Capitolo 80

34 3 0
                                    


È passata una settimana dalla notte di capodanno.
In una settimana mi sono reso conto di quanto questo anno abbia già iniziato a fare schifo.
Siamo tornati a scuola e questo è uno dei principali motivi per cui il mio malumore si fa sentire.
Io e Micol non parliamo più da quella sera, più che altro sono io a fare l'indifferente perché ho capito che fra lei e quel coglione c'è qualcosa e non voglio mettermi in mezzo.
Non faccio altro che rispondere a monosillabi quando mi chiede qualcosa e poi andarmene via.
Non voglio rovinare la nostra amicizia o qualunque cosa noi due siamo, ma so benissimo che non sono in grado di trattenermi quando sono con lei e finirei per baciarla rovinando così la relazione con quel coglione.
Sinceramente mi sono incuriosito e ho parlato con Mag, mi ha fatto intendere che non stanno insieme ma che si frequentano e sinceramente all'inizio ero incazzato ma poi ho capito che non c'era motivo.
È libera di vivere la sua vita con chi vuole e io non sono nessuno per dirle con chi deve stare.
Ammetto che vorrei davvero spaccare la faccia a quel coglione che le fa spuntare il sorriso sulle labbra.
L'unica ragione per cui vorrei farlo è perché sul suo viso quando ero con lei non vedevo spesso il suo sorriso, le provocavo più lacrime che sorrisi.
Un'altra ragione che prova che quest'anno è una merda è che sono ancora a casa di mia madre e non posso andarmene perché am ha bisogno di me.
Odio quella casa e questo credo lo abbiano capito entrambi.
Non ci sono mai perché trovo qualsiasi scusa per andarmene, non dormo bene e questo si può capire dalle occhiaie sotto i miei occhi.
Non ho ancora trovato il lato positivo di quest'anno, ma credo che non ci sarà.
Mi siedo all'ultimo banco affianco a Daniel che mi dà una pacca sulla spalla in segno di saluto.
Maggie davanti a noi si volta e mi regala un sorriso.
"Avete fatto gli esercizi di matematica?" "ho fatto solo metà degli esercizi e mi sono stufato" risponde Daniel, aggrotto le sopracciglia "c'erano esercizi?" maggie scoppia a ridere "no certo che no" "merda" l'ultimo dei miei pensieri in questo momento è la matematica, anzi tra i miei pensieri la matematica non c'è.
Sbuffo "cazzo drew non importa tanto li sai fare" alzo le spalle "non me ne frega più di tanto se mi scopre, ma ho troppe materie sotto e se si aggiunge matematica posso dire addio alle partite e agli allenamenti" "Jones? non è interessato?" mi mordo il labbro per non rispondere ma se mi manda fuori dall'aula c'è più probabilità di non essere scoperto.
"No, a dire il vero" il professore alza gli occhi al cielo "siamo appena tornati dalle vacanze, si calmi Jones o finirà per essere sospeso dinuovo" "non è quello che spera?" "speravo che a diciassette anni riuscisse a mettere la testa a posto" "faccia lezione e non la ramanzina non sono suo figlio" "sarebbe un gran studente, ma questo a quanto pare non le interessa, se non vuole ascoltare esca e vada a salutare il preside" sbuffo e  esco dalla classe, in realtà la matematica mi piace ma non ho intenzione di avere un'altra materia sotto mandando così a fanculo il basket.
Tutti mi dicono di darmi una regolata perché perderò l'anno, ma non sanno un cazzo e io non amo ascoltare le persone a cui non ho richiesto opinioni.
Percio vadano a fanculo loro e le loro opinioni.
Entro nell'ufficio senza bussare e mi siedo su una di quelle orribili poltrone.
"Jones, ci riesci a non fare casini?" "non ho fatto niente " alzo le spalle e lui sbuffa "allora perché sei qua " "chi l'ha autorizzata a darmi del tu? le sembra che io le stia dando del tu?" accendo una sigaretta e aspiro il fumo "e chi le ha dato il permesso per fumare qua?" "nessuno in effetti ma non ci sono cartelli in giro e se lei non vuole che io fumi qua dovrà metterne" alza gli occhi al cielo "non hai ancora capito che se continui così il basket per te sarà un sogno vero?" sospira "senti, io capisco che non hai una bella situazione in casa ma-" "chi le dà il permesso di farsi i cazzi miei? lei non capisce proprio un cazzo" "calmati, stavo dicendo che capisco quel che stai passando ma tra pochi mesi non sarai personalmente in questa scuola percui cosa ti costa andare avanti per pochi mesi? ti chiedo solo di rigare dritto prima di, si insomma" "le fa paura quella parola? che succede ha paura della reputazione della sua scuola? le assicuro che fa già cagare e in ogni caso lei non sa nulla di me e di cosa mi succede fra pochi mesi" "sua sorella è molto brava a scuola e sono sicuro che sia una cosa di famiglia perché anche Samantha era molto brava" "stia zitto" "devi solo seguire la loro strada" mi alzo di scatto e lo prendo per il colletto "non si azzardi ha capito? se lei pronuncia anche solo il suo nome le assicuro che questa sua faccia sarà irriconoscibile, non me ne frega un cazzo se lei è il preside non ha il diritto di farsi i cazzi miei e di intromettersi in questioni private" annuisce e mi guarda, lo lascio andare spingendolo sulla sedia e spengo la sigaretta sulla moquette di merda per poi uscire dal suo ufficio e andare verso la mensa.
                                  *
"Quanto cazzo ci hai messo?" "dovevo salutare tutte" "non vai in guerra le vedi domani" "non mi importa" risponde am non appena salita in auto.
È finalmente finita la scuola, sto tornando in quella casa di merda.
Quando finalmente arriviamo non c'è nessuno, solo io e Amanda "tua madre?" "non lo so, a quest'ora non lavora" alzo gli occhi al cielo "come se avesse un lavoro" "smettila" "hai fame?" annuisce.
Entro in cucina e apro il frigo cercando qualcosa da mangiare, sbuffo quando mi rendo conto che non c'è un cazzo.
"Pasta al formaggio?" urlo per farmi sentire e di rimando lei mi risponde di si.
Il rumore del campanello mi distrae dal preparare la pasta.
Apro la porta trovandomi davanti una donna.
"Ha bisogno?" "sto cercando Margaret Jones" "perché la cerca?" "assistenti sociali dobbiamo portare i suoi figli in affido" sospiro "per quale ragione?" "ci sono state segnalazioni, sei il figlio?"
"mia madre non è in casa" entra dentro come se nulla fosse e sospira "mi spiace ma tu e tua sorella dovete preparare le valigie"
Entro in camera di Amanda e velocemente prendo il suo zaino infilando dentro qualsiasi cosa mi passi per mano " che stai facendo? " "c'è l'assistente sociale di là, ci portano in una famiglia" deglutisco  "fai lo zaino am, io devo fare il mio" "per quale motivo è qua?" "am, stai calma ok? mi ha assicurato che sarai in una famiglia e c'è il caso che tua nonna ti venga a prendere appena sistema tutto" "tu?" "è già successo am, andrà tutto bene, sistemo tutto io, sappiamo a memoria cosa succede, me la caveró ok? prendi il telefono e memorizzati il numero, se hai bisogno mi devi solo chiamare " annuisce e io vado in camera mia mettendo quattro cazzate nello zaino.
" Am" "si?" "entro pochi giorni torni a casa te lo prometto, avverti tu daniel ok?" annuisce e mi abbraccia con le lacrime agli occhi "ti voglio bene" strofina il suo naso contro al mio collo.
"Siete pronti?" nessuno dei due risponde.
Saliamo in quell'auto troppo familiare.
"Allora dove mi mettete?" "sono informazioni riservate" "fanculo si tratta di me voglio saperlo" sospira "Amanda ha una famiglia mentre tu andrai in casa famiglia" sospiro "nulla di nuovo vero?" "mi spiace ragazzi io-" "chi ha segnalato?" "non posso dire nulla" "parla" "mi spiace ma non posso dire niente" sbuffo "devo fare una telefonata" lei annuisce e si ferma lasciando Amanda davanti a qulla villa.
"white,togli metà del mio stipendio dalla mia parte" "cosa stai dicendo?" "sono arrivati i servizi sociali, ho bisogno che tu  tiri fuori mia sorella dalla famiglia in cui è capitata entro domani sera, come tutore legale ha sua madre ma verrà sua nonna a prenderla" "e tu?" "sono in casa famiglia e non ho possibilità di uscire per via del processo, cercherò di sistemare le cose ma tu tira fuori Amanda" "Entro domani sera sistemo tutto, immagino che non riuscirai a esserci stasera" "non conosco ancora il posto, devo trovare un modo per uscire" " fatti sentire" "e tu fai quello che ti ho detto" riattacco appena l'assistente sociale entra in macchina.
"Tua sorella starà bene in quella famiglia, non preoccuparti" "pensate di fare la cosa giusta separandoci? chi siete voi, perché avete il diritto di mandare a puttane le famiglie?" "noi non-" sospira "vogliamo solo assicurarci che voi stiate bene, siete minori e in casa vostra non siete al sicuro" "cosa le fa credere che non siamo al sicuro? secondo lei mia sorella si sentirà al sicuro in una casa piena di sconosciuti ma davvero?" "il fatto che sei pieno di lividi mi fa intuire che non state vivendo una bella situazione in casa, se uniamo questo al fatto che ci sono arrivate numerose segnalazioni era il caso di intervenire e mi dispiace che tu e tua sorella non starete assieme ma tu sei pieno di casini e nessuna famiglia può permettersi di tenerti" una risata amara mi esce dalla bocca.
Sono abituato a tutto questo, sono passato in troppe case famiglie per i miei soli diciassette anni.
So bene come andranno le cose, mia sorella sarà fuori da quella casa entro pochi giorni.
A lei capitano sempre famiglie ricche e che la trattano bene, alla fine non gli va di merda.
Io sono fin troppo nei casini per essere affidato a qualcuno.
Sono abituato alle camerate piene di persone e al cibo di merda.
Sono abituato a non dormire a casa.
Ma so bene che ora la situazione è diversa,so bene che resterò in casa famiglia  più del solito.
Sbuffo quando mi fanno entrare dentro le camerate.
Mi siedo su quel letto di merda e mi accendo una sigaretta.
"Me l'accendi?" fisso il ragazzo difronte a me e gli accendo la sigaretta.
"Sei abituato?" lo guardo male "non ti allargare, ti ho acceso una sigaretta non ti ho detto che ora diventiamo amici per la pelle" sorride e non so cosa ci trovi di divertente in tutto questo.
"Mi chiamo Keane" "non mi interessa" aspiro il fumo della sigaretta.
Accendo il telefono e provo a chiamare am che risponde dopo tempo.
"ehi drew" "tutto bene? com'è la casa?" "sto bene, è enorme e le persone affidatarie sono gentili, hanno una figlia" "pensi ancora di volertene tornare a casa? cazzo è molto meglio quella" "non lo so, mi manca già casa mia, è vero qua è stupendo ma mi manca mamma" sospiro "da te com'è? " "hai chiamato gli Daniel?" "si, viene qua dopo scuola, tu vieni domani?" "non lo so, non ho ancora parlato con il direttore" "ti posso chiamare sempre?" "credo ci siano gli orari per le telefonate ma nascondo il telefono" "grazie" "hai sentito tua madre?" deglutisco "si, piangeva ed era molto dispiaciuta" si interrompe e sta zitta per un paio di minuti "emh, ha chiesto dov'eri tu" "non mentire, so che non ha chiesto di me, mi avrebbe chiamato se ci avesse pensato" sospira "mi spiace drew" "non mi importa, buonanotte am" "notte drew" riattacco e spengo la sigaretta sotto la suola della scarpa.
"È pronta la cena, vieni?" "no" "cazzo non deprimerti" un ghigno spunta sulle mie labbra "io non mi deprimo, non mi conosci e ti conviene non rompermi i coglioni" annuisce e cammina verso la mensa.
Sono rimasto solo nella camerata, mi alzo camminando per il corridoio.
"Dove sta andando? non dovrebbe essere in mensa?" "non sapevo che questo posto fosse una prigione" "non lo è infatti, ma ci sono orari da rispettare" "sto solo andando a pisciare cazzo" la donna di mezza età arrossisce e a disagio si tocca i capelli compulsivamente.
Avrà una quarantina d'anni.
Si schiarisce la voce "Il bagno è dall'altra parte" annuisco e cambio direzione, non saluto quella donna e la ignoro.
Sospiro e entro nel bagno cercando qualche via di fuga.
Le finestre sono piccole e in alto, là in mezzo non riuscirò mai a passarci.
Sbuffo e esco da quel cesso, non so come cazzo uscire da qua ma sono sicuro che cercando in mezzo a questo posto troverò una porta secondaria.
E cazzo solo dopo mi rendo conto che nella cucina dev'esserci perforza una porta secondaria.
Entro in mensa e cercando una scusa entro in cucina.
Una signora sulla settantina mi guarda confusa "ragazzo che fai qua?" è l'unica persona dentro questa cucina.
Sospiro "ho bisogno di fumare, non me lo permettono qua dentro, mi faccia uscire" "non te lo posso concedere" "non rompa il cazzo se non fumo una sigaretta spacco qualcosa, pochi minuti" lei sbuffa e mi fa cenno verso la porta "se non rientri entro cinque minuti sarò costretta a chiamare la direttrice" alzo gli occhi al cielo "se chiama la direttrice cosa mi cambia? che succede mi togliete le telefonate come in carcere?" alza le spalle "di certo non ti accarezza la spalla contenta" sbuffo e esco fuori chiudendosi la porta alle spalle.
Prendo il primo autobus che mi porti il più vicino possibile alla palestra e quando arrivo, anche se in ritardo salgo sul ring e inizio l'incontro.
Finisce pari, con la mia faccia massacrata così come le mie nocche.
Sono consapevole che quella pettegola della cuoca avrà chiamato la direttrice, ma il massimo che può farmi è quello di rimproverarmi.
                                 *
Rientro nella camerata e mi siedo in quello che è il mio letto.
Tolgo la maglia che indosso e la butto sul pavimento.
Dormono tutti, ma a quanto pare alla direttrice questo non importa.
"Jones? nel mio ufficio adesso" "sono le cinque del mattino, se non ha sonno vada a scopare con qualcuno" "subito" sbuffo, sono stanco e pieno di lividi, non ho alcuna voglia di discutere.
Mi siedo su una sedia e la fisso con occhi stanchi di chi ha voglia di fare una dormita lunga senza incubi.
"Se volevi uscire bastava chiedere un permesso, ma non è concesso di uscire senza, sei minorenne e sotto la mia responsabilità e che cosa hai fatto alla faccia?" "pensa davvero che gli creda se mi dice che mi avrebbe dato un permesso al primo giorno che ero qua?" "no, non ti avrei dato il permesso di uscire come non ti sarà dato il permesso per tutta la tua permanenza qua a meno che non siano questioni importanti o per la scuola"rido, mi diverte il fatto che li creda davvero che io non faccia niente per uscire da qua "come vuole, ora si può dormire in pace senza che mi porti nel suo ufficio a petto nudo?" "no, fatti controllare lo stomaco, quel livido non mi piace" "ai suoi ordini comandante" esco dall'ufficio, non farò controllare questo livido e non rispetterò la regola che mi ha appena imposto, e questo prima o poi lo capirà.
Mi sdraio su quel letto scomodo e mi addormento sapendo che i miei non saranno sogni tranquilli.
Non ho mai amato chiudere gli occhi e rilassarmi perché quando  lo faccio succede tutt'altro che rilassarmi.
Ho solo bisogno di una dormita tranquilla ma so benissimo che non succederà.

nel modo in cui brillano le stelle Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora