Capitolo 73

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L'unico rumore che invade la stanza è la sedia della mia scrivania che scricchiola, mi metto a sedere sul letto per poi osservare Sam che legge quel libro come se la sua vita dipendesse da quello"che c'è di tanto bello in quel libro? lo fai sembrare la tua ragione di vita" "ti rendi conto che mi stai interrompendo nel momento più bello?" "no dato che non so cosa leggi" "sta per baciarla" faccio una smorfia mentre la sigaretta fra le mie dita comincia a consumarsi "no, no vedi è colpa tua" alza lo sguardo su di me mentre io la guardo confuso "che ho fatto?" "hai rovinato il momento" "come facevo a sapere che lui stava per baciarla?" "devi seguire le regole basi drew ricorda,mai interrompere una ragazza mentre legge se non vuoi ricevere un libro in testa" aspiro il fumo della sigaretta "per quale ragione hai chiuso il libro?" "perché lei gli ha detto che ama Jonathan" "e quindi?" "è quindi lei mente è chiaro che lei ama Alex, Jonathan è noioso mentre Alex la fa stare bene" "per quale ragione mente?" "perché Alex è uno stronzo come tutti voi ragazzi" "non tutti sono stronzi" "dammi un esempio" "Jonathan è palloso ma non stronzo" alza le spalle "non vuoi sapere come finisce?" "no perché credo che inizierei a piangere" alzo un sopracciglio "addirittura?" annuisce e appoggia il libro sulla mia scrivania per poi sedersi sul letto accanto a me "credo che gli uomini della mia vita rimarrete te e Daniel" "Liam si ritiene offeso" "Liam ha occhi solo per am" mi osserva mentre la mia faccia si tramuta in schifata, ride per via della mia espressione e si rilassa "non voglio altri nella mia vita, solo tu e Daniel"

Mi sveglio con il respiro affannato e la maglia bagnata dal sudore.
Poco dopo mi calmo e mi tolgo la maglia entrando in doccia cercando di rilassarmi e togliere quei ricordi dalla mia testa.
L'acqua fredda mi scorre sul corpo facendomi risvegliare e riportandomi alla realtà.
Lei non c'è e di lei mi rimangono solo ricordi.
Esco dalla doccia dopo essermi lavato infilando l'accappatoio.
Mi guardo nello specchio sopra il lavandino e non posso fare a meno di pensare quanto io mi faccia schifo, ogni singolo lineamento del mio volto mi ricorda lui.
Più cresco e più gli assomiglio, più la mia faccia e il mio corpo si riempie di lividi più mi ricordo di lui e di quelle notti di anni fa quando quei lividi sul mio volto erano di più.
Il mio pugno entra in contatto con il vetro di quello specchio creando troppe crepe che si colorano di un rosso acceso,la mia mano inizia a sanguinare tingendo così il lavandino di ceramica con il mio sangue.
Metto la mano sotto l'acqua fredda e la tampono con un asciugamano per poi uscire dal bagno e prendere dei boxer.
Mi volto per cercare i pantaloni della tuta ma la figura della ragazzina in un angolo con le mani davanti al viso mi si para davanti.
Afferro i pantaloni e li infilo per poi avvicinarmi a lei "che cazzo? come hai fatto a entrare?" mi mostra il mazzo di chiavi e riconosco il pupazzetto appeso "maggie deve imparare a farsi i cazzi suoi" è rossa in volto "stai bene?" scuote la testa in segno di negazione, le prendo la mano e la faccio sedere sul divano "che succede?" "io, ho sentito i miei erano nella stanza accanto alla mia e litigavano" "hai capito il perché?" "no, ma erano arrabbiati e non li ho mai visti così" i suoi occhi sono tristi e del sorriso che di solito le spunta sulle sue labbra carnose non c'è ombra.
Mi passo una mano fra i capelli nervosamente e la guardo negli occhi, non sono bravo a consolare le persone "i tuoi genitori sono due persone adulte mic, ricordati che tutti litigano ed è normale perché è umano e non tutto può essere perfetto" "non li ho mai visti litigare" aggrotto le sopracciglia perché in questo momento lei mi ricorda me da piccolo, solo che non piangevo e io ero abituato a vederli 'litigare' deglutisco "questa sera è stato un caso, credi davvero che in sedici anni di vita i tuoi non abbiano mai litigato?" "no, ma non lo hanno mai fatto davanti a me" sospiro, mi avvicino a lei e le asciugo le lacrime "è stupido, scusa se sono piombata qua per una sciocchezza" "non è una sciocchezza e si sono arrabbiato perché ti avevo detto di non venire qua da sola, ma fai di testa tua" "scusa" "la smetti di scusarti?" annuisce "non c'è sempre la calma mic, tutti prima o poi esplodono e lasciano che la rabbia prenda parte di loro senza che se ne rendono conto dicono cose che non pensano e quando la discussione finisce si pentono di averle anche solo pensate" "pensi che i miei siano pentiti?" "non so perché litigassero ma sì credo di sì" "sei bravo" "cosa?" "a modo tuo sei bravo nel aiutare" "in realtà non so perché tu sia venuta da me, non sono bravo in questo" in sorriso increspa le sue labbra "scusa, ti ho interrotto" alzo le spalle "credi che posso restare qua?" "vuoi passare il tuo natale in un palazzo di merda con me?" "il natale è comunque bello se lo passi con chi stai bene" evito di pensare al fatto che ha appena ammesso di sentirsi bene con me  "hai fame?" annuisce "ho solo dei biscotti" dico mentre lei sorride e si avvicina alla cucina.
Si siede sul tavolo e fa ondeggiare le gambe nude per via della gonna nera che indossa, deglutisco cercando di mantenere il controllo e gli passo una tazza di latte "che hai fatto?" indica la mia mano, non le rispondo e gli passo il pacco di biscotti "ti va di parlare di quello che hai sentito?" lei sospira e guarda il biscotto concentrandosi su quello "non ho sentito bene, ma c'entrava quel contratto e poi la mamma ha urlato contro papà" deglitisce e mi guarda negli occhi "ho sentito parte della discussione, lei ha urlato che è colpa sua e che se non fosse per il lavoro loro avevano chiuso, a new York facevano spesso queste litigate ma nessuna era così pesante, credo che mia madre voglia il divorzio" alzo lo sguardo su di lei "non so cosa si provi e non conosco i tuoi, il divorzio è per le coppie che non hanno più niente da dirsi e che non si amano più, non credo sia il caso dei tuoi genitori" "come fai a saperlo" mi si forma un nodo alla gola "perché riconosco una coppia che si ama e una che non lo ha mai fatto" lei mi osserva dietro le ciglia folte "come puoi dire così? non hai nessuno intorno che te lo abbia dimostrato e poi non conosci i miei genitori" mi passo una mano fra i capelli "tu non conosci me ma sei venuta qua a cercare conforto, come facevi a sapere che ti avrei aiutato?" "intuizione?" "probabilmente stai soffrendo ma stai partendo dal presupposto che i tuoi si separeranno quando non è così" "non capisco, tu stai dando per scontato che non divorzieranno" "non lo do per scontato sto solo dicendo che i tuoi si amano e che le litigate servono a rafforzare il sentimento dell'altra persona" alzo le spalle e lei sbuffa "voglio bene a mia madre ma credo che esageri" sto in silenzio e lascio che si sfoghi "mi continua a ripetere di fare le scelte giuste e di non cacciarmi nei guai, ho sedici anni e non ho mai fatto niente di nascosto ai miei genitori, mi sono sempre reputata una brava figlia, mi impegno a scuola e prendo bei voti ma mia mamma continua a paragonarmi a grace e io odio che lei lo faccia " accendo una sigaretta mentre la ascolto "sono sempre stata alle sue regole e a new York non smetteva di urlare contro papà, ha la mania di tenere tutti in riga a parer suo dobbiamo essere tutti perfetti" mangia un'altro paio di biscotti e continua a parlare "le voglio davvero bene e so che lei me ne vuole ma il fatto che non lo dimostri mai mi fa tristezza" "non ha litigato solo con tuo padre non è così? hai litigato con lei anche tu" una lacrima le riga il volto, l'asciuga subito dopo e sorride "scusa sono patetica" "non lo sei" "si invece, spunto in casa tua senza avvisare e ti butto addosso i miei problemi e sicuramente non te ne fregherà nulla e avrai problemi più grossi di questi" "la vuoi smettere?" "mi dispiace, ti ho finito i biscotti" "mi facevano cagare" un sorriso timido spunta sulle sue labbra, si asciuga le lacrime e appoggia la busta di biscotti "aspetta vado a prendere il disinfettante, torno subito" "no-" non faccio in tempo a fermarla che lei è già nel bagno, faccio l'ultimo tiro dalla sigaretta e la spengo.
Torna in salone e non mi guarda in faccia, sbuffo, tampona i tagli delicatamente con del disinfettante "smettila" "no" "non pensare a me per una buona volta pensa a te stessa" "me lo dici tu? davvero? con che coraggio, sono entrata nel bagno e lo specchio è tutto crepato, il lavandino pieno di sangue e la tua mano è piena di graffi sei l'ultimo che pensa a sé stesso quindi non venire a dire a me che non lo faccio" alzo gli occhi al cielo "non ti deve interessare del perché il mio specchio è rotto o del perché la mia mano sia ridotta così, mai sentito dire chi si fa i cazzi suoi campa cent'anni?" tolgo la mano dalla sua presa e prendo il disinfettante per poi appoggiarlo sul tavolo.
Ha gli occhi lucidi e per quanto io sia incazzato per il fatto che abbia invaso i miei spazi odio vederla così.
Non sono il tipo che sa consolare, specialmente le ragazze.
Le vedo che piangono e il mio corpo non sa reagire a quello.
Odio le lacrime, per come sono fatto io sono una forma di debolezza e non sono il tipo che si mostra debole, è più forte di me e alla fine finisce che mi tengo tutto dentro e quel dolore si trasforma in negatività e rabbia.

Non l'ho mai detto ma ammiro Micol perché non ha paura di farsi vedere fragile e indifesa.

Il suo sguardo prima puntato sulle piastrelle del pavimento ora è nei miei occhi, mi fissa e come se fosse un gesto naturale per lei, allunga la sua mano e mi tocca I capelli, sussulto leggermente e mi sposto non abituato a questi gesti che forse sono spontanei e innocui ma che per me sono strani.
la verità è che odio i gesti d'affetto, non sono mai stato abituato al contatto fisico come gli abbracci o le carezze.
Sono cresciuto tra pugni, schiaffi e calci e crescendo ho iniziato a odiare quei piccoli gesti che tutti i bambini avevano, anche solo vedere le altre madri coccolare i bambini mi faceva incazzare e mi ritrovavo a chiedere perché io fossi diverso.
La voglia di carezze e di abbracci sparì quando mi resi conto che tutti quei bambini potevano avere qualcosa che io non avrei mai avuto, nella fase adolescenziale ogni ragazzino rinnegava l'affetto che i genitori volevano dargli, si vergognavano e il solo pensiero che nemmeno un anno prima erano le stesse persone che senza un bacio della buonanotte non dormivamo mi faceva ridere, una risata amara perché io non ho mai avuto il bacio della buonanotte e perché io tornando a casa ritrovavo quello stronzo sul divano e loro una madre e un padre che li coccolassero.
E forse la mia era invidia ma non mi sono mai spiegato del perché io non potessi avere quello che avevano loro.
E mentre io crescievo la mia rabbia con il mondo e con me stesso aumentò, con gli anni repressi ogni forma di affetto e mi chiusi in me stesso.
Di quel ragazzino seduto su un muretto in un angolo a fumarsi una canna prima di entrare in classe è rimasta la solita rabbia e la solita diffidenza.
Quindi il fatto che lei mi abbia accarezzato i capelli o che mi abbia disinfettato la mano mi ha fatto tornare diffidente, perché a uno come me non verranno mai fatti quei piccoli gesti.
I suoi occhi continuano a essere lucidi e puntati su di me.
Avviene tutto in una frazione di secondo, lei si butta fra le mie braccia e singhiozza con i pugni stretti sul mio petto, non ricambio colto alla sprovvista e dopo poco mentre continua a singhiozzare inizia a tirare pugni al mio petto dicendo frasi disconnesse e  prive di significato.
Mi colpisce ripetutamente e mi stupisco di quanta forza abbia, continua fino a quando non si calma e si asciuga le lacrime.
Il mio petto è rosso per via dei numerosi pugni.
Non mi ha fatto male ma per essere una ragazzina minuta ha molta forza o forse la sua è solo rabbia.
Si rende conto di aver invaso i miei spazi e borbotta qualcosa "vuoi vedere qualcosa in tv?" annuisce e mi segue sedondosi sul divano affianco a me.
Accendo la tv e lascio decidere a lei il film, si mette sotto al plaid e comincia a guardare il film con attenzione forse perché cerca qualsiasi cosa che la possa distrarre da quello che è successo.
Circa a metà del film il suo telefono suona e lei mette in pausa rispondendo a quella che è sua madre "dove sei? io e tuo padre siamo preoccupati, siamo andati da maggie ma dice che non ti ha vista, torna a casa e non fare la bambina" "non faccio la bambina ho solo bisogno di stare per conto mio" "è proprio un comportamento da bambina Micol, è tardi dimmi dove sei e ti vengo a prendere" "non voglio che mi passi a prendere" "voglio solo assicurarmi che tu stia bene" "sto bene" "dimmi dove sei per una volta" "a casa di drew, perfavore lasciami i miei spazi" "cosa fai in quella casa? non vorrai veramente dormire in mezzo a quello schifo" "ci vediamo" riattacca e si gira verso di me "scusa mia madre arrabbiata non sa quello che dice" alzo le spalle "non la biasimo questo posto è davvero una merda" fa ripartire il film mi volto verso di lei "questo film è orribile" non la vedo per via della poca luce che c'è ma so percento che ora sta alzando gli occhi al cielo come suo solito "io ho sonno" le sfilo il telecomando dalla mano e spengo il televisore per poi alzarmi e voltarmi verso di lei "c'è il letto di Daniel ma ti sconsiglio di dormirci sopra non ricordo il numero di ragazze che ha dormito in quel letto. puoi dormire nel mio e io mi metto qua sul divano" mi sorride e mi ringrazia, gli lancio una maglia nera con la mia band preferita disegnata sopra "puoi usarla come pigiama, ti darei dei pantaloni ma ti stanno grandi, se hai freddo c'è una coperta in più" annuisce e si sdraia sul letto, spengo la luce "notte" "notte" chiudo la porta e mi vado a sdraiare sul divano coprendomi con una coperta.
Ho già dormito nel suo stesso letto ma questo prima della discussione, e prima di  lei che piange fra le mie braccia, credo che voglia stare da sola.
Mi addormento su quel divano scomodo e freddo con i pensieri che lentamente si tolgono dalla mia mente lasciando spazio alla tranquillità e alla pace, cosa che so durerà poco.

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