Capitolo 101

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Pov micol

Lo guardo mentre dorme, gli accarezzo il petto e rimango fra le sue braccia.
Fa quasi strano vederlo tranquillo.
I suoi respiri regolari mi tranquillizzano.
Mi fa stare bene che si sia fidato di me  fino al punto di raccontarmi una parte di lui e della sua storia,anche se piccola.
Mesi fa non avrei mai creduto di ritrovarmi fra le sue braccia con lui che dorme tranquillamente, dopo che la sera prima mi ha raccontato che cristopher è suo padre biologico.
Non mi capacito di come lui possa averli abbandonati, come puoi fare una cosa del genere ai tuoi figli? dovresti amarli e passare il più tempo possibile con loro.
Lui ha detto di sentirsi in colpa, ma so che è successo qualcos'altro nel frattempo che andrew non è ancora pronto a raccontare, forse per questo motivo si sente in colpa.
Ma se davvero andrew non è pronto a parlare di questa storia infondo un motivo c'è ed è chiaro che la questione sia grave.
Non biasimo andrew per avergli detto quelle cose, probabilmente sotto a tutto questo lui ha sofferto o forse soffre ancora,anche se non lo fa vedere.
Credo andrew provi dolore, non so se esserne sicura perché non ho ancora lo ho ancora  capito davvero.
Perché ha sempre quell'aria misteriosa e indifferente addosso e io non riesco a decifrarlo.
Non riesco proprio a capire quello che pensa, ma il fatto che lui abbia provato a aprirsi di quel poco mi ha fatto capire che quando se la sentirà lo farà del tutto.
Aprirà quella porta piena di sentimenti e così piena di lui, ma non sono sicura che lui non la richiuderà quando si sentirà ferito, arrabbiato o indifeso.
L'unica cosa che so con certezza di andrew è che fa fatica a aprire quella dannata porta, e so bene che ha paura a mostrarsi.
Forse paura non è l'aggettivo adatto per lui, andrew Jones non ha paura.
O forse si, come dice lui è solo bravo a nascondersi.
E mi sono sempre chiesta come mai lui fosse così bravo, cosa l'ha portato a  farlo.
Mi ricorda il discorso che abbiamo avuto poco tempo fa, giocare a nascondino con l'uomo nero.
Non capirò mai le sue metafore, il suo modo di spiegarmi qualcosa in modo incomprensibile mi ha sempre mandato in crisi, ma forse lui ha sempre sperato che io riuscissi a capire.
Alzo lo sguardo sul suo viso rilassato.
Una volta mi ha detto che non è in grado di amare e quando gli ho chiesto cosa volesse dire mi ha risposto che nessuno gli ha mai dimostrato amore e che per questo non ne è in grado.
Ho creduto per qualche minuto che lui si riferisse a qualcuno in particolare, ma ho lasciato stare subito dopo.
La realtà è che era vero, Andrew si è sentito abbandonato per tutta la vita perché anche quando suo padre non se n'era andato era come se non ci fosse.
E probabilmente non dev'essere bello, ma se suo padre non c'era non vuol dire che non fosse così per sua madre.
Non so l'altra parte della storia, e mi sto torturando perché si, sono curiosa e vorrei davvero sapere cosa è successo ma non voglio mettere pressioni a lui.
Ma tutto questo mi porta a un'unica domanda.
Se suo padre s'è n'è andato, perché andrew dice di non aver ricevuto amore se sua madre è restata?
Mi ha detto tante cose nel corso di questi mesi che non ho ancora mai capito.
E non so se lo farò mai.
Nessuna delle sue metafore o qualche piccolo particolare, niente di niente.
Di lui so solo che è bravo a disegnare che ama il basket chi è suo padre e che ha una sorella più grande che va al college e l'altra che ha sei anni.
La sua frase mi rimbomba nella testa, quando gli ho detto che non sapevo niente di lui mi ha risposto che so cinque cose che nessun'altro sa.
A dire il vero le cose che so su di lui sono aumentate e credo questo sia positivo.
Mi sdraio su di lui ascolto i battiti del suo cuore.
Sospira e abbassa lo sguardo su di me.
"Che stai facendo?" "controllavo che fossi ancora vivo" "lo sono" "non ti svegliavi più mi stavo preoccupando" "ah si?" "si" gli sorrido.
Mi piace vedere il suo sguardo che si illumina quando lo faccio, mi fa sembrare che sia una cosa di me che gli piace.
"Dormito bene?" ascolto la sua voce roca per via del fatto che si è appena svegliato e non posso fare a meno di pensare a quanto sia bello anche sa appena sveglio.
"Mic?" "eh?" aggrotta le sopracciglia e mi guarda con aria divertita.
"Ti ho chiesto se hai dormito bene" "benissimo" gli rispondo talmente velocemente che non credo nemmeno di aver sentito la domanda.
"Stai bene?" "si, sto bene e tu?" "sembri strana" "non è così" "sei bella quando ti metti sulla difensiva" "io non mi metto sulla difensiva" "e anche quando dici le bugie" "io non dico le bugie" "devi contraddirmi ogni volta che apro bocca?" ghigna.
"Si" rispondo e cerco di essere sicura di me ma la verità è che non lo sono.
Mi guarda divertito, mi piace che sia di buon umore.
"Ma che hai oggi?" si mette a sedere con ancora me sulle gambe e appoggia le mani sulla mia vita, o forse un pó più in basso.
"Non ho niente" "non sembra" "non tutto quello che sembra è vero" "oddio ma le sai tutte a memoria?" "forse" "non si copiano le frasi altrui" "e chi lo ha detto?" "io" "oh beh in questo caso -" "mic" "mh" "hai le tue cose?" lo guardo male e scendo dalle sue gambe mentre lui scoppia a ridere.
Mi prende per un polso e mi fa voltare verso di lui "sto scherzando dai" "non è divertente" "cazzo hai sul serio le tue cose" "la vuoi smettere?" alza le mani in segno di resa.
"Dai, sono cresciuto con quattro donne in casa non vergognarti" sbuffo.
Non mi chiedo perché quattro,so già che non risponderà.
Lui si alza, lo guardo il suo petto nudo davanti a me mi distrae.
"Vieni a fare colazione?" "c'è tuo-" "non chiamarlo così, non lo è" "scusa" Mi porge la mano e io l'afferro.
"C'è cristopher con sua moglie al piano di sotto -" "hai visto le mie sigarette?" "perché eviti l'argomento?" "perché non ha alcuna importanza se ci sono loro, se ti danno fastidio ce ne andiamo."
" no, non importa" annuisce e scendiamo le scale con lui che mi fa strada al piano di sotto.
Desirée mi guarda e mi saluta sorridendomi, onestamente non credo che andrew le stia simpatico e credo la cosa sia reciproca.
Apre il frigo e mi guarda.
"Che vuoi da mangiare?" alzo le spalle "non lo so, decidi tu" lui si tocca l'addome nudo e guarda il frigo.
Poi tira fuori del latte e prende i cereali con una tazza.
Me li passa e io gli sorrido, mi piace che sappia ogni minimo particolare di me che se lo sia ricordato.
Fa una smorfia come se si fosse ricordato qualcosa e poi mi passa l'altra busta di cereali.
"Mischia quei cosi, anche se non mi spiego come fai a mangiarteli" sorrido.
Lui si beve il caffè e poi mi fissa.
"Dai sbrigati ti porto al supermercato" "cosa?perché?" lui alza le spalle.
"Non ho proprio voglia di chiedere a Desirée degli assorbenti e a meno che non andiamo a cercarli nel bagno" "oddio drew  non andrò a prendere niente a Desirée" "come vuoi quindi vieni  o no?" "oddio è un incubo" mi metto le mani davanti alla faccia.
"Lo dicevo per te, se proprio non-" "non verrò mai a comprare assorbenti con te" "come ti pare, ma questo vuol dire che dovremmo cambiare casa" "di cosa stai parlando?" "non so se hai notato ma cristopher ha dei pessimi gusti di arredamento, ha messo le lenzuola bianche ovunque" rido.
"Trovi sempre il modo per deriderlo?" "mi diverte molto farlo,che vuoi fare? continuare a dormire con me o tornartene a casa?" sbuffo perché tanto sa già la risposta.
"In questo caso vestiti" salgo le scale e non lo aspetto.
Non è salito con me e l'idea che lui stia parlando con suo-.
Con cristopher mi fa strano, magari si sta scusando. no non sarebbe da lui e sopprattutto non deve scusarsi di niente.
Mi infilo i jeans e una sua felpa.
Rispondo al telefono che stava suonando.
"Amore? sono la mamma" "lo so, sei memorizzata nel mio telefono" "oh sisi giusto, in ogni caso ho una proposta da farti" "quale?" "beh venerdì è il compleanno di tuo padre, e stavamo pensando di festeggiare a new york, tesoro so benissimo che è difficile per te tornare qua ma se potessi stare qua questa settimana faresti un enorme regalo a tuo padre" sospiro.
"Mamma è solo che-" " puoi portare andrew se ti fa stare più tranquilla, starete qua solo una settimana e poi tornerete a Los Angeles " "che c'entra Andrew?" "non lo so amore puoi portare chi ti pare era tanto per dire-" "ne devo parlare con lui, ti faccio sapere ok?" "d'accordo, ti voglio bene adesso devo andare" "ciao mamma" riattacca e io mi passo una mano fra i capelli.
"Quella è mia?" "esattamente" lo guardo e infilo le mani nelle tasche.
"Quei jeans ti fanno un bel culo" arrossisco.
Guarda il suo armadio e io mi siedo sul letto mentre osservo la sua schiena.
Sembra di stare in paradiso.
Prende dei jeans e una maglia per poi iniziare a vestirsi.
"Drew" "mh" mi guarda.
"Niente" sospira e afferra le sue sigarette mettendone una dietro l'orecchio.
"C'è vento Micol" "non ho la giacca" mi lancia la sua di pelle.
La infilo e appoggio il naso nel colletto, ha il suo profumo.
"Continui a sniffare la mia giacca o vieni con me?" scoppia a ridere quando vede la mia faccia.
"oggi sei proprio antipatica" "la smetti di prendermi ingiro?" "non ti prendo in giro" "si beh tu lo sei sempre" la sua risata invade la stanza e il mio pessimo umore sparisce mentre lo guardo ridere.
Due fossette gli spuntano sulle guance e intravedo i denti bianchi e dritti.
Sorrido anche io.
Perché non riesco a essere irritata davanti a una visione così rara.
"Dai brontolo andiamo" "oddio oggi ti sei svegliato spiritoso?" "a quanto pare" saliamo in auto, non si ferma a salutare cristopher o a dargli spiegazioni su dove noi stiamo andando, si chiude solo la porta alle spalle e sale in auto come se nulla fosse.
"Non ci posso credere" "che hai adesso? " "ci sono i greenday alla radio" "ho un dejavu" "siamo in due" mi guarda per un istante per poi tornare a guardare la strada e tamburellaee le mani sul volante a ritmo della canzone.
"Andrew" "dimmi" "ci vieni con me a new york per una settimana?" mi guarda e aggrotta le sopracciglia "cosa?" "ci vieni-" "no, ho sentito la domanda"
"è il compleanno di mio padre venerdì e mia madre ha detto che pensano di festeggiare là, ha detto che a lui farebbe piacere se io restassi lì per una settimana, ma che dato che sa il mio poco amore per quella città ha detto che posso portare qualcuno" "e perché chiedi a me?" mi volto verso di lui.
"Perché probabilmente mi sentirei bene solamente con te" sospira.
"Micol quanto costa un biglietto andata e ritorno?" "non devi preoccuparti del prezzo drew, paga mia madre -" "non voglio far pagare tua madre mic" "probabilmente ha già fatto i biglietti" sbuffa.
"Non posso-" "mi fai un favore se vieni" "merda si ci vengo" un lieve sorriso mi spunta sulle labbra.
Pensare che sta facendo questo per me solo perché sa che è importante mi fa capire di aver fatto la scelta giusta ad averlo invitato.
Appoggio la mano sulla pancia mentre guardo fuori dal finestrino.
"Quando bisogna partire?" "probabilmente domenica sera" annuisce.
"Dai scendi siamo arrivati" mi mordo il labbro e lo raggiungo all'entrata del supermercato.
"Cammini troppo veloce" "tu troppo lentamente"
"io cammino normalmente" "no, sei una lumaca" "antipatico" ghigna.
Si guarda intorno e cammina verso lo scaffale.
"Cristo ma quanti ce ne sono?" aggrotta le sopracciglia "sono diversi" "a me non sembra sono tutti uguali" "lascia perdere" ne prende uno in mano e lo fissa.
"Non cambia un cazzo, sono identici" "dio drew mettilo giù" "prendili di ogni tipo" "no, non me ne servono così tanti,stai fermo" alza le spalle e si appoggia con le braccia al carrello.
Non ho ancora capito perché ne abbiamo preso uno se dovevamo comprare solo questi.
"Okay allora scegline uno a caso  e basta" "non posso sceglierlo a caso" "ma sono tutti identici hanno la stessa funzione" lui mi fissa mentre io cerco di prendere quello che mi serve, che però è troppo alto.
"Serve una mano?" "no" "come vuoi" sta fermo a guardarmi divertito.
Sbuffo "ok, magari puoi aiutarmi" si avvicina a me, appoggia una mano sulla vita e lo prende mettendolo nel carrello.
Lo fermo "Io porto il carrello tu prendi le cose" "ai tuoi ordini" giriamo per quel supermercato fino a quando non si ferma e si volta verso di me.
"Pensi che questi ci servano? new York è tra una settimana -" "ma cosa dici" arrossisco.
"Meglio prevenire che curare no? non vorrei arrivare a new York impreparato si sa che i preservativi newyorchesi non durano niente" "chi ti ha detto questa cosa?" "è risaputo mic" rido.
"E tu credi ti possano servire?" alza le spalle "non lo so,sei più bipolare di me e io non vado mai ingiro senza" alzo gli occhi al cielo mentre lui mi guarda serio.
"Quindi quali prendiamo? questi o questi?" una signora anziana ci passa difianco e ci fissa.
Io arrossisco "Oh bravi fate bene a divertirvi voi che potete, quelli vanno decisamente bene " cambia direzione e Andrew scoppia a ridere.
Mi passo una mano sul volto.
"Dio mio" "se lo dice lei mi fido, prendiamo questi" li butta nel carrello e sogghigna.
"Smettila drew" "certo certo" mi segue mentre io mi dirigo verso la cassa.
Fare la spesa con andrew è una delle cose che devo ricordarmi di evitare.
"Scommetto che stai pensando ancora alla signora di prima" "ho smesso di pensarci quando hai iniziato a sculettarmi davanti" rido.
La cassiera passa le cose e lui paga.
Lo guardo male ma lui mi ignora e esce con me dal supermercato.
"La smetti di pagare sempre tu?" "mi paghi un biglietto andata e ritorno per new york vuoi davvero contraddirmi ?" mi mordo il labbro.
"Come pensavo" sale in auto dopo aver caricato la busta e parte.
Scendiamo solo davanti a casa mia e io lo saluto con un bacio.
Sorrido sulle sue labbra.
"Ci vediamo fra una settimana drew" "magari anche prima" parte e io entro in casa con la consapevolezza che portandolo con me lo lascerò conoscere una nuova parte di me.
                                               *
"Mai stato in aereo?" "una volta sola" "resisti dei ore di volo senza fumare?" "devo trovare qualcos'altro che mi tenga rilassato ma si" sorrido e saliamo sull'aereo dopo i controlli.
"Micol" "mh?" "stai tu dalla parte del finestrino" "perché, hai paura dell'altezza?" "no, ti ho portato su una ruota panoramica ma -" "oh, c'è poco spazio?" annuissce.
"Non c'è problema io amo la parte del finestrino" mi siedo e lui dopo di me.
"Drew" "dimmi" "grazie che mi stai accompagnando" "non c'è di ché" si passa una mano fra i capelli e sospira.
Si mette una cuffietta "vuoi?" "che playlist è?" "riproduzione casuale ma non c'è Taylor swift"
"mi accontenterò della tua musica spacca timpani" "mi ritengo offeso" in realtà andrew ha degli ottimi gusti musicali.
Mi piace la sua musica, lo rappresenta.
L'aereo decolla e io appoggio la testa sulla sua spalla chiudendo gli occhi poco dopo.
Mi sveglio solo quando sento il tocco di qualcuno.
Apro un'occhio e guardo drew che mi chiama.
Tolgo la cuffietta e lo guardo spaesata.
"Stiamo per atterrare" "sono passate sei ore?" "si, hai dormito tutto il tempo" "la tua spalla è comoda" "come hai fatto a dormire? il bambino difronte a noi non la smetteva di urlare" "non l'ho sentito affatto, tu non sei riuscito a dormire?" "qualche ora ho dormito, mi sono persino alzato per andare a pisciare, tu non ti sei accorta di niente" sorrido pensando al fatto che quando è tornato ha lasciato che io appoggiassi la testa sulla sua spalla ancora.
Quando atterriamo prendiamo i bagagli e scendiamo.
"Mia madre è qua da qualche parte" "l'ho vista" lo seguo mentre lui si mette il suo borsone nero in spalla e io porto la mia valigia.
Abbraccio mia madre mentre lui si accende una sigaretta.
Credo che non vedesse l'ora di farlo.
"Ciao andrew, come stai?" "normale, lei?" "sto bene, grazie venite andiamo alla macchina" Andrew mi guarda, sono agitata al solo pensiero di essere a new york dopo mesi.
Lui avvolge il suo braccio intorno alla mia vita.
"Va tutto bene?" "non proprio, sono un pó in ansia" mia madre entra in auto e lui spegne la sigaretta poi curva le spalle e mi bacia.
"Pensa a tutte le cose positive non a quelle negative" "e se non ne avessi una positiva?" "allora pensa a quanti potrai crearne in questa settimana con me" sorrido e salgo in auto.
Drew appoggia il borsone e si siede difianco a me.
"Com'è andato il viaggio?" "ho dormito tutto il tempo" mia mamma sorride "tu Andrew?" "ho dormito qualche ora, quanto ha pagato il biglietto?" "non c'è bisogno che mi ridai i soldi è un piacere per me" "non voglio debiti, quanto ha pagato?"
"smettila di preoccuparti fino a una settimana fa non mi sarei mai sognata di rivedere Micol a new york, ed è grazie a te se è qua percui non mi devi niente" lui si appoggia al sedile e sospira.
Arriviamo circa dieci minuti dopo davanti casa mia.
Non è cambiato nulla, è sempre uguale e avrei paura che la monotonia e la mia vecchia vita mi travolga appena entrata in quella casa,ma poi Andrew con la mia valigia e il suo borsone in spalla si mette difianco a me e fissa la casa da fuori.
Capisco che con Andrew non potrei mai essere monotona.
Mia madre apre la porta e l'odore di casa mi travolge.
Cammino e salgo le scale, faccio cenno a andrew di seguirmi mentre io entro in camera mia.
Lui si guarda intorno e appoggia le nostre cose un un angolo.
Non entra, sta sullo stipite della porta mentre mi guarda.
Mi siedo sul letto.
Gli sorrido, la libreria è piena di libri nonostante io a Los Angeles ne abbia un'altra quasi piena.
"Non entri?" si avvicina a me e io infilo le mani nelle tasche della sua giacca di pelle.
"Si vede che è camera tua" "in che senso?" "la camera di una persona rappresenta il suo modo di essere" "e questa com'è?" "c'è odore di libri e di lamponi, la stanza è del tuo colore preferito e i poster mi fanno capire che hai una fissa per i Green day" sorrido.
Rido "anche camera tua ti rappresenta" mi guarda
"è piena di cd, poster di basket e mi fa capire che sei un casinista" "beh grazie" rido.
"Posso farmi una doccia?" io annuisco e gli indico la porta "c'è  la vasca" "ci metto il meno possibile" "fai con calma io sistemo le valigie" "non c'è bisogno che sistemi la mia, farei un gran casino terrò la roba dentro il borsone" "come vuoi" entra in bagno e chiude la porta.
Sistemo la mia roba nell'armadio e mi guardo intorno.
Il fatto che lui sia qua con me mi fa stare più tranquilla, riesco a rilassarmi facilmente e la cosa mi piace.
Prendo un libro in mano e inizio a leggere ma la suoneria del mio telefono mi interrompe.
Sorrido quando vedo il nome di maggie.
"Ehi" "come va? siete arrivati?" "si da qualche minuto, qua tutto bene emh, andrew sta facendo un bagno"
"e tu stai ancora qua a parlare con me? che problemi hai Micol" "oddio maggie ma cosa pensi" giurerei che in questo momento sta alzando gli occhi al cielo.
"In ogni caso volevo sapere se eri ancora viva" "certo che si" "beh lo chiedevo per il tuo bene, passerai una settimana con drew a new york" "mi sento bene, davvero il fatto che lui sia qua con me non mi fa pensare al luogo in cui mi trovo" "sono contenta il fatto che drew non abbia ancora detto qualcosa di negativo è a tuo favore" "oh fidati mi sta aiutando, credo sia bravo a fare distrarre le persone" "si lo so, Andrew è così, cazzo devo andare mia madre mi ha chiamato ci sentiamo, salutami drew ti voglio bene" "a presto salutami gli altri" lei riattacca e io appoggio il telefono sul letto difianco a me.
Drew apre la porta del bagno facendo uscire tutto il vapore.
Ha un asciugamano intorno alla vita e qualche goccia gli scende sul petto.
Si volta e cerca qualcosa da mettersi mentre io fisso la sua schiena che si tende a ogni movimento.
Deglutisco e cerco di concentrarmi sul libro mentre lui torna in bagno a vestirsi.
Lascia la porta socchiusa, ma evito di guardare fino a quando non si è infilato i pantaloni.
Lui mi fissa dallo specchio e io arrossisco.
Si infila un dolcevita nero e esce da bagno
"ho provato a sistemare -" "tranquillo"
"vuoi fare un bagno anche tu?" scuoto la testa.
"No emh probabilmente fra qualche minuto mia madre ci chiama per mangiare" lui annuisce e si appoggia allo stipite.
"Prima mi hai chiesto qualcosa? ho sentito che parlavi ma non ho capito cosa dicevi" "oh no, maggie mi ha chiamata e abbiamo parlato un pó approposito ti saluta" annuisce.
"Mic" "si?" "so che probabilmente odi questo posto quasi quanto io odio casa mia e nonostante sia per due ragioni diverse ti capisco e voglio che tu sappia che puoi parlarne con me, se vuoi anche se si insomma non sono la persona migliore con cui fare conversazione" gli sorrido perché è il suo modo di dirmi che è qua per me e significa tanto.
"Lo so" chiudo il libro e lo guardo negli occhi.
"Posso dirti un segreto?" "si" "in realtà da quando sono a Los Angeles i migliori discorsi li ho avuti con te, e si concordo sul fatto che sei la persona più silenziosa che io conosca ma quando io e te da soli iniziamo a parlare di qualcosa mi sento a mio agio non so come spiegartelo ma probabilmente tutte le nostre conversazioni le ricordo a memoria solo perché sono state importanti per me" si siede al bordo del letto.
Sospira e volta lo sguardo verso di me "non sono un tipo di tante parole al contrario di te che parleresti per ore, e mi sta bene così" alza le spalle e fissa il muro.
"Non lo so, credo che la nostra diversità abbia un limite, okay si tu sei logorroica e io silenzioso tu sei gentile e io stronzo tu sei altruista e io sono egoista ma credo che la nostra diversità ci abbia portato a capirci" "io non ti ho ancora capito Andrew" "non importa con me anche solo provarci è un traguardo" sospiro e lo guardo.
Mi piace farlo, non credo che io possa evitarlo perché come si fa? drew è drew e io non riesco a distogliere lo sguardo da lui.
"Credo che le parole fra le persone siano sopravvalutate" "in che senso?" "io ho capito te e ho imparato a conoscerti anche senza troppe parole, tu stai provando a farlo con me nel silenzio, non pretendi parole di troppo perché sai che non riuscirei a dirle" "è come dici tu? credi ancora che nessuno può capire una persona che non vuole essere capita?" annuisce.
"Tu non vuoi essere capito?" "no, perché probabilmente quando lo farai ti renderai conto di che persona orribile io sia" "se tu fossi una persona orribile lo avrei capito subito, non mi avresti accompagnato qua se lo fossi" lui si alza e si sdraia difianco a me.
"Ho fatto e continuo a fare cose orribili Micol" lo guardo e lui fa lo stesso.
Gli prendo il viso fra le mie mani e gli sorrido.
"Guarda me" lui lo fa.
"Non ha importanza per me, non me ne andrò nemmeno quando mi racconterai queste cose orribili che pensi di fare, e sai perché?" "perché?" "perché se ora tu lo stai ammettendo, se sai che sono cose orribili significa che hai una coscienza che ti porta a capire cosa è giusto e cosa è sbagliato, questo non ti rende una persona orrenda nemmeno se fai quelle cose e sai perché?" "no Micol non lo so" "perché se fai quelle cose hai una ragione valida, tu non fai niente per caso e io questo lo so percui se mi conosci come dici sai che non me ne andrò mai prima di una spiegazione" "e se avessi ragione io? se anche dopo la spiegazione io rimango una persona orrenda tu che fai?" "non lo so" "tu te ne devi andare mic, perché se ti spiegherò ogni cosa vuol dire che non sarò io a parlare" "in che senso?" "sarò una persona migliore grazie a te, che se sarò pronto a parlare di tutto significherà che tu mi hai migliorato che tu hai aggiustato quei pezzi di me che guardavo frantumarsi e sai cosa significa Micol?" "no cosa?" "significa che non avrò più quel pensiero che mi blocca e che non mi fa tenere alle persone" alza lo sguardo su di me.
"Significa che devi scappare da me prima che sia troppo tardi, prima di venire risucchiata in quel vortice" "io non me ne andrò andrew,non mi interessa cosa accadrà fra di noi dopo per qualsiasi cosa io ci sarò sempre per te anche se ti riterró una brutta persona cosa che non penso o anche se litigheremo, io ci sarò sempre per te" deglutisce "so a  che stai pensando, credi di rovinarmi" "Ci sono molte cose che non sai" "non pretendo di saperle" "lo so che vuoi sapere, sei la persona più curiosa che io conosca"
"ma quante volte ti devo ripetere che se sorrido dinuovo è grazie a te? "
" rovino tutto quello che tocco, indipendentemente dal fatto che sia stato io a creare quella cosa" io scuoto la testa.
"No drew, ti sbagli non puoi rovinare qualcuno che hai salvato" Avvolgo le gambe fra le mie braccia.
"Io non ti ho salvata, non ho fatto proprio niente" "Andrew" mi alzo in piedi e mi avvicino a lui.
"Tu mi hai salvata, mi hai fatto tornare a sorridere e non lo puoi immaginare perché non ti accorgi che invece di rovinare le cose che tocchi le migliori" avvolgo le braccia intorno al suo corpo.
So che odia gli abbracci, ma non si sposta non lo fa.
Ci mette un pó ma finalmente dopo qualche minuto di esitazione avvolge le braccia intorno alla mia vita.
Restiamo in quella'bbraccio per quelle che sembrano ore, rimango lì a respirare il suo odore e a farmi accarezzare da lui.
Nessuno dei due proferisce parola ma non ci rimango male perché il silenzio fra di noi in questo momento è una cosa bella, nell'aria volano tante parole mai dette.
Mia madre ci chiama dal piano di sotto dicendo che è pronta la cena e. noi scendiamo.
                                             *
Pov Andrew

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