"La vita non è trovare se stessi. La vita è creare se stessi."
(George Bernard Shaw)§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Can era geloso della sua privacy, faceva trapelare solo quello che voleva sulla sua vita privata. Tutti erano a conoscenza che era felicemente sposato, che aveva tre bambini, che teneva in alta considerazione gli affetti familiari.... Ma nessuno sapeva come si comportava sempre con sua moglie e con i suoi figli all'interno della sua famiglia. Quello era un lato della sua vita solo suo. Nessuno poteva immaginare il suo amore viscerale, il grande rispetto e la sua devozione per la sua donna, come nessuno poteva sapere come si comportasse con i suoi figli e di come si prendesse cura di loro, con tanto amore. Adorava la sua famiglia e viveva per loro. L'uomo, il marito, il padre Can Yaman era diverso dai suoi personaggi, anche se molto di lui si evidenziava nelle sue varie interpretazioni. Molte persone, con le sue recitazioni magnifiche, erano tornate a 'vivere' di sogni e passioni che credevano finiti. Un vero fenomeno fuori dagli schemi, al punto che solo sentendo il suo nome, si aprivano dibattiti e discussioni senza fine e, sui social, bastava una sua foto per scatenare migliaia di fans ad esprimere il loro like. Per uno come lui che si era 'costruito' da solo, il senso di responsabilità era la priorità della sua esistenza. Era riuscito ad ultimare i suoi studi con le borse di studio, dimostrando di essere uno studente modello e meritevole del Liceo Italiano di Istanbul, raggiungendo uno dei primi posti della classifica dei più bravi. Era un istituto privato dalla retta moto alta che la sua famiglia, a causa di un dissesto finanziario, non poteva più permettersi di pagare e, lui, con le proprie forze, era riuscito a conseguire la licenza liceale con ottimi voti. Così come non faceva un mistero di aver avuto la possibilità di accesso alla facoltà di Giurisprudenza alla Yeditepe University, grazie ad una borsa di studio ottenuta per essersi distinto nella squadra di Basket della scuola che frequentava. Era un ragazzo che aveva saputo sfruttare al meglio le sue tante capacità. Si era infatti dato da fare sia nello sport che nello studio, raggiungendo eccellenti risultati e, l'ultimo anno di liceo prima del periodo universitario, aveva partecipato ad un programma di scambio per studenti modello, selezionati in tutta la Turchia, aggiudicandosi il trentaseiesimo posto su tremila concorrenti, soggiornando per diversi mesi negli Stati Uniti, dove oltre ad avere perfezionato il suo inglese, aveva lavorato come barman. Era stato in grado di raggiungere i traguardi che si era prefissato con le sole sue forze, grazie alla volontà, alla tenacia e al suo altissimo senso di responsabilità. La vita reale era vita reale, la fantasia era fantasia. I suoi occhi, nella vita reale, accarezzavano il suo mondo, quel suo microcosmo dove c'era lui e la sua famiglia. E, primo fra tutti, il volto di sua moglie. Era il modo in cui la guardava al mattino, quando si svegliava prima di lei. Era il modo in cui la guardava quando pensava che non se ne accorgesse. E finalmente adesso che stava bene e che l'aveva ritrovata, dopo aver sofferto per la paura di averla persa, a causa della sua depressione post partum, la guardava con occhi e col cuore più innamorati di prima. Era appena tornato da una passeggiata al parco con i gemelli che avevano trascorso un po' di tempo a giocare con altri bambini, quando Guven gli aveva fatto mille domande su un millepiedi che aveva visto e, infine, gli chiese -" Papà, sei anche tu un millepiedi del sesso?" Can rimase di sale e gli chiese -" Dove l'hai sentito?" Il piccolo rispose, -" Il mio amico ha detto che la sua mamma dice che il suo papà è un millepiedi del sesso. Anche tu sei così?" -" No" gli rispose, mentre Guldem, attenta e seria, ascoltava la conversazione tra suo padre e suo fratello. -" Io sono un millepiedi del cuore, perché amo tanto la mamma, voi due e la sorellina e tutte le mie zampette le uso per abbracciarvi insieme stretti nel mio cuore." Contemporaneamente i gemelli annuirono convinti. Arrivati a casa, Can stava ancora sorridendo per la domanda di suo figlio. I bambini andarono con le baby sitter a fare la doccia prima della merenda e lui si avvicinò a Natalia per salutarla. Le mise le dita sotto il mento, le sollevò il viso e poggiò le labbra sulle sue. Fu un bacio lento e dolce. La sua bocca era morbida e liscia, proprio come lui la sognava quando non poteva baciarla. Le raccontò di Guven e di quello che gli aveva chiesto, dopo aver sentito un compagnetto di giochi definire suo padre un millepiedi del sesso, come diceva la sua mamma. Rise insieme alla sua Nat e le disse, -" Non ti venga mai in mente di definirmi così, altrimenti questo, quando andrà a scuola, lo riferirà all'insegnante e non oso immaginare i commenti." Continuarono a ridere, ripromettendosi di stare attenti a parlare, quando c'erano i bambini presenti. Il giorno dopo Can doveva rimanere fuori per impegni di lavoro dalla mattina alla sera. Doveva andare all'incontro preliminare con un grande regista turco che da tempo viveva in Italia per la presentazione del film che avevano appena finito di girare. Dopo ci sarebbe stato negli studios un piccolo ricevimento e lì, nel pomeriggio, Natalia l'avrebbe raggiunto. Quando lo raggiunse e vide il suo sguardo lucido di emozione, ebbe l'impulso di stringerla fra le braccia, ma c'era troppa gente intorno a loro. Finalmente riuscirono ad allontanarsi dagli sguardi estranei, dietro una larga colonna, dove l'aveva trascinata dopo averla raggiunta e, dolcemente, le fece piegare la testa e reclamò la sua bocca con passione bruciante, assaporando e gustando quel momento di delizia, dopo una giornata lontano da lei. Sentiva il bisogno di stare qualche minuto da solo con lei, così la trascinò dentro una saletta attigua. Chiuse la porta e diede un giro di chiave, chiudendo fuori il mondo. Ad un tratto, si misero a ballare. Arrivavano echi di una canzone bellissima cantata da una voce femminile molto emozionante. -"Chi è?" gli chiese Natalia con un filo di voce. -"Non lo so." rispose Can, prima di farla volteggiare. La baciò ancora, poi girò di nuovo la chiave, aprì la porta e tornarono insieme dagli altri.
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NATALIA E CAN
RomancePuò succedere che un grande attore, cercato e richiesto da tutti rimanga coinvolto da uno sguardo casuale, dalla mano affusolata di una sconosciuta? Dalla percezione delle sensazioni di una semplice ragazza, incontrata per caso? Così ho immaginato l...