Capitolo 100

84 3 0
                                    

"Sicuro che possiamo venire?" "Christopher e sua moglie sono via e ellie è dai nonni non torneranno prima di dopodomani" "in questo caso direi di sì" maggie si guarda intorno "passami una birra" lei lo fa e io mi siedo sul divano.
"Hanno la piscina" mi volto e ghigno.
"Hanno anche l'idromassaggio" " perché siamo ancora vestiti?" mi spoglio e entro dentro la vasca.
Entrano tutti mentre maggie ci passa le birre.
"Giuro drew non capisco per quale ragione tu odi questa casa" "se fosse senza Christopher tutto l'anno allora mi piacerebbe" sbuffo e chiudo gli occhi.
"Davvero credo di essere in paradiso" guardo Micol che si rilassa.
Bevo un sorso di birra e mi volto verso maggie che continua a ripetere di voler giocare a obbligo o verità.
"No smettiamola con questo gioco perfavore" "oh andiamo cos'altro vuoi fare?" "non lo so ma -" "ok, non hai idee quindi obbligo o verità? " sbuffo "ci giochiamo sempre" "lo so  ma non importa" alzo gli occhi al cielo.
"È inutile che me lo chiedi,obbligo" "prendi la bottiglia più alcolica in questa casa e bevi fino a quanto puoi" "che cosa stupida non farlo ti sentirai male" "la penitenza sarebbe peggio" sbuffo e entro in casa.
È possibile che l'unica bottiglia più alcolica sia il rum? la apro e torno di fuori.
"Praticamente Christopher vive di rum" faccio una smorfia e comincio a bere mentre ascolto gli altri turni.
"Tocca a me chiedere giusto?" maggie annuisce e io ghigno.
"Obbligo o verità" "verità" "che fine ha fatto Emma?" "vuoi dire Emily?" "sisi, lei" "credo sia a casa sua, comunque non ha fatto nessuna fine ci stiamo sentendo" annuisco e bevo un'altro sorso di rum.
In realtà mi fa schifo, ma l'obbligo diceva che doveva essere il più alcolico e l'unica cosa che hanno è questa.
"Merda muovetevi questo gioco è noiosissimo" "aspetta che drew finisca di bere" "non arriva alla fine della bottiglia" "fidati lo farà" "è con questo? andrà in coma etilico" "sarà un pó ubriaco, ma lo regge bene" riscaldo la vasca.
"Obbligo o verità?" "verità" sbuffo "am perfavore ogni tanto sii creativa" "a essere creativi si finisce come te" alzo il medio e bevo.
"Questo rum fa schifo dovevo immaginare che cristopher non avesse alcoolici in casa" "aspetta, se gli finisci il rum se ne accorge?" annuisco "ha solo questo" "cristo quanto ne hai bevuto?" "rilassati cosa vuoi che me ne freghi di una ramanzina" "me ne frega, se lo viene a scoprire -" "oddio non iniziare con le paranoie goditi il momento" guardo male mia sorella che mi assilla.
"Un brindisi a mia sorella a quanto pare l'essere isterica non è ancora andato via nel tempo" mi avvicino la bottiglia alla bocca e sbuffo quando lei ricomincia a parlare.
"Cristo non so perché esci ancora con me se poi mi devi rompere il cazzo" "perché se non sono con te faresti troppi casini" "oh chi ti paga per fare da babysitter, tua madre? mi pare che quello che bada a lei sono io" "smettila" ghigno "tranquilla sorellina, se non gradisci la mia compagnia puoi andare" lei sbuffa.
"Cazzo tu fai tutto questo casino perché ti preoccupi di cristopher? non sa nemmeno aprire un barattolo di sottaceti Amanda" lei scoppia a ridere "nemmeno io so aprirli" "appunto" "facciamo un bagno in piscina?" bevo l'ultimo sorso e faccio una smorfia.
Mi alzo "Cristo" mi risiedo nel bordo della vasca.
"Domani è morto" "ci arriva a domani?" "fanculo" la ragazzina si alza in piedi difronte a me e mi porge la mano.
"Non riuscirai a tirar-" "Drew" la guardo e quando mi ricordo che è in intimo difronte a me mi alzo anche io.
Lei sorride.
Usciamo dalla vasca e io mi volto verso di lei.
"Bagno in piscina?" "sei ubriaco sicuro di volerlo fare?" "non c'è niente di più bello di fare il bagno da ubriachi" la prendo per il polso e la spingo in piscina.
Poi mi tuffo e lei si avvicina a me.
"È fredda" "si sta bene" "non è vero" la sollevò è lei avvolge le gambe intorno al mio addome.
Gli altri si buttano insieme a noi.
"Ci sono gli altri" mi sussurra "che importa? ormai lo sanno" "lo dici perché sei ubriaco?" "può darsi" appoggia la testa sulla mia spalla e io mi appoggio al bordo duella piscina.
"Domani avrai un gran mal di testa" "può darsi" lei mi guarda e mi bacia.
"Voi due, ci giocate con noi?" "a cosa giocate?" "sali sulle spalle di drew e chi cade per primo perde" Micol ride.
"Vuoi una dimostrazione? io e drew siamo i più bravi questi due sono dei perdenti" "ti ricordo che il tuo giocatore è ubriaco" "non si usano i punti deboli degli altri" Daniel ride.
Maggie sale sulle mie spalle mentre Micol si siede a bordo piscina e sorride mentre ci guarda.
"Tu fai l'arbitro, attenta che non barino" "barare? ti pare? noi non ne abbiamo bisogno" appoggio le mani sulle cosce di maggie mentre lei spinge mia sorella.
"Niente solletico, non vale" ride e poi appoggia le mani sulle spalle di Amanda e cerca di spingerla all'indietro.
Io guardo Daniel.
"Ce la fai a fare due passi drew?" "tu ce la fai a battermi?" "si ovvio" ghigno e sto per dire a Micol di controllare che non barino quando Amanda ci spinge e maggie si sbilancia.
Probabilmente aveva ragione Daniel sul fatto che non mi reggo in piedi.
Maggie sbuffa "andiamo drew mi hai fatto perdere" "tu ti sbilanci sopra a un ragazzo ubriaco cosa ti aspetti?" ride.
"Entriamo ho freddo" annuisco e mi guardo intorno "cercate qualche asciugamano in bagno" annuisco o mentre io mi appoggio al muro.
"Maggie il telefono" "rispondi tu" prendo il suo telefono.
"Pronto?" "Karen" "Drew, dove siete? è tardi maggie non torna?" "mh, si siamo a casa di Christopher stavamo facendo un bagno" "oh, riesci a portarmi maggie a casa?" "non credo di riuscire a guidare, chiedo a Daniel se ha l'auto" "no, non c'è problema non disturbatevi vengo a prendervi io" "ok" riattacca.
"Era tua madre, ha detto che vi sta venendo a prendere" sbuffa.
"ultima birra?" annuisco e prendo una birra dal frigo.
lei la prende al volo e inizia a bere.
"Passa a prendere anche voi vestitevi" mi butto sul divano e me ne frego del fatto che sono tutto bagnato.
"Maggie si sdraia difianco a me" "l'alcool gira nel tuo corpo?" "si" "tanto?" "si" "ok, quindi se ti lascio qua da solo farai qualche danno?" "mh, non credo sono responsabile" "come no" gli altri scendono e il campanello suona.
Mi salutano e escono.
Aggrotto le sopracciglia quando guardo Micol ancora in intimo che chiude la porta e si avvicina a me.
"Quanto tempo abbiamo prima che quell'uomo torni?" "fino a dopodomani" "oh, beh vuol dire che nessuno ci può disturbare" "che cosa vuoi fare ragazzina?" "niente di ché" si mette a cavalcioni su di me.
"Sono ubriaco non so cosa ne sia del mio autocontrollo Micol" "andiamo di sopra? questo divano è scomodo" "camera mia fa schifo" "Un'altra camera?" "quella di Christopher?" "fa strano stare in una camera di un uomo che nemmeno conosco" "è meglio che tu non lo conosca" Mi alzo è barcollando mi avvicino alle scale lei ride e si mette difianco a me.
"Tieniti al corrimano così non cadi" sbuffo "non sono un'ottantenne, so camminare" "si è visto" apro la porta della camera di Christopher.
Non ci sono mai entrato in realtà, non ho mai sentito la necessità di farlo, anche perché se sto qua dentro l'unica cosa che faccio è stare in camera mia o in garage.
Sbuffo "È inquietante questa camera" "che cosa carina ha tutte foto di ellie" mi avvicino.
"Quella non è ellie" lei mi guarda confusa " Ha un'altra figlia?" "quella è am con Astrid" prende la foto fra le mani e sì siede difianco a me.
"erano piccolissime" annuisco e guardo quella foto "perché ha le loro foto?" "a quanto pare si ricorda di qualcuno" "che vuoi dire?" "niente" lei appoggia le foto.
È piena in questa camera.
Appesa al muro c'è una gigantografia con lui, sua moglie e ellie è sul mobile è pieno di foto.
Faccio una smorfia "preferivo il casino di camera mia" "se vuoi andiamo via" annuisco.
Ci sdraiarmo sul mio letto e non parliamo, non abbiamo bisogno di dire niente.
Ci addormentano così e sono tranquillo, ma quando mai la mia tranquillità è durata?
                                            *
"Drew" "mh" "è tornato" "merda" mi alzo e la guardo "stai con am" annuisce e io entro in salone.
Lo guardo mentre parla di qualcosa con mia madre.
Lei alza lo sguardo su di me e un'altra volta se ne va via.
Mi lascia solo, e non so dire quante volte ho sperato che lei non lo facesse.
Deglutisco e mi metto difronte a lui.
Ride, come se questa situazione fosse divertente per lui.
"Trovi divertente tutto questo?" "certo che si, mi diverto parecchio" "non lo sai che il divertimento ha sempre una fine?" lui ride "non per me andrew" sputa il mio nome dalle sue labbra e il suo modo di dirlo mi fa venire il voltastomaco e mi porta a odiare il mio nome.
"Continua pure a pensare che io e te non siamo uguali, ma lo saremo più cresci più io e te ci assomigliamo" sputo sulle sue scarpe.
"Non ci assomigliamo, non diventerò mai come te un uomo di merda" "lo sei già" lo prendo per il bavero della giacca e lo sbatto contro al muro.
Lui ride, si prende gioco di me.
"Pensi che sbattendomi al muro tu sei più forte di me?" mi spinge e mi tira un pugno.
"Non è così, sei solamente un bambino che gioca a fare il duro con me quei quattro muscoli che hai non ti aiuteranno mai" "vaffanculo" lui continua a ridere, odio le prese per il culo ma odio di più lui.
"Andrew" lo guardo e mi acciglio "smettila di chiamarmi" "Andrew" mi ride in faccia, il suo alito puzza e lui ha gli occhi rossi, sono più che sicuro che sia per quella merda che tira su dal naso.
"Credi che tu riesca a distrarmi? sei così stupido se pensi che dopo che avrò pensato a te mi basterà " "non le toccare pezzo di merda" lui mi tira un pugno nello stomaco.
Ma io sono stanco di non difendermi, di tutto questo.
Ricambio e lui ride perterra.
"credi che questo serva?" gli tiro un calcio nello stomaco e lui mi ride in faccia mentre sputa sangue.
Lo lascio lì e entro in camera di am.
Si abbracciano tutte e tre e piangono come se avessero appena ricevuto loro un calcio nello stomaco.
"Astrid, le chiavi della macchina" Sam mi si avvicina e mi prende la mano ma io mi stacco, lei mi guarda "cosa stai facendo?" "vi porto via" "lui è di là?" non le rispondo e prendo le chiavi dell'auto.
Mi seguono in salone, ma prima che io riesca a uscire lui mi sbatte conto al muro e mi tira più pugni di quanti me ne abbia tirati in questi anni.
Nessuno fa niente, non voglio che lo facciano.
Corrono giù per le scale ma lei resta lì.
Non lo tocca, sa bene che non potrebbe fargli nulla.
"Se continui a toccarlo chiamo la polizia, ho il numero mi basta toccare un pulsante" "Sam vai via" "credi che chiamando la polizia risolverai qualcosa?" "no, ma tu ti stai già distraendo" prendo la mano di Sam e corro giù per le scale con lei.
Saliamo velocemente in auto e io inizio a guidare fino a casa di Daniel.
Le faccio scendere e sto per ripartire quando mi rendo conto che Sam non è scesa.
"Cosa fai? scendi" "vengo con te" "Sam non dire stronzate scendi" lei scuote la testa.
"Non lascerò che tu te ne vada senza di me" "è tardi e io sto andando da Carlos per bere" "appunto, in qualche modo dovrai tornare a casa no?" sospiro.
"Non mi fido a farti guidare la mia macchina" ride.
"Allora non bere" sorride.
"Pausa sigaretta e andiamo a dormire?" "pausa sigaretta" annuisce.
Mi sveglio di colpo.
Micol mi guarda e mi prende il viso fra le mani mentre io cerco di calmare i miei respiri.
"È tutto apposto sono qua drew sono qua" mi abbraccia e io appoggio la testa sul suo petto e avvolgo le mani intorno a lei.
Non ho mai amato gli abbracci, non ho mai amato in generale il contatto con le persone.
Ma è come se con lei tutto fosse diverso, è come se io avessi bisogno di quegli abbracci.
Mi accarezza la testa fino a quando mi calmo fra le sue braccia.
Non mi piace che le persone vedano questa parte di me, quella che non ha il controllo e quella che odio.
Quella debole e insicura.
"Vuoi fare un giro?" scuoto la testa.
E rimango in quella posizione, abbracciato a lei per quelle che sembrano ore.
Non avrei mai pensato di riuscirci, di calmarmi fra le braccia di qualcuno.
Mi stacco dall'abbraccio e le prendo il viso fra le mani.
Lei mi sorride, non riesco a dirle quella semplice parola che dimostra quanto io le sia grato, perché non mi basterebbe non valorizza quello che lei ha fatto per me.
"Lo so" appoggia la fronte contro la mia e continua a guardarmi negli occhi.
I suoi sono pieni di vita, felici e senza rimpianti come se in questo momento le bastasse tutto quanto.
Come se non avesse bisogno di altro.
E forse è così che mi sento, forse è solo perché non so esprimermi.
Forse l'unica cosa diversa che abbiamo sono i nostri occhi,perché se nei suoi c'è speranza nei miei cosa c'è?
"Hai fame?" annuisce.
"Vieni con me" mi segue giù per le scale e entriamo in cucina.
Lei si siede sul bancone mentre mi guarda cucinare dei pancake.
"Non credo siano un granché" lei ride "sono tutti bruciati" alzo le spalle.
"Sono più buoni bruciati" "mi fido" "non so se dovresti, probabilmente ti causeró un intossicazione alimentare" "esagerato" appoggio le mani ai lati delle sue gambe.
"Sicura di volerli mangiare?" "no" ghigno.
"Hai mal di testa?" "un pó" "vuoi qualcosa?" "no" "siamo ritornati ai monosillabi?" "no ragazzina ma tu continui a fare troppe domande" sorride.
Facciamo sempre così, ci parliamo con le sue troppe domande e le mie scarse risposte.
E forse è un male, ho sempre sentito dire che la comunicazione è importante ma non mi è mai importato degli altri e anche se forse sto sbagliando tutto non mi importa.
Infondo non abbiamo bisogno di comunicare non siamo una coppia, siamo solo io e lei e a noi ci basta.
Restare nella nostra bolla fatta di poche parole abbracci e discorsi stupidi e senza senso ma che ci fanno stare bene.
Perché io l'ho capita e lei sta ancora cercando di farlo con me, ci va piano perché non sa come potrei reagire ma sa che non sono pronto.
E mi aspetta anche se la probabilità di non riuscire a dirlo è tanta a lei non interessa e sta con me.
Sta con me anche se sono un casino e anche se non posso darle altro se non il mio brutto carattere e le mie paranoie.
E si di questo do la colpa a mia madre ma la verità è che forse la colpa è solo mia per essermi lasciato trasportare dalla sua merda.
Dai suoi errori che mi hanno ricoperto di rabbia e paranoie e che non riescono a farmi stare bene.
Mia madre mi ha donato solo questo, non amore e ora per colpa sua io non posso dare niente a lei se non il casino che sono.
Magari a lei le basta ma a me no, non riesco a capacitarmi di non porlter dare niente a quella persona che mi sta dando troppo.
Perché la verità è che non merito tutto questo, che non merito lei.
È forse è sbagliato dare la colpa a mia madre, perché sono io e solo io che non mi sono aggrappato alla speranza quando stavo precipitando in quel cazzo di vortice di errori commessi da lei.
Sono io che ho sperato che lei mi tendesse la mano mentre venivo risucchiato.
Ho sperato fino all'ultimo una cosa che non è mai accaduta.
Tutti commettono errori nella vita, me lo continua a ripetere mia madre perché lei vuole giustificarsi per quello che ha fatto.
Ma questa frase non le si addice perché è vero che tutti commettono errori ma tutti provano a ripararli, perché sbagliando si impara no? lei non lo fa, non prova nemmeno a chiedermi scusa e non me ne farei un cazzo di quelle sue scuse ma almeno saprei che ha provato a rimediare.
Non l'ha mai fatto, lei vive senza il senso di colpa e probabilmente mia madre non si scuserà mai, non verrà da me a ammettere che ha sbagliato e che le dispiace perché non è così.
Mia madre sotto certi punti di vista è come me, forse questo lato l'ho preso da lei, come metà delle cose negative di me.
Lei non fa niente che non pensi, se non prova altro che disgusto nei miei confronti me lo dice e se non si sente in colpa veramente non verrà mai da me.
Lo so perché la conosco troppo bene, è una persona meschina e mi cercherà sempre solo quando avrà bisogno di me.
È furba e troppo bugiarda per chiedermi realmente scusa.
È mia madre e non posso dire di non aver preso questi aggettivi da lei.
Perché tutte le cose negative che ho sono sue, parte del suo dna è nel mio corpo.
Lei verrà a piangere da me come ogni volta e io sono suo figlio e per quanto io la possa disprezzare e possa provare rabbia nei suoi confronti lei è sempre mia madre e tutti i suoi lati negativi derivano dai suoi precedenti uomini, i suoi più grandi errori l'hanno rovinata.
Mia madre una volta non era così, ma non posso dire di aver conosciuto quella parte di lei perché sono nato nell'ombra del suo primo errore.
Era una bella donna e magari sarebbe stata un'ottima madre per i suoi figli se solo avesse trovato uomini migliori.
Hanno rovinato lei proprio come tutti loro hanno rovinato me.
E proverei pena per questo se solo l'indifferenza non mi bloccasse.
Potevo avere una vita migliore? una madre e un padre presenti? potevo persino non sentire le urla dei miei genitori la mattina e quelle di Michael anni dopo.
Magari Michael per me non sarebbe mai esistito.
Se solo lei non avesse sposato un uomo come lui magari tutto questo non sarebbe così, magari mi sarei innamorato di Micol e magari Samanta avrebbe potuto assistere a tutta la mia vita come io con la sua.
Ma tutto questo non è accaduto, la realtà si sfuma con tutti questi errori.
E non riesco a smettere di pensare che infondo mia madre non poteva saperlo perché all'inizio di tutto questo lei non era così.
Era una ragazza innamorata e ingenua che voleva sposarsi avere dei figli e un buon lavoro.
Che voleva vedere i figli andare al college e sposarsi.
Ma è stata proprio lei anni dopo a cambiare tutto.
A mollare il lavoro per un bastardo.
A disprezzare suo figlio.
A metterle in testa di non essere all'altezza e a fargli sparire le sue opportunità.
Ma non ha mai messo in conto che perfino per me c'è speranza.
È non lo pensavo nemmeno io, non credevo che quella ragazzina mi avrebbe aiutato a capire che mia madre non è nessuno per ostacolare i miei piani, perché se io voglio andare al college devo farlo.
Perché se io voglio una cosa non posso farmi ostacolare dal pensiero che qua ho troppe responsabilità.
Perché ho il diritto di vivermi la vita, di vivere la mia età proprio come lei prima di mio padre.
Prendo Micol in braccio e lei ride mentre corro su per le scale.
Mi butto sul letto con lei ancora in braccio e mi siedo.
"Cosa vuoi fare?" "non so, ma questa casa è vuota e noi siamo da soli-" "mi stai suggerendo quello che penso Micol?" lei arrossisce e io ghigno.
"Dipende da quello che pensi" "pensavo di-" "non ho mai detto di volerlo sapere" "allora illuminami cosa vorresti fare?" "voglio vederti disegnare" aggrotto le sopracciglia.
"Non cerco che mi vada di farlo" "nemmeno per me?" "vuoi replicare la scena di Titanic ragazzina? vorrei solo che tu ti ricordassi cosa fanno poi" "non devi perforza disegnare me" "se devo farlo, che almeno sia qualcosa di bello" mi alzo e prendo la cartellina.
Mi passo una mano fra i capelli.
"Sai, non credo che mi va di farlo" "è perché no?" "non ti bastano i disegni che ti ho fatto?" "si, ma vorrei vederti" "non possiamo fare qualcos'altro?" sospiro.
Ma lei mi sorride e annuisce "si scusa se ho insistito" cristo santo.
"Mettiti comoda e non muoverti stai per essere ritratta" lei sorride.
Prendo in mano il quaderno e una matita per poi sedermi difronte a lei.
Comincio a disegnare il suo volto e i suoi occhi.
La disegno fra i tratti sconnessi di questa matita grigia anche quando vorrei disegnarla fra i colori.
"Non ti muovere" "come faccio? non sono una statua" "hai voluto tu che ti disegnassi" sorride e sta in silenzio.
La disegno fra le parole mai dette così che lei possa capirle e guardarle in questo disegno.
"Drew" "mh" "quanto ci vuole?" alzo gli occhi al cielo
"Un pó" le disegno il corpo e le sue gambe nude.
"Se qualcuno vede il ritratto ci sei tu in intimo" "non lo vedrà nessuno allora" mi sorride ma io sono occupato a guardarla e a trasferire ogni parte di lei su questo foglio bianco.
"Sei bello mentre disegni" "mi distrai se parli" "scusa, ma mi piace vederti mentre lo fai" un'accenno di sorriso increspa le mie labbra mentre muovo quella matita sul foglio.
Non cancello niente, nemmeno la minima imperfezione perché in lei non c'è.
Non ha imperfezioni e io non posso disegnare qualcosa che non esiste.
Sfumo il colore dei suoi capelli con le dita.
"Che fai?" "disegno" "con le dita?" "il disegno nasce nel paleolitico gli uomini disegnavano con le dita nelle caverne le matite vengono dopo il miglior modo per disegnare te è in modo naturale" "mi fai una lezione di storia dell'arte?" "no, so bene che sai queste cose meglio di me"
"No, tu hai un talento io no" "il non saper stare zitta è un talento per esempio" "ehi" "non è vero che non ne hai, sei brava nel medicarmi e nell'aiutare gli altri" "non credo sia un talento" "diventerai un'ottimo medico Micol" "lo pensi davvero?" "se lo vuoi potrai farlo" mi concentro sul disegno e alzo lo sguardo su di lei.
La ritraggo mentre lei mi guarda.
Non ha il solito sguardo, sembra a suo agio e la cosa mi piace.
Quando finisco mi accendo una sigaretta.
"Fammi vedere" glielo passo e lei sorride.
"È bellissimo" "non lo è il disegno, lo è il soggetto" "sei tu che sei bravo, posso guardare i disegni prima?" annuisco e aspiro il fumo mentre lei sfoglia con le dita le pagine di quel quaderno che hanno visto la mia vita passare nel corso degli anni.
E forse l'ho un pó trascurato ma non mi sentivo di disegnarci sopra qualcosa perché non provo altro che rabbia e quel quaderno è fin troppo pieno di quel sentimento, anzi straborda di inchiostro impresso di rabbia.
"Questo è il tuo tatuaggio" volta il quaderno verso di me.
"Si l'ho disegnato tempo fa" "quanti anni avevi?" "quindici" "e quando l'hai fatto?" "a sedici" lei sorride.
"Tua madre deve essersi arrabbiata parecchio" "era presa da altro" aggrotto le sopracciglia e mi siedo difianco a lei.
"Questo quando l'hai fatto?" "non ricordo, c'è stato un periodo che ero sempre incollato a quel quaderno" "e perché hai smesso?"alzo le spalle" l'ho sempre fatto per uscire dalla realtà, isolarmi non ho avuto molto tempo ultimamente " forse è una scusa la mia è che non voglio affrontare la realtà delle cose.
Non voglio ammettere di aver trascurato tutto questo perché avevo paura dei ricordi.
" Dovresti continuare e dedicargli del tempo perché sei davvero bravo" "se vuoi strappa il foglio o tieniti il quaderno è uguale" "non farò niente di tutto questo, lo tieni tu e mi devi fare una promessa" "sarebbe?" "che proverai a disegnare perché a me che non hai avuto tempo sembra una scusa drew" "e perché dovrei farlo?" "l'ho già detto che sei bellissimo mentre disegni?" "non lo so, ripetilo" "Andrew Jones mentre disegni sei bellissimo" sorride e si siede sulle mie gambe.
Poi volta pagina e mi chiede ogni volta il significato , come se le interessasse davvero sapere ogni cosa di questo quaderno.
Passiamo così la successiva mezz'ora con lei sulle mie gambe che sfoglia quel quaderno.
                                           *
Ci sediamo su quel divano e lei mi leva la maglia mentre ride.
"Stai ferma non rispondo delle mie azioni" lei mi bacia e io infilo le mani sotto a sua maglia.
Sento un rumore e aggrotto le sopracciglia ma non vedo nessuno quindi torno a baciarla.
Sto per toglierle la maglia ma lei mi blocca.
"Drew" "mh" "emh, c'è qualcuno" "mi stacco da lei e mi volto.
" Non dovevi tornare dopodomani? " Christopher con la bocca aperta mi fissa, anzi ci fissa.
Ho ancora Micol sulle gambe mentre lo guardo male  per averci interrotto.
" Ho avuto un imprevisto e siamo tornati prima" "potevi avvisare" "non hai risposto al telefono" "ti ho bloccato" alzo le spalle.
"Emh, volete mangiare? ho la pizza" "no-" "si" mi volto verso Micol.
"vieni ti piace la Margherita?" lei annuisce e mi trascina con lei in cucina.
"Sei Micol giusto?" "emh, si piacere" "presumo andrew non ti abbia parlato di me" "a dire il vero no" lei si siede e io difianco a lei.
"Sono Christopher il padre di -" "ellie, si drew me lo ha detto" "si ellie" iniziano a mangiare.
"Allora come hai conosciuto mio-" lo guardo male "Andrew?" "emh, a scuola" credo sia imbarazzata per quello che ha visto sul divano.
Ma non fa differenza perché in qualsiasi caso se ne scorderà.
"E state insieme?" "è un interrogatorio questo?" "no, solo cercavo di conoscere la tua ragazza" "non ti deve interessare di lei, prova a dimenticarla nello stesso modo in cui hai dimenticato me" "io non ti ho dimenticato, come puoi pensare una cosa del genere? " " ti prego Christopher le doti da attore non ti si addicono te ne sei andato sei anni fa e ti sei creato una famiglia, nulla in contrario sono stato meglio senza di te" lui mi guarda, probabilmente non si aspettava io tirassi fuori l'argomento e nemmeno io.
"Non dire così" "non sono un coglione, hai le foto di tutti, Amanda Astrid ellie io non ci sono e non credere che ci sia rimasto male non mi interessa di te da parecchio ormai" "non ti piaceva farti fotografare-" "non che tu ci fossi a casa, non avresti potuto in ogni caso farmi foto perché se c'eri non facevi altro che discutere" "credi che io non me ne penta di avervi lasciato? me ne pento mi sono perso la vostra infanzia" "non ho avuto un infanzia, non ti sei perso niente" "è proprio questo il punto andrew, vi ho rovinati e mi sento in colpa per questo e vorrei rimediare -" "sono sollevato che tu ti senta in colpa, non puoi rimediare hai fatto proprio come lei, mi hai voltato le spalle e te ne sei andato lasciandomi solo, mi fai solo schifo e non riusciresti mai a farti perdonare se tutto questo non fosse successo tu te ne saresti rimasto in questa merda di villa e non pensavi né a me né a Amanda e Astrid solo a te stesso e alla nuova famiglia che ti sei costruito" "pensi che il senso di colpa non mi divori? quel senso di colpa mi fa capire tutto quello che hai passato -" "non puoi paragonare il tuo fottuto senso di colpa a quello che ho passato,non puoi capirlo perché non eri lì con me" "mi fa male sentirti parlare così, ci sto male per tutto questo Andrew ma  il senso di colpa non me lo merito" "pensi che io mi meritassi tutto questo? tu ti meriti tutto lo. schifo che provi ora ti meriti di pensare di avermi rovinato la vita ti meriti tutto il mio odio verso di te e non pensare che io ti possa perdonare" solo in questo momento mi rendo conto di aver alzato la voce.
"Andrew io-" "vai a farti fottere Christopher" entro in camera mia e mi accendo una sigaretta.
Mi metto le mani fra i capelli e guardo la moquette mentre lei si avvicina a me.
"Va tutto bene sono qua" scuoto la testa.
"Vuoi dirmi quello che sta succedendo?" sospiro "Christopher è -" aspiro il fumo.
"Merda non riesco nemmeno a parlare" "Drew guardami, io ti ascolto con calma puoi raccontarmi tutto quando sarai pronto a farlo" deglutisco.
Non credo di essere pronto a raccontare la mia storia, non perché non mi fido di lei ma probabilmente solo perché ho paura.
"Christopher è mio padre, biologicamente ma non lo definisco tale è solo un uomo che ha donato il suo sperma" lo sento il mio cuore accelerare e il disgusto provocato da quella parola che non riesco a associare a lui "perché lo chiami per nome se è tuo padre?" "mia madre e lui litigavano spesso quando ero piccolo, si urlavano contro non credo che si siano mai amati e non ho proprio idea del perché hanno fatto dei figli assieme, in ogni caso Christopher è sempre stato un uomo d'affari, lavorava spesso e non era mai a casa" lei mi guarda e si siede difianco a me.
"Quando era a casa litigava con mia madre e non facevano altro, era stanco della situazione che durava da anni, ha iniziato a tradire mia madre sai no? solito cliché con la segretaria che casualmente è quella donna che si è sposato" alzo le spalle e fisso la parete difronte a me.
"Mia madre lo ha scoperto e non ha fatto nulla, totale indifferenza lui si è innamorato e se n'è andato di casa, ha sposato la segretaria e ha fatto un'altra figlia ellie" lei ha le sopracciglia aggrottate mentre mi ascolta.
"Non mi ha mai chiamato, sono passati sei anni e non ha mai pensato a me" "mi dispiace drew non te lo meriti" "no a me non dispiace sono stato meglio senza di lui" "che cosa è successo dopo?" la guardo in ansia e aspiro il fumo.
"non, merda" "ehi, tranquillo non c'è bisogno che tu mi racconti altro" annuisco e finisco la sigaretta.
"Perché c'è lhai tanto con lui drew?" "perché un padre non dovrebbe abbandonare i propri figli e perché per quanto odiassi le sue urla e per quanto io non lo sopportassi gli volevo bene e lui mi ha lasciato solo, in realtà non so nulla di lui non ho mai avuto un rapporto e probabilmente lui non sa niente di me per quanto io gli volevo bene probabilmente non sapevo cosa volesse dire quel sentimento.
Perché non si può provare qualcosa per una persona che non conosci" lei guarda.
"Lo odi perché ti ha lasciato solo?" "lo odio perché quando avevo bisogno di lui non c'è stato, anzi non c'è mai stato" mi guarda.
"Mio padre è sempre stato molto presente perciò non so come tu possa sentirti, ma so che se tu hai bisogno di qualsiasi cosa io sono qua" mi sorride.
"Non è tutta la storia" "l'altra parte quella dei rovi con le spine da più male e non sei ancora pronto a raccontarmela non è un problema per me aspettaró quando te la sentirai ma ricordati che non ti voterò le spalle" "non ti odierei o giudicherei mai se lo facessi, in quel caso sarebbe colpa mia" "non addossarti colpe che non hai" "le avrò, non so stare tranquillo sono certo che tu te ne andrai e quando lo farai sarà per una giusta causa e se anche in quel momento perderò la testa tu ricordati che sarò sempre dalla tua parte e che stai facendo la cosa giusta" appoggia la testa sulla mia spalla.
"Da quant'è che non lo vedevi?" "l'ho visto per la prima volta dopo sei anni in casa famiglia" "ti ha fatto male?" "no, ma non volevo e tutt'ora non voglio stare qua" "e allora perché ci stai?" "perché l'unico rimedio per uscire dal casino che ho creato è starmene in questa casa per un pó e far finta di starci il più allungo possibile" "cosa fai? scappi dalla finestra" "esattamente" ride e io mi perdo a ascoltare la sua risata, una che non prova pena per me e la cosa mi fa stare bene.
                                        *
"Allora ci vieni con me?" "dove?" "ho bisogno di continuare il tatuaggio" "scherzi? mi stai portando dal attuatore con te?" "si, non ti va?" "certo che mi va" "quale continui?" "pensavo di continuare il rovo ma la realtà è che vorrei fare qualcosa di diverso" "tipo?" "non so, qualche giorno fa ho pensato a quello che mi hai detto la settimana scorsa sul continuare a disegnare" "lo hai fatto?" annuisco "mi è venuto in mente un nuovo tatuaggio" "lo hai con te?" "si" gli passo il foglio e lei lo apre mentre sale in macchina.
"Che cos'è?" "non so, è una specie di ombra sotto forma di tribale" "è molto inquietante " "può essere, ma mi piace" "l'ombra rappresenta qualcosa in particolare?" "si" "dove hai intenzione di farlo?" indico l'avambraccio "pensavo di farlo scendere fino a questo punto della mano" sorride "è una bella idea anche se il tatuaggio è inquietante" "smettila di ripeterlo" ghigno.
"Non dovresti tipo avere una firma per un tatuaggio?" "Micol siamo nel Southside pensi davvero che ti chiedano una firma?" "ok beh niente firma" appena entriamo lei mi passa il foglio e si guarda intorno.
"Mai stata da un tatuatore ?" "no in effetti ma lo studio è davvero bello mi piace il fatto che ci siano i disegni appesi" "se guardi bene c'è n'è qualcuno dei miei" "dici sul serio? dove?" le indico il mio disegno e lei corre a guardarlo.
"È quello disegnato da te" annuisco.
"Si, tra i primi vuoi mettere anche questo?" annuisce contenta perché forse non sono l'unico a pensare che facendo così lasciamo una parte di noi in questo negozio.
"Drew" mi giro e faccio cenno a Micol di seguirmi mentre io mi siedo sul lettino.
"Il disegno è questo" gli indico la parte dove voglio farlo e lui fa lo stencil.
"Ho paura di guardare" "vuoi fare il medico e ti fanno paura gli aghi?" "non mi fanno paura ma quel coso separerà inchiostro sulla tua pelle a velocità massima sembra doloroso" "che ti frega? non te lo fai tu" "hai ragione starò qua in un angolo a guardarti soffrire in silenzio" "oh ma sul serio?" annuisce "ma che cosa carina, ehi Josh quanto scommettiamo che non starà in silenzio per più di dieci secondi?" "cinque dollari" "scommettete su di me?" "credo che hai già perso" "non avevo ancora iniziato" "ok partiamo quando lui inizia il tatuaggio" lui lo fa e io la guardo fare una smorfia come se fosse lei a provare dolore.
"ma siamo sicuri che tu sai farlo?" "cazzo ti devo cinque dollari" io ghigno e mi volto verso Micol.
"Tutti i miei tatuaggi li ha fatti lui è affidabile" "se vuoi posso farne uno anche a te" "niente da fare coglione non guadagnerai niente con lei non si farà tatuare" "no in effetti non è proprio una cosa per me, ma non fraintendermi sei molto bravo" "solo non sei il tipo da tatuaggi" annuisce e mi guarda il braccio.
"Ti fa male?" "è solo fastidioso" la guardo e dalla sua faccia sconvolta sembra che abbia visto un fantasma.
"Micol non mi sta uccidendo" "ma sembra doloroso" "il suo scopo è quello" lei aggrotta le sopracciglia "è lo stesso ragionamento dell'altra volta, i tatuaggi devono esprimere parte del dolore" lei mi guarda.
"oddio questa non è una cosa -" "cristo Josh" lui ride mentre io faccio una smorfia.
"Per consolazione dopo aver visto tutto questo mi offri un gelato" "scherzi? non dovresti essere tu a offrirlo a me?" "sei tu che hai scelto di farlo" "è tu di accompagnarmi" mi fa la linguaccia e io sbuffo.
"Ma quanto ci vuole?" "un pó" "un pó tanto?" "quanto ci vuole Josh?" "ancora una mezzora" la porta si apre e il campanello suona.
Cole entra nel negozio e mi sorride "ehi drew" lo saluto con un cenno della testa mentre lui si siede difianco a Micol e guarda il mio tatuaggio prendere forma.
"Che vuoi farti?" "questo" guardo il dragone "sei rimasto dell'idea che fa schifo?" "si, questo disegno è una merda" "ci credo l'ho fatto io" "e vuoi disegnati quella roba sulla schiena?" "no in effetti speravo ci fossi, me lo aggiusti?" "quanto mi dai?" "oh fai sul serio?" "no, finisco il tatuaggio e te lo sistemo" mi giro verso Micol.
"Ti dispiace se rimaniamo qua cinque minuti in più?" "no, mi piace vederti disegnare" annuisco.
Quando Josh finisce mi passa la pellicola e io la avvolgo attorno al braccio "posso vedere?" annuisco e lei si avvicina per guardarlo" come dicevi è abbastanza inquietante ma mi piace" ghigno e mi volto verso Cole.
"Dov'è il disegno?" me lo passa e io mi siedo sul tavolo difianco a noi.
"È se tipo lasciassi stare quel dragone e me ne disegnassi uno tu?" "vuoi che io ti faccia un tatuaggio?" Cole annuisce.
"Sei fuori di testa?" "no, insomma tu ne hai dei tuoi" "si ma-" "oh ti prego sei bravo a disegnare e non è la prima volta che fai un tatuaggio a qualcuno" sbuffo.
"Qualche idea?" "non lo so, non sei ispirato?" "diciamo che è una cosa che non faccio da tempo" "vuoi dire che facevi i tatuaggi?" "li disegnavo e basta, ma tempo fa" alzo le spalle.
Cole mi passa il suo telefono e mi mostra la foto di una ragazza "scherzi?" "no, solo disegna" annuisco.
"Si può ancora fumare qua dentro?" "non si è mai potuto fumare" "ok" mi accendo una sigaretta e disegno il volto di quella ragazza che man mano prende forma sul foglio.
"Cazzo lho sempre saputo che eri bravo" "stai zitto cole" "non fare il modesto insomma il primo tatuaggio di Daniel lo hai fatto tu ed era veramente bello" alzo gli occhi al cielo e sfumo i suoi capelli.
"Chi è la ragazza?" "ti ricordi abbie?" "abbie morris?" lui annuisce.
"Proprio lei" "si, l'ho vista qualche volta in casa mia" "ah sj giusto erano molto amiche" "come sta?" "bene, va al college e studia legge credo sia nello stesso di tua sorella" "state insieme?" "si da qualche anno" sorride mentre la guarda sul foglio.
"Probabilmente quando vedrà il tatuaggio impazzirà" "in effetti la capisco, attuarsi il volto di una persona sulla pelle è da irresponsabili, per quanto sia romantico ci pensi che potreste lasciarvi un giorno?" "si, ma io la amo e anche se possiamo lasciarci nel peggiore dei modi lei avrà sempre fatto parte di me e continuerà a farlo anche quando non staremo più assieme mi ha cambiato la vita in meglio e non voglio dimenticarla" la ragazzina sorride.
"È una cosa dolcissima, non credevo fossi un tipo così dolce" "non lo era, probabilmente abbie gli ha fatto il lavaggio del cervello" "o magari a differenza di qualcunaltro ha messo la testa a posto finalmente" guardo male josh.
Passo il disegno a cole "non so com'è venuto" "è bellissimo, grazie" annuisco e aspiro il fumo della sigaretta.
"Ok allora noi andiamo, ti ho lasciato i soldi sul bancone" josh annuisce e io faccio per andarmene quando Micol mi ferma.
"Non vuoi restare a guardare?" "tu si?" lei annuisce "ok ma se fai tardi io mi tolgo ogni responsabilità" torna a sedersi sul divanetto e guarda il tatuaggio di cole prendere forma.
"Ci vorranno come minimo due ore per farlo mic" "restiamo qua per un pó poi andiamo" sospiro e mi siedo difianco a lei.
Restiamo in quello studio per mezzora e quando vedo che si sta facendo tardi salutiamo gli altri e usciamo da lí.
"È davvero bello" "cosa" "il disegno" la guardo mentre mi sorride.
"Allora ti avevo promesso un gelato" "è tardi non dicevo sul serio" "io le mantengo le promesse" sale in auto e io parto verso la mia gelateria preferita.
Quando arriviamo lei mi prende per mano e si avvicina all'uomo.
"Salve, vorrei un gelato alla fragola e allo yougurt" faccio una smorfia disgustato "che c'è?" "I tuoi gusti fanno schifo" "non lo hai detto sul serio" "si invece" "non voglio sentire questo genere di bestemmia" "chi cazzo si mangerebbe la fragola come gusto di gelato mischiato allo yougurt" "io?" "mi chiedo ancora perché tu porti ingiro" lei ride e ringrazia l'uomo che gli passa il suo gelato.
"Stracciatella" "lo prendi solo a un gusto?" "si, è l'unico gusto di gelato buono" "oddio sei tu l'alieno" lecca il suo gelato.
"Sembri una bambina" mi fa la linguaccia "appunto, me ne vado ingiro con una bambina" lei scoppia a ridere e io pago subito dopo aver preso il mio gelato.
Iniziamo a camminare, senza una meta mentre mangiamo.
"Ci vieni con me e maggie a una cena?" "no direi di volermi risparmiare le cene di lusso, chiedi a Astrid e am sicuramente loro verranno" annuisce.
Guardo il telefono che suona e sbuffo.
"Devo rispondere" apro la chiamata.
"Drew, c'è una busta gialla a casa non è mia hi già controllato penso sia per te" "merda, daniel arrivo" riattacco la chiamata.
"tutto bene?" "si, solo devo fare una cosa hai finito il gelato?" lei annuisce.
"Ti riporto a casa" "si, grazie per tutto" "non devi ringraziarmi sei tu che mi hai accompagnato a fare il tatuaggio" mi sorride.
"Forse dovrei ricredermi su di te sta bene" fissa la mia mano lungo tutto il tragitto fino a arrivare a casa sua.
Posa i suoi occhi su di me mentre mi sorride, mi piace il fatto che oggi lo abbia fatto molto e che per almeno un giorno non le ho causato lacrime.
"Sono stata bene" "ah si?" annuisce e si avvicina a me baciandomi "ci stai prendendo l'abitudine" "quando si tratta di te è impossibile non farlo"

nel modo in cui brillano le stelle Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora