportunità. Triste, ma più cosciente, si avvicinò a quella che una volta, era stata la sua casa. Ma di colpo si bloccò, cosa avrebbe detto a sua madre e ai bambini? Decise che quelle domande avrebbero avuto risposta al momento opportuno e che, solo allora, avrebbe saputo cosa dire. Quanto Roma le fosse mancata lo realizzò in quel momento e la speranza che le cose potessero cambiare le fece battere il cuore più velocemente. Aveva giurato a se stessa che non avrebbe informato nessuno sulla sua gravidanza se non dopo averlo detto a Can. A tutti disse che suo marito era stato costretto a ritornare ad Istanbul per urgenti e improvvisi impegni. Apparentemente tranquilla di giorno e insieme agli altri, passava, invece, le notti a piangere disperata. Lo amava infinitamente e sapeva di non poter fare a meno di lui... Lui , quell'uomo meraviglioso, intelligente, sensibile, paziente, le era stato accanto cercando di migliorarsi sempre più.... E lei l'aveva amato tantissimo, con tutta se stessa. E l'aveva deluso. Non avevano mai interrotto completamente i contatti, anzi, tutti i giorni lui faceva le videochiamate per vedere i bambini, che spesso chiedevano, piangendo, del loro papà. E il suo cuore sanguinava per la sofferenza dei suoi figli e per la sua. Can era venuto a Roma dopo circa due mesi e in giornata era ripartito per Istanbul con le babysitter e i bambini. Con Natalia non si incontrarono. Lei aveva appuntamento col ginecologo per i controlli mensili e l'amniocentesi. E così, anche questa volta non seppe della gravidanza di sua moglie. Nè lui né nessun altro. I giorni passavano e ogni giorno c'erano le videochiamate di Can con i bambini. Nessuno poteva avere dei dubbi sul suo stato, era magra più di prima e la pancia era appena visibile, nonostante i sei mesi completi. Lui era riuscito in tutto questo tempo a rimanere in disparte, senza farle nessuna pressione, senza colpevolizzarla. Con pazienza, preferiva aspettare che lei affrontasse per prima il discorso, anche se il suo cuore era in tumulto e soffriva. Dopo circa un mese tornò a Roma con i bambini, si fermò tre giorni con loro, in modo che i gemelli avessero la visione della famiglia al completo, col papà e la mamma insieme. Nonostante tutto per Natalia furono giorni bellissimi. Aveva provato a capire se potevano recuperare il rapporto, ma in quel periodo Can era molto stressato ed evitava le conversazioni che non riguardassero i suoi figli, inoltre, non aveva notato particolari cambiamenti in lei, solo che vestiva con capi dalla linea morbida. Si accorse che la guardava dalla testa ai piedi e, di colpo, gli disse -" Can, dobbiamo parlare, ho qualcosa di molto importante da dirti." Lui, temendo una proposta di divorzio, immediatamente le rispose, -" Non adesso, Nat, ti prego. Lo faremo con calma, da soli, la prossima volta. Ciao." Quei mesi le erano serviti a comprendere che i malintesi potevano essere chiariti e superati perché tutto ciò che prima le era sembrato irrisolvibile, non aveva più senso se il contraltare sarebbe stato una vita senza di lui. Il suo cuore continuava a battere per suo marito e, con esso, la passione travolgente e il desiderio della sua presenza fisica. Mancavano quasi due mesi al parto. E Can aveva in programma un altro viaggio in Italia molto presto e, un altro proprio per quel periodo, ma preferì non dire nulla, per fare una sorpresa ai suoi bambini. Era in contrattazione per l'acquisto di un attico a Roma, aveva deciso di trasferirsi per un periodo indeterminato in quella città e aveva firmato svariati contratti di lavoro in Italia. Lui non mollava, aspettava pazientemente che i tempi maturassero per tornare con lei. Lo voleva con tutto se stesso e stava soffrendo in silenzio. Aveva qualche amico romano, un tale Andrea, che ogni tanto incontrava Natalia e scambiava con lei qualche parola. Puntualmente lo chiamava e gli riferiva di averla vista. E lui, regolarmente, gli rispondeva, -" Lo so, me l'ha detto Nat."Nessuno sospettava nulla della crisi che stavano vivendo.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
STAI LEGGENDO
NATALIA E CAN
RomancePuò succedere che un grande attore, cercato e richiesto da tutti rimanga coinvolto da uno sguardo casuale, dalla mano affusolata di una sconosciuta? Dalla percezione delle sensazioni di una semplice ragazza, incontrata per caso? Così ho immaginato l...