Parte 74 TUTTI A BORDO 4 A ERACLEA. (incontro con l'autrice)

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"L'universo ha senso solo quando abbiamo qualcuno con cui condividere le nostre emozioni."
(Paulo Coelho)

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Erano capitati in quel luogo per caso e, coinvolti da ciò che li circondava, si erano abbandonati al profumo dei pini e del mare, affidandosi ad una natura sovrana, fino all'inizio di un tramonto che li aveva avvolti, insieme a quella location dal...

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Erano capitati in quel luogo per caso e, coinvolti da ciò che li circondava, si erano abbandonati al profumo dei pini e del mare, affidandosi ad una natura sovrana, fino all'inizio di un tramonto che li aveva avvolti, insieme a quella location dall'eterna bellezza. Come per incanto, li aveva fatti sentire parte di quel tutto. Lì avevano assaporato un senso di libertà assoluta, di fronte a quella natura selvaggia. Non l'avevano più dimenticato e ci tornarono con lo yacht. La veduta dal mare si presentò ai loro occhi diversa. Certo, la prospettiva era cambiata, ma la spiaggia, dove si erano rotolati abbracciati, quasi fino a bagnarsi, la riconobbero.  La Sicilia ed  Eraclea Minoa. Un nome difficile da imparare, ma che era rimasto nella loro mente, dopo avervi sostato qualche tempo prima, per quasi una giornata...  Non c'era un paese, solo qualche villetta separata dal mare dal boschetto di eucalipti e un paio di chioschi dove trovare qualcosa da mangiare e qualche bevanda. Quella era una località esclusivamente naturale e antichissima. La spiaggia prendeva, infatti, il nome dalle rovine dell'antica città greca di Heraclea Minoa, i cui resti guardavano il mare dall'alto del promontorio bianchissimo che chiudeva la lunga baia sabbiosa. Dal basso, dopo aver percorso tutta la spiaggia, era visibile quella grande sporgenza di marna candida sopra la quale, un tempo, sorgeva l'antica città. Si trattava di Capo Bianco, il cui nome non era necessario chiedersi da dove derivasse. All'inizio appariva di un bianco accecante tra cielo e mare e in quel punto la spiaggia era sottile, tra l'acqua e la roccia. Una lunga distesa di sabbia chiara e morbida, accarezzata dalla luce del sole, baciata da un mare trasparente, leggermente increspato, faceva percepire più forte l'odore della salsedine. Una pineta direttamente sulla spiaggia, sfiorava la costa per chilometri, parallela alla battigia. E poi una scogliera, una sorpresa che si rivelava solo alla fine, ai piedi di Capo Bianco. Un fascino che proveniva dall'antichità, dalla sacralità di un luogo che era stato dimora e silente spettatore di lotte, per il dominio sul Mediterraneo, millenni fa,  una località esclusivamente naturale, dove il tempo si era fermato. In un panorama quasi lunare, in fondo, la roccia si faceva sempre più bassa e levigata mostrando morbide forme ondulate e, sulla sabbia, spiccavano piccoli frammenti di pietra. Eraclea Minoa, la meravigliosa spiaggia con la pineta, si chiudeva con l'ultimo lembo di Capo Bianco, il gigante che terminava con una punta, tra mille striature di roccia bianca e beige. Qui, alla fine di tutto, la roccia imponente sembrava un ricciolo di panna montata. L'anima di quel luogo rifulgeva di pace e solitudine. La si poteva sentire urlare nel silenzio, la si poteva respirare con la salsedine, la si poteva riconoscere nella forza della roccia o nel vento che sembrava riuscisse a mescolare tutti questi elementi e posarli direttamente sulla  pelle e nelle anime, in una danza primordiale, dove le forze della natura si fondevano con il luogo. E al suono del mare e degli echi del vento, Can abbracciò sua moglie e, insieme, ballarono un lento, baciandosi con passione e tanta voglia di unirsi in quell'atto d'amore che si erano ripromessi di fare proprio su quella spiaggia. Si ritrovarono distesi, le saltò praticamente addosso e la bacio con una foga imprevedibile. Lei si abbandonò a quella dolce violenza, ricambiando  l'entusiasmo. I baci si fecero più intensi, si diffusero su tutto il corpo e, ogni volta, sentiva che lei gli afferrava il viso e lo portava a baciarle la bocca, sempre più profondamente. Si fermò per qualche minuto e la fissò in quegli occhi di velluto nero. Le soffici forme di lei si adattavano al suo abbraccio come se Natalia fosse stata modellata apposta per lui. I suoi capelli e la sua pelle profumavano di fiori selvatici misti a salsedine e, nel suo sguardo riusciva a leggere tutto l'amore e il desiderio della sua donna. Le fece scorrere un dito lungo la guancia e sul labbro inferiore. Istintivamente lei socchiuse la bocca sorpresa. La baciò ancora e ancora, assaporando di nuovo il suo nettare. Si unirono così, quasi selvaggiamente, in quella spiaggia unica, mantenendo la promessa che si erano fatti. Un solo grido d'amore, contemporaneo, e vennero catapultati nel vortice del piacere sublime e dell'oblio. Qualche minuto di attesa perché i loro respiri tornassero alla normalità e si tuffarono nel mare per rinfrescarsi. Si diressero verso l'unico chioschetto, per mangiare qualcosa e riposarsi dopo la lunga camminata. Il cibo casereccio e gustoso li fece sentire ancora meglio. Si complimentarono con il padrone per l'ottima parmigiana di melanzane e per la freschissima frittura di paranza. Una signora matura in quel momento salutò con un -" Buongiorno" e ordinò un caffè freddo. Si accomodò all'unico tavolo traballante libero e si accese una sigaretta. Can le chiese che sigarette fumasse e la signora gliele mostrò, offrendogliene. Lui accettò, ringraziandola e le chiese l'accendino. Si presentarono e conversarono del più e del meno. Ognuno di loro si raccontò un po', senza filtri nè bugie. Una simpatia naturale li avvolse immediatamente, tanto che la signora invitò il padrone del chiosco a fare assaggiare alla coppia i suoi cannoli di ricotta cosparsi di pistacchio, accompagnati da un buon caffè, per concludere il pranzo. Natalia e Can gustarono e apprezzarono molto quelle prelibatezze siciliane e raccontarono come fossero capitati su quella spiaggia la prima volta e come ci erano arrivati dopo. Non si limitarono solo a parlare del viaggio, ma le narrarono tutta la loro storia, chi fosse lui e che Natalia era Italiana, di Roma. Dialogarono con una tale naturalezza che sembrava si conoscessero da sempre. Anche la signora si presentò,  - " Io sono Milena Argento", disse, -" Sono un'insegnante e mi diletto a scrivere. Ho già pubblicato due libri e un terzo lo sto completando."-" Davvero? Anche mia madre è un'insegnante", rispose Can. -"Abita qui?" continuò. -" Non proprio, qua, dietro la pineta ho una casa e ci vengo di tanto in tanto, a parte l'estate, quando ho bisogno di stare un po' da sola. Anzi, se volete venire a fare una doccia, per rinfrescarvi dalla salsedine, prima di tornare al vostro yacht, fate pure, mi farebbe piacere." Si guardarono e accettarono quell'invito fatto col cuore, spontaneo e cordiale. La signora non permise che pagassero il conto, volle a tutti i costi offrire lei il pasto che avevano consumato. La generosità e l'ospitalità siciliana non è una diceria, ma una verità. Si alzarono insieme e si diressero verso la villetta della signora. Preferirono le docce esterne e vi si diressero. Milena li pregò di fare con comodo tranquillamente e porse loro degli accappatoi, asciugamani, bagnoschiuma e shampoo. Fecero la doccia insieme, continuando a baciarsi e a coccolarsi. Si asciugarono e si rivestirono, freschi e innamorati come sempre. Ringraziarono la signora dell'ospitalità e le dissero che sarebbero tornati a trovarla, ma anche che avrebbero avuto il piacere di ospitarla ad Istanbul, città bellissima. Le lasciarono i loro contatti e la salutarono con la promessa che avrebbe scritto di loro e che se la creatura che stavano cercando di concepire fosse stata una femmina, l'avrebbero chiamata Eraclea.


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NATALIA:

L'accappatoio scivola sulle piastrelle del pavimento della grande cabina doccia, alle mie spalle sento la porta che si apre, non mi giro, perché so chi è. Si avvicina e, spostandomi i capelli dalla schiena inizia a baciarmi sul collo e lungo le spalle, la sua bocca scorre flemmatica e sfumata su tutta la mia schiena, facendomi sussultare e rabbrividire. Mi abbraccia da dietro e avverto il suo corpo svestito addosso al mio, lo sento compatto che pigia contro il mio corpo e una vampa comincia ad avvolgermi, salendo dal basso sempre più in alto. Mentre continua a sfiorarmi il collo, le sue mani mi toccano davanti e mi fasciano il seno, con una mossa delicata ed energica al tempo stesso, perché sa che così mi piace. Lui prosegue nel suo contatto e scende giù, lungo l'addome, con movimenti circolari raggiunge i miei  fianchi, riempiendomi di carezze, la sua bocca si poggia aperta sul mio collo. Io colgo il suo respiro più forte degli altri, quando sfiora la pelle delicatamente, quasi nel voler capire che cosa simboleggi quel gesto per me e per lui. Un'euforia nuova e inattesa, i sensi entusiasmati dall'originalità mi fanno ribollire in tutto il corpo, un solo rumore si propaga nell'aria, è quello del mio cuore che batte nel petto facendo martellare la testa. Mi sento inaspettatamente accalorata, mi giro, ci fissiamo dritti negli occhi, interrogandoci su cosa esattamente stiamo vivendo, un'invasata smania, che sembra compilata nei nostri cervelli e che ci comunica solamente una voglia istintiva e antichissima, quasi primitiva . Ci baciamo appassionatamente, con le lingue che si rintracciano, che si vogliono, perché ogni bacio incendia in me un ardore senza sosta. In silenzio e senza staccare le nostre bocche, entriamo nella doccia e sotto il getto dell'acqua tiepida i nostri sensi iniziano la loro danza. Le sue mani percorrono il mio corpo e la bocca le segue baciando ogni parte di me. Io non gli blocco le mani, perché mi piace, mentre i sospiri vengono smorzati dal rumore dell'acqua che scorre. La bocca non si ferma, prosegue nel suo cammino, come seguendo un fiume caldo che  trova un'insenatura cedevole e passionale di piacere, nella quale immergere la lingua. Non esistono recinzioni né sbarramenti fra le sue labbra e le mie."

"Non puoi togliere l'acqua dal mare

Non puoi togliere il fuoco dal sole

Non puoi togliere il vento dal cielo 

Non puoi togliere te dal mio cuore"

(Parte Di Me - Carl Brave e Gué Pequeno)


Il vero amore si fa dono di sé, ma si ciba della forza che ogni istante scaturisce dal connubio tra le anime coinvolte alla stessa maniera

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Il vero amore si fa dono di sé, ma si ciba della forza che ogni istante scaturisce dal connubio tra le anime coinvolte alla stessa maniera.

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NATALIA E CANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora