Parte 97 GRANDE AMORE...

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"Gli occhi cominciano l'opera dell'amore, e la continua vicinanza la completa."           (Publilio Siro)

La loro passione non aveva bisogno di motivazione. Non richiedeva comprensione e spiegabilità, anzi era iniziata perché non c'era niente da spiegare e sarebbe finita solo se avessero avvertito il bisogno di chiarimenti. Più tardi, quella mattina, si ritrovarono ancora a cercarsi come l'aria. Era come se tutti e due avessero bisogno di una sorta di marcatura di un territorio di cui avevano necessità per vivere e per riappropriarsi del possesso reciproco della loro fisicità. Di scaldarsi ognuno del calore dell'altro e di illuminarsi dei raggi di sole colorati che ognuno vedeva nell'altro. Can da sempre sentiva che Natalia ispirava la sua fantasia, accendeva i suoi sogni, inebriava i suoi sensi, spronava la sua passione e scaldava il suo cuore. E, finalmente, dopo quella rivissuta fisicità, si sentì vivo e completo. Ma sapeva che non sarebbe stato facile continuare da dove avevano interrotto. Era quasi necessario ricominciare da capo, per gradi quella loro nuova vita insieme. Nonostante il grande amore e la più profonda passione li legasse nulla sarebbe stato più come prima, erano molte le fasi da raggiungere per poter riconquistare i loro posti naturali nella loro famiglia. In più, la sua vita pesava quanto il suo notissimo nome, perciò doveva cercare di discostarsene, provando a vivere da persona "normale", fuori dalla mondanità e desideroso di creare nuovi successi per meritocrazia e non per i privilegi derivanti dal suo passato. La sua decisione di stravolgere la sua esistenza l'aveva presa quando si era reso conto di perdere lei, quello sguardo di velluto nero capace di carezzargli anche l'anima, di cui era pazzo e di cui aveva sofferto irrimediabilmente la mancanza. Sapeva bene che, senza, non avrebbe avuto nessuna possibilità di vivere. Aveva letto che ci si innamora prima con gli occhi e pensò che non c'era niente di più vero. Lei era la sua roccia. La sua forza, la sua primavera... Quasi un'ossessione. Tutto di lei era passione, era il suo incendio. Possedeva la sua mente e, tutti i suoi pensieri facevano vibrare il suo corpo e ogni frammento della sua anima crepata. Lei era l'amore della sua vita e lo sarebbe rimasta fino alla fine, e anche dopo. Finalmente non avvertiva più quel senso di inutilità della sua vita vissuta, cominciava a sentirsi meno deluso da se stesso, deciso a lasciare al vento i frammenti polverizzati delle delle sue vacue esperienze. Cominciava a gustare la nuova sensazione della sua vera esistenza e non avvertiva più quel senso di oppressione al petto con cui per tanti mesi aveva convissuto. La guardò mentre ancora riposava rannicchiata nel suo abbraccio, come aveva sempre dormito con lui. Era meravigliosa e sensuale anche durante il sonno, nel suo letto, con i capelli scuri a incorniciarle il viso delicato e le labbra appena dischiuse che sembravano pronte a regalargli un sorriso. Lacrime di commozione gli inumidirono gli occhi e, con molta delicatezza, le sfiorò appena la fronte con la bocca, per paura di svegliarla. 

NATALIA:

Lo amavo. Io lo amavo e lo avevo amato in tutti i modi possibili, ma era da così tanto tempo che... Sentivo la mia pelle formicolare al pensiero del suo tocco. Stare lontana da lui, non averlo accanto, aveva messo a serio rischio la mia salute mentale. Mi passai la lingua sulle labbra inaridite e lui sospirò, guardandomi con dolcezza e passione, tanto da provocare in me un brivido che mi fece tremare per qualche istante. Si rilassò visibilmente quando io gli sorrisi. Era attento ad osservare la mia reazione dopo quello che avevamo vissuto e, quando con una mano si toccò il petto all'altezza del cuore, come se gli facesse male, io gli dissi - "Tranquillo, Kral, è tutto a posto". Mi strinse a sé, mi baciò la fronte e infilò entrambe le mani tra i miei capelli. Tremava e io piansi, sopraffatta dalla consapevolezza di quanto avesse bisogno di me.  gli scostai dalla fronte alcune ciocche di capelli, già un po' più lunghi e notai rughe che non avevo mai visto, intorno agli occhi e ai lati della bocca. Mi ero anche accorta che era dimagrito. La nostra separazione aveva lasciato il suo segno, ma lui era stato bravissimo a nasconderlo, o forse ero io che lo vedevo perfetto e intoccabile. Mi fece piegare la testa e reclamò la mia bocca con passione bruciante, accarezzandomi con leccate lente e profonde. Fui travolta ancora dal suo impeto, dalla voglia che aveva di me e sussurrai il suo nome, afferrandolo per i capelli. Il verso soffocato con cui reagì mi entrò in tutto il corpo, dandomi i brividi. Mi avvinghiai a lui e continuai con le mani a toccare la sua folta chioma, poi mi lasciai andare di nuovo, trascinata dalla sua seducente carnalità. Si scostò per un istante, mi prese il mento e mi guardò negli occhi. Sfregò il naso contro il mio e, con un gesto delicato e tenero, mi passò le mani sul viso e mi sussurrò, -" Nat, ask, ho bisogno di te, baby". Mi strinse più forte. Mi baciò il collo e scese sulle spalle, lasciandomi una scia bruciante sulla pelle. -"Lasciarti andare mi ucciderebbe, Nat, ma non ti farei mai del male pur di averti.", continuò ed io gli risposi -"Non voglio andare da nessuna parte, kral." Lui chiuse gli occhi e respirò di sollievo. -"Devo sapere che puoi convivere con ciò che ho fatto" mi sussurrò, giocando con i miei capelli. -"Credo di sì. E tu?", gli risposi. E si impossessò ancora della mia bocca. Non cercava mai di nascondere l'effetto che gli facevo. Mi prese per i fianchi, stringendoli tra le dita, mentre il suo respiro era diventato rapido e affannoso. Sfiorando la sua pelle, fui travolta da mille di sensazioni e mi ritrovai in un vortice di emozioni vecchie come il mondo, ma ogni volta nuove e più belle. Lui mi avvinse a sé con un gemito, e i nostri corpi si fusero in un solo essere, in una sola anima. Alle prime luci dell'alba aprii gli occhi ed ero rannicchiata accanto a lui, circondata dal suo braccio che mi teneva avvinta, stretta a sé. Lo osservai a lungo e notai il suo viso più rilassato. Aveva gli occhi chiusi, dormiva e, subito, percepii il suo profumo anche sulla mia pelle, assieme all'alito caldo e regolare del suo respiro. Quanto mi era mancato! Sorrisi quando mi resi conto che era tutto reale e che non era più un sogno. Cercai di muovermi lentamente, non volevo svegliarlo, ma dovevo uscire dal letto per andare in bagno, quando gli sentii dire, - "Dove stai andando? E' presto per andare a prendere i bambini." Aveva gli occhi chiusi, sembrava addormentato, eppure, era incredibilmente vigile. Gli risposi, "Dormi, Kral, vado in bagno e torno a letto, tranquillo. Andremo più tardi a prenderli." Avevo percepito una sorta di paura in lui, infatti subito dopo mi raggiunse e mi propose di farci un bagno insieme. Era da tanto ormai che non lo facevamo, non me lo feci ripetere e per tutta risposta aprii l'acqua per riempire la vasca. Sapevo bene quale sarebbe stato l'epilogo del bagno e ne fui felice.

CAN:

Sapevo che nonostante fossimo di nuovo insieme, nulla sarebbe stato più come prima. Sarebbe stata una vita nuova, come a ripartire da zero, non il continuo di ciò che eravamo stati insieme che era stato interrotto, mio malgrado, da maledetti eventi sfuggiti di mano. Ma una certezza l'avevo, perché dagli errori nasce la conoscenza e si impara molto, che la nostra vita insieme sarebbe stata migliore, perché l'esperienza ci aveva reso più maturi e avremmo potuto affrontare il nostro futuro in maniera diversa. Era finito il tempo della precarietà, dell'esistenza doppia. Ora era il tempo della certezza, della verità, della realtà. Era il mio vero tempo, quello della mia vera vita. Avevo ciò che veramente contava, i miei affetti, le mie certezze, coloro che occupavano un posto fisso nel mio cuore, la mia famiglia e lei, la mia anima. Tutto ciò che avevo vissuto prima era stato solo di passaggio. Io ero io, solo adesso. Avevo capito che, senza volerlo, avevo collocato mia moglie spesso al secondo posto perché io ero stato sposato prima con il mio lavoro. Era diventata una sorta di amante a cui avevo dedicato il tempo in cui non ero occupato a girare le scene o studiare le parti o a partecipare a quelle innumerevoli riunioni preliminari. Se ero arrivato al vertice della mia professione era stato perché avevo dedicato ad essa tutto me stesso, e la donna che mi viveva accanto aveva dovuto accontentarsi delle briciole. Non era così che doveva essere, perché con lei io ero solo io, perdevo ogni difesa, sicuro che mai mi avrebbe fatto male. Solo i suoi occhi fissi nei miei erano gli unici al mondo a manifestarmi l'intento sensuale e di profondo amore che celava il suo sguardo e, non solo mi provocavano una fitta di desiderio crepitante lungo tutto il corpo, ma mi davano respiro e, nello stesso tempo, mi toglievano anche l'aria dai polmoni. Era lei il dono speciale che Allah mi aveva riservato e sapevo con certezza che nella mia vita occupava il posto più alto. Era il fulmine nel mio cielo notturno, l'impeto di un uragano che non vedevo mai arrivare, l'improvviso tonfo al petto sull'orlo di un baratro pericoloso.  Colei che aveva fatto una scelta dolorosa solo  per AMORE , che mi aveva "abbandonato" per non farmi più male di quanto me ne fossi già fatto da solo. I suoi occhi, grandi, neri e bellissimi, erano entrati nei miei che li ricevettero e abbracciarono con tutte le parole non dette. Io e lei, insieme, ci siamo raddrizzati e rialzati, grazie anche alla forza di quello sguardo. Stavo immobile col mio braccio sotto la sua testa, mentre con l'altro la tenevo, formando con tutte e due quella culla in cui dalla prima volta aveva dormito insieme a me. Sorrisi al pensiero della naturalezza con cui si rimise nella sua posizione, nonostante i diversi mesi di separazione. Era quello il suo posto ed era solo suo. La guardai mentre ancora riposava rannicchiata fra le mie braccia, come aveva sempre dormito. Era meravigliosa e sensuale anche durante il sonno, nel nostro letto, con i capelli corvini a incorniciarle il viso delicato e le labbra appena dischiuse, pronte a regalarmi un sorriso. Lacrime di commozione mi salirono agli occhi e, con molta delicatezza, le sfiorai appena la fronte con la bocca, per paura di svegliarla. Rimasi ad occhi chiusi a gustarmi quel momento tanto atteso e desiderato, mentre con la mia mano poggiata sul suo addome che si sollevava e abbassava, percepivo il ritmo del suo respiro regolare e rilassato. L'avevo amata come se non ci fosse stato un domani, con tutta l'anima e tutta la mia passione e ne avevo tratto una gioia senza fine, nel sentirmi ricambiato e accolto. Era stremata, aveva bisogno di riposo. Nonostante la mia insaziabile fame di lei, la lasciai dormire e non volevo disturbarla. Poco dopo la sentii muovere e cercare di alzarsi dal letto. Ebbi paura. Dove stava andando? Voleva andare via? Non l'avrei sopportato. In un lampo pensai più lucidamente che voleva prepararsi per andare a prendere i nostri figli, ma era troppo presto e, tenendo ancora gli occhi chiusi, le chiesi dove stesse andando e aggiunsi che era presto per andare a prelevare i bambini e portarli con noi. Mi rispose di stare tranquillo, perché aveva capito che quanto fossi spaventato e aggiunse che sarebbe tornata a letto subito e che i nostri piccoli saremo andati a prenderli più tardi. Non resistetti e la raggiunsi nella toilette. Era bello vederla con me, guardarla e le proposi di fare insieme un bagno nella nostra grande vasca. Mi sorrise e, in risposta, aprì il miscelatore dell'acqua. Subito dopo ci immergemmo e cominciammo ad insaponarci a vicenda con carezze meravigliosamente lisce e scivolose, accompagnate da baci dolci e appassionati, che ci portarono ad amarci ancora e ancora, continuando quella speciale ed unica nostra danza intima e sensuale che solo noi due insieme riuscivamo ad eseguire. Ci sciacquammo e poi ci avvolgemmo negli asciugamano a vicenda. Ripresi a baciarla, partendo dalla spalla scoperta, passando per il collo fino alla sua bocca. Continuavo ad assaporarla e a respirarla e, ad ogni respiro del suo odore, mi sentivo rinascere. Arrivati al bordo del letto, i nostri teli da bagno finirono a terra e ci siamo distesi, abbracciati, scivolando in un sonno sereno e ristoratore. Quando ci siamo svegliati era quasi mezzogiorno. 


NATALIA E CANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora