Capitolo 4

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Apro il grande portone di vetro e mi guardo intorno, rendendomi subito conto che non ci sono le scale ma solo un ascensore.
Cazzo, deglutisco e entro dentro chiudendo gli occhi per non pensare al fatto di essere in un buco di ascensore.
Sento un lungo rumore per poi capire che  si è fermato.

"Dimmi che è un fottuto scherzo" inizio a respirare affannosamente e mi accascio in un angolo, mi rendo conto solo ora che insieme a me c'è una ragazza, la fisso e scopro che è quella di oggi, Micol.

Possibile che sia sempre in mezzo?
Cazzo vorrei che sparisse.

"Ehi ehi calma, respira" la manderei a fanculo in questo momento se non fosse che sto avendo un fottuto attacco di panico.
Come si può dire 'calma, respira' a uno che sta avendo un attacco di panico?

"Ok emh pensa a qualcos'altro, pensa alla tua famiglia" come se in questo momento la mia famiglia possa aiutarmi.

È l'ultima cosa a cui io voglio pensare adesso.

"Com'è che ti chiami? Andrew? si ti chiami Andrew.
Ascolta adesso io conto fino a tre e tu respiri al mio tre ok? bene"
"uno,due, tre respira....." continua così fino a quando non mi calmo un pó.

Non parlo e cerco di pensare a qualsiasi cosa che non sia il pensiero di me dentro un ascensore, decido di fare conversazione anche se realmente non sono un tipo che parla molto.

"Come mai qua? "
" potrei farti la stessa domanda sai? "
" anche se me la facessi non ti risponderei"
" mia zia lavora all'entrata" annuisco e fisso i suoi capelli mori corti fin sopra la spalla, è una bella ragazza.
Occhi azzurri capelli mori, labbra sottili ma non troppo e naso all'insù,se non fosse per il fatto che probabilmente ha il ragazzo me la farei.
No cazzo me la farei comunque, ma per quel poco che so di lei non credo che sia disposta a farlo, non mi sembra il tipo.

"Vuoi un pó d'acqua? di solito aiuta"
"dove l'hai letto? nelle riviste di gossip?" fa un sorriso "no me lo sono inventata al momento"
annuisco e provo a chiamare mia sorella, mentre lei mi guarda curiosa.

La chiamo invano perché mi si spegne fra le mani l'attimo dopo.
Impreco.

"Hai il telefono? il mio è scarico"
"si tieni" apro il telefono e vado nelle chiamate per poi chiamare Amanda.

"Am"
"drew?"
"no am, sono la nonna,si sono io sono rimasto bloccato in ascensore chiama qualcuno basta che mi fai uscire da qua" rispondo sarcastico.
"Stai bene?"
"no, tirarmi fuori da qua"
"c'è qualcuno con te?"
"si, chiama qualcuno ti prego"
"arrivano tu intanto stai calmo e non pensarci ok?" annuisco pur sapendo che non può vedermi.
Passo il telefono alla ragazzina
"posso sapere chi hai chiamato con il mio telefono?" non le rispondo e mi limito a fissare la parete metallica sperando che mi tirino fuori da qua il più presto possibile.
                                            

Dopo mezz'ora che a me è sembrata una vita delle persone ci tirano fuori e non sono mai stato più felice di vedere la faccia di merda della mia psicologa.

" Andrew Jones, vieni andiamo nel mio studio"
ritiro quello che ho detto.
"Se ci tiene tanto"

Entriamo e mi fa sedere sulla solita sedia nera.
"Come stai?"
"considerando il fatto che sto vedendo la sua faccia? direi meglio del solito"
"non sembra" alzo gli occhi al cielo e mi accendo una sigaretta.
"Andrew è vietato fumare lo sai"
"si lo so ma non è detto che mi interessi" si alza in piedi e cammina verso la finestra dentro al suo abito firmato verde menta.

"Quanto lo ha pagato?"
"non siamo qua per parlare di questo Andrew"
"se lo ha pagato molto è una fregatura, cazzo fa proprio schifo quel colore" lei mi guarda esasperata e io faccio un ghigno, adoro vedere la sua espressione  senza parole.
"Bene direi che non c'è altro da dire no? allora io vado" mi alzo dalla sedia e apro la porta.
"Ma non è ancora ora e non abbiamo parlato di niente-" chiudo la porta e vado verso l'ascensore, premo il pulsante e prego che non si blocchi di nuovo cosa che fortunatamente non succede per poi prendere la moto e andare verso casa di Liam dove mi aspettano i miei due migliori amici.
                                           

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