Mi metto comodo su quei sedili.
Il mio sguardo cade sulla ragazzina seduta vicino a me che si guarda intorno in ansia.
infondo mi fa capire che di innocente al mondo esiste ancora qualcuno.
"dovresti calmarti" lei mi fissa e io alzo gli occhi al cielo mentre inizia a toccarsi le mani in ansia.
È la prima parola che le rivolgo dopo settimane, probabilmente non. è la più indicata ma non ho fatto nulla di male alla fine è stata lei a baciare un'altro e a few quentarsi con quella persona.
Non la biasimo perché infondo noi non eravamo niente.
Ho rispettato le sue regole, e non mi era mai capitato di seguirle ma ho capito che ora tutto questo è finito che non ho più bisogno di farmi perdonare e che posso benissimo fare quello che mi pare con qualsiasi ragazza io voglio.
Sospiro forse perché finalmente dopo tempo posso calmarmi con una scopata e probabilmente chiunque ora penserebbe che io sia un vero stronzo ma cazzo è così, lo sono e non voglio avere filtri, voglio sentirmi libero di fare qualsiasi cosa io voglia senza essere giudicato.
"Drew" urla maggie dall'altra parte dell'autobus "scendiamo" guardo davanti a me dove maggie mi ha indicato e noto degli uomini in divisa.
Afferro la mano di Micol e le faccio segno di correre.
Sbuffo perché è più lenta di una lumaca, la prendo per il polso e corro il più lontano possibile da quell'autobus evitando così una multa.
Ci fermiamo poco più in là su una panchina e riprendiamo fiato.
"Non voglio più rifarlo" maggie scoppia a ridere "è stato divertente" "l'avrò fatto tantissime volte e i controllori non sono mai saliti, possibile che salgano quando ci sei tu?" risponde Daniel indicando la ragazzina "hai portato sfiga mic"strilla am, lei alza gli occhi al cielo mentre io mi accendo una sigaretta "il prossimo autobus passa fra quindici minuti" maggie sbuffa e si siede difianco a me.
Am si allontana da noi e risponde al telefono, so che è mia madre e so che si è allontanata perché non voleva farmi sentire che lei non ha minimamente chiesto di me.
Sinceramente so benissimo che non lo fa e non cambia nulla ll fatto che lei si allontani, so bene che per mia madre non sono nemmeno l'ultimo pensiero.
Probabilmente nemmeno ci sono in mezzo ai suoi pensieri ma mi va bene così.
Dopo anni ci si abitua anche a cose che non avresti mai pensato di abituarti.
Sospiro mentre spengo la sigaretta e mi alzo fermando quell'autobus.
" Drew" mi chiama mia sorella "stasera passa a casa " "non mi fanno uscire, e sinceramente se esco l'ultimo posto in cui vado è a casa" lei sospira e alza le spalle "tra qualche minuto passa il vostro autobus, vedete di non perderlo" loro annuisco o mentre io salgo cercando di non pensare al fatto che tutto questo sia una merda.
*
"Non ho intenzione di farti fumare ragazzo" alzo gli occhi al cielo "credeva davvero che avrei solo fumato?" "mi sono fidata" "non avrebbe dovuto" "ora lo so e ti dico che non ho intenzione di lasciarti fumare" accendo i fornelli e avvicino la sigaretta che si accende.
"Se non mi fai fumare fuori fumo qua" alzo le spalle.
"Non mangi?" "non ho fame" sospira e io mi appoggio al muro.
La verità è che tutti questi pensieri mi fanno venire mal di testa e non riesco a rilassarmi nemmeno fumando.
"Per quale motivo sei qua?" "vuole sapere troppo" "mi chiamo Louise" "quindi?" alza le spalle "se riveli il tuo nome a qualcuno che non si fida di te dovrebbe farlo un pó di più"quasi non alzo gli occhi al cielo quando penso che micol mi ha detto la stessa cosa quando ero rinchiuso nell'ascensore "dove l'ha sentita questa stronzata?" "come ti chiami tu?" ghigno "non le dirò il mio nome" "hai la faccia di uno che non dorme da vent'anni e credo che tu ne abbia molti meno" "non le dirò nemmeno questo louise" sospira "sei riservato anche fin troppo per una che hai fatto finire nei guai" sbuffo "lei è fin troppo curiosa per la sua età" "la curiosità non ha mai un limite" faccio una smorfia mentre penso che questa donna mi ricorda troppo. Micol.
Mi passo una mano fra i capelli "ne sono consapevole" spengo la sigaretta "qua dentro non si può fare un cazzo" "sappiamo tutti e due che probabilmente è molto meglio qua che casa tua" "e lei come può saperlo?" "se sei qua c'è un motivo" sbuffo "sà Louise probabilmente non ha capito nulla di me" lei scuote la testa "fossi in te mangerei qualcosa, non hai una bella cera ragazzo" "qua in mezzo si fa qualcosa di interessante o è sempre tutto così monotono?" "prima volta in casa famiglia?sono tutte così" "ci sarò stato almeno per tutta la mia infanzia in mezzo a questa merda" mi guarda sorpresa "non mi guardi così" sbuffo, mi passa un piatto e mi indica una sedia.
Mi siedo ma non tocco quel piatto mentre lei mi fissa.
"Mangia" "le ho già detto che non ho fame" mi alzo e esco dalla cucina mentre louise mi guarda male per non aver toccato quel panino.
"per quale ragione sei arrabbiato?" "io non sono arrabbiato" "la tua espressione dice il contrario" "è là mia espressione" "questo vuol dire che qualcosa ti ha portato a essere arrabbiato e non rilassato" "non sono arrabbiato" "è allora perché ti metti sulla difensiva ogni volta che si parla di te?" "non mi piace farlo" alzo le spalle "a tutti piace" "io non sono tutti" sorride facendo apparire ai lati dei suoi occhi delle rughe d'espressione.
"ho voglia di uscire da qua" "chiedi un permesso questa volta" "non mi farà uscire dopo l'ultima volta" "se glielo chiedi perfavore acconsentirà" "non leccheró il culo alla direttrice" ride ma io sono serio, non ci trovo nulla di divertente "oh andiamo, vuoi uscire? allora leccale il culo"
*
"Avanti" apro la porta di quell'ufficio, sbuffo perché nemmeno morto mi metterei a supplicare qualcuno.
"ho bisogno di un permesso " "dovevi pensarci prima di uscire senza permesso" "è importante" "come faccio a sapere s non torni ancora con qualche livido in più? questo dovrebbe essere un posto sicuro e tranquillo in cui i ragazzi non sono in mezzo a casini e tu ne hai fin sopra il collo di casini quindi non ti è consentito di uscire" scuoto la testa "come se lei potesse levarmi dalla merda da un momento all'altro, le svelo un segreto è impossibile mi dia quel permesso " scuote la testa "mi dispiace ma non posso, e ora avrei da fare" "fanculo" "vuoi peggiorare la tua situazione?" "non me ne frega un cazzo, lei ha una famiglia là fuori che l'aspetta a casa, è sposata e suo marito lo potrà riabbracciare stasera dopo essere tornata da lavoro e dopo cena chiamera sua madre e suo padre per raccontargli com'è andata la giornata, perché ha sempre avuto una famiglia unita e perché ha sempre avuto qualcuno, sono incazzato con lei perché dovrebbe capire che in quella merda di famiglia in cui sono capitato forse qualcuno ha bisogno di piangere sulla mia spalla perché non è nella propria casa a cenare con la sua famiglia " " non ti deve interessare della mia vita privata " una risata amara esce dalle mie labbra" non ha capito? non me ne frega un cazzo della sua vita privata a me frega che lei mi faccia uscire da qua " " devo sistemare dei documenti esci dal mio ufficio e non parlarmi più con questo tono" "vada a fare in culo direttrice"
Esco incazzato da quell'ufficio e ci tiro un pugno al muro facendomi male alla mano ma non riuscendo a calmarmi.
Urlo e mi avvicino alla porta principale cercando di aprirla, cosa che ovviamente non succede per via del fatto che è chiusa per evitare che escano i bambini.
Mi ritrovo nello stesso luogo di poche ore prima, nella cucina dove Louise sta cantando una canzone.
Quando mi nota mi sorride "allora? ti fa uscire?" quando nota che sono incazzato cambia espressione.
Cerco di aprire la porta sul retro ma anch'essa è chiusa.
Mi passo una mano fra i capelli perché cazzo, non ne posso più di stare qua dentro ed è solo il secondo giorno.
"Calmati ragazzo" "calma un cazzo" mi fa segno di sedermi ma non l'ascolto e continuo a girare intorno a quella stanza senza fermarmi.
"La tua mano sanguina siediti e calmati" "no porca puttana, la direttrice non mi fa uscire io devo uscire cazzo" "ci sarà un'altra occasione" scuoto la testa e esco da quella cucina perché mi sembrava di soffocare in mezzo a tutte quelle attenzioni non desiderate.pov amanda
Sono sempre stata fortunata, ogni volta che i servizi sociali si presentavano a casa io finivo in affido per qualche settimana o al massimo qualche mese.
Ma sono sempre stata affidata da famiglie ricche e gentili e molto probabilmente certe volte ho sperato di rimanere in queste case.
Ho sempre saputo che sotto tutta questa fortuna mio fratello ci aveva messo le mani.
Non è mai stato un caso, ogni volta io capito in famiglie perfette.
Sono sdraiata su questo letto matrimoniale e fisso il soffitto mentre penso al fatto che mio fratello è in casa famiglia per l'ennesima volta e che so benissimo starà impazzendo chiuso fra quelle quattro mura senza poter uscire.
Ha sempre amato la libertà, fare quello che gli pareva senza limiti.
L'ho sempre invidiato perché non ha mai avuto paura di quello che pensavano gli altri di lui.
Il bussare alla porta mi distrae dai miei pensieri.
"Avanti" mi alzo e guardo loren entrare.
È la figlia delle persone che mi hanno affidato, è una ragazza gentile e mi ha subito fatto sentire a mio agio.
È alta snella e ha dei lunghi capelli biondi.
"Disturbo?" "no, tranquilla" si siede sul letto e mi guarda "raccontami un pó di te" "vivo nel South side con mia madre e qualche volta mio fratello" "dov'è ora?" "in casa famiglia" "oh, mi spiace" alzo le spalle "è abituato" "perché qualche volta?" "diciamo che non ama stare a casa" cambia argomento e mi sorride"ti piace qua?" "molto,andiamo qua è tutto così grande e cazzo non trovo le parole" "lussuoso?" "moderno" lei ride "è una bella casa" io annuisco e guardo il mio telefono che si illumina per l'arrivo di una notifica.
Lo prendo velocemente in mano e guardo la notifica.
Sbuffo quando mi rendo conto che è mia madre e non drew.
"Ehi mamma mi hai chiamato un'ora fa cosa succede?" "tuo fratello non risponde alle chiamate" "è in casa famiglia credo siano stabiliti degli orari" "ho bisogno di parlargli" sospiro "appena vede la chiamata ti risponde" "ho bisogno ora" "di cosa hai bisogno?" "non sono affari tuoi Amanda appena lo senti digli di chiamarmi" annuisco consapevole che non può vedermi e riattacco.
Mia madre è una donna che ho sempre ammirato quando ero piccola, ma crescendo mi sono resa conto che dovevo ammirarla solo per certi lati.
È stata una madre fantastica per me e per Sam ma drew non può dire lo stesso.
So che nega tutto e che prova a evitare l'argomento ma so che se ora non ci sta male è perché si è abituato e che tutti i suoi sentimenti sono rinchiusi in qualche parte nascosta del suo cervello.
Non la chiama nemmeno mamma e sinceramente posso capirlo, non ha un rapporto con lei e non lo biasimo perché è tutto una merda e lui può dire di fregarsene ma so bene che se quando era ancora a casa non c'era mai era proprio per quella ragione.
"Hai fame?" annuisco "conosco un posto qua vicino possiamo ordinare e lo mangiamo mentre guardiamo un film"sorrido e gli passo il mio telefono.
Infondo non è così male stare qua, è tutto così perfetto e senza casini che mi sembra di vivere in un sogno.
Ma uno di quei sogni belli e che non hai mai voglia di svegliarti e quando la sera torni a letto ci ripensi perché vuoi risognarlo.
Ho sempre amato i sogni e non voglio svegliarmi da tutto questo perché se apro gli occhi mi sveglio e ritorno al brutto sogno che è la mia vita.
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nel modo in cui brillano le stelle
ChickLitCi si sofferma sempre a pensare al futuro, al domani e a cosa accadrà. A pensare a quando e a come conosceremo l'anima gemella. Cosa sarà di noi fra anni, mesi, giorni. Ci soffermiamo talmente tanto su tutto questo che non pensiamo al momento che...