Capitolo 92

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"Cazzo " "non ti muovere" "merda" "dove tieni l'acqua ossigenata?" "non credo nemmeno di avercela" sbuffa.
"Stai qua vado a cercarla" "dove pensi che io possa andare?" lei ride anche se io non ci trovo nulla di divertente.
Sono le tre di notte e io sono seduto sul mio letto mentre Micol cerca di disinfettare un graffio sul braccio .
Ho cercato una scusa come 'sono caduto in moto' ma sa benissimo anche lei che non è andata così.
Si capisce lontano un miglio che è un colpo di pistola che mi ha preso di striscio.
"Cazzo" "fa male?" "sarebbe  sopportabile se non fosse che mi hai messo dell'alcool sopra senza pietà" lei sorride e avvolge il mio braccio con una garza.
"come te lo sei fatto?" "hai sete? ho della birra, del vino e acqua" "l'acqua va benissimo" annuisco e lei mi segue in cucina.
Gli passo un bicchiere d'acqua e lei mi sorride "Scusa se ti ho svegliata" "nessun problema, non stavo dormendo" annuisco.
Non l'avrei chiamata se non ne avessi davvero bisogno, ho provato a farlo con maggie ma non mi rispondeva perché probabilmente come molte persone normali fanno dormiva, mentre Daniel era da mia sorella e sicuramente se lo avrei chiamato a quest'ora lei si sarebbe preoccupata.
"come stai? non ti ho più visto dopo la cena da tua madre"
"bene" "posso sapere cos'è successo? la sera sono stata da Amanda e sembrava arrabbiata" alzo le spalle "sono stanco, puoi dormire qua Daniel non c'è" lei annuisce "domani mattina ti riporto a casa prima che tua zia si svegli" "grazie" "in teoria dovrei farlo io" "cosa" "ringraziarti" "non farlo, non sarebbe da te" "mi fai passare per uno stronzo" "sai di esserlo" "touche" lei sorride.
"Ho sonno" annuisco e gli faccio cenno di seguirmi in camera.
Gli lancio una maglia e esco dalla stanza.
Mi accendo una sigaretta e torno in camera, Micol dorme nel letto di Daniel.
Appena finisco di fumare mi sdraio nel mio e chiudo gli occhi, probabilmente non l'ho svegliata chiamandola perché stava leggendo un libro.
Me la immagino sdraiata sul letto mentre è assorta nella lettura.
                                     *
Mi sveglio ore dopo per il suono del campanello, sbuffo e mi infilo i pantaloni della tuta.
"Chi cazzo è?" nessuno risponde, apro la porta e guardo l'uomo difronte a me.
"chi cazzo sei?" "Andrew Jones?" "chi lo chiede?" "posso entrare?" "no" si avvicina a me.
È più grande di me, avrà all'incirca una trentina d'anni ed è più robusto.
Appoggia la mano sulla mia spalla, cerco di spostarmi ma mi tiene fermo.
La stringe provocandomi dolore "ho detto, posso entrare?" "ho detto, no" lui mi fissa con aria incazzata e continua a stringere la spalla sempre più forte.
"Chi cazzo sei" "uno a cui tua madre deve un mucchio di soldi, dice che devi pagare tu" chiudo gli occhi e faccio una smorfia di dolore.
"Non ho i soldi" "Questo è un problema, sai cosa succede a chi non paga?" "sai cosa succede a chi non sta con white?" lui ride.
Mi tira un pugno nello stomaco e io mi piego in due "Se non vedo i soldi entro questa settimana ci rimetti tu, visto che a tua madre non interessa conto sul fatto che a te interessi ancora camminare sulle tue gambe" "fanculo" se ne va mentre io mi tocco l'occhio.
Chiudo la porta alle mie spalle e mi appoggio al muro.
Merda, tossico e mi tocco lo stomaco.
"Drew?" Micol entra in salone e mi guarda.
" stai bene?" " sto bene, hai fame?" "no, Andrew" mi alzo e mi appoggio al muro.
Ghigno mentre lei mi guarda seria.
"fai l'infermiera sexy anche di mattina Micol ?" lei mi guarda e alza gli occhi al cielo.
"sto bene, sul serio" lei sospira "vuoi fare colazione?" annuisce "ma che ore sono?"
" le otto" strabuzza gli occhi "oddio, lascia stare la colazione siamo in ritardo" la guardo mentre corre per casa mia cercando di prepararsi il più velocemente possibile.
"Non ho la divisa mi convocherà il preside oddio non sono mai andata dal preside" "ragazzina calmati" "no Andrew, oddio mia zia sarà in pensiero" la prendo per un polso e la porto in camera mia.
"Stai calma, ti presto la mia divisa" "come fai a stare calmo" gli lancio la maglia con il mio numero e i pantaloni della tuta "se ti metti questi non ti diranno niente, hai la divisa in un certo senso" lei sorride "grazie" va a prepararsi in bagno e io mi vesto velocemente.
"Andrew,  siamo in ritardo" "lo so è la quarta volta che lo ripeti" infilo la giacca.
"Quanto ci vuole da qua a scuola?" "parecchio visto che dobbiamo attraversare tutto il south side" Lei mi guarda agitata "ma visto che sei con me ci metteremo poco, ho la moto" lei annuisce e si infila la giacca.
Saliamo in moto e nonostante la lontananza da casa mia a scuola ci mettiamo poco a arrivare.
"Andrew" "mh" "ci stanno guardando" "che cazzo se ne frega" "mi mettono in soggezione" "non pensarci, pensa a qualcos'altro" "tipo?" "non lo so" lei mi guarda e alla fine annuisce.
Mi appoggio al muretto e lei affianco a me si guarda intorno mentre mi accendo una sigaretta.
"Dovremmo entrare" "se vuoi entra" "tu non vieni?" scuoto la testa "la prima ora è a puttane Micol"
Si passa una mano fra i capelli e io mi volto verso di lei "dai vieni ti porto a fare colazione" mi segue fino al bar difianco alla scuola.
" ti avrei portata nella pasticceria dell'altra volta ma tu vuoi entrare a scuola quindi i miei piani saltano" "perderai l'anno se salti un'altro giorno" "vuoi farmi la predica o vuoi mangiare?" lei alza gli occhi al cielo e non mi risponde  "va a cercare un tavolo" annuisce e io ordino.
"un caffè e un croissant" vado  al tavolo con la sua colazione.
"tu non mangi?" "non ho fame" "perché sei tornato tu? si è spezzato l'incantesimo" "che stronzate dici?" "sei tornato il solito andrew, sai no? quello che risponde a monosillabi e che ha il tono come se non gliene fregasse di niente" sbuffo "e poi hai quell'aria" "che aria" "quell'aria di chi non ha più voglia di sentire nessuno" alzo gli occhi al cielo "non so cosa tu ti sia fumata, per tua informazione non è mai andato via il solito andrew perché esiste solo quello" "no invece, quando sei con me sei più rilassato" "merda ragazzina hai mangiato funghetti allucinogeni al posto del croissant?" mi appoggio alla sedia e incrocio le braccia mentre la guardo mangiare.
"pensi di potermi dire chi era l'uomo che ti ha aggredito?" "pensi di poter mangiare e stare zitta?" lei sbuffa.
"Non ci riesci proprio a rispondere a una mia domanda" "tu non smetti di farne devo solo decidere quale ignorare" "ma se le ignori tutte quante" ghigno e lei finisce di mangiare.
"Prima o poi mi dovrai dire cosa succede, perché quando lo farai ti sentirai molto meglio" "hai finito di psicanalizzarmi? se ne avessi bisogno ora sarei a una seduta" "perché hai smesso?" alzo le spalle "non ne ho mai avuto bisogno" "e perché hai prenotato la psicologa se non ne avevi bisogno?" alzo gli occhi al cielo "fai tardi a lezione ragazzina" mi alzo e esco dal bar.
Non mi piace quando cercano di capire i miei problemi, anzi non è che non mi piace lo odio e se non fossi uscito da lì mi sarei incazzato con lei.

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